L'attacco finale che la sinistra comunista ha sferrato contro Berlusconi ha un solo fondamento ideologico. Talmente elementare che è ormai chiaro a tutti.
C'è da dire che l'attacco parte da lontano. Parte all'indomani dell'ingresso in politica di Berlusconi. I comunisti avevano appena finito di eliminare i socialisti e tutte le forze democratiche che avevano ricostruito l'Italia nel dopoguerra e si apprestavano a prendere indisturbati il potere. Ma il Cavaliere si è messo di mezzo con il progetto politico della Casa delle Libertà.
Ma la sinistra comunista è sempre stata convinta che la CDL è Silvio Berlusconi. E che caduto lui, cadrà anche quel progetto politico. Ed è da questo assunto ideologico che nasce e si sviluppa nell'ultimo decennio l'attacco contro Silvio Berlusconi. Distruggere Berlusconi per distruggere la CDL. Caduto Berlusconi non c'è nessuno che abbia il suo stesso peso e che possa prenderne il posto. Non certamente Fini. E quindi l'intera CDL si sfalderebbe e crollerebbe.
Gli elettori hanno capito che la posta in gioco non era Berlusconi, ma la CDL e la stessa democrazia in Italia. E per questo hanno fatto scudo e lo hanno eletto Presidente del Consiglio con milioni di preferenze personali.
Nonostante questo Berlusconi non sembra aver capito che chi lo ha salvato fin'ora non sono stati i suoi avvocati. Ma noi elettori. E con la sciagurata iniziativa sull'articolo 18 si metteva contro proprio quei milioni di elettori che lo avevano salvato dall'aggressione comunista. E' stato il suo più grande errore. Che vada in confindustria ora a cercare riparo.