Lester Thurow
L’APOSTOLO DEL DIO DOLLARO
Rino Cammilleri
L’economista Lester Thurow è il più agguerrito sostenitore di un modello di sviluppo basato sul ruolo dominante degli U.S.A. Un’idea di globalizzazione all’insegna del liberismo senza freni, con le multinazionali che spadroneggiano e l’azzeramento delle misure di tutela sociale. Solo così, dice, diventeremo più ricchi e quindi più felici. Peccato che lo studioso non specifichi quale sarà il prezzo per la creazione di questo mondo «perfetto», e quanti potranno goderne. C’è davvero da aver paura se anche un economista un tempo liberal come Lester Thurow viene in tournée in Italia (cosa che ha fatto pochi mesi fa) a dirci che «americano è bello». E che il «secolo americano» descritto a suo tempo da un altro economista (il nostro Geminello Alvi) durerà come minimo un altro secolo. Il simbolo scelto per l’incipit del suo ultimo libro, La costruzione della ricchezza, è inequivocabile: la piramide che campeggia sul dollaro. Scrive il Thurow che tale piramide fu voluta da Roosevelt nel 1935, quasi a esorcizzare la Grande Depressione. Quella massonica piramide tronca dai tredici gradini, con in cima l’occhio del Grande Architetto, è significativamente siglata dal motto In God we trust, cioè «noi confidiamo in Dio». La mente corre a quell’altro dio in cui confidavano quanti portavano inciso sulla fibbia della cintura Gott mit uns. Quest’ultimo dio era dichiaratamente pagano. Quello degli americani, invece, è cristiano; nel senso che compare esplicitamente nel vangelo in bocca allo stesso Cristo. Il quale però lo chiama col suo vero nome: Mammona. Ebbene, che sia Lester Thurow il suo ultimo profeta?
Egli, come fece Giovanni Paolo II all’atto della sua investitura, è venuto da lontano a dirci «non abbiate paura». Non abbiate paura, voi europei. della globalizzazione; cioè, dell’americanizzazione fin nel midollo (perché di questo si tratta, anche se i termini usati non a caso tratti dal basic English - suonano new economy, Nasdaq, hi-tech, Internet). Intervistato dal Corsera in occasione del lancio italiano del libro, Thurow ha dichiarato: «Bisogna sbattere la porta in faccia al passato. E dunque: accettare la precarietà del lavoro, i licenziamenti facili, gli spostamenti delle industrie, la leadership incontrastata delle grandi multinazionali». Più chiari di così si muore. Questo darà la felicità a tutti. Parola sua: «Bisogna cercare di arricchirsi, perché tutte le indagini sociologiche dimostrano che la ricchezza rende felici». Saremmo curiosi di conoscerle, queste indagini sociologiche. Sì, perché a noi risulta, al contrario, che i tassi di suicidi sono più elevati nei Paesi con i più alti livelli di benessere materiale e che le più alte percentuali di consumo di psicofarmaci si trovano tra quanti hanno messo radici nelle zone superiori del reddito.
Modello stantio
Il fatto è che l’American way of life, checché ne dica Thurow, è l’unico modello ad essere rimasto sempre lo stesso in oltre duecento anni: si tratta del vecchio, stantio enrichiessez-vous dei cosiddetti «dottrinari guizotiani» (liberisti «moderati» della prima metà dell’Ottocento; presero il nome dal ministro francese Guizot), è il liberismo puro che non ha mai preso in considerazione nemmeno le pur superate teorie economiche keynesiane (o meglio: lo ha fatto, e lo fa, solo a scopi bellici). Il modello, in verità, si risolve, come tutti sanno, in questo: pochi ricchissimi sfondati; un numero sempre crescente di persone che dormono sotto i ponti; percentuali di galeotti da Guinness. Tra gli uni e (tutti) gli altri, la polizia. La tanto decantata globalizzazione (che, a quanto pare, è tutta basata sull’elettronica) sta già creando una spaccatura generazionale all’ interno degli stessi Paesi industrializzati: solo i più giovani, infatti, sono in grado di padroneggiare i computer, Internet nonché annessi e connessi. Costoro, prevedibilmente saranno «superati» e resi obsoleti dalla generazione successiva (la quale sarà la sola a saper padroneggiare le tecnologie dell’«ultima generazione»: ce n’è sempre un’ultima più «ultima» delle altre). E cosi via. Non a caso tutti i posti di lavoro che si rendono disponibili sono legati alle cosiddette «nuove professioni». Non solo. Il divario sempre più spaventoso tra Paesi ricchi e Paesi poveri sta sconquassando il pianeta causando bibliche migrazioni.
Quando gli immigrati da sfruttare a salari sempre più bassi avranno saturato il mercato, che farà l’occidente globalizzato? Si circonderà di un limes armato, come già l’impero romano? La Spagna sta elettrificando il suo confine meridionale; da noi si discute se sparare sugli scafisti balcanici; gli Stati Uniti non sanno come chiudersi ermeticamente ai flussi messicani. Si finirà per affidare le frontiere a quegli stessi barbari da cui ci si vuol difendere, come già (ancora) l’impero romano. Con i risultati che sappiamo. Fantastoria? Mica tanto. Negli Usa, per esempio, l’assorbimento della bassa manovalanza viene effettuato attraverso un solo canale: l’esercito, appositamente aperto anche alle donne. L’esempio si sta diffondendo, com’è noto. Ricordate il Sudafrica dell’apartheid? La polizia era composta quasi per intero da neri. Abbiamo visto, infatti, che il Sudafrica ha fatto la fine dell’impero romano, costretto, come dicevamo, ad affidare proprio ai «barbari» la sua sicurezza.
I figli di Gates
Ma torniamo al Thurow («questa rivoluzione sta portando anche degli importanti miglioramenti alla qualità della vita»), il quale è venuto anche a dirci che sosterrà alle elezioni presidenziali Al Gore, «perché gli americani non hanno motivo per cambiare un sistema soddisfacente». Soddisfacente per chi, per quanti? Purtroppo a queste domande l’illustre economista non risponde. Continua a dirci «non abbiate paura». Neanche della piramide. simbolo inquietante che ricorda la schiavitù. Macché: «Fu un lavoro sacro, quello. compiuto da credenti, convinti di realizzare qualcosa di grande». Già, peccato che quel che facevano erano tombe. Eppure, per Thurow «la piramide funge da segno distintivo dei costruttori, cioè dei nuovi eroi del secolo XXI». proprio così, eroi. E chi sarebbero? «Gli emuli di Bill Gates». I quali «guideranno l’umanità prossima ventura». Sembra di sentire Comte e Saint-Simon; roba, appunto, di duecento anni fa. Cristo diceva: «Non potete servire Dio e Mammona». Infatti, giusto da due secoli, ci siamo svincolati dal primo per divenire servi del secondo; e, ci piaccia o no, eccoci tutti impegnati a costruirne il grande tempio piramidale. Quando sarà finito, chi vi si siederà in cima?