dall'Arena di Verona:
Razzismo. L’episodio era accaduto a San Bonifacio
Una barista prende 4 mesi Non vendette il gelato ad un bambino di colore
«A te il gelato non lo vendo». E il bimbo di colore, entrato in quel bar di San Bonifacio per comprarsi un cono uscì, mogio mogio e raccontò il tutto al papà che era rimasto fuori. Nemmeno l’intervento dell’uomo però risolse il problema e soprattutto fece in modo che il piccolo avesse il gelato. «Inutile», si sentì rispondere, «a te non vendo nulla come del resto ai marocchini e ai nomadi». Il bambino è rimasto senza gelato e la proprietaria del bar, C.F. di 65 anni, è finita davanti al giudice con l’accusa di aver violato la legge Mancino. Ovvero aver discriminato per motivi di razza. E rifiutarsi di dare un gelato a uno straniero alla fine le ha «fruttato» un patteggiamento a quattro mesi di reclusione, pena sospesa, e il risarcimento del danno alla parte offesa - che con l’avvocato Varali si è costituita parte civile - quantificato in 400 euro.
La vicenda, approdata davanti al giudice per l’udienza preliminare Marzio Guidorizzi, è avvenuta l’anno scorso, a San Bonifacio. Un episodio semplice e lei, la proprietaria del bar - assistita dall’avvocato Silvia Pescetta - quando i carabinieri, dopo aver raccolto la denuncia del papà del bambino, la chiamarono in caserma, confermò l’episodio e ribadì fermamente la sua intenzione di rifiutare di servire persone straniere.
Per questo il pm dispose il rinvio a giudizio per la violazione della legge che punisce chi discrimina altre persone per motivi di razza, di credo politico o religioso. Ma la signora, quella convinzione l’ha mantenuta.
Nota di Halexandra: A questa eroica signora va tutta la mia ammirazione e un virtuale abbraccio di solidarietà. Vi invito a esprimere qui la vostra solidarietà.