Martedì 27 Maggio 2003 - 133 Paolo Emiliani

Chi destabilizza l'Europa.
La storia tende sempre a ripetersi. Questo, alla luce dei recenti attentati in Turchia, getta nuove ombre sul futuro dell’Europa. Trenta anni orsono proprio in Turchia ed in Italia si registrarono i primi segni di quel terrorismo che poi interessò gran parte dell’Europa.
Oggi come allora Italia e Turchia sembrano interpretare un ruolo da battistrada ed oggi come allora le matrici sono incerte, le finalità delle azioni confuse, il progetto ispiratore ambiguo. Il quadro internazionale presenta poi un’altra analogia. Anche se oggi non esiste più l’impero sovietico, mentre allora si era in piena Guerra Fredda, gli Usa, ora come allora, hanno bisogno di destabilizzare l’Europa.
Allora per impedire una deriva a sinistra sulla spinta di una contestazione globale al modello capitalista (poi relegata dai media nella più modesta sfera della “contestazione giovanile”, quasi fosse solo un fatto generazionale); oggi per evitare che la finta Europa, quella delle banche, quella di fatto telecomandata dagli Usa, si possa trasformare in una vera Europa nazione, sulla spinta dei popoli che iniziano a prendere coscienza e vogliono affrancarsi dal dominio atlantico. Allora gli americani avevano la spina nel fianco del Viet-Nam ed il recente ricordo delle sconfitte politiche prima che militari a Cuba. Oggi annaspano politicamente cercando di monetizzare la parte residuale dell’11 settembre (un altro evento oscuro), potendo vantare vittorie militari (in Afghanistan e in Iraq) che hanno però lasciato sul campo un ampio schieramento di opposizione internazionale. E non parliamo solo di quella ufficiale di Francia, Germania e Russia (abbiamo in fondo visto che è diplomaticamente recuperabile da Washington), ma quella più diffusa di tutti i popoli europei, che, a diverso livello, hanno già mandato segnali elettorali, forse ancora deboli, ma inequivocabili.
Attenzione però, perché anche questo è un pericoloso ricorso storico. Il Pci in Italia fece il suo più clamoroso balzo in avanti in occasione delle regionali del 1975 e raggiunse il suo massimo livello, puntando concretamente al sorpasso della Dc, proprio nelle elezioni dell’anno successivo. Proprio in quel periodo inizia la stagione degli anni di piombo, il ripiegamento della sinistra, fino al suo autoannientamento in una formazione neoliberista come la Quercia. Qualcuno obietterà che oggi in Italia non esiste una vera opposizione e la Quercia ha ben poco da arretrare ancora: elementi che renderebbero del tutto inutile una nuova stagione del terrore. E’ vero, ma potrebbe non essere questa sinistra istituzionale il vero obiettivo, quanto qualcosa che ancora non c’è, ma che già preoccupa il regime liberal democratico.
Una cosa è certa: la vigilanza deve essere elevatissima, perché solo un popolo consapevole del suo ruolo può scardinare i progetti criminali di una cricca internazionale che per i propri scopi non ha alcun imbarazzo nel far scoppiare una bomba “curda” a Istambul oppure pilotare un omicidio in Italia.




Rinascita