Orgoglio nazionale in lieve diminuzione
Si è detto spesso che il sentimento di identità nazionale è in Italia meno diffuso rispetto ad altri Paesi. E’ vero, ma meno di un tempo. Il senso di appartenere a qualcosa che sta sopra le parti e che, anzi, ne garantisce in qualche modo la sopravvivenza contrastava infatti con la diffusione e l’intensità delle «appartenenze di partito», che per tanto tempo hanno caratterizzato lo scenario politico. Inoltre, l’identità nazionale è stata vissuta da molti e per lungo tempo come una «cosa di destra», inaccettabile per una parte degli italiani. Negli ultimi anni le cose sono cambiate. A causa della crisi delle identità partitiche tradizionali. Ma un po’ anche grazie alle performances sportive delle squadre nazionali che hanno mobilitato molti «orfani» dell’appartenenza di partito, più o meno inconsapevolmente in cerca di una nuova identità. E (molto) grazie all’opera del presidente Ciampi. L’orgoglio di essere italiano è divenuto un sentimento più diffuso e accettato: l’anno scorso il «sentirsi italiani» raggiunse, particolarmente tra i più giovani, il livello massimo di diffusione.
Forse a causa dei troppi passi in avanti compiuti o forse per motivi più contingenti e politici, la diffusione dell’«italianità» ha subito negli ultimi dodici mesi una (lieve) battuta d’arresto. Beninteso, l’Italia rimane l’entità territoriale con cui si identifica di più la maggioranza (quasi metà) degli elettori. Ma sono un po’ meno dell’anno scorso. A vantaggio delle appartenenze comunali o regionali, che attirano nel loro insieme un altro 40 per cento, tendenzialmente più anziano e presente in entrambi gli schieramenti politici. Si tratta di solo due rilevazioni, insufficienti per indicare un trend temporale. Ma che possono suggerire la possibilità di una timida ripresa dell’identità «locale» a scapito di quella nazionale.
La cui crescita ha comunque avuto degli effetti: la percentuale di chi ha esposto la bandiera italiana è aumentata del 5%, oltrepassando la «soglia» di un terzo degli adulti (curiosamente più tra i ds, e nel centrosinistra nel suo complesso, che tra gli elettori di An e, in generale, del centrodestra). E si è anche accresciuta, superando la «soglia» dei tre quarti dei cittadini, la quota di chi almeno sa quali sono i colori che compongono il vessillo e l’ordine in cui vanno disposti. Proprio ora che sui colori «veri» della bandiera discute persino il Parlamento.
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