Mercoledì 28 Maggio 2003 - 13:20 Paolo Emiliani
Fini studia da premier (e perde voti).
Che ignobile manfrina! Eravamo abituati all’ipocrita spettacolo del dopo elezioni, quando tutti si affannano a dichiarare la loro inesistente vittoria, ma il teatrino messo in scena l‘altra sera a "Porta a Porta” ha superato ogni aspettativa.
Queste elezioni erano poi già una consultazione di serie B per loro conto, perché in Italia ormai quasi nessuno sa più di che cosa si occupi la provincia e perché in ogni caso le due principali coalizioni non presentano programmi alternativi per il governo centrale, figuriamoci per le amministrazioni locali.
Per questo non comprendiamo tanto entusiasmo da tutte le parti.
A Roma è stata persino improvvisata una manifestazione “spontanea” di piazza, per festeggiare la conquista della Provincia da parte di Enrico Gasbarra. Si sono riviste le bandiere rosse, ma i manifestanti forse non si sono resi conto che hanno esultato per un presidente democristiano: un tempo la sinistra legittimamente festeggiava quando conquistava un comune importante, come Roma o Napoli, sottraendolo a decenni di governo scudocrociato. I compagni di Rifondazione sono invece forse scesi in piazza per la gioia di aver portato in carrozza Gasbarra, dal Campidoglio (dove faceva il vice sindaco di Veltroni) a Palazzo Valentini?
In ogni caso, al di là delle bandierine che si spostano su qualche amministrazione, ma il bilancio completo sarà possibile solo dopo i ballottaggi, questa consultazione test qualche indicazione di tendenza l‘ha data.
A sinistra la macchina da guerra della propaganda diessina ricomincia a macinare e, come sempre, inizia sminuzzando i suoi alleati.
La Margherita rutelliana è ormai in rottura prolungata. Senza qualche fatto nuovo da qui a breve il suo destino irreversibile sarà la dissoluzione.
Rifondazione Comunista, che vive in perenne cura psicanalitica tra i movimenti no-global ed un ruolo da protesi dei governi con partecipazione democristiana, ha guadagnato qualcosa, ma troppo poco. Si cominciano poi a vedere simboli “extraparlamentari” di sinistra sulla scheda e questo è un segno. A Roma una lista comunista ha preso lo 0,5%: è poco, ma significa che il giochetto di Bertinotti comincia ad essere scoperto.
I "comunisti italiani” di Cossutta, come si dice in gergo, “tengono ‘. Nessuno può oggi capire il significato di questo voto, a metà di due grigi, ma, evidentemente, il Pdci possiede una buona macchina organizzativa.
Restano insignificanti i cespugli, compreso Di Pietro, mentre cresce la formazione postdiccì, come, del resto, in maniera ancor più vistosa, l‘analoga congrega che ha trovato dimora nel Polo.
Qui l’unico partito in crisi profonda è An. Forza Italia e Lega sono riusciti a passare la nottata, An no.
Ovunque il partito di Fini arretra, spesso cannibalizzato proprio da Fi, e la contemporanea crescita della formazione post democristiana potrebbe spingere An in una crisi irreversibile. D’altra parte la politica filo atlantica, filo sionista e ultra liberista ha reso il partito di via della Scrofa identico ai suoi alleati (qualche volta persino ai suoi avversari), così scemano le motivazioni di voto.
Nel futuro, c’è un Fini che studia da premier, potrebbe addirittura esserci una fusione, per evitare che il suo leader possa trovarsi senza un partito di peso dietro le spalle, come sta succedendo dall ‘altra parte a Rutelli. In quel momento anche la posizione di certa ‘‘destra sociale ‘‘ sarà senza alibi, ma questa è una storia ancora da raccontare, ma già scritta.
Un ‘ultima considerazione va spesa su quel che è avvenuto a destra di An: Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale e Forza Nuova hanno, per esempio a Roma, preso insieme quel che nel 1998, nelle precedenti provinciali, presero da soli sia la Fiamma sia il Fronte.
Il sistema maggioritario, è vero, ha progressivamente concentrato il voto nelle principali coalizioni, ma gli spazi si stanno oggettivamente riducendo e solo un vento nuovo che sappia superare le attuali divisioni (a patto che riesca anche a produrre un progetto politico effettivamente unitario e credibile) potrebbe invertire la tendenza.
Ma, probabilmente, l’unica vera via antagonista passa attraverso un blocco trasversale agli attuali schieramenti, che sappia recuperare l‘astensionismo e svilupparsi come un vero socialismo nazionale. Ma per questo non basta una mera "riunificazione“, ci vuole uno spirito ìnnovativo, veramente rivoluzionario.
Rinascita