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  1. #21
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    In Origine Postato da Dragonball
    Eh già...robe vecchie,robe vecchie...sti QI tests,parola di ScimmioneNudo!
    Ormai siamo nell'epoca del siamo tutti uguali!
    Purtroppo non lo dico solo io, ma la comunità scientifica si e' espressa cosi'. Che ci vuoi fare...Non e' colpa mia se le uniche cose che leggi sono Tuttosport e il Corriere delle Padagna seduto in bagno.

    Di tre appunti che ti ho rivolto hai scelto questo, degli altri due non ti interessa appurare. Prendo atto del fatto che sei un drago nello sparare balle (un nick mica a caso il tuo...). Ma ti e' andata male. Si, siamo tutti uguali, ci sono solo persone piu' o meno ignoranti. Come chi non sa nemmeno cos'e' l'acido desossiribonucleico e che studi recenti hanno dimostrato che le teorie razziali sono solo colossali fregnacce.

    Auguri: se provi a studiare forse migliori.

  2. #22
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    In Origine Postato da Dragonball
    Eh già...robe vecchie,robe vecchie...sti QI tests,parola di ScimmioneNudo!
    Ormai siamo nell'epoca del siamo tutti uguali!
    Purtroppo non lo dico solo io, ma la comunità scientifica si e' espressa cosi'. Che ci vuoi fare...Non e' colpa mia se le uniche cose che leggi sono Tuttosport e il Corriere delle Padagna seduto in bagno.

    Di tre appunti che ti ho rivolto hai scelto questo, degli altri due non ti interessa appurare. Prendo atto del fatto che sei un drago nello sparare balle (un nick mica a caso il tuo...). Ma ti e' andata male. Si, siamo tutti uguali, ci sono solo persone piu' o meno ignoranti. Come chi non sa nemmeno cos'e' l'acido desossiribonucleico e che studi recenti hanno dimostrato che le teorie razziali sono solo colossali fregnacce.

    Auguri: se provi a studiare forse migliori.

  3. #23
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    Povero Dregonboll! Ti sei intimidito? Potevi dirlo che eri cosi' piccino...

  4. #24
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    In Origine Postato da ScimmioneNudo
    Primo tu sei celtico come io sono lussemburghese. Secondo i tuoi amici "superiori" solo nel tuo cervello credono che accendere una candela in una chiesa li aiuti a guarire da ogni male, oppure vanno dalle cartomanti. Terzo non ha importanza chi ha pubblicato la notizia perchè il test del quoziente intellettivo e' una colossale BUFALA a cui solo tu puoi credere: nessuno psicologo serio lo considera piu' e' materiale anni '50.

    AUGURI
    ma in cosa consiste il test del QI?

    PS: e poi, ad essere sinceri, quando si tratta di pigliare per il culo giorgio dabliu non si tira sempre fuori il suo QI al livello din un bradipo?

  5. #25
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    In Origine Postato da ScimmioneNudo
    Purtroppo non lo dico solo io, ma la comunità scientifica si e' espressa cosi'. Che ci vuoi fare...Non e' colpa mia se le uniche cose che leggi sono Tuttosport e il Corriere delle Padagna seduto in bagno.

    Di tre appunti che ti ho rivolto hai scelto questo, degli altri due non ti interessa appurare. Prendo atto del fatto che sei un drago nello sparare balle (un nick mica a caso il tuo...). Ma ti e' andata male. Si, siamo tutti uguali, ci sono solo persone piu' o meno ignoranti. Come chi non sa nemmeno cos'e' l'acido desossiribonucleico e che studi recenti hanno dimostrato che le teorie razziali sono solo colossali fregnacce.

    Auguri: se provi a studiare forse migliori.

    Entrare nel merito,no eh?
    Vero: leggo solo La Padania,la Gazzetta...The Spectator,The Times,il Guardian ecc...
    "ma la comunità scientifica si e' espressa cosi'."
    La comunità scientifica?Quale "comunità scientifica"?Mi diresti nomi e cognomi,please?
    Tu citi le tue opinioni io invece ti cito,ciò che dice l'associazione americana degli psicologi: capisci la differenza o hai un QI troppo basso per comprenderlo?
    Acido desossiribonucleico?
    Ma torna a fare i bilanci sulle ossido-riduzioni va!
    A proposito,bamboccio sai perchè le molecole dell'acqua(H2O) sono disposte con un angolo di 120 ° tra loro?
    Studia...studia...studia prima di blaterare!

  6. #26
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    In Origine Postato da enrique lister
    ma in cosa consiste il test del QI?

    PS: e poi, ad essere sinceri, quando si tratta di pigliare per il culo giorgio dabliu non si tira sempre fuori il suo QI al livello din un bradipo?
    Un esempio: http://www.mensa.it/modules.php?name...showpage&pid=6

  7. #27
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    In Origine Postato da Dragonball
    Entrare nel merito,no eh?
    Vero: leggo solo La Padania,la Gazzetta...The Spectator,The Times,il Guardian ecc...
    "ma la comunità scientifica si e' espressa cosi'."
    La comunità scientifica?Quale "comunità scientifica"?Mi diresti nomi e cognomi,please?
    Tu citi le tue opinioni io invece ti cito,ciò che dice l'associazione americana degli psicologi: capisci la differenza o hai un QI troppo basso per comprenderlo?
    Acido desossiribonucleico?
    Ma torna a fare i bilanci sulle ossido-riduzioni va!
    A proposito,bamboccio sai perchè le molecole dell'acqua(H2O) sono disposte con un angolo di 120 ° tra loro?
    Studia...studia...studia prima di blaterare!
    Cominciamo con la solita ridda. Visto che ho capito che sei uno dei soliti che parla di scienza o di natura e che mi tocca pigliare a pesci in faccia:

    Intelligenza e falsi miti
    Quoziente intellettivo, quoziente emotivo

    Esiste un Quoziente Intellettivo, Q.I, mitizzato e comunemente identificato con l'intelligenza, che indica le capacità logico-matematiche e spaziali, ed un Quoziente Emotivo, Q.E, che indica le capacità introspettive, intuitive e relazionali. Secondo le attuali ricerche, il Q.I incide per il 20% sulle prestazioni lavorative e in percentuale ancora minore su quelle non professionali.

    I test di intelligenza
    Storia e limiti di uno strumento inaffidabile e scarsamente diagnostico

    I test di intelligenza presentano un limite, la relatività culturale, che ne inficia l'attendibilità. Essi non forniscono una misura assoluta della propria intelligenza, ma una misura relativa alla cultura di appartenenza e alla generazione di appartenenza.

    Un test d' intelligenza non misura dunque l'intelligenza ma il rendimento relativo a quel particolare compito, in quella determinata circostanza. L'esecuzione è infatti condizionata da tratti della personalità, quali timidezza, ansia, emotività e motivazione.

    I test inoltre sono modellati sulla concezione standard di intelligenza, che fa coincidere con l'intelligenza le capacità logiche e mnemoniche e fonda quindi su una versione idealizzata, meccanicista e semplificata di processo cognitivo.

    Storia dei test d'intelligenza
    Stesura dei test, standardizzazione e Q.I

    I test d'intelligenza vengono ottenuti somministrando quiz logici ad un campione della popolazione ("campione di standardizzazione") e organizzando una scala di intelligenza in base al punteggio medio ottenuto da questo gruppo di riferimento.

    Il primo test d'intelligenza venne redatto nel 1905 dal francese Binet su commissione delle autorità scolastiche per schedare i bambini e indicare tra loro chi avrebbe avuto bisogno di un insegnamento differenziato. Binet elaborò così una scala dell'età cronologica. L'americano Stern, su queste premesse, fondò il concetto di quoziente intellettivo, Q.I.: il Q.I. è il rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato per 100.

    Q.I = E.M / E.C x 100

    La scala di Binet venne introdotta anche in America e quindi venne ritarata in base ad un campione di standardizzazione estratto tra la popolazione americana e ritarata nel 1937, 60, 72.

    La curva dell'intelligenza
    L' intelligenza nel tempo

    L'evoluzione intellettiva non segue il classico andamento sviluppo-maturità-declino. Sono soggette ad un rapido declino le capacità mnemoniche e quelle che richiedono prontezza e agilità, mentre si mantengono più stabili le capacità verbali e linguistiche.

    In aggiunta a cio' NON esiste dalla comunita scientifica una definizione accettata di Intelligenza. Per questo non ho bisogno di postare nomi, sei tu che mi devi dire (a parte sedicenti personaggi di dubbia fama) chi sostiene la validità di un test per il QI, ti do un consiglio parti dal sito di scientology.

    Ma ti do ancora un po' di carne:
    «Più del Dna può la cultura»
    Parla Luca Cavalli Sforza, studioso di fama mondiale, tra i promotori del progetto Genoma.
    Tratto da Swif, sito web italiano per la filosofia
    (contributo di Francesca)

    L’eccessiva importanza attribuita alle differenze genetiche, la «montatura» dei test sul quoziente d’intelligenza, la religione come scelta.

    E l’invito a guardare oltre la scienza.
    E’ stato il primo a dimostrare che le razze non esistono. A spiegare che le diversità fra le genti consistono nelle barriere culturali, non nel colore della pelle. Luca Cavalli Sforza, uno dei massimi genetisti (membro della Royal Society di Londra e dell'Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti), era giunto a questa conclusione prima che la genetica diventasse scienza dello scandalo, per certi esperimenti prossimi a Frankenstein.
    Nel suo laboratorio di Stanford, in California, ha creato una delle prime banche dati per ricostruire l'albero genetico dell'umanità, dopo aver girato il mondo (per esempio tra i Pigmei), raccogliendo sangue da "schedare" con le tecniche di analisi del Dna.
    «La specie umana è una e diversa al tempo stesso, per cui le differenze genetiche sono meno importanti degli apporti culturali e ambientali che separano i diversi gruppi etnici», spiega Luca Cavalli Sforza, genovese, 79 anni, già professore a Cambridge e a Pavia, prima di trasferirsi nel 1971 in America, dove dal 1991 si occupa del progetto Genoma Umano, di cui è uno dei promotori: una "mappa storica" della diaspora umana, a partire dal nucleo originario nell'Africa subsahariana. Le sue ricerche le ha raccolte in oltre 500 pubblicazioni, fra le quali resta fondamentale Geni, popoli e lingue (Adelphi), una specie di archeologia biologica, dove scava nella complessa variabilità da individuo a individuo. E’ stato premiato dal Centro Pio Manzù (le cui giornate di studio hanno avuto per tema quest’anno il mistero della vita) per aver "ricucito" il filo d'Arianna che lega la storia dell'umanità: insanguinata - come accade ancora adesso - da forsennati conflitti provocati non solo da ideologie e culture contrapposte, ma persino da fedi e religioni diverse, forse più di ogni barbarie.

    Esiste un nesso tra "razze", etnie, e religioni?
    «No, non vedo questo nesso. Né credo che sia possibile cercarlo», risponde Cavalli Sforza. «Dubito persino - aggiunge - che, al giorno d'oggi, si possa ancora parlare di religione. Con i risultati che si vedono in giro, non vorrei che i nostri lontani posteri scoprissero che non c'è mai stata pietà religiosa, come noi abbiamo già fatto per smentire l'esistenza delle razze».

    Perché?
    «Ma perché, anche in questo caso, sono soprattutto ragioni storiche a creare le differenze di religione, non meno di quelle politiche e culturali. Non sono mai riuscito a vederci delle motivazioni genetiche e continuo a non vedercele. Sul piano scientifico, in ogni caso, sarebbero ipotesi troppo deboli».

    Proviamo a farne qualcuna?
    «Non mi diverto a fare ipotesi. Ho sempre il terrore che vengano prese sul serio. Come capita a certi miei colleghi che, innamorati dei geni, se ne servono per spiegare tutto e il contrario di tutto. Mentre io sono convinto che i geni sono indubbiamente importanti, ma lo è altrettanto l'educazione: non nel senso stretto della parola, bensì per quanto riguarda l'ambiente sociale in cui siamo cresciuti».

    Si può misurare una priorità genetica rispetto a quella ambientale e culturale?
    «E' molto difficile stabilire una scala gerarchica di valutazione delle due componenti. Ma abbiamo ormai accertato che le differenze culturali sono enormemente importanti, almeno quanto quelle genetiche, anzi probabilmente di più».

    La religiosità estremizzata può annoverarsi nell'ambito genetico di una certa cultura, per esempio islamica o ebraica o cristiana?
    «No, direi di no. Ma può anche darsi che ci siano delle componenti e delle diversità genetiche pure in materia di religiosità. Però è estremamente difficile stabilirlo, oltre che rischioso. Credo che non ci sia alcuna speranza di arrivare a una simile conclusione. Se dovessimo eseguire esperimenti di laboratorio, come si fa sui topi, bisognerebbe ricavarne degli incroci collocando i risultati in ambienti il più possibile omogenei se non identici.
    Ma nemmeno così sarebbe una ricerca facile. In simili esperimenti si constata che persino i topi vanno a cercarsi un loro ambiente, in condizioni diverse uno dall'altro. Per quanto riguarda l'uomo, tuttavia, è proprio impossibile stabilire se i caratteri di comportamento siano genetici oppure no. Altrimenti si resta in una generica aneddotica».

    Qualche esempio, tra aneddoti e rigore scientifico?
    «Eccone uno. Dalla misurazione del quoziente d'intelligenza, che io considero una grossa montatura, si è visto che ci sarebbe una differenza media di quindici punti tra l'intelligenza di americani bianchi e neri. Molti hanno cominciato a chiedersi se non dipendesse da fattori genetici. Diversi anni dopo, però, lo stesso test è stato sperimentato sui giapponesi. E questi sono risultati di undici punti più intelligenti degli americani bianchi. Tale esito era semplicemente dovuto al fatto che in Giappone ci sono scuole migliori di quelle americane. Allo stesso modo si è visto - altro esempio - che i cinesi sono molto più bravi in matematica».

    Come si spiega quest'attitudine?
    «Sono convinto, pur senza averne le prove, che la differenza con gli occidentali è dovuta al fatto che cinesi e giapponesi usano un alfabeto ideografico. Quando si vanno ad esaminare i test d'intelligenza più raffinati ed astratti, si constata che sono quasi come la lettura dei caratteri ideografici. Chi ci è abituato fin da piccolo riesce ad imparare diecimila o ventimila caratteri, distinguendo i concetti da leggere rapidissimamente. E questo è senza dubbio un magnifico training per il quoziente d'intelligenza. Se ne ha la controprova esaminando con il medesimo test i cinesi cresciuti senza la tradizionale cultura degli ideogrammi».

    Fino a che punto, dunque, le "barriere culturali" condizionano o determinano le diversità?
    «Ce ne sono moltissime, di queste barriere. Per esempio, tra la Cina del Nord e la Cina del Sud c'è una barriera antichissima, superata solo negli ultimi duemila anni, quando è stato possibile stabilire lingue comuni, o almeno molto simili per quelle popolazioni, con l'unificazione politica di immensi territori.
    Tuttavia ciò non si è subito tradotto nell'unificazione culturale completa», spiega ancora Luca Cavalli Sforza, abbracciando una situazione per molti aspetti mondiale: per sei miliardi di abitanti che soffrono di diecimila malattie più o meno fisse, come quelle individuate da Mendel 136 anni fa. E questo è stato uno degli argomenti specifici trattati dall’insigne genetista alle stimolanti giornate del Centro "Pio Manzù" (mentre "La storia umana degli ultimi centomila anni" è il titolo della sua successiva conferenza alle Letture Aloisi dell'università di Padova, a cura della Fondazione Sigma-Tau). Senza dimenticare il tema di moda della clonazione.

    Che ne pensa delle manipolazioni genetiche? Ridurranno davvero il genere umano a una fotocopia di se stesso?
    «Non dimentichiamo - dice Cavalli Sforza, smorzando il pessimismo degli apocalittici - che l'ingegneria genetica è utile alla salute. Mentre l'idea di trasformare la specie umana mi sembra impensabile».
    Speriamo che abbia ragione. Tanto l'uomo - se ci si mette - sa essere brutto e cattivo da solo. Senza clonarsi.

    Tratto da Swif, sito web italiano per la filosofia - http://lgxserver.uniba.it/lei/swif.htm.

    E infine, come fai a definirti celtico o dragopalla? Ma lo sai che hanno codificato il DNA? C'eri o dormivi?

  8. #28
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    In Origine Postato da ScimmioneNudo
    E infine, come fai a definirti celtico o dragopalla?
    Come faccio a definirmi celtico?Lo dicono gli studiosi che lo sono...

    FEATURE ARTICLE
    Confounded:Widespread screening for hereditary hemochromatosis faces obstacles

    By Maimon M. Cohen, PhD

    Hereditary hemochromatosis (HH) is a common genetic disorder, especially among northern Europeans; one in 300 Britons are affected by HH.

    The condition results from massive iron deposits in various organs. If untreated, HH leads to liver disease (cirrhosis), diabetes, cardiac disease, skin discoloration and decreased life span.

    Although transferrin saturation, a non-molecular assay, is a commonly accepted screening test for HH, molecular approaches - such as polymerase chain reaction (PCR) - for the detection of mutations in the HFE gene which cause HH are coming into use.

    For years, many public health experts and others have considered HH to be an ideal candidate disorder for widespread population molecular screening efforts. HH occurs at a relatively high frequency in a specified target population (Caucasians). It has a simple, cost-effective detection methodology and a successful treatment modality. These factors combine to make HH appear to be a good choice for wide-ranging screening.

    However, reality is not that simple. Several factors have complicated attempts to implement a hemochromatosis screening program. (Many of these factors were discussed in the Summer issue of the journal, Genetic Testing, which was devoted entirely to widespread screening for hemochromatosis.)

    For one, additional mutations and polymorphisms, which may affect the expression of disease-related alleles, can cause complications in the diagnosis of HH.

    Approximately 20 alterations in the HFE gene, which may or may not be associated with disease, have been observed in either individual families or only in a few patients.

    Although the C282Y mutation in the HFE gene is the most common cause of disease among members of northern European communities with a possible Celtic origin, a survey of 40 populations demonstrates a distinct north-south gradient of decreasing frequency across the continent.

    It is estimated that the C282Y mutation first appeared 60 to 70 generations, or up to 800 years, ago. Another disease-associated mutation, H63D, believed to have evolved earlier than C282Y, has a more general distribution centered around the Mediterranean basin. These two mutations account for the molecular defect in more than nine in ten patients.

    Patterns of emigration during the last 500 years have introduced both mutations into North America, New Zealand and South Africa in a predictable fashion.

    Reinforcing this distribution pattern is a low frequency of the C282Y mutation among 1300 recently examined Italian newborns.This suggests that widespread screening in Italy would not be cost effective, but that instead, it might be useful in northern Italy with its Celt-derived populations.

    Because mutation frequencies may differ considerably among the different components of a population of mixed national, racial, and ethnic composition,screening efficiency may be compromised.

    Such approaches must be considered prior to instituting screening efforts in as diverse a population as exists in the US.

    In addition to confounding technical issues, there are also ethical, legal and social implications of hemochromatosis screening, including the potential for genetic discrimination against carriers with regard to health, life and disability insurance, employment and blood donation.

    Unresolved concerns surrounding HH population screening needing rapid clarification include:

    reduced penetrance and variable expressivity of the HFE mutations,
    genotype correlation with disease manifestation,
    the growing multiracial, multiethnic composition of the US population,
    who to screen and when,
    how to test (biochemical vs. molecular approaches), and
    a careful and detailed cost-benefit analysis of a population based program.
    Answers to these open questions should be found through experimental pilot and demonstration projects prior to the design and implementation of a national hemochromatosis screening undertaking.

    The Summer issue of the journal, Genetic Testing, is devoted entirely to the subject of hereditary hemochromatosis. Listed below are citations of and links to selected abstracts.

    Lucotte G, Mercier G. Celtic origin of the C282Y mutation of hemochromatosis. 2000 Genet Test 4 (2):163-9. Medline abstract

    Merryweather-Clarke AT, Pointon JJ, Jouanolle AM, Rochette J, Robson KJ. Geography of HFE C282Y and H63D mutations. 2000 Genet Test 4(2):183-98. Medline abstract

    Restagno G, Gomez AM, Sbaiz L, De Gobbi M, Roetto A, Bertino E, Fabris C, Fiorucci GC, Fortina P, Camaschella C. A pilot C282Y hemochromatosis screening in Italian newborns by TaqMan technology. 2000 Genet Test 4(2):177-81. Medline abstract

    Barash CI. Genetic discrimination and screening for hemochromatosis: then and now. 2000 Genet Test 4 (2):213-8. Medline abstract

    Cohen MM, GeneLetter 1(9), October 2000.

    Maimon M. Cohen, PhD

    Dr. Cohen is Director of the Harvey Institute for Human Genetics, Director of the Cytogenetics laboratory of the Greater Baltimore Medical Center, Clinical Professor of Pediatrics at the University of Maryland School of Medicine and an expert in genetic testing


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  9. #29
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    dragonball si definisce in vari modi: anglicista, americano , ebreo, a seconda del momento storico .

  10. #30
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    Ma lo sai che hanno codificato il DNA?
    So...so...e tu sai anche chi l'ha scoperto?Ti do un indizio W. e C.?
    Il resto dimmelo tu...senza andare a cercare in Rete però

 

 
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