Sharon chiede a Mazen la repressione della resistenza palestinese

| Venerdi 30 Maggio 2003 - 18:10 | A.P. |

Ora le diplomazie internazionali, ed insieme a loro i media di tutto il mondo, saranno contente. Il fatidico incontro tra il premier sionista Sharon e quello palestinese Abu Mazen, c'è stato. I due capi di governo si sono incontrati giovedì sera nell'ufficio di Sharon, nel settore occidentale di Gerusalemme. All'incontro, per la parte palestinese, hanno partecipato anche il ministro degli esteri Nabil Shaath e il ministro della sicurezza Mohammed Dahlan.
Tutti concordi che questo incontro dia una nuova spinta per arrivare alla pace in Palestina. Nulla di tutto questo. Per capire il motivo di questa affermazione basta leggere le “richieste” del Macellaio Sharon.
Il capo del Likud, senza troppi mezzi termini, ha subito posto le condizioni. Per l'entità sionista infatti l'esigenza primaria è che sia avviata immediatamente la repressione delle organizzazioni dell'oltranzismo palestinese.
Il primo ministro - ha fatto sapere l'ufficio stampa dell'ufficio di Sharon, a conclusione del colloquio con Abu Mazen, durato tre ore - ha presentato l'esigenza che il suo collega palestinese assuma provvedimenti vigorosi intesi a bloccare il terrorismo, e che compia passi concreti su questo piano".
Fra i "passi concreti" che Sharon pretende da Abu Mazen figurano lo scioglimento delle organizzazioni terroriste, l'arresto dei terroristi e la confisca delle armi illegali. Richieste che materialmente non saranno raggiungibili visto che per l'entità sionista "terroristi" sono tutti quei palestinesi che si oppongono ad un'occupazione violenta e senza freni che si consuma ormai da oltre cinquant'anni. Cosa dovrebbe fare dunque Mazen? Arrestare l'intero popolo palestinese? Le assurdità di questo incontro come degli altri a venire sta nel fatto che la vera ed unica intenzione dell'entità sionista, e dei fedeli alleati d'oltre oceano, è quella di creare, come già successo dopo gli accordi di Oslo, una tensione interna tra i palestinesi. Alle richieste di Mazen di rinunciare alla resistenza infatti ci sarà la risposta di Hamas e di tutti coloro i quali non accetteranno di deporre le armi perché determinati a combattere ancora per la giustizia e la libertà della Palestina.
Le aperture che Sharon ha espresso giovedì sera in favore dei palestinesi non sono altro che l'ennesima menzogna alla quale il mondo ben pensante abboccherà.
Sharon, si legge nel comunicato israeliano, ha infatti rinnovato l'offerta di ritirare le truppe israeliane da zone della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Fra le "iniziative concilianti" annunciate da Macellaio figura anche la scarcerazione dei detenuti palestinesi imprigionati senza capo d'accusa e senza processo. E' inoltre previsto il rilascio di almeno 25.000 permessi di lavoro in Israele per altrettanti lavoratori palestinesi, nonché il permesso per 8.000 di questi lavoratori di pernottare in territorio di Israele. Dichiarazioni che hanno fatto sicuramente il giro del mondo. Quel che invece non lo farà è il fatto che il diritto del popolo palestinese di lavorare, pernottare e vivere liberamente sulla propria terra non può essere considerata una "iniziativa conciliante" visto che tutto questo dovrebbe essere garantito dalle leggi internazionali (vi dice qualcosa la sovranità nazionale?) e non dalla "bontà momentanea" degli occupanti sionisti.


Rinascita