Furti di valige a Malpensa: ancora sospesi i dipendenti
L'anno scorso erano stati sospesi in 28. La Sea conferma: saranno licenziati, i giudici hanno già dato torto a chi ha fatto ricorso contro la sospensione. Il Sulta: provvedimento eccessivo, rubava chi aveva bisogno.
di l.cap
MILANO - L'anno scorso i passeggeri avevano addirittura pensato di lasciare nelle valigie solo biancheria sporca per dare una lezione ai ladri, quest'anno non si sa cosa farà chi transiterà negli aeroporti di Milano e Fiumicino. Ma in attesa delle vacanze, ormai alle porte, la Sea e perfino il sindacato Sulta mandano segnali rassicuranti: gli aeroporti sono sotto controllo e casi come quello della banda della valigie che ha fatto scalpore l'estate scorsa non dovrebbero succedere.
Gli aeroporti - infatti - fanno sapere dalla Sea sono controllati, anche attraverso l'uso di telecamere. Anche se l'autorizzazione ad installarle non dipende dalla Sea perché lo Statuto dei lavoratori non permette invasioni nella privacy dei dipendenti, ma avviene su richiesta delle Procure.
Era l'agosto del 2002 quando a Malpensa, 28 dipendenti erano stati sospesi con immediato ritiro del tesserino all'area doganale e con sospensione anche dello stipendio: alcuni lavoratori sarebbero stati sorpresi letteralmente con le mani nelle valigie ed erano stati subito denominati "quelli della banda delle valigie". Adesso, a quasi un anno di distanza, le indagini condotte dalla Procura di Busto Arsizio sono state chiuse. Le accuse per le quali si indagava erano ricettazione e furto, ma per sapere se si procederà o meno bisognerà aspettare qualche settimana per il deposito degli atti.
I dipendenti sono tuttora sospesi dal lavoro e dalla retribuzione, mentre nessuno di loro finora è stato licenziato (ma 12 si sono dimessi), in attesa di una fase avanzata nella valutazione delle prove.
La Sea, comunque - attraverso l'avvocato Salvatore Trifirò, che patrocina l'azienda - fa sapere che il licenziamento potrebbe esserci anche prima del processo. Trifirò, poi, con grande soddisfazione sottolinea: due dipendenti si sono anche rivolti al Tribunale del lavoro nel frattempo, per la cessazione della sospensione dal lavoro e dello stipendio, ma i giudici hanno respinto le loro richieste". E questo - conclude l'avvocato - mi sembra un buon segnale per l'azienda.
Di parere assolutamente opposto, Walter Mancini del coordinamento nazionale del Sulta (Sindacato nazionale unitario trasporto aereo): innanzitutto chiariamo - afferma Mancini - che i furti che avvengono negli aeroporti italiani non sono più numerosi che in altre parti del mondo. Non esiste un caso Italia: "Se avvengono è perché la gente ha fame e infatti si moltiplicano i casi in Africa e Sud America. E poi bisogna anche valutare: stiamo parlando di operai che fanno turni stressanti, in zone rumorose per 1000 euro al mese se sono neo-assunti. Noi condanniamo il furto, ma non dobbiamo dimenticare che si parla di soggetti deboli e che sospendendoli dal lavoro si toglie l'unica fonte di reddito per le loro famiglie".
Una soluzione? "Secondo me - afferma Mancini - non sarebbe neanche necessario sospenderli, sono sicuro che si calmerebbero, qualora sapessero di essere al centro delle indagini. Il licenziamento dovrebbe scattare solo in caso di sentenza definitiva". "Anzi - conclude Mancini che veste in tutto e per tutto i panni del difensore delle categorie più deboli - io li riprenderei al lavoro una volta scontata la pena, altrimenti come danno da mangiare alle famiglie? Procederei con i licenziamenti solo di fronte a prove inoppugnabili e non a semplici sospetti. E comunque a Roma i casi di furto sono pochissimi, grazie a controlli sempre più serrati".
L'Enac si limita, invece, a un breve commento: non tocca a noi gestire il problema, abbiamo, però, invitato le società di gestione a effettuare controlli più serrati.
(5 GIUGNO 2003, ORE: 080)