L’entità sionista pronta a ricominciare il massacro dei palestinesi
| Giovedì 5 Giugno 2003 - 189 | |
Con la partenza nella mattinata di ieri dal Qatar si è conclusa la missione farsa nel Vecchio Continente di George W. Bush, che dal 30 maggio scorso ha visitato sei Paesi diversi tra Europa e Vicino Oriente, passando dal summit annuale del G8 in Francia a quelli, ancora più delicati, degli ultimi due giorni: martedì il vertice arabo-americano a Sharm el-Sheikh, in Egitto, e mercoledì la riunione a tre con Ariel Sharon e Abu Mazen ad Aqaba, in Giordania. L'ultima tappa si è consumata appunto nel piccolo emirato del Golfo Persico, dove il presidente Usa ha ringraziato le autorità locali "per l'appoggio accordatogli in occasione della guerra in Iraq"; ha fatto visita, come sempre, alle truppe statunitensi, facendosi altresì ragguagliare sugli ultimi sviluppi della situazione irachena; e ha assicurato infine che "saranno individuate le armi di sterminio dell'ex governo di Saddam Hussein". Le solite menzogne insomma! Ma cosa ha lasciato alle sue spalle il presidente americano? Quali gli effetti concreti del suo viaggio in Vicino Oriente. Poco o nulla, visto che in Palestina la situazione non sembra affatto pronta a cambiare neanche lontanamente. Mentre l'aereo presidenziale decollava alla volta di Washington infatti, una nuova incursione dell'esercito con la stella di David si consumava nella striscia di Gaza. Fonti della sicurezza palestinese hanno riferito che i militari sono penetrati nel villaggio di Rafah e hanno raso al suolo in modo mirato alcune abitazioni per poi ritirarsi. Una fonte sionista ha spiegato che l'incursione nel villaggio vicino al confine con l'Egitto è stata decisa dopo che erano stati sparati alcuni colpi di mortaio in direzione dell'insediamento ebraico di Gush Katif. Ancora una volta gli insediamenti. Argomento trattato anche nel vertice Aqaba. A tal riguardo il ministro della Difesa israeliano Shaul Moffaz si è detto pronto a mantenere l'impegno assunto da Sharon durante il vertice a tre con Bush: lo sgombero di una parte delle colonie. "L'esercito - secondo Moffaz - potrebbe lasciare quelle aree già la prossima settimana. Il rischio, piuttosto elevato, è che gli estremisti della destra israeliana vogliano opporsi alla decisione. Non escludiamo - ha proseguito il ministro - che vi saranno tentativi di sparare contro i soldati. Ci auguriamo che questo scenario non si realizzerà". In realtà tutto questo polverone alzato sia dal governo Sharon sia dai coloni sionisti sembra essere più una presa in giro che un reale pericolo di tensione interna all'entità sionista. Le colonie che dovrebbero essere smantellate infatti non hanno nessuna valenza strategica. Se poi si pensa con quale facilità i coloni, con l'appoggio dei militari con la stella di David, si insediano di volta in volta nei territori sotto l'ipotetico controllo dell'Autorità palestinese, si immaginare quanta poca credibilità si possa dare alle promesse dell'entità sionista. Di questo stesso avviso sembra essere anche l'anziano leader palestinese Yasser Arafat.
"Il primo ministro israeliano Ariel Sharon non ha presentato alcuna offerta concreta durante il vertice a tre svoltosi a Aqaba". È questa l'opinione espressa ieri da Arafat, costretto a seguite da lontano gli storici colloqui. A suo giudizio, la promessa di Sharon di rimuovere dei coloni ebrei in Cisgiordania in applicazione della road map significa poco o nulla. "Sfortunatamente - ha detto ai giornalisti - non ha ancora offerto qualcosa di tangibile. Qual'è - ha chiesto - il significato di rimuovere una roulotte da un luogo per dire poi "ho rimosso un insediamento"?
In conclusione, c'è la presa di posizione di Hamas: "Respingiamo ogni tipo di accordo di pace con Israele mentre continua l'occupazione di Gaza e Cisgiordania". Parole che spiegano quanto l'accordo farsa non piaccia al popolo palestinese. Gli unici a rallegrarsene forse sono solo coloro i quali hanno pianificato lo sterminio del popolo palestinese, ovvero Bush, Sharon ed il loro nuovo giocattolo Abu Mazen.
Rinascita