....deal europeo.

Europa come l'Italia?

Il modello italiano nell’Unione - Roma. Quella impostata dal ministro italiano dell’Economia, e raccontata in parte ieri dal Financial Times, è la prima proposta di politica economica europea dal varo dell’euro a oggi. Un mese fa dagli uffici di Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, è uscita la bozza informale di un “piano europeo d’azione per la crescita”. Perché giocare d’anticipo? Il direttore generale del superministero, Domenico Siniscalco, spiega che alla base dei tempi stretti e dei contenuti innovativi della proposta italiana per la presidenza dell’Ecofin, la struttura di guida dell’economia continentale, c’è “un giudizio sobrio ma allarmato sull’avvitamento che alcuni chiamano deflazione, altri recessione”. E aggiunge: “Questa è l’unica strada, lastricata molto probabilmente da un solido consenso politico e del mercato: bisogna spingere subito le aspettative, poi dare il via ai lavori nel tempo più breve possibile, e i francesi, il che è una buona notizia, sono per includere nel piano degli investimenti pubblici anche la tecnologia delle telecomunicazioni a banda larga e il settore della ricerca e dello sviluppo”.

Vincenzo Visco, l’arcinemico ds di Tremonti, ieri è stato fair, non partigiano, in sede di audizione parlamentare, nonostante alcune riserve di fattibilità. “Buon segno”, dice a sorpresa il capo dell’Economia. La discussione informale su questo “piano Tremonti”, simile al vecchio e onorato piano Delors, ma con varianti decisive, ha portato comunque in poche settimane alla nuova formulazione del progetto della presidenza italiana per il semestre. Gli inglesi sono stati irremovibili: non un euro in più deve gravare sul debito europeo, niente deroghe al patto di stabilità e di crescita. Per loro l’idea iniziale di varare i bond dell’Unione equivaleva a incremento del debito, questo a un budget dell’Unione, e il tutto voleva dire superstato europeo. No thanks, hanno detto. E Tremonti ha proposto il modello italiano, un new deal fondato su investimenti pubblici in grandi infrastrutture, “ma con le cautele della finanza moderna, dunque con un ruolo attivo dei mercati”, come precisa al Foglio il ministro. “I governi sono gli architetti dell’investimento, danno l’impulso che manca, determinano lo schema, il mercato dà i capitali e gestisce le opere in un quadro di consenso operativo che si costruisce intorno al ruolo dei governi nell’Ecofin, della Commissione e della Banca europea degli investimenti”. La questione del patto Tremonti è convinto che per un liberale pragmatico e serio “ogni epoca ha il suo modello sociale”, e “se gli anni 80 erano quelli di Margaret Thatcher e di Ronald Reagan, poi i 90 si accesero per la new economy e per la globalizzazione, ora è il momento di investimenti pubblici qualificati nel campo delle infrastrutture materiali, che in Europa vuol dire dare significato all’allargamento a Est e alla chiusura del divario tra Nord e Sud”. E’ il modello Ispa, Infrastrutture spa, l’agenzia italiana che spinge il mercato a muoversi nell’ambito di progetti pubblicamente orientati. I bond della Bei, e altri strumenti finanziari magari legati alle Casse depositi e prestiti, saranno garantiti dai governi, ma non a debito (si chiama “contingent liability”), e anche dalla Commissione. Romano Prodi è tutt’altro che scettico sul progetto, e ha espresso un sostanziale consenso. E il progetto non è una cosina, vale un punto di pil l’anno per l’insieme dei membri dell’Unione. E’ una frustata al cavallo che non beve. Secondo Tremonti, “act with the pact” è il motto dell’intera operazione, che non devia dalle regole dell’Unione. Il vincolo del debito è rispettato, ma con intelligenza. “Questo è il messaggio: il patto non esclude l’azione, anzi la implica, e le proposte generano consenso e aspettative decisive per la crescita”. L’Europa cambia in meglio, con la sua economia, “se si inizia la grande crociera Nord-Sud, per esempio con la Torino-Lione o con il ponte sullo stretto di Messina, opere incluse nel progetto, oppure con le infrastrutture dei corridoi Est-Ovest. Il piano Delors, ma senza debito, è compatibile con l’Unione in generale e con le norme della euro-zone: questa è l’innovazione”. Al summit di Salonicco il piano Tremonti farà la sua prima prova politica, e anche da quella dipenderà in larga misura il superamento della prova del mercato, che va convinto a investire “con un certo rischio”, come scrive il FT. I primi indicatori sono buoni, e il progetto tremontiano di un’Europa che fa politica economica, non solo contabilità, potrebbe fare progressi.

saluti