da la Gazzetta di Mantova
domenica 15 giugno 2003, S. Germana vergine
Po mai così basso, a rischio le falde
A Revere l'idrometro scende sotto la soglia storica
Agricoltura in ginocchio: limitate le irrigazioni
Vietata la pratica dello «scorrimento» Domani vertice di quattro bonifiche
MANTOVA. L'eccezionale siccità di questi mesi sta lentamente prosciugando il letto del Po. Nel più grande fiume italiano la portata è ormai scesa ad un quinto di quella media mentre l'idrometro di Revere ha fatto toccare ieri il record storico: -188 centimetri sotto lo zero. La navigazione avviene a fatica e solo con carichi ridotti per aumentare il galleggiamento dei navigli che rischiano altrimenti di insabbiarsi. Primi problemi anche per le falde superficiali, che si stanno asciugando, mentre resta drammatica la situazione agricola in alcune zone, in particolare l'Alto Mantovano.
Il quadro, purtroppo, secondo i meteorologi non è destinato a migliorare se non per una prima perturbazione attesa per i prossimi giorni.
All'appello manca già la metà delle piogge invernali e primaverili, mentre l'eccezionale ondata di caldo, portando lo zero termico sopra i 4mila metri, ha fatto fondere da tempo le scorte idriche accumulate nei nevai. Nel lago di Garda (riserva per un terzo dei terreni irrigui mantovani) c'è acqua a sufficienza per circa 20 giorni, mentre sono pressoché esaurite le scorte montane dei bacini dell'Oglio e soprattutto del Chiese che alimentano Alto e Medio Mantovano. La portata è stata ridotta e nominato un commissario che venerdì prossimo farà nuovamente il punto della situazione. Nel frattempo il Consorzio di bonifica Alta e Media pianura mantovana (40mila ettari irrigui, 12mila aziende) ha preso una drastica contromisura vietando le tradizionali irrigazioni a scorrimento. La settimana entrante sarà decisiva anche per i 4 consorzi che derivano acqua dal Po a Boretto (Enza-Bentivoglio, Parmigiana-Moglia, Agro Mantovano Reggiano e Revere): domani un vertice urgente deciderà le misure da adottare che potrebbero arrivare all'autoriduzione delle portate o alla turnazione delle irrigazioni. Questo poiché gli impianti di pescaggio sono vicini al limite e se il Po si abbasserà ancora non riusciranno a prelevare l'acqua. L'aumento della superficie a mais, favorita dal meccanismo dei contributi, peggiora la situazione in quanto si tratta di una coltura che richiede molta acqua.
L'altro fronte «caldo», è proprio il caso di dirlo, è quello delle falde sotterranee. Il loro abbassamento, parallelo a quello del Po, preoccupa per la costante diminuzione e per l'aumento della concentrazione d'inquinanti. Un fenomeno quest'ultimo, comune anche all'acqua del Po: ridotto ad un quinto (dalla portata media di 2.250 metri cubi al secondo ai circa 400 attuali), il fiume riceve comunque la stessa quantità di scarichi che per questo si concentrato, creando serie difficoltà ambientali per pesci ed uccelli acquatici.
Infine crescono i timori legati alla navigazione fluviale. Già oggi le navi commerciali sono costrette a ridurre i carichi per abbassare il pescaggio evitando di insabbiarsi. Le quote minime sono tenute a 160 centimetri grazie al lavoro delle draghe dell'Arni, ma si tratta di intaccare venti punti la cui criticità aumenta con l'abbassarsi del livello del fiume. Anche la flotta turistica, pur navigando, è costretta a modificare alcuni percorsi in quanto diversi approdi sono ormai insabbiati.