La tempesta ci ha sommersi in pochi mesi, e abbiamo visto svanire tutto ciò in cui avevamo sperato... Moriva l'idea che da lì a qualche anno avremmo strappato alla sinistra l'egemonia culturale su Cinema, Teatro, Concerti, Grafica, Radio... poveri illusi... In compenso la repressione non solo non ci aveva moltiplicato, come allora si credeva, ma oltre a piegarci ci stava metodicarnente spazzando via. Il problema era semplice (ed è tuttora cosi): "gli Istituzionali" vedevano tutto questo agitarsi come fumo negli occhi, pratiche pericolose per l'ortodossia della destra da cortile, a caccia di voti con le campagne per la pena di morte... E soprattutto i concerti! Quei riti di massa con slogan e danze erano portatori di virus pericolosamente eversivi... Sacrosantamente Vero...

Agli inizi degli anni '80 era rimasto ormai ben poco... Gli ultimi concerti di Roma dell'82 con Marchal, La Compagnia dell'Anello e Di Fiò erano stati il canto dei cigno... poi il buio. In un Campo per i primi reduci di quegli anni venni sbattuto a forza sul palco, con una chitarra che mi era costata due lire. L'impatto con il pubblico era stato discreto. Anche quando di accordi non erano giusti si barava... l'importante era urlare la nostra incazzatura contro il mondo. A questo punto si creava un primo problema... Non tanto quello della produzione personale, rimasta da allora quasi nulla (Generazione '78, Gilles, Tramonti), quanto quello della sopravvivenza di un patrmonio di canzoni che rischiava di perdersi. Decine di gruppi e i ragazzi che avevano lasciato anche prodotti interessanti, e i nostri Fratelli Maggiori dall'esilio forzato ci mandavano gli splendidi testi con cui abbiamo organizzato la Nostra Resistenza Esistenziale per altri 10 anni, testi malamente registrati ma "sentiti" più di un capolavoro professionale. Ditemi chi tra Noi Pochi non ha questi nastri. Occorreva coprire il vuoto... A volte si correva a destra e manca per animare qualche serata, la chitarra era sempre la stessa anche perché i pochi soldi dei rimborsi servivano per giomalini e manifesti. A volte si doveva parlamentare con 'i Soliti Dirigenti", sì, quelli che non potevano dire di no ai ragazzi che avevano organizzato l'incontro, ma erano allarmati da quattro accordi e due parole di speranza... alcune canzoni venivano censurate... Poveri Idioti... L'altro problema era come cassare "tutto il pattume anticomunista' di certi brani mantenendo inalterato il valore dei messaggio...
Allora passai a una prima selezione di proposte. Quelle non nostalgiche, dure ma non reazionarie, ricche di immagini ma non sbiadite da vittimismi, e rabbiose per quello scopo di resistenza che ci eravamo dati, una sorta di Valore Aggiunto della Musica Altemativa... Il palco o il cerchio intorno al fuoco ricreavano una condizione ideale per trasmettere energie, valori, a volte erano serate allegre. Provai dell'altro... Cominciai ad inserire nei concerti testi dei cantautori della Sinistra, che non sapevano neanche loro ciò che avevano scritto... il Mito... Veniva fuori un bel puzzle. Era simpatico accostare Guccini alla Compagnia dell'Anello o Finardi a Marcello De Angelis o De Gregori a Massimo Morsello. Il gioco a volte riusciva, a volte suscitava la contestazione dei fan intransigenti della Musica Alternativa come Musica Solo Nostra e il Resto Merda. Altro Paradosso: in certi canzonieri distribuiti nei nostri ambienti su quelle esperienze, alcune canzoni dei compagni vengono ora passate come nostre... tutto ciò indica qualcosa. Ma il vuoto continuava... Qualche Festa della Contea... qualche Campo... mai un progetto credibile... e i gruppi storici scomparsi. In questo clima in cui politicamente si cominciava a ricostruire qualcosa maturarono tre lavori non ufficiali, che vennero presentati come recital accompagnati da diapositive e testi parlati e musica di sottofondo: 'Al muro del Tempo', un percorso metastorico sullo scontro di Civiltà, "il Campo dei Ribelli", primo tentativo di ricerca musicale fliologica e testuale sulle insorgenze antigiacobine... "Alla Ricerca dell'Arca"... sintesi feconda anche se poco organica di tematiche musicali di marca Spirituale, Verde, lndipendentista... La Svolta si ebbe a gennaio dell'89 con il Concerto di Roma per i dieci anni dalla morte di Alberto Giaquinto... Pensando ad un amico, organizzato con la allora nascente struttura "Dart", unici militanti ad aver recuperato l'antica idea di occupazione metapolitica dei sociale. La musica "Oi" degli skinhead era giunta in Italia e aveva creato un bel fenomeno di 'Intolleranza'. Quella sera c'è stato una sorta di passaggio diconsegne... il testimone era passato... tutte le varie rappresentanze dell'attivismo romano erano presenti... vecchie e nuove... la marea era passata... altre tendenze maturate nei sobborghi delle città anglosassoni stavano facendosi largo a grandi passi, ideologizzandosi ... per noi nonni musicali dei '70 era difficile da capire ... ma una sana cattiveria Intransigente era quello che serviva...
Era il preludio dei ritorni di tuffi agli inizi dei '90, con testi tenuti nel cassetto, altre canzoni da battaglia, tendenze musicali, concerti e meeting, case discografiche autoprodotte e bollettini di Informazione... ma questa è la storia dei nostri giomi. La Nostra Musica, alla faccia di chi la voleva morta, è ancora viva e incazzata più di prima... Ancora oggi, se si vogliono organizzare iniziative politiche giovanili che abbiano un certo respiro, si deve consumare il rito comunitario dei concerti, se no niente... E ancora una volta siamo solo all'inizio...

GENERAZIONE '78

E ti svegli una mattina e ti chiedi cosa è stato,
rigettare i tuoi pensieri sulle cose del passato,
prendi un fazzoletto nero che conservi in un cassetto.
Cominciava tutto un giorno, forse un giorno maledetto,
frequentando certa gente di sicuro differente,
è un battesimo di rito con il fiato stretto in gola,
quando già finiva a pugni sui portoni della scuola,
e inciampare in un destino che ti cresceva dentro da bambino,
ed un ciondolo d'argento che ti tieni intorno al collo,
odio e amore per cercare di capire una logica ideale,
una logica ideale a cui ciecamente credi.

E tua madre piange sola e ti osserva dietro i vetri,
perché sa che non perdona questa guerra,
perché sa che non ha pace la sua terra
Un partito, vecchia storia, un'eredità che scotta,
nell'ambiguità di sempre come un senso di sconfitta,
e ignorare circostanze, giochi assurdi di potere,
che ne sai di quel passato di nostalgiche illusioni,
di un confronto che da sempre si è attuato coi bastoni?
E sentirsi viver dentro, a vent'anni, all'occasione,
per cercar di dare un senso alla tua Rivoluzione.
Poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri,
troppo sangue sparso sopra i marciapiedi
e la tua generazione scagliò al vento le bandiere,
gonfiò l'aria di vendetta senza lutto, né preghiere,
su quei passi da gigante, per un attimo esitare,
scaricando poi la rabbia nelle auto lungo il viale,
fra le lacrime ed i vortici di fumo,
da quei giorni la promessa di restare tutti figli di nessuno.

Pochi giorni di prigione ti rischiarano la vista,
dimmi, come ci si sente, con un'ombra da estremista?
Cosa provi nelle farse di avvocati e tribunali?
Ed Alberto che è finito dentro l'occhio di un mirino,
la Democrazia mandante, un agente l'assassino.
E Francesco che è volalo sull'asfalto di un cortile,
con le chiavi strette in mano, strano modo per morire.
Braccia tese ai funerali ed un coro contro il vento,
"oggi è morto un Camerata ne rinascono altri cento".
E il silenzio di un'accusa che rimbalza su ogni muro,
questa volta pagheranno te lo giuro

Poi la sfida nelle piazze ed i sassi nelle mani,
caroselli di sirene echi sempre più lontani,
quelle bare non ancora vendicate
le ferite quasi mai rimarginate.
Ma poi il vento soffiò forte, ti donò quell'occasione,
di combattere il sistema in un'altra posizione,
tra la fine del marxismo e i riflussi del momento,
costruire il movimento tra le angosce dei quartieri.
Ed un popolo, una lotta chiodo fisso nei pensieri
e generazioni nuove in cui tu credevi tanto.
Poi quel botto alla stazione che cancella tutto quanto.
E al segnale stabilito si da il via alla grande caccia,
i fucili che ora puntano alla faccia,
le retate in grande stile dentro all'occhio del ciclone,
tra le spire della santa inquisizione.
Poi le tappe di una crisi, di una storia consumata,
di chi trova la sua morte armi in pugno nella strada,
di chi viene suicidato in una stanza di chi scappa
di chi chiude nei cassetti anche l'ultima speranza.

E ti svegli una mattina, sulle labbra una canzone,
e l'immagine si perde sulla tua generazione,
quei ragazzi un po’ ribelli un po’ guerrieri,
che hanno chiuso nei cassetti e dentro ai cuori
tanti fazzoletti neri