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La Lega "ritira" i ministri
Maroni, Castelli e il Senatùr non adranno al prossimo consiglio dei ministri. "Senza riforme inutile stare al governo". Ma in Friuli il partito va in pezzi.
di Gianluca Roselli
MILANO - Tutti i ministri a casa, per ora solo di venerdì. Eccolo il primo segnale che la Lega spedisce nel mezzo del polverone sollevato dal tonfo elettorale in Friuli. Nonostante la sconfitta di Alessandra Guerra, il Carroccio non demorde. E sentendosi sotto processo, di fronte all’offensiva di An e Udc, che non escludono l’ipotesi di un rimpasto, ha deciso di partire in contropiede e di alzare i toni per chiedere un’accelerazione sulle riforme. Per farlo ha scelto una mossa ad effetto, come quella di disertare il prossimo consiglio dei ministri, in programma per venerdì. Lo annuncia a tarda sera, il segretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Ma prima del giovane segretario, la linea l'aveva data Bossi in persona. “Bisogna fare le riforme, questo era il patto con Berlusconi. E io le riforme non le vedo camminare - ha detto Bossi oggi pomeriggio - Adesso battagliamo: o si trova la quadra o noi non staremo passivi, sennò rischiamo di restare lì a fare da copertura e questo non lo faremo mai”. Insomma, la verifica secondo Bossi consiste nel fare il punto sul cammino del programma di governo, che secondo il leader leghista registra un netto ritardo. “Io sono ministro delle Riforme - ha aggiunto Bossi - e mi devono spiegare che senso ha il mio ministero se non si fanno le riforme. Mi devono spiegare perché An e i democristiani sono contro il nord. Mi devono spiegare l’offensiva contro Tremonti. Mi devono spiegare i ritardi sulla legge per l’immigrazione e anche perché non è stata ancora avviata la riforma della giustizia. Ecco che cosa intendo io per verifica”.
Insomma, il Senatùr sente il peso della sconfitta e, di conseguenza, il fiato sul collo di alcuni alleati di governo che ora non avranno più remore a chiedere il conto alla Lega e al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, di cui qualche centrista chiede già la testa. E se da una parte l’Udc vuole vedere ridotto il peso politico del Carroccio nell’esecutivo, dall’altra Bossi si trova costretto a correre ai ripari. Così il Senatùr chiede a gran voce una verifica per accelerare sulle riforme, mentre sulla Padania di oggi sottolinea il tradimento di An e Forza Italia in Friuli come principale causa della sconfitta di Alessandra Guerra. “Forza Italia a livello locale ha organizzato la sconfitta della nostra candidata - ha detto senza mezzi termini Bossi - per questo motivo d’ora in avanti difficilmente faremo ancora accordi amministrativi importanti con Forza Italia”.
Intanto, a gettare benzina sul fuoco, arriva anche una richiesta di chiarimento al governo da parte del ministro Bobo Maroni sul tema delle pensioni. “Il governo deve dire chiaramente se ha cambiato posizione in merito alla delega sulle pensioni - ha affermato Maroni - ho chiesto il 12 maggio un chiarimento per capire se la linea era quella che Palazzo Chigi aveva deciso, o se era quella nuova che compariva sui giornali. La mia posizione è nota a tutti. Ora aspetto di capire se è ancora la linea del governo o se qualcuno ha cambiato idea”. Fino a quando l’esecutivo non darà chiarimenti sulla sua posizione la delega rimane ferma. “Che cosa andrei a dire al Senato? Prima devo capire se il governo ha deciso di cambiare opinione. Se non l’ha fatto, la delega va avanti così, altrimenti verrà modificata”.
Intanto ieri pomeriggio in via Bellerio si è tenuto un infuocato consiglio federale in cui si sono analizzate le cause della sconfitta. Un Bossi amareggiato si è sfogato con i suoi sui voti venuti a mancare da parte degli alleati, ma ha anche fatto capire che, forse, si sarebbe potuto ragionare di più sulla scelta della candidatura. Nonostante già da qualche giorno in Lega circolavano voci di una possibile sconfitta, fino all’ultimo il Senatùr ha sperato che i dati reali smentissero i sondaggi. L’amarezza, dunque, è stata grande, anche perché Bossi avrebbe anche espresso il rammarico di aver perso per strada una figura di primo piano come Sergio Cecotti, sacrificato sull’altare della scelta dell’ex-vicepresidente regionale. Ma in consiglio federale è stato anche preso atto del fatto che il Carroccio da solo va meglio che in coalizione, quindi la linea per le prossime elezioni locali sarà più che mai quella della corsa in solitaria. E si è anche ventilata l’ipotesi di una ricostituzione del Parlamento del Nord, istituzione nata a Mantova nella metà degli anni 90.
Intanto, in Friuli, il segretario Bepi Zoppolato, le cui dimissioni sono state accettate, si lascia andare a qualche sfogo. “Mi sarei dimesso anche se avessimo vinto in contrasto con la politica di imporre candidati calati dall’alto, senza ascoltare il territorio. Io sono sempre stato contrario alla candidatura di Alessandra Guerra perché non aveva l’appoggio di tutti. Il candidato ideale doveva avere il sostegno pieno di tutte le forze politiche: deve unire e non dividere. Comunque è stata scelta lei e io ho obbedito, facendomi in quattro per tutta la campagna elettorale: il mio compito l’ho fatto fino in fondo, ma ora dico basta – spiega l’ormai ex-segretario della Lega Nord Friuli. Il quale approfitta anche per togliersi qualche rospo della gola. “Alessandra Guerra è stata brava ha gestire i suoi rapporti con il potere: per quanto ne so io, era spesso a Roma con Tremonti e Frattini. Bossi è stato mal consigliato, gli è stata descritta una situazione friulana molto diversa dalla realtà e, alla fine, la scelta è caduta su di lei. Ma Alessandra è da tempo che alle nostre riunioni non si fa vedere e che agisce sganciata dal partito locale. E poi si è proposta in modo arrogante, senza cercare il dialogo: o si era con lei oppure contro di lei. Io ho fatto il mio dovere lavorando per lei, ma ora dico quello che penso: la Guerra era una candidata sbagliata, già destinata alla sconfitta”. Una sconfitta che secondo Zoppolato è tutta della Guerra e non del partito: “Rispetto alle politiche siamo passati dall’8,2% al 9,3%, segno che sul territorio abbiamo lavorato bene: la Lega ha aumentato i consensi e potrà risorgere, a patto che si faccia politica col cuore, con gli ideali, e non pensando alle ‘cadreghe’…”.
Ora, dopo le dimissioni di Zoppolato, in Friuli Bossi manderà un commissario per fare il punto della situazione e calmare le acque. Poi si passerà all’elezione di un nuovo segretario. La prima candidata naturalmente è lei, Alessandra, anche se Bossi preferirebbe un nome diverso, lasciando alla "signora in verde" il compito di guidare il gruppo in Regione, dai banchi dell’opposizione. Forse la ‘liaison’ tra il Senatùr e la bella Alessandra è davvero finita…
(11 GIUGNO 2003, ORE 18:00, aggiornato alle 180)