Lo dice Bossi: "Lega determinante nel Nord". Calderoli d'accordo: "Siamo qui vivi e vegeti, e il mal di pancia ce l’ha qualcun altro". Ma Storace li attacca.
ROMA - “La Lega è forte al nord, è il partito determinante. E la nostra scelta di andare da soli al primo turno ha pagato. Ho fatto questa scelta perché pensavo che occorresse fare chiarezza, e così è stato”. E’ l’unica brusca battuta, tra l’altro fatta a distanza, per telefono, da Umberto Bossi in questa prima tornata di elezioni amministrative. Per il resto della giornata, fino a tarda sera, il leader della Lega se n’è stato nel suo ufficio di via Bellerio, in silenzio, nemmeno un saluto ai giornalisti presenti. Prudenza insomma, perfino dal Senatur, abituato a ben altri toni. D’altronde, sia il leader del Carroccio che i suoi, tutto si aspettavano, dai risultati elettorali, meno che essere chiamati alla sbarra per l’esito più deludente che la Casa delle Libertà è costretta a incassare: la perdita della provincia di Roma, la più grande nella quale si è votato. Francesco Storace, governatore del Lazio, An, punta il dito proprio contro i padani: “Certamente non c’è gratitudine verso il ministro Bossi” spiega a caldo, imputando la sconfitta romana anche alla campagna anti-capitale della Lega, e ai toni usati dal Senatur durante la delicata questione del trasferimento di una sede Rai a Milano.
Bossi d’altronde, sebbene non si aspettasse un attacco di questo tipo, le eventuali intemperanze verbali dei propri alleati le aveva già messe in conto, fin da quando aveva deciso di andare a provare la propria forza al Nord, per poi gettarla sul tavolo del governo quando si discuterà di riforme. L’intenzione è chiara fin dalle prime ore dopo il voto: ”E’ ben noto che quando la Lega corre da sola ottiene risultati eccellenti” dice Bossi, e quando gli si chiede se ora le riforme saranno più veloci, risponde con un vero e proprio avvertimento: ”Cammineranno. Certo, bisogna andare avanti, ma questo era già nei patti che hanno fatto nascere il governo”. Di certo il Senatur ha già pronta la propria strategia: la Lega, delusa da un esecutivo che troppo spesso è sembrato nicchiare sui patti prelettorali, ora pretenderà un salto di qualità. Prima però, Forza Italia, An, e i centristi della Casa delle Libertà, dovranno ingoiare una serie di risultati che, grazie all’ostinazione di Bossi ad andare da solo al primo turno, hanno finito per ridimensionare l’intero esito elettorale del Polo. Brescia, prima fra tutte, dove si correva per il sindaco. Viviana Beccalossi, di An, si attesta intorno al 31, 5 per cento. Il candidato leghista strappa comunque 16,3. Paolo Corsini, del centrosinistra, che da solo fa il pieno: 47,9. Si andrà al ballottaggio, e Roberto Calderoli dà la chiave di lettura padana della situazione: “Abbiamo impedito che Corsini vincesse al primo turno” dice.
Ma sono in pochi a pensarla così. Per tutti, quella divisione inaspettata della Casa delle Libertà, ha tolto ossigeno al centrodestra, impedendogli la corsa compatta. Eppure la Lega non ha da lamentarsi: sbanca a Sondrio, dove il suo candidato sindaco passa al primo turno, tiene bene a Treviso, dove gioca di sponda con l’ex sindaco Gentilini (giunto al suo ultimo mandato), raccogliendone tutta l’eredità, sebbene si trovi costretta a un ballottaggio nel quale i voti degli alleati saranno decisivi per la vittoria. Subisce, però, una vera e propria debacle a Vicenza, dove passa il turno il candidato di Forza Italia unito con Alleanza nazionale e Udc, l’uscente Hullweek. E Stefano Stefani, importante dirigente del partito presentato come sindaco per sfidarlo finisce per sfiorare, senza nemmeno raggiungerlo, un misero 10 per cento.
Risultati che favoriscono una doppia lettura: la Lega,che ha contato le proprie forze, può dirsi soddisfatta. La Casa delle Libertà, finisce per disperdere voti. Il centrosinistra spera di rosicchiare risultati elettorali nello scontro tra i due. Per ora, comunque, da Via Bellerio, non è tempo di pallottoliere. Il risultato politico interno alla coalizione, evidentemente, per Bossi conta più di quello delle urne. E Roberto Calderoli non si fa sfuggire l’occasione: ”Noi usciamo a testa alta e anche di più - dice - sono quindici anni che sento queste cose, ma noi siamo qui vivi e vegeti, e il mal di pancia ce l’ha qualcun altro”. Gli altri ai quali allude, è fin troppo evidente, non sono gli avversari politici “naturali” dell’opposizione. Per i ballottaggi comunque non ci sono alternative: la Casa delle Libertà è una scelta obbligata.