Mobilitazione a favore della liturgia dei nostri padri (con il contributo del carroccio)
GIULIO FERRARI
La storica messa del 24 maggio in Santa Maria Maggiore ha fatto “il miracolo”: dopo la celebrazione officiata dal cardinale Dario Castrillon Hoyos nella basilica pontificia stracolma, che ha “rilegittimato” il rito antico, si assiste a una sorprendente mobilitazione di fedeli che invocano la concessione della liturgia dei nostri padri.
Un risveglio di spiritualità popolare che ha per culla il Nord, e che spesso vede la meritevole “intercessione” di esponenti del Carroccio. In diverse località, infatti, sono parlamentari, consiglieri comunali, segretari provinciali leghisti a fare propria la richiesta che sale dalla gente e a porsi come autorevoli intermediari presso certi vescovi riottosi, a loro agio soltanto nel compiacere le pretese progressiste.
Di questo risveglio, che ha per epicentro il cattolicissimo Veneto, è testimone e anche fautore Maurizio Ruggiero, nota figura del tradizionalismo scaligero, tra l’altro, segretario del comitato organizzatore delle Pasque Veronesi, la grande rievocazione storica dell’insorgenza popolare contro le truppe giacobine di Napoleone di cui proprio domani sera si celebra il 206° anniversario.
Dottor Ruggiero, la messa in Santa Maria Maggiore ha lasciato il segno?
«E’ così, ma è giusto osservare che il trend era iniziato prima. Certo la grande eco suscitata da quella celebrazione ha rotto un tabù e dato nuova spinta a chi si batte per ottenere che la liturgia di sempre abbia piena dignità nella Chiesa cattolica. Il messaggio è arrivato anche alla gente, a quei tanti fedeli che sembravano rassegnati nel dover accettare senza alternative una messa moderna sempre più banale e insignificante, che lascia troppo spazio a personalismi e disinvolture di dubbio gusto, quando non a veri e propri abusi liturgici e dottrinali. E che molti cattolici vogliano farla finita con certe innovazioni gratuite, recuperando il latente anelito alla sacralità, lo si è visto dalle iniziative di questi giorni in favore del rito tradizionale, così come dall’inaspettato afflusso ai banchetti dove si raccolgono le firme...»
Ci sono addirittura delle petizioni per la messa tradizionale?
«Esattamente. Stiamo assistendo a una autentica mobilitazione che oltretutto trova subito larghi consensi. Penso ad esempio a Mantova dove il responsabile locale dell’associazione cattolica Una Voce, Mansueto Bassi, ha allestito un banchetto per chiedere al vescovo la concessione di una messa tradizionale nei giorni festivi. Ebbene, soltanto negli ultimi due fine settimana sono state raccolte più di mille firme. Ma questo è un caso significativo anche perchè in città si registra un vasto coinvolgimento sociale: a favore della liturgia antica si è schierato il giornale locale, la Voce di Mantova, e soprattutto la Lega Nord. Il segretario provinciale del Carroccio, Enzo Fozzato, e il capogruppo leghista in Comune, Celestino Dall’Oglio, hanno anche partecipato alla conferenza in municipio indetta per lanciare l’iniziativa della petizione. Molte firme arrivano appunto da simpatizzanti della Lega».
Il vento della tradizione, spinto anche dal sostegno leghista, non soffia solo su Mantova...
«Sono moltissimi i centri del Nord interessati da questo risveglio delle coscienza, da questa ritrovata consapevolezza dell’importanza di vivere i valori della fede più intensamente. Praticamente tutte le diocesi del Nord si stanno muovendo. A Belluno appena piazzato il banchetto sono state raccolte 150 adesioni, lo stesso è accaduto a Rovigo, mentre analoghe iniziative sono in programma a Bergamo, Brescia, Bologna, Ferrara. E poi ancora, Gorizia, Pordenone, Udine... Va temuto presente che in numerose altre località siamo già riusciti ad ottenere la messa tradizionale, mentre ci sono diverse città dove la liturgia di sempre viene comunque celebrata da sacerdoti della Fraternità San Pio X (la congregazione tradizionalista fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre) nelle loro cappelle. Il problema, semmai, è che tutti questi luoghi sono ancora sconosciuti ai più (per informazioni, tel. 347.3665840, ndr)».
Ci sono città dove la presenza dei tradizionalisti è ormai un fatto assodato. Dove oltre alla messa vengono conferiti anche i sacramenti secondo il rito tradizionale. In altre località si assiste invece al più netto ostracismo delle curie. Come è possibile questa disparità?
«In parte dipende dall’orientamento dei vescovi. Quelli cattocomunisti, che abbracciano l’immigrazione clandestina, non vedono certo di buon occhio gli ambienti tradizionalisti e la messa che è comunemente detta di San Pio V (il Papa della battaglia di Lepanto, dove la flotta cattolica sconfisse quella mussulmana, ndr). Sono i prelati che militano a sinistra, che celebrano la messa moderna con la bandiera della pace. Con simili pastori diventa assai arduo vedersi riconoscere la dignità di una tradizione che loro osteggiano nel profondo. Ma, soprattutto, la differenza è fatta dall’impegno attivo dei fedeli. A Verona abbiamo ottenuto la messa tradizionale e tutti i sacramenti secondo l’uso antico, dal battesimo, alle cresime, al matrimonio, al funerale. E adesso chiediamo che ci venga concessa una parrocchia tradizionale, e sarebbe il primo caso. Ma se siamo all’avanguardia è perchè abbiamo duramente combattuto per ottenere tutto questo, ne sa qualcosa il presidente di Una Voce Verona, Maurizio Cavedin, e il coordinatore professor Fabio Marino. I nostri diritti sono il frutto di un braccio di ferro lunghissimo: siamo andati anche a manifestare davanti alla curia e, in quelle occasioni, non sono mancati neppure i tafferugli con i progressisti. La strada giusta è quella di non demordere, sapendo che si combatte una buona battaglia. Questa consapevolezza ci è stata molto utile quando abbiamo dovuto sopportare varie persecuzioni. Vorrei ricordare che i tradizionalisti di Verona, colpevoli di non voler accettare il credo ecumenico che mette sullo stesso piano tutte le religioni, hanno avuto l’onore di conoscere l’interessamento del procuratore Papalia ben prima della Lega Nord».
Una comunanza di destini che si spiega con l’irriducibile amore per la propria comune identità, e che affonda le sue salde radici nei valori di quella civiltà difesa per secoli dalla fede e dalle armi cristiane. Eredità oggi raccolta da tradizionalisti cattolici e uomini del Carroccio.


QUESTE FUNZIONI SONO UNO SCANDALO
L'ultima sconcertante moda dei preti progrssisiti: celebrare sopra la bandiera arcobaleno del pacifismo di sinistra
E i vescovi che scagliano anatemi contro i "lefebvriani" benedicono i nipotini di Marx
Molti vescovi progressisti che dimostrano aperta ostilità verso la messa della tradizione tollerano e promuovono “funzioni” politicizzate e prive di qualsiasi sacralità, dove spesso ai fedeli vengono propinate esibizioni che nulla hanno a che fare con la liturgia cattolica. Così il tormentone pacifista scatenato dall’attacco americano all’Iraq non ha risparmiato neppure gli altari su cui si dovrebbe celebrare il sacrificio di Cristo. La messa moderna, che per il suo carattere assembleare e desacralizzante bene si presta a ogni genere di disinvoltura, nella circostanza bellica ha toccato, come si suol dire, il fondo. Diversi sacerdoti, come testimoniano le foto qui accanto, sono arrivati ad addobbare gli altari con la bandiera arcobaleno dei pacifisti. Persino la transustanziazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo (che oltretutto nel Vangelo ammonisce: «la mia pace non è quella del mondo») è servita a sponsorizzare il pacifismo. I vescovi rispondano: queste messe, questi sacramenti di parte, sono ancora validi?

"Per Dio e per la Serenissima"
DOMANI LE PASQUE VERONESI
- Grande appuntamento con la tradizione cattolica e l’identità padana domani sera a Verona. Nella città scaligera si celebrano infatti anche quest’anno le Pasque Veronesi, nel 206° anniversario dell’eroico sacrificio dei cittadini che insorsero contro la soldataglia giacobina di Napoleone.
«In centinaia - spiega Maurizio Ruggiero, segretario del comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi - vennero fucilati presso Porta Nuova dalle truppe francesi. Noi vogliamo ricordare il sacrificio di chi donò la sua vita per testimoniare la propria fedeltà alla Serenissima Repubblica di San Marco e la fede cattolica».
Le celebrazioni delle Pasque Veronesi sono diventate una manifestazione di grande richiamo segnalate da diverse agenzie turistiche estere oltre che, naturalmente, un avvenimento di particolare rilevanza civile. Tutta la cerimonia è studiata nei minimi particolari per fornire una esatta fotografia del periodo storico: perfette e accurate le sfilate in costume, toccanti i momenti commemorativi.
La manifestazione, che avrà il suo avvio domani sera alle 21 al Tetto di Porta Nuova (con ingresso ai cancelli della Porta), prevede anche una Santa Messa tradizionale cantata in rito antico e la benedizione eucaristica della città.
La commemorazione sarà aperta dalla chiamata per nome dei controrivoluzionari veronesi caduti per Dio e per la Serenissima. Il loro martirio sarà onorato dalle salve di cannone del ’700, dagli spari con fucili ad avancarica e dal triplice alzabandiera veronese, della Serenissima e asburgico. Imponente la parata militare in costume dell’epoca. Si potrà infatti assistere alla sfilata nelle splendide divise degli artiglieri imperiali, dei fanti veneziani del Reggimento Veneto Real, degli ufficiali di fanteria della Repubblica di San Marco, degli Schiavoni e della Guardia Nobile veronese.
La Santa Messa e le cerimonie di carattere religioso connesse alla manifestazione saranno assicurate da sacerdoti vicini all’area del cattolicesimo tradizionale: «Abbiamo pensato noi a trovarli - assicura Ruggiero - tra i molti preti rimasti fedeli allo spirito profondamente cattolico che animava i veronesi caduti per la libertà della loro terra e in difesa della religione».