Roma, 17 giugno 2003
Gentile Signore/a!, caro amico/a!
ho ricevuto la Sua e-mail e mi duole veramente di averLe recato dolore o rabbia, evidentemente con mie parole non sufficientemente chiare. Riassumo brevemente il mio pensiero.
Nato in una famiglia antifascista e repubblicana ho sempre considerato il nazismo come il “male assoluto”, quasi di carattere satanico, di fronte ad un Comunismo che talvolta gli viene paragonato per giustificarlo e che considero solo un gravissimo fatto di dispotismo innescato su un errore filosofico qual è il materialismo dialettico e su una “assolutizzazione” degli importanti contenuti del concetto di materialismo storico.
Condanno la persecuzione antiebraica culminata nella shoà e, da cattolico, sento come mia colpa l’ombra che grava sulla Chiesa cattolica e sulla peraltro santa figura di Pio XII.
Avendo vissuto in Sardegna, presto liberata dalle forze armate italiane e da quelle alleate, non ho avuto la possibilità di aderire, come altrimenti avrei fatto, alla Resistenza armata. Considero il terrorismo, e cioè gli atti individuali di violenza armata contro singoli o gruppi, come l’unica forma di guerra che un popolo, militarmente non organizzato, può compiere contro una nazione armata.
La legittimità o la illegittimità del terrorismo dipende dal nemico che si combatte, ma, come forma di guerra, il terrorismo di per sé è una forma di guerra come le altre.
La Resistenza italiana ed europea, esclusa quella iugoslava contro il nazifascismo, fu una resistenza terroristica: basti pensare all’uccisione di Giovanni Gentile.
Come cattolico, secondo la dottrina del Concilio Vaticano II, gli insegnamenti del Papa e la politica ecclesiastica della Santa Sede sono a favore dello Stato di Israele, e per la sua stessa sicurezza della creazione di uno Stato palestinese, entrambi garantiti internazionalmente.
Come cattolico, secondo gli insegnamenti del Concilio e quelli del Papa, sono per il dialogo interreligioso e, quindi, anche con l’Islam; ma ritengo che il dialogo, per poter avere frutti, debba svolgersi su un piano di reale e reciproca chiarezza e riconoscimento. Questo richiede che noi cristiani rivendichiamo la nostra identità, ma siamo disposti a riconoscere pienamente la identità religioso-culturale dell’Islam. E di questa identità, così come per gli ebrei, nostri fratelli maggiori nel Vecchio Testamento, l’ “odio” e la “guerra” contro il nemico religioso e l’invocazione di Dio perché “rompa i denti nella loro bocca” e, spezzi loro le gambe, è parte integrante.
Io sono a favore dello Stato di Israele e a favore del Popolo israeliano, condanno il terrorismo palestinese, ma riconosco che fino a questo momento è l’unica forma di lotta che è resa possibile al Popolo palestinese per acquistare la propria definitiva identità in uno Stato libero e indipendente.
Ho espresso la mia solidarietà all’Imam perché l’Imam non ha detto nei confronti dei nemici dell’Islam niente di più di quello che, se non ci fosse stato il Concilio Vaticano II, noi cattolici avremmo continuato a dire dei “perfidi” giudei e dei “giudei deicidi”! Santi e Papi ben di più dissero e ben di più fecero contro gli ebrei, contro l’Islam e contro i protestanti!
Essere liberali costa, perché per essere liberali occorre essere rispettosi dell’identità degli altri, anche se non se ne condividono i valori. Ad esempio così come i cattolici in ogni Stato combattono le leggi sul divorzio e sull’aborto è logico che una futura intesa con i musulmani riconosca loro uno statuto in materia di matrimonio, di famiglia e di successione che renda legittimi due istituti loro peculiari quali sono la poligamia, almeno depenalizzandola, e il libello del ripudio come forma particolare di divorzio unilaterale.
Non so se con questa mia l’avrò soddisfatta, ma comunque La prego di credere che io non intendo nascondermi né dietro la Chiesa cattolica né dietro la mia fede di cristiano anche se cerco di vivere in conformità ad essa, e che sono un cattolico liberale nel senso del pieno rispetto della identità degli altri, ebrei e musulmani compresi, ancorché non ne condivida alcune forme di lotta. A questo proposito voglio aggiungere una sola nota: da giovane ero un simpatizzante della banda Stern e dell’l’Irgum Zwei Leumi, due valorose organizzazioni terroristiche ebraiche che, tra l’altro, fecero saltare in aria con tutti i suoi ospiti l’hotel King David a Gerusalemme e le cui forze, proclamata l’indipendenza dello Stato di Palestina, dopo una finale ripulitura dei territori dai residui arabi (vecchie, donne e bambini compresi, secondo i precetti del Vecchio Testamento) confluirono insieme all’Haganà nelle valorose forze di difesa israeliane.
Con molti cordiali saluti.
Francesco Cossiga