Viespoli: la riforma del mercato del lavoro

L’On. Pasquale Viespoli, sottosegretario al Lavoro ed alle Politiche Sociali, ha partecipato ieri alla conferenza “DALLA RIFORMA BIAGI AL MERCATO DEL LAVORO TRA PROSPETTIVE E INSICUREZZE”, che si è svolta alla Festa Tricolore di Bergamo. Alla conferenza, hanno partecipato anche le diverse rappresentanze sindacali.

Al centro la "Riforma Biagi", e quel "Libro Bianco" che Viespoli valorizza poiché “è nato in funzione dell’economia sociale di mercato, venendo incontro alla flessibilità del lavoro e non alla precarietà del medesimo: tutto questo, ovviamente, in un’epoca in cui il lavoro e profondamente cambiato". "Questa innovazione – continua Viespoli - è partita dal Patto per l'Italia che si è sviluppato attraverso la formazione orientata al mondo lavoro. Istruzione e lavoro professionale devono convergere verso un punto di equilibrio rappresentato dall'innalzamento della capacità della scuola verso un rapido e qualificato ingresso nel mondo del lavoro”.

Altro tema toccato, è stato quello della Conferenza Unificata, attraverso la quale, “è stato varato l'accordo tra ministero del Lavoro, ministero dell’Istruzione e Regioni: si tratta della sperimentazione a doppio canale in tutte le Regioni, mantenendo ciascuna la propria autonomia, della riforma Moratti”. La riforma del mercato del lavoro è invece l'inizio di una riforma più ampia che si basa principalmente su un intervento che coinvolge i servizi dei centri per l'impiego, ossia un intervento su quegli attori che non hanno oggi un funzionamento sempre rilevante, laddove si facilita un'introduzione al mondo lavoro per i nuovi assunti che passa da un discreto 7%, ad un 4% evidentemente insoddisfacente. “E' necessario – sottolinea Viespoli – un accordo migliore tra offerta e domanda di lavoro. Servono pertanto, più attori che possono fare le veci della funzione pubblica pur non essendo soggetti statali”. Avrà un ruolo importante anche l’introduzione del SIL il Sistema Informativo del Lavoro che "andrà implementato in Italia per dar vita alla Borsa Lavoro, che a sua volta rappresenta essere un elemento di coesione nazionale poiché pone al centro la mobilità di lavoratori ed imprese contro gli squilibri territoriali troppo accentuati nel nostro paese”.
Sul tema della flessibilità, Viespoli pone un importante distinguo: “va si introdotta maggior flessibilità in entrata per velocizzare l’ingresso nel mondo del lavoro, ma - continua il sottosegretario al Lavoro – a più flessibilità non deve corrispondere maggiore precarietà, ed ecco perché il Libro Bianco punta ad un sistema che ha come architrave proprio il rapporto del lavoro a tempo indeterminato. Bisogna affrontare quindi - prosegue Viespoli - le nuove tutele del mercato del lavoro, ma al tempo stesso, bisogna anche affrontare con il contributo delle forze sociali, il tema della democrazia economica e della partecipazione nel nostro paese”. Punto fondamentale, fra flessibilità, e precarietà, dice Viespoli, è l'inclusività ossia l'inclusione sociale. “I tassi territoriali - commenta Viespoli - non sono esaltanti poiché un tasso medio nazionale non vale quanto una realtà locale, tenendo conto che per esempio nel sud Italia, il tasso d'occupazione femminile scende anche ad un preoccupante 35%”.

Il rapporto tra Europa ed Italia, sul mondo del lavoro, viene descritto con altrettanta precisione, confermando che proprio l’Europa ha chiesto all’Italia di migliorare i propri servizi per l'impiego. Tutto questo, risulta essere in sintonia con la riforma del nostro paese, in quanto, afferma Viespoli, “è una riforma che interviene innanzitutto sul funzionamento dei servizi, ossia dall’orientamento della formazione sino all’incrocio tra offerta e domanda del lavoro, tenendo presente il tema centrale resta l'occupabilità”. “Oggi - continua Viespoli - parlare dei servizi e della centralità della formazione significa essere in sintonia con la concezione europea. Bisogna quindi puntare su due obiettivi: la cittadinanza attiva e l’occupabilità".
Viespoli ha infine sottolineato due aspetti fondamentali: la bilateralità con le parti sociali, riconoscendo che il sindacato si è reso partecipe evitando di comportarsi in modo tale da apparire parastatale o addirittura paragovernativo, e l’importanza del ruolo delle Regioni, che gestiranno le risorse verso le imprese che hanno maggiori difficoltà ad investire in capitale umano.

A conclusione del discorso, Viespoli ha parlato del ruolo della fabbrica, definendola “importante perché rappresenta un'avventura umana oltre che un’avventura comunitaria. La chiusura di una fabbrica è la chiusura di un pezzo di storia, di cultura, antropologia e memoria, e non solo un mero dato occupazionale. Ad oggi, la risposta verso i problemi nelle fabbriche si chiama socialità, che si realizza attraverso le tutele e le nuove garanzie".