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Discussione: I Quaccheri

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    Predefinito I Quaccheri

    I Quaccheri e la libertà dello Spirito

    Intervista a Davide Melodia, che era coordinatore nazionale degli « amici dei Quaccheri » nel nostro paese fino al 1994. Una intensa esperienza spirituale segnata da grande attenzione ecumenica, da grande libertà nelle espressioni liturgiche, dal massimo rigore nel praticare il sacerdozio universale.

    La prima domanda è proprio la più ovvia e personale. Melodia, perché l'ha fatto? Perché quacchero? Perché questa scelta sicuramente inattesa specialmente nel contesto religioso italiano?

    Ad un certo momento della mia avventura spirituale, diretta nel cristianesimo - come pastore e predicatore nelle chiese protestanti - e indiretta mediante lo studio di varie religioni, ho incontrato il quaccherismo che già mi affascinava per la sua coerenza secolare nel pacifismo. In esso ho trovato risposta ad una esigenza molteplice di evoluzione, di essenzialità, di ecumenicità, di esperienza profonda e diretta di Dio, di etica, di equilibrio tra essere e fare, di espressione. Nell'entrare nella famiglia dei quaccheri dal culto non programmato, cioè senza liturgia né pastori, ho promesso che non getterò il dono della predicazione, se mi verrà chiesto di usarlo. Mi è stato risposto di fare come mi sento, purché sotto la guida di Dio.

    Veniamo al quaccherismo. Anche la denominazione è piuttosto enigmatica e, specialmente nella facile storpiatura in « quacquero », con strane e ridicole assonanze. Cosa significa « quacchero »?

    Il nome, che italianizzato in « quacchero » suona curioso e misterioso, è quaker in inglese, e vuol dire « tremante », dal verbo to quake. Origina, secondo il fondatore del movimento, George Fox, da una risposta ironica di un giudice inglese, certo Bennett, che il Fox aveva ammonito con la frase: « Trema di fronte alla Parola di Dio! » È un fatto, comunque, che nei primi decenni, durante le riunioni in silenzio del proprio culto, i quaccheri più compresi dalla tensione spirituale provassero delle vibrazioni e facessero dei brevi interventi tremando.. Ma questo aspetto è andato via via scomparendo col tempo.

    Il nome, che da tempo è definitivamente affermato, dopo essere stato Amici nella Verità, Figli di Luce, è per il movimento: « Società religiosa degli Amici ». I simpatizzanti sono Amici degli Amici, o Amici dei Quaccheri, e possono serbare tutto il proprio bagaglio religioso.

    Al di là del nome: il quaccherismo nei suoi princìpi fondamentali, nei tratti essenziali delle sue convinzioni e dei suoi comportamenti.

    I quaccheri hanno dei principi fondamentali, ma non una dottrina, un credo, o dogma di alcun genere. È buona cosa conoscere il pensiero di George Fox, di William Penn o di R. Barclay, ed è utile fare tesoro di Quesiti e Consigli, una raccolta di massime, e della più vasta raccolta di pensiero quacchero Fede e Pratica Cristiana, ma pur essendo dei testi, non sono sacri e non sono una autorità sul piano teologico. Ciò che conta, è cercare di conoscere la volontà di Dio, e metterla in pratica.

    Il silenzio, per i quaccheri, è una via maestra per conoscere tale volontà divina, in un raccoglimento senza liturgia, senza sacramenti (la vita intera è un sacramento), senza pastori, in cui nulla possa distrarre il credente dalla ricerca della luce interiore.

    Naturalmente, il silenzio del culto - che non è assenza di parole, ma ascolto della Parola di Dio che è incisa nel cuore dell'uomo, e può comunque farsi sentire senza mezzi e persone intermediarie - non è un valore in sé, ma uno strumento di valore. La luce interiore (di Cristo) non è un fenomeno luminoso che si cerca di provocare, ma una condizione che si può trovare e ritrovare, nel raccoglimento dei presenti disposti in cerchio. E il silenzio può essere reso più ricco da qualche breve intervento spontaneo di chi, fra i presenti, sente l'urgenza di esprimersi brevemente su una cosa che prova in quel momento, con una breve preghiera, una citazione biblica. Può accadere che un intervento, considerato comunque un servizio (ministero), possa ispirarne altri.


    Bernard Picard, Riunione di Quaccheri a Londra: parla una donna (circa 1723) - Immagine tratta dal sito http://www.virtualmuseum.ca/ (©The Provincial Museum of Alberta)

    Dopo un'ora circa la riunione si chiude con una stretta di mano circolare, ed anche se non ha dato frutti straordinari è considerata una cosa altamente preziosa, perché ha messo in comunione dei fratelli. Il principio base però, il punto fermo da cui è partito il pensiero quacchero, e che ne costituisce a tutt'oggi l'essenza, è la certezza che esiste « una parte di Dio in ogni creatura ». Fox diceva: « That of God in every one ». Alcuni potranno speculare teologicamente o filosoficamente, sul perché e il come quel tanto di Dio sia nell'uomo, se è l'anima, lo spirito o cos'altro; il quacchero non lo discute, vi aderisce con semplicità, non lo impone a nessuno, lo vive e lo dimostra. Come? Rispettando nel prossimo, amico, protestante, cattolico, ebreo, musulmano, indù, buddista o ateo, la creatura di Dio, portatrice di una somma di eterno.

    Quindi: il nemico non esiste. L'altro è come me, anche se non lo sa. Di qui il pacifismo, la nonviolenza, l'obiezione di coscienza, la parità assoluta tra uomo e donna, la fratellanza universale e cosi via.
    Di qui la ricerca di « quel tanto di Dio » che è in noi, per cominciare, altrimenti non si riesce ad amare il prossimo.
    Di qui il culto del silenzio, per trovare un rapporto diretto con lo Spirito dal quale si può essere guidati nelle scelte della vita.
    Di qui una vita di servizio continuo, di impegno socio-religioso che ha pochi eguali, perché il quacchero non si blocca sul divario tra fede e azione: credere e operare è un tutto unico. Se credi, operi, se ascolti Dio, operi nella giusta direzione. Invece di dedicare parte del suo tempo o degli Amici alla costruzione di templi, di parati, di apparati, alla gestione di cerimonie complesse, di culti elaborati, alla ritualità di sacramenti, la Società degli Amici dedica tutto il tempo e il denaro e le persone ad attività quali: la pace, la riconciliazione degli uomini, la presenza nei luoghi di conflitto per soccorrere i più deboli, la soluzione di problemi carcerari, sanitari, la scuola, l'alfabetizzazione, l'informazione. Le attività, le sigle che ne derivano, sono moltissime, in ogni parte del mondo, e si svolgono con discrezione e umiltà.

    Quaccheri in Gran Bretagna, negli Stati Uniti... Quaccheri anche in Italia? Se sì, con quale consistenza, spazi, visibilità?

    In Italia, il Quaccherismo non ha mai avuto una forte risposta positiva. Forse la totale assenza di riti, la mancanza di propaganda con fini di conversione, e perfino il silenzio - che ha certamente un suo fascino religioso e poetico in generale, posto al centro della cultualità, senza una guida sicura e riconosciuta cui appoggiarsi - non contribuiscono alla sua conoscenza e diffusione. Ma la gente matura, oggi, vuole sapere e affrontare i problemi, anche religiosi, anche se tabù, personalmente, senza deleghe. Non è escluso che il Quaccherismo venga conosciuto ora in Italia, perché ha qualcosa da dire, e molto da fare, in un mondo di parole vane.

    Ultima domanda: qual è la collocazione del quaccherismo nel contesto dell'ecumenismo cristiano e dei rapporti tra le religioni?

    Nei rapporti con le altre chiese, protestanti, cattolica e ortodossa, il discorso si fa complesso ma non problematico. Complesso, perché, non essendovi una gerarchia ecclesiastica e un'unica autorità centrale con poteri decisionali, ogni Meeting locale o nazionale ha libertà di scelta, oltre che situazioni diverse. Non problematico perché i quaccheri rifuggono da diatribe teologiche e organizzative, e i contrasti, se ci sono, riguardano aspetti pratici di problemi comuni.

    Dopo il primo periodo burrascoso e drammatico, in cui cattolici e protestanti non accettavano minimamente l'esistenza di un movimento totalmente a-liturgico e a-gerarchico, che suonava di per sé come una provocazione, e in cui le autorità civili e militari contribuirono per la loro parte a ostruzionismi e persecuzioni, i quaccheri hanno trovato un modus vivendi di luogo in luogo e di caso in caso, basato sulla tolleranza e il rispetto reciproco, sia con i protestanti nel cui seno sono nati durante la Rivoluzione puritana di Oliver Cromwell, sia con i cattolici, di cui condividono, con tutti i cristiani, la fede in Cristo Gesù. C'è qualche gruppo religioso che non perdona loro di non schierarsi decisamente da una parte o dall'altra, ma al quacchero gli schieramenti non interessano.

    Altri non perdonano loro di sostenere che la Parola di Dio non è tutta contenuta nelle Sacre Scritture, perché può essere udita e percepita dentro di sé nella meditazione, nella preghiera, e fuori dell'uomo, nella creazione, nella storia, e perfino in altre religioni: pur se il quacchero assicura che Cristo resta al centro della propria fede, ed è la prima fonte di rivelazione, a molti cristiani formati diversamente sembra limitativo.

    Il quacchero crede fino in fondo che « lo Spirito soffia dove vuole ... » e quindi anche al di là, prima, diversamente dal luogo di culto ufficiale, tramite un predicatore riconosciuto e debitamente preparato e consacrato.

    Ma qui sorge un altro problema. Fermo restando il principio della scintilla divina in ogni uomo, che porta il quacchero a derivarne un reale sacerdozio universale, oltre al rispetto, al pacifismo, ecc.... in America, fin dal '700, si è sentito un crescente bisogno di un minimo di guida spirituale, che il culto non programmato sin qui descritto non offre. Ne sono nati nel tempo movimenti scissionisti che hanno reintrodotto il culto programmato, con un ministro (pastore), letture, inni, sermone, e un certo spazio di silenzio. Oggi, negli Stati Uniti e nei gruppi del Terzo mondo fondati da quaccheri americani, il culto programmato è maggioritario; e risponde di fatto alla esigenza di sostegno biblico.

    I rapporti con le altre Chiese, specie sui problemi della pace e del servizio sociale, sono di norma eccellenti.

    Di Martino Morganti, CONFRONTI, Anno XVIII 3 marzo 1991

    Dal sito http://www.quaker.org/italia/

  2. #2
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    I Quaccheri

    George Fox (1624-1691), apprendista calzolaio, inizia la sua predicazione nel 1649 in Inghilterra, in un'epoca ricca di nuovi fermenti religiosi. Propone una dottrina radicale della "luce interiore" che attira numerosi seguaci. Fox li chiama "Friends" (Amici, da Gv 15, 15); il termine "quaccheri" (dal verbo to quake, "tremare") deriva, secondo alcuni, dal tremito mistico che scuote i seguaci di Fox durante le loro riunioni; secondo altri sarebbe stato usato per la prima volta da un magistrato al quale Fox aveva detto che anche per i giudici era venuto il tempo di "tremare di fronte al Signore". I primi quaccheri predicano – in virtù della "luce interiore" ugualmente concessa a ogni uomo – un ideale sociale egualitario, tradotto in gesti come il rifiuto di togliere il cappello di fronte alle autorità e del giuramento, la sobrietà negli abiti, il divieto del teatro e di altri divertimenti "pagani". Nelle loro prime riunioni escludono qualunque forma di predicazione, rituale o sacramento: attendono semplicemente, in silenzio, l'ispirazione di Dio, che potrà spingere qualcuno a prendere la parola (o in occasioni più rare a manifestazioni mistiche come i famosi "tremiti" o simili), ma potrà anche non manifestarsi affatto.

    Come conseguenza del loro atteggiamento anti-autoritario i quaccheri sono severamente perseguitati, particolarmente nel periodo della restaurazione Stuart, e circa tredicimila sono imprigionati. Il quaccherismo sopravvive anche grazie all'elaborazione teologica di Robert Barclay (1648-1690) e alla conversione dell'aristocratico William Penn (1644-1718), figlio di un ammiraglio inglese e futuro fondatore della colonia chiamata, dal suo nome, Pennsylvania, che dal 1682 accoglie numerosi quaccheri che lasciano l'Inghilterra. Sembra che l'esodo sia di proporzioni tali da fare dei quaccheri nell'anno 1700 la prima denominazione religiosa del Nuovo Mondo.

    In seguito, declinano sia il loro numero sia il potere politico che avevano acquisito, a causa dell'ostinato rifiuto di favorire, anche indirettamente, qualunque iniziativa militare, pure se meramente difensiva. Secondo alcuni autori l'influenza del quietismo cattolico (che incitava a "far tacere" le proprie personali ispirazioni, attendendo ogni cosa da Dio) avrebbe esercitato un'influenza negativa sulla crescita del movimento. Nell'Ottocento i quaccheri patiscono dapprima uno scisma liberale (gli hicksiti), quindi – come reazione – uno scisma conservatore (i wilburiti). Diminuiscono di numero negli Stati Uniti (cui daranno peraltro due presidenti, Herbert Hoover – 1874-1964 – e Richard Nixon, 1913-1994), ma – tra l'Ottocento e il Novecento – lanciano con successo un'opera missionaria, e secondo alcune statistiche il gruppo locale (meeting) più numeroso sarebbe oggi quello dell'Africa Orientale.


    George Fox - Immagine tratta dal sito http://freepages.genealogy

    Il meeting mensile, la riunione fondamentale di culto (silenzioso, secondo lo schema di Fox, nelle congregazioni più tradizionali; più vicino al normale culto protestante in altre) è l'elemento fondamentale che tiene uniti i quaccheri. Accanto al meeting mensile, quello trimestrale riunisce più congregazioni di una medesima area geografica e il meeting annuale riunisce tutti i quaccheri di una determinata denominazione o zona. Benché negli anni si sia assistito a un inevitabile processo di istituzionalizzazione, la dottrina della "luce interiore" fa ancora sì che ogni uomo, donna e anche bambino sia libero di prendere la parola in qualunque meeting. Se è vero che alcune congregazioni hanno introdotto "ministri" a tempo pieno, il principio fondamentale è quello che "tutti i fedeli sono ministri". I meeting annuali eleggono uffici e commissioni, che hanno un significato di servizio più che di gerarchia e dove le cariche sono soggette a rotazione. Nonostante le loro peculiarità indubbiamente originali, i quaccheri sono impegnati nel movimento ecumenico e lo United Meeting partecipa al Consiglio Mondiale (o Ecumenico) delle Chiese.

    In Italia l'attività dei quaccheri non è mai stata particolarmente rilevante. Per diversi anni vi è stata una presenza di simpatizzanti ("Amici degli Amici", o "Amici dei Quaccheri"), che hanno avuto come coordinatore nazionale fino al 1994 Davide Melodia. L'attuale gruppo di Bologna – che pubblica anche Lettera Quacchera – nasce da un documento, "La nostra Via", sottoscritto da un gruppo di "Amici degli Amici" nel settembre 1998, e celebra ora gli incontri silenziosi due volte al mese presso una libreria bolognese.

    Il primo articolo di fede dei quaccheri recita che "la vera religione consiste nell'incontro personale con Dio più che nel rito e nelle cerimonie". Il centro della dottrina quacchera è la "luce interiore" (inner light) che da Gesù Cristo attraverso lo Spirito Santo raggiunge direttamente ogni uomo in ogni tempo. Secondo Barclay, per ogni persona c'è un dies visitationis in cui è "visitato" da Dio e si accorge di avere in sé la "luce interiore". Da quel momento la "luce" guida i passi di ciascuno, spingendolo al bene. La Scrittura non è inutile, ma è sottoposta alla "luce interiore", dalla cui fonte è oggettivamente scaturita e grazie alla quale ogni uomo è soggettivamente in grado di farne applicazione a se stesso. Non è la Scrittura il criterio di controllo dei suggerimenti della "luce interiore", ma è invece la "luce interiore" che è il criterio di interpretazione della Scrittura.

    Trasformato dallo "Spirito interiore", il quacchero ha formato Cristo in se stesso, ma deve essere fedele a questa "nuova nascita" attraverso un comportamento coerente, le buone opere, l'impegno per la giustizia e per la pace. I quaccheri riconoscono un "battesimo interiore dello Spirito" e un'eucaristia "interiore" come partecipazione intima dell'uomo al Corpo Celeste di Cristo: entrambi non richiedono segni esteriori, e anzi questi sono considerati sostanzialmente inutili. Originariamente, i quaccheri rifiutavano anche qualunque forma di magistero e di ministero professionale. Oggi numerosi gruppi adottano il "culto programmato" guidato da un ministro (spesso non a tempo pieno), con un uso maggiore della Bibbia. Il quacchero crede tuttavia fermamente che "lo Spirito soffia dove vuole", e che la sua vita spirituale è guidata dalla "luce interiore", non da un'autorità esteriore o da un pastore.

    http://www.cesnur.org/religioni_ital...adicale_03.htm

    Dal sito http://www.cesnur.org/

  3. #3
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    Predefinito Sul silenzio

    Una breve scelta di brani di autori quaccheri che propongono alcune riflessioni sul silenzio, loro tratto essenziale e fondante, cui è sempre necessario tornare.


    *^*^*^*^*

    «Il seme cresce in voi nel silenzio, dove potete trovare nutrimento, nello spirito di vita... Là c'è innocenza e semplicità di cuore, lo spirito si vivifica, la vita si nutre».
    Ep. 181 (1659) - Dalle Lettere di Fox

    ____________

    «La vostra forza è nel restare fermi e tranquilli, e nell' esserne rigenerati.Occorre che sappiate come attendere e come camminare dinanzi a Dio, mediante lo Spirito che è in voi... E, amici, dovunque vi riunite, prestate attento ascolto gli uni agli altri, sul fondamento di quanto è eterno, e badate che le vostre parole provengano dalla vita eterna».
    Ep. 46 (1653) - Dalle Lettere di Fox

    ____________


    «A quel tempo [Fox] insegnava il silenzio, essendone egli stesso un esempio. Egli si sforzava di sottrarre gli uomini alle pratiche religiose («selfperformances ), rendendo testimonianza e volgendoli alla luce del Cristo dentro di loro, ed incoraggiandoli ad aspettare con pazienza di sentirne la forza nei loro cuori, affinché la conoscenza e il culto di Dio si fondassero sulla potenza di una vita senza fine, nella luce ».
    William Penn, prefazione al Diario di G. Fox

    ____________


    «Mi recavo alle riunioni in una condizione di spirito di religioso timore e mi sforzavo di diventare intimamente familiare con il linguaggio del Vero Pastore. Un giorno, in una riunione, mentre ero sottoposto ad una intensa prova spirituale, mi alzai e dissi qualche parola, ma non attenendomi all'ispirazione divina, dissi più di quello che era richiesto da me; accorgendomi presto del mio errore, ne fui afflitto per qualche settimana senza luce alcuna né conforto, al punto che non potevo trovare soddisfazione in nulla. Mi ricordai di Dio, ne fui turbato, e nelle profondità della mia angoscia egli ebbe pietà di me e mi inviò colui che conforta. Allora sentii il perdono per la mia offesa, e divenni calmo, tranquillo, pieno di riconoscenza verso il mio misericordioso Redentore per le sue grazie. Dopo questa esperienza, sentendo ormai aperta la sorgente dell'amore divino insieme a una certa sollecitudine a parlare, dissi poche parole in un incontro: e in questo trovai pace. Credo che questo avvenne circa sei settimane da quell'altra volta, la prima, e siccome ero così umiliato e disciplinato sotto la croce, la mia intelligenza si rafforzò in modo da discernere il linguaggio del puro Spirito che interiormente opera nel cuore e che mi aveva insegnato ad aspettare in silenzio, talvolta per molte settimane di seguito, fino a che risuonasse quel richiamo che, come una tromba, invita la creatura a levarsi. È così che il Signore parla al suo gregge».
    Dal diario di John Woolman (1720-1772)

    ____________


    «Mentre ero troppo giovane per avere una religione per me stesso, mi trovavo in una casa dove la religione manteneva la sua fiamma sempre accesa. Avevamo ben poca « roba », ma eravamo ricchi di un benessere invisibile. Non ero stato battezzato e « fatto cristiano » in una chiesa, ma ero asperso dalla mattina alla sera dalla rugiada della religione. Non consumammo mai un pasto che non cominciasse con un silenzio di ringraziamento; non cominciammo mai una giornata senza una « riunione di famiglia » in cui la mamma leggeva un capitolo della Bibbia, lettura seguita da silenzio intenso. Questi silenzi, durante i quali i bambini della mia famiglia erano fatti tacere in una sorta di timore reverenziale, segnarono significativamente il mio sviluppo spirituale. C'era lavoro dentro e fuori la casa che aspettava di essere fatto, eppure eccoci seduti in silenzio, quieti, senza far nulla. Scoprii ben presto che qualcosa di reale stava accadendo. Sentivamo aprirsi dentro la via che conduce laggiù, donde vengono le parole vive: e molto spesso venivano. Qualcuno rendeva onore a Dio e parlava con lui in maniera così semplice e tranquilla che lui non sembrava mai lontano. Le parole aiutavano a spiegare il silenzio. Stavamo trovando quello che cercavamo. Quando cominciai a pensare a Dio non ho mai pensato a lui come distante. Durante gli incontri alcuni degli Amici che pregavano parlavano forte quando lo invocavano, ma a casa egli udiva sempre facilmente e sembrava essere lì con noi nel silenzio vivente.
    Molto spesso in questi incontri per il culto, che di solito duravano per quasi due ore, c'erano lunghi periodi di silenzio, perché non abbiamo mai cantato per riempire le pause. Non credo che nessuno mi abbia mai detto a cosa serviva il silenzio. Non sembra necessario spiegare il silenzio quacchero ai bambini. Loro sentono quello che significa. Non sanno che fare di periodi molto lunghi di silenzio, ma c'è qualcosa nei brevi, vivi e pulsanti momenti di silenzio che soddisfa la vita sommersa del bambino e lo indirizza verso una vita più nobile e una più santa aspirazione. Non so se c'è un metodo di culto che operi con un potere più sottile o che con più efficacia formi moralmente e culturalmente».
    Rufus J. Jones (1926)


    Dal sito http://www.quaker.org ( http://www.quaker.org/italia/testi/silenzio.html )




    Riunione di Amici a Londra, nel 1770 circa

  4. #4
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    Il quaccherismo nella vita quotidiana
    di Harvey Gillman - daI Piccoli Quaderni Quaccheri - Resp: Luciano Masolini

    Vorrei dividere questo discorso in tre parti: i fondamenti, cioè la base delle nostre convinzioni di Quaccheri; il culto silenzioso; e le conseguenze pratiche di una tale fede nella vita quotidiana.

    C'è in ognuno una scintilla divina, una luce che è Dio. Questa luce è la nostra autorità principale e il nostro criterio, e ci orienta nella vita. Si chiama anche luce di Cristo nel cuore.

    I primi Quaccheri dicevano che Cristo era venuto a insegnare al suo popolo Lui stesso - senza l'intermediario delle chiese con le loro gerarchie, senza l'uso dei sacramenti esterni, senza sacerdoti, anche senza fare ricorso a un libro, per quanto esso sia sacro o speciale.

    Questa luce può brillare in chiunque, sia cristiano che non cristiano; ma noi cristiani ne vediamo i raggi soprattutto nella vita, nell'insegnamento e nella morte di Gesù di Nazaret. Lui è l'esempio che noi cerchiamo di seguire - e qui poniamo l'accento non sulla dottrina della chiesa, non sui credi, ma sul modo di vivere.

    Per noi le azioni sono più importanti delle parole. Le formule con cui si tenta di descrivere le realtà più profonde sono sempre limitate; le parole posssono dividere le persone, nonché condurle ad uccidersi a vicenda, mentre le azioni animate dal senso di rispetto per tutto il creato sono capaci di conciliare.

    Vediamo nella storia del cristianesimo troppi esempi di odio e di rivalità fra gruppi che si sono opposti gli uni agli altri, e questo a causa delle parole di cui si sono serviti per fare della loro verità parziale un grido di guerra.

    Amiamoci gli uni gli altri, ecco il nuovo comandamento di Gesù.

    L'amore è il contrassegno di una vita vissuta secondo le direttive di questa luce interiore.

    Ma, mi chiederete, come sappiamo che questa luce viene da Dio e non dalla propria volontà? Come possiamo constatare che la voce interiore che ci parla e ci guida è veramente una voce divina?

    La convinzione della luce interiore in ognuno può portare a uno sfrenato soggettivismo - e di quando in quando mi pare di far parte di un gruppo tanto individualistico da temere che non saremo mai d'accordo - ma, malgrado tutto, ci sono momenti in cui sentiamo fra di noi una forza che ci unisce, una forza divina che opera nel silenzio.

    Tale unità risulta dal fatto che vediamo, oppure tentiamo di vedere i raggi di questa luce divina non solo nel nostro cuore ma anche nel cuore altrui. Come dicevano i primi Quaccheri, l'eterno in me si rivolge all'eterno in te. L'unità risulta dal fatto che aspettiamo insieme nel silenzio della riunione di culto.

    Che cosa aspettiamo? Aspettiamo che le esigenze della vita quotidiana si plachino, che i rumori della vita affaccendata tacciano; che possiamo sentire quella voce calma che ci parla di cose importanti, anzi essenziali. Naturalmente questa voce non si fa sempre sentire; possiamo partecipare al culto senza che niente sembri succederci, ma per lo meno seduti lì con gli altri Amici che condividono l'attesa con noi, possiamo dichiarare a Dio con una voce interiore: « sono qui, perdonami di non essere stato quanto avrei potuto essere; ti ringrazio di tutto ciò che hai fatto per me; aiutami, perché senza di te non trovo il mio cammino. »


    Il quacchero William Penn con gli Indiani della Pennsylvania - Immagine tratta dal sito http://www.tudo.co.uk/

    A me, per esempio, piace sentire il silenzio stesso. Rendo più regolare il respiro, svuoto la mente per quanto sia possibile. E così creo uno spazio affinché lo Spirito lo riempia.

    Benché ciò non accada spesso, ci sono momenti in cui mi sento liberato da tutti i rumori del mondo, circondato da una amichevolezza preziosa, e molto vicino al silenzio stesso di Dio (un silenzio che non è assenza, ma pienezza di possibilità).

    Qui non c'è bisogno di preghiere prestabilite, né di cerimonie che distraggono la mente da quella luce che brilla in tutti i partecipanti al culto, da quella piccola voce calma che ci parla sempre - benché a volte non vediamo brillare questa luce in tutta la sua energia né tendiamo l'orecchio a quella voce.

    Luce, voce - immagini del rapporto sacro fra Dio e noi, immagini che per i Quaccheri rappresentano lo Spirito Santo che adoriamo con amore e verità.

    Tale silenzio è alla base delle nostre riuniuni di lavoro, in cui il gruppo decide le priorità per l'avvenire: esse si svolgono nella stessa maniera delle riuniuni del culto.

    Per gli Amici la vita non si divide in due aspetti - non c'è contrasto fra sacro e profano, fra religioso e quotidiano - e tutti abbiamo una parte da svolgere, donne e uomini, tanto nelle riunioni di lavoro che in quelle del culto.

    Siamo tutti uguali, possiamo tutti dare un contributo, ciascuno ha diritto di parlare - e di essere ascoltato con rispetto e con amore. Cerchiamo di esprimere per gli altri e per noi stessi la volontà di Dio. Se nelle riunioni di lavoro non si può giungere ad una decisione unanime, la questione si ripropone in seguito. Spesso ci vuole una attesa più lunga.

    Non si ricorre a una votazione; non si tratta di maggioranza o di minoranza - la voce della persona più modesta può essere il mezzo col quale si fa sentire la voce di Dio. Tutto stà nell'ascolto, e per essere Quaccheri bisogna saper ascoltare.

    Quest'accettarsi gli uni gli altri è la forza dell'azione Quacchera, quella della semplicità, della pace, della schiettezza, quella della uguaglianza di tutti (donna e uomo, persona di colore e bianco, bambino e adulto), del darsi del tu, derivano tutte da questa vita vissuta in armonia con Dio, con il prossimo e con l'ambiente.

    Non siamo semplicemente un'organizzazione di lavoro assistenziale, né di pacieri: siamo un piccolo gruppo (circa duecentomila nel mondo), ma facciamo parte di un'avventura spirituale.

    Le sue fonti sono religiose, le sue conseguenze sono sociali. Se tentiamo di trovare una pace interiore, possiamo lavorare per una pace sociale e internazionale; se cerchiamo segni divini in tutto il creato, possiamo lavorare per la salvaguardia della natura e contro l'inquinamento del pianeta; se trattiamo il vicino da uguale, da immagine di Dio, possiamo aiutare nelle loro lotte per i diritti umani quelli che sono più lontani.

    Ci adoperiamo per costruire, per così dire, una città nuova spirituale, umana, libera, in mezzo alla città vecchia materialistica, consumista, disumana.

    A volte ci sentiamo troppo stanchi, troppo pochi, e gli ideali sembrano impossibili; ma il nostro cammino di Quaccheri è di vivere come se questi ideali fossero attuabili. E non agiamo da soli.

    http://www.quaker.org/italia/index.html

    Dal sito http://www.quaker.org/italia/index.html

  5. #5
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    Predefinito Re: I Quaccheri

    In Italia l’attività dei quaccheri non è mai stata particolarmente rilevante. Per diversi anni vi è stata una presenza di simpatizzanti (“Amici degli Amici”, o “Amici dei Quaccheri”), che hanno avuto come coordinatore nazionale fino al 1994 Davide Melodia. L’attuale gruppo di Bologna – che pubblica anche Lettera Quacchera – nasce da un documento, “La nostra Via”, sottoscritto da un gruppo di “Amici degli Amici” nel settembre 1998, e celebra ora gli incontri silenziosi due volte al mese presso la Scuola di Pace bolognese, un’attività avviata da Pier Cesare Bori (1937-2012).

  6. #6
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    Predefinito Re: I Quaccheri

    Alcuni tra i volontari della prima spedizione di Greenpeace appartenevano al gruppo religioso dei quaccheri che crede nella pratica delle proteste non violente. Questa prima azione diretta e non violenta diverrà tipica della testimonianza di Greenpeace.

    Gli Shakers sono i membri di un ramo del protestantesimo puritano dei quaccheri nati nel primo Settecento conosciuti anche come la Società unita dei credenti nella seconda apparizione del Cristo.

    Le origini dello Spiritismo moderno della Chiesa Spiritista sono spesso fatte coincidere con i fatti di Hydesville, New York, USA, che videro come protagoniste le sorelle Fox nel 1848. Tuttavia alcuni credenti vedono l'inizio non ufficiale del movimento nel gruppo quacchero degli Shakers, formatosi nel '700 perché una coppia di Shakers aveva rapporti di amicizia di lunga data con le stesse sorelle Fox.

 

 

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