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    Predefinito La "stanza rotante" di Nerone

    Scoperta la stanza rotante di Nerone, sala da pranzo della Domus Aurea

    Una stanza rotante che imitava il movimento della terra, con il pavimento poggiato sull'acqua, per riflettere la smania di potenza di Nerone 'Helios'. La sala da pranzo della Domus Aurea, finalmente emersa dalle viscere del colle Palatino a Roma, non è più solo leggenda. Il gioiello della tecnica con cui Nerone stupiva i suoi ospiti durante banchetti e feste è stato scoperto per caso durante i lavori di consolidamento della soprintendenza speciale per i beni architettonici in un'area del colle chiamata Vigna Barberini.

    E con questa scoperta l'imperatore sembra aver tirato, a distanza di quasi duemila anni, la sua ultima beffa agli studiosi, i quali finora avevano identificato la sala da pranzo chiamata 'coenatio rotunda' nella sala ottagonale sul Colle Oppio e non sul Palatino, 'snobbando' erroneamente il racconto degli antichi. A mettere in evidenza questa meraviglia del passato, senza eguali nell'architettura romana, è tutta la struttura rinvenuta: una sorta di torre eretta a picco sulla Valle del Colosseo, che all'epoca era occupata da un lago artificiale, consentendo una panoramica a 360 gradi dal Campidoglio all'Aventino, dal Celio al Colle della Velia. La struttura è databile dopo l'incendio del 64 d.C. e prima della damnatio memoriae di Nerone, cominciata con i Flavi, che spazzarono via tutto.

    Della rotonda dell'intera struttura, che potrebbe estendersi su circa 60 metri di lunghezza, finora è visibile un tratto del muro perimetrale dello spessore di 2 metri e 10, che disegna un cerchio di 16 metri. Pilone e muri perimetrali dell'intera struttura sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera, che coprono rispettivamente il primo piano, ancora in corso di scavo, e un secondo livello. Sono visibili attualmente sette archi: quattro del livello superiore, di cui uno solo integro, e tre di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra. La particolarità di questo livello è data dalla presenza di incassi circolari, riempiti di una sostanza scura non identificata che sarà analizzata. E' questo il particolare che, insieme alla forma circolare del fabbricato e alla sorprendente potenza del pilone centrale, lascia ipotizzare la presenza dell'ennesima stravaganza dell'eccentrico imperatore romano: una stanza rotonda dal pavimento di legno appoggiata a una ruota dal diametro di 12 metri e con un pilastro di quattro metri, che ruotava su sè stessa giorno e notte attraverso cuscinetti a sfera e con il pavimento poggiato sull'acqua. Un congegno geniale al servizio della follia di un imperatore che, sentendosi un dio al centro del pianeta, era convinto di poter ricreare 'il mondo in una stanza'.

    (29 settembre 2009)

    Scoperta la stanza rotante di Nerone, sala da pranzo della Domus Aurea | Roma la Repubblica.it

    Dal sito Roma la Repubblica.it | Homepage
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 30-03-10 alle 23:07
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  2. #2
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    Predefinito Rif: La "stanza rotante" di Nerone

    La "Cenatio Rotunda" con vista mozzafiato dal Palatino sulla valle del Colosseo.
    Il ritrovamento è avvenuto per caso durante gli scavi alla Vigna Barberini.


    Scoperta la sala da pranzo girevole dove Nerone godeva panorami a 360°

    Un congegno formato da doppi archi a raggiera che sostenevano una piattaforma circolare di almeno sedici metri di diametro. La rotazione non è casuale: si lega alla simbologia del sole cui si assimilava l'imperatore romano.

    di Laura Larcan

    ROMA - Fino a oggi era rimasta avvolta nel mito della figura di Nerone. Svetonio, nella biografia dell'imperatore romano, la definiva "coenatio rotunda", la sala da pranzo della Domus Aurea che girava di giorno e notte imitando il movimento della terra, per godere di un panorama mozzafiato dall'alto del Palatino, sulla valle del Colosseo, quando ancora era invasa dal grande lago.

    Le fonti antiche raccontano di un luogo privilegiato per banchettare e intrattenere illustri ospiti sotto una cascata continua di petali di fiori. Ebbene, gli archeologi l'hanno trovata, proprio sul Palatino, in modo del tutto casuale, durante uno scavo preliminare di consolidamento nell'area della cosiddetta Vigna Barberini, progettato e condotto dalla soprintendenza archeologica, in collaborazione con l'equipe di Françoise Villedieu, iniziato a giugno, ma concentratosi negli ultimi quindici giorni, e che da oggi continuerà grazie ai fondi straordinari frutto della gestione commissariale dell'area archeologica centrale, pari a circa 200mila euro.

    L'importante scoperta è stata annunciata oggi dal sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, dal soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, dalla direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei. Quello che emerge dallo scavo è un possente pilone circolare, una sorta di torre di quattro metri di diametro rivestita di mattoncini laterizi alta circa dieci metri, presumibilmente il perno della "coenatio rotunda" il padiglione per banchetti voluto da Nerone e realizzato tra il 64 e il 68 d. C., dopo l'incendio di Roma, per impreziosire la parte della sua Domus Aurea che sorgeva sul Palatino.

    Alla torre è collegato un sistema di doppi archi a raggiera (di cui ne sono visibili sette, quattro al livello superiore e tre all'inferiore) che presumibilmente sostenevano una piattaforma circolare di almeno sedici metri di diametro. Il cosiddetto piano mobile di appoggio ha rivelato la presenza singolare di tre cavità semicircolari di 23 centimetri di diametro, che hanno fatto ipotizzare meccanismo sferici su cui poggiava il pavimento di legno e in grado di farlo muovere spinto da un sistema idraulico.

    La struttura doveva godere di una posizione eccezionale a picco sulla valle del Colosseo e consentiva una panoramica a 360 gradi dal Campidoglio all'Aventino. "La Coenatio Rotunda - dice Bottini - doveva essere un padiglione leggero che ruotava lentamente con un sistema forse di mulino ad acqua.

    La simbologia della rotazione non è casuale: si lega alla simbologia del sole cui si assimilava Nerone. Prima si riteneva che la rotonda corrispondesse alla Sala ottagona della Domus Aurea sul Colle Oppio, si pensava che ruotasse il soffitto. Le fonti a questo proposito sono scarse. Quello che è certo è che per girare doveva essere una struttura leggera, di legno con rivestimenti di stoffa, una sorta di padiglione adatto allo stile da giardino, un gazebo ante litteram.

    Questa possente torre, che rappresenta un unicum nell'archeologia, senza esempi simili, con i suoi quattro metri di diametro e uno sviluppo di arcate impressionante, può davvero essere la struttura che sosteneva la giostra per banchetti di Nerone.
    "Siamo stati fortunati. È una scoperta casuale, ma ci ha restituito una struttura senza paragoni", dice senza nascondere l'emozione la direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei.

    "Da tempo cercavamo la Domus Aurea sul Palatino, secondo la descrizione delle fonti, ma finora con scarsi risultati. Ho sempre pensato che qui su questa terrazza della Vigna Barberini ci potesse essere l'affaccio panoramico di Nerone. E oggi a indicarci che è una struttura d'epoca neroniana sono tanti indizi chiave.

    La tecnica edilizia, le dimensioni, la disposizione in asse con le strutture già note della Domus Aurea, la tipologia raffinata e portentosa della torre con le arcate, sono tutti dettagli che possono avvalorare una datazione all'epoca neroniana e l'ipotesi della coenatio. Sappiamo che Nerone aveva due architetti eccezionali che, per citare le fonti, facevano quello che in natura era impossibile, Severo e Celere.

    Questi hanno fatto architetture di una tale raffinatezza tecnica che ora attendiamo con trepidazione di scoprire il segreto del meccanismo di rotazione. Dovremo scoprire cosa c'è dentro il pilone". Gli scavi continueranno per tutto l'autunno, anche perché l'intera struttura, ancora in parte interrata, potrebbe estendersi per circa sessanta metri di lunghezza. La speranza è di rendere la "coenatio rotunda" una tappa del percorso di visita del Palatino.

    (29 settembre 2009)

    Scoperta la sala da pranzo girevole dove Nerone godeva panorami a 360° - Arte - Repubblica.it

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    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 30-03-10 alle 23:08
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

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    La Domus Aurea, nella storia, nel mito… e in Svetonio




    La “Domus Aurea” sorgeva dove oggi si sviluppano parchi e tessuti urbani a sud-est del Colosseo (nella direzione di una delle “punte” che scaturiscono dalla pianta ellittica, quella opposta ai Fori). L’anfiteatro non esisteva ancora e al suo posto un piccolo corso d’acqua formava un laghetto, di cui Nerone si era appropriato racchiudendolo all’interno del muro di cinta della sua villa. Questo tratto di mura si trovava dal lato dell’altra “punta”, quindi proprio di fronte ai Fori, e qui Nerone aveva posizionato l’ingresso, segnandolo con una enorme statua che lo raffigurava (recenti studi ritengono trattarsi di quella attribuita in passato a Costantino) detta “il Colosso”, da cui scaturì il nome popolare dell’anfiteatro Flavio.

    Alla morte di Nerone, la Domus Aurea fu smantellata dai successori finché, per realizzare le sue terme, Traiano ne usò le possenti strutture come fondazioni e reinterrò le rimanenti parti, quasi a distruggere ogni traccia della presenza dell’odiato predecessore. Si formò così un rialzo dell’originaria collina che costituì il parco antistante le terme, noto oggi con il nome di Colle Oppio.

    Un particolare interessante è costituito dal fatto che si conosce il nome degli architetti che lavorarono sia per Nerone che per Traiano, tutti provenienti dalle aree orientali dell’Impero; la Domus Aurea fu progettata dagli architetti Celere e Severo mentre le decorazioni pittoriche furono affidate al pittore Fabulo. Le Terme di Traiano sono opera di Apollodoro di Damasco, che con questa realizzazione stabilizzò i canoni tipologici dei successivi impianti termali.

    Sovrastata dal caos delle terme e sepolta dal parco, della Domus Aurea si perse lentamente la memoria ma non il mito.




    Durante l’epoca rinascimentale, quando artisti e studiosi convergevano su Roma alla riscoperta di stili e tecniche della classicità, alcuni pittori vennero indirizzati dalle voci popolari a visitare strane grotte in cui, alla luce delle torce, si svelavano graffiti raffinati ma dalle tematiche sconosciute e inquietanti. Convinti di essere pervenuti al cospetto di forme primitive d’arte, gli artisti iniziarono a ispirarsi a quei temi e a ripristinare quello stile, definito per la sua origine “grottesco”. Mentre il termine cominciava ad acquisire connotazioni semantiche diverse, suggerite dall’aspetto inquietante degli ibridi rappresentati (figure composte da parti umane, animali e vegetali armonicamente riassemblate in organismi unitari), l’attenta lettura delle fonti permise di capire che le volte delle caverne non erano naturali ma quelle cementizie della mitica residenza neroniana, e che le raffinate decorazioni non erano certo astruse composizioni primitive bensì le opere di Fabulo, che aveva probabilmente voluto rendere in forma grafica i simboli e le allegorie di qualche oscuro culto esoterico cui Nerone sembra sia stato dedito.




    Interessante è anche la descrizione della Domus Aurea che Svetonio ci tramanda nelle “Vite dei Cesari” (“De vita duodecim caesarum”); lui che fu così caustico nel giudicare Nerone, al punto da determinare i luoghi comuni con cui viene ricordato, sembra comunque inchinarsi davanti alla magnificenza creativa dell’opera.

    "Però non vi fu nulla in cui sia stato tanto prodigo quanto nell'edificare.
    Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino andava fino all'Esquilino, dapprima la chiamò «transitoria», poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire e la chiamò «aurea».
    Per dare un'idea della estensione e dalla sua magnificenza, basterà ricordare i seguenti dati. C'era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza, alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano come delle città.
    Per di più, nell'interno vi erano campagne ricche di campi, vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto della costruzione, ogni cosa era ricoperta d'oro e abbellita con gemme e madreperla.
    Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra.
    Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque di Albula, e quando alla fine dei lavori, Nerone inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!»"


    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 30-03-10 alle 23:08

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    Crolla parte della Domus Aurea, franato il soffitto di una galleria




    Roma, 30 mar. - (Adnkronos) - E' crollata la volta del 'quindicesimo locale' della Domus Aurea e di conseguenza il giardino sovrastante è franato all'interno. Sul posto i Vigili del Fuoco con unità cinofile e geofoni per verificare che non vi siano persone sepolte sotto il crollo. Stando a quanto riferito dai Vigili del Fuoco all'Adnkronos, erano in corso lavori di ristrutturazione ma sembra che non vi fossero operai al momento del crollo.

    ''Non ci sono danni di alcun tipo alla Domus Aurea che anzi e' in una fase di consolidamento. Quello che e' crollato e' un grottone laterale che non riguarda direttamente il Palazzo costruito da Nerone - ha spiegato all'ADNKRONOS l'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Umberto Croppi - Il crollo ha riguardato uno degli ambienti chiusi al pubblico e utilizzato come deposito. E' stato certamente ingente e sono rimasti sepolti molti reperti che pero' sono recuperabili. La volta, invece, non potrà essere recuperata. Adesso la zona è stata messa in sicurezza e si sta facendo la diagnosi degli altri ambienti''.

    Dopo il crollo di questa mattina ''certamente si pone il problema della stabilità dell'intero complesso della Domus Aurea che si trova sotto i giardini di Colle Oppio'', ha spiegato all'ADNKRONOS il soprintendente ai Beni Archeologici di Roma, Giuseppe Proietti, il quale ha confermato però che i danni ''non hanno interessato la Domus vera e propria ma due delle cosiddette 'costruzioni traianee', nelle quali erano custoditi dei materiali del Comune di Roma''.

    ''Il commissario di protezione civile nominato nel 2006, ha lavorato allo studio, all'analisi, alla progettazione e all'affidamento dei lavori di messa in sicurezza della zona. I lavori attualmente in affidamento -ha spiegato ancora il soprintendente - sono quelli relativi alla zona adiacente a quella in cui si è verificato il crollo. Questo crollo ci spinge ad ampliare e ad anticipare gli interventi che solleciteremo al commissario. Dobbiamo individuare, insieme ai Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile, le cause del crollo. E' chiaro che la Domus resterà chiusa in attesa che venga messa in sicurezza e non so quando si potrà parlare di riapertura al pubblico''.

    La Domus Aurea fu costruita dall'imperatore romano Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64. L'edificio, progettato dagli architetti Severo e Celere e decorato dal pittore Fabullo, aveva le pareti ricoperte di marmi pregiati e le volte decorate d'oro e di pietre preziose. L'enorme complesso comprendeva sconfinati vigneti, pascoli e boschi, un lago artificiale, tesori saccheggiati nelle città d'Oriente e preziosi ornamenti, fra i quali una colossale statua dell'imperatore nelle vesti del dio Sole.


 

 

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