....in Medio Oriente?
Il commissario europeo Christopher Patten è un uomo d’onore, ma intervenendo sul Financial Times se ne dimentica, e le spara grosse quando sostiene nientemeno che il processo di pace faticosamente avviato in Medio Oriente è tutto merito del suo supergoverno, che avrebbe concepito l’idea della road map, l’avrebbe perseguita anche quando non era popolare oltreoceano, mai avrebbe smesso di sostenere la legittimità dell’autorità palestinese, finanziandone le riforme quando
Israele aveva bloccato i fondi, garantendone il graduale rinnovamento, la pulizia contabile, insomma preparando il clima favorevole di oggi.
Doveroso ricordare a Patten e alla Commissione che:
1) la road map, elaborata dal Quartetto, Usa, Russia, Europae Onu, ha avuto la prima chance di non essere più solo un’esercitazione di diplomatici, l’Oslo dei poveri come sempre gli addetti l’hanno chiamata, solo dopo che la guerra di liberazione dell’Iraq ha cambiato il clima nella regione, e obbligato i paesi arabi al dialogo;
2) che Yasser Arafat, principale beneficiario dei fondi europei, li ha sempre usati per rafforzare il potere e corrompere l’autorità palestinese, contribuendo così alla miserabile condizione di vita della popolazione;
3) che quei fondi sono andati anche ai terroristi di Hamas, ipocritamente divisi in braccio politico e filantropico senza tema del ridicolo;
4) che la nomina di Abu Mazen a primo ministro è stata strappata ad Arafat solo dopo che l’isolamento del rais da parte degli Stati Uniti, e non dell’Unione europea, lo ha costretto a cedere; 5) che ancora oggi Arafat ostacola il processo di pace, facendo leva sul credito del quale gode ancora presso alcuni governi europei e l’Unione stessa, e che solo due giorni fa, a Sharon che chiedeva non di esiliarlo o arrestarlo, ma di relegare il vecchio rais a un puro ruolo rappresentativo, come una regina, Tony Blair ha detto di essere d’accordo ma di avere l’Unione europea contro.
Il cinismoè un impedimento alle conquiste, scrive Patten.
Non sa quanto sia vero.
saluti