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    Le fondamenta di POL
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    Predefinito Esami di maturità: sono ancora utili?

    Esami di maturità: se ne parla sul Legno Storto:

    SONDAGGIO ESAMI DI MATURITA' - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5423

    Introduzione sondaggio - Opinione di G. Nicodemo - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5424

    Gli scrutini di Marrakech di Giorgia Giacomazzi - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5256

    GIU' LE MANI DALL'ESAME! di Pietro DeLeo - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5295

    Esami di maturità e libro nero del comunismo di Mino Bartoli - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5358


    Esami di maturità
    Mandato da Pauler Giovedì, 26 June 2003, 010 uur.
    Sono iniziati gli esami di maturità per quasi 500.000 studenti. In questi anni sono cambiati più volte, si evolvono, prevedono quizzoni e saggi, ma il rito dell'esame finale resta immutato. Ci chiediamo: quanto è utile, quanto è necessario?


    Giovanni Nicodemo ha espresso la sua opinione alcuni mesi fa sull'intero istituto scolastico e sul valore del titolo di studio. La riportiamo di seguito e con essa annunciamo il nuovo sondaggio della settimana. Favorevoli o contrari alla realizzazione dell'esame? Oggi troviamo ancora più difficoltà nel motivare la sua esistenza, visto che le commissioni sono interamente composte da membri interni e quindi chiamati a ripetere un lavoro di valutazione e conoscenza che di fatto hanno già svolto nel corso degli anni. Ma forse gli esami sono il degno epilogo di un percorso di studio e di insegnamento discutibile, che pone al centro l'interrogazione, il compito in classe come valutazione dell'apprendimento, annullando le capacità propositive e costruttive dei ragazzi.


    IL SONDAGGIO - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5423


    ________________________________________




    PER UNA SCUOLA LIBERA, EFFICIENTE E GIUSTA


    Mandato da Giovanni Nicodemo Giovedì, 27 March 2003, 211 uur.
    Aboliamo il valore legale del titolo di studio
    Uno dei problemi di maggiore importanza e più discussi oggi è senza dubbio quello dell’istruzione. E quando si parla di problemi connessi all’istruzione si fa riferimento non solo alla qualità e all’efficienza del servizio offerto, ma soprattutto alla libertà dei cittadini. L’attuale sistema scolastico fondato sul monopolio statale, oltre ad essere inefficiente e totalmente lontano dalle esigenze della società moderna, è contro la libertà dei cittadini e degli insegnanti perché basato sul principio di “indottrinamento coatto” , che è l’esatto opposto della libertà di pensiero e della formazione di uomini e donne con indipendenza di giudizio e spirito critico. Il monopolio statale dell’istruzione è negazione di libertà: unicamente l’esistenza della scuola libera garantisce alle famiglie delle reali alternative sia sul piano dell’indirizzo culturale e dei valori che sul piano della qualità e del contenuto dell’insegnamento. Il sistema di monopolio, inoltre, viola le più basilari regole di giustizia: le famiglie che iscrivono il proprio figlio alla scuola non statale pagano due volte, la prima volta con le imposte, per un servizio scadente e di cui non usufruiscono, e una seconda volta con la retta da corrispondere alla scuola non statale. Per di più, il sistema di monopolio priva della libertà di scelta i cittadini meno abbienti che avendo già sostenuto una prima volta il costo dell’istruzione non possono rivolgersi a servizi alternativi. Ancora, il monopolio statale dell’istruzione devasta l’efficienza della scuola: la mancanza di competizione tra istituzioni scolastiche trasforma queste ultime in nicchie ecologiche e protette e comporta, di conseguenza, irresponsabilità, inefficienza e aumento dei costi. Dunque, la malattia della scuola italiana si chiama statalismo.
    Una riflessione attenta su tutti questi danni prodotti dall’attuale sistema statalista, non può che indurre a pensare ad una soluzione per l’attuale situazione che si fa sempre più insostenibile.E la soluzione che più di ogni altra può riequilibrare le sorti della scuola italiana in senso conforme alla libertà, alla responsabilità e all’efficienza è quella del buono-scuola, già proposta dal premio Nobel per l’economia Milton Friedman. Nel sistema del buono il finanziamento e l’obbligatorietà dell’istruzione verrebbero mantenuti, ma i fondi, sotto forma appunto di buoni scuola, andrebbero non alle scuole, ma agli studenti aventi diritto, che sarebbero lasciati liberi di scegliere presso quale scuola spendere il buono in questione. Come ha sottolineato Antonio Martino, “è ovvio che per evitare frodi, i buoni dovrebbero essere personali e non negoziabili e che potrebbero essere spesi presso le scuole che soddisfino pochi e chiari requisiti minimi (...)! Il buono scuola, quindi, darebbe agli studenti ed alle famiglie la libertà di scelta del tipo d’istruzione e del servizio scolastico. In questo modo il buono introdurrebbe l’importante principio di concorrenza tra istituti, che spingerebbe questi a migliorarsi sempre di più e ad offrire agli studenti un servizio sempre più qualificato e vicino alle loro esigenze. Tutto ciò avvicinerebbe anche molto gli studenti al mercato del lavoro, facilitandone l’ingresso. Il sistema del buono-scuola è quindi, come Luigi Einaudi aveva già capito, anche la più razionale risposta al problema della libertà e qualità dell’istruzione. In ogni tempo, attraverso tentativi ed errori ognora rinnovati, abbandonati e ripresi, le nuove generazioni accorreranno di volta in volta alle scuole le quali avranno saputo conquistarsi reputazione più alta di studi severi e di dottrina sicura”.
    Inoltre, per evitare il pericolo della formazione di istituti-diplomifici, la liberalizzazione del sistema scolastico dovrebbe essere accompagnata dall’abolizione del valore legale del titolo di studio, che consentirebbe alle aziende sul mercato del lavoro di assumere non in base del “pezzo di carta”, ma alle effettive capacità ed abilità di ognuno, rispettando così il più elementare criterio di giustizia. Dunque, la scuola libera si basa innanzitutto sulla libertà di scelta da parte del cittadino utente, garantita solo dalla competizione. Come, infatti, ha scritto il prof. Dario Antiseri “la competizione è la più alta forma di collaborazione. Competizione deriva dal verbo cum+petere, che significa cercare insieme in maniera concorrenziale, come nella scienza, in democrazia, e sul mercato, la migliore soluzione (teoria, proposta politica, merce/servizio). E mentre la logica statalista, la logica burocratica conosce solo i problemi delle circolari, la logica di mercato è una logica sensibile, ultrasensibile, ai problemi degli utenti, e per questo è più giusta solidale.
    Giovanni Nicodemo

  2. #2
    brescianofobo
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    C'è chi dice sì. c'è chi dice no.

  3. #3
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    Originally posted by brunik
    C'è chi dice sì. c'è chi dice no.

    Illuminante

  4. #4
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  5. #5
    cittadino
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    Se tutto finisse entro il 30 giugno, avrebbe ancora un senso.
    Mi spiego meglio.

    La ritualità del vecchio esame non ha più senso, né alcun peso dato che sono sempre gli stessi i docenti che gli allievi hanno avuto.
    Che senso avrebbe che un docente deprima agli esami uno studente che ha avuto per il resto dei 5 anni ?
    Nessuno.

    Che senso ha quest'esame, dopo la riforma Berlinguer, che porta gli allievi ad una sicura promozione con bonus, malus, crediti, debiti, una tantum, 5 pt di scatto dopo, 1,5 prima nell'ultimo scrutinio ?
    Nessuno.


    Allora togliamo la ritualità all'Esame di Stato e facciamo solo l'esame !
    Saluti Liberali
    Giorgio

 

 

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