E così l'Italia è quel paese dove «non è mai stata così chiara la divisione tra i moderati e gli estremisti, l'amore e l'odio, il bene e il male, la verità e la menzogna». È un paese dove si conduce una lotta strenua per la libertà, minacciata da giudici e giornalisti: di sinistra, naturalmente. Sono le parole con le quali il presidente del Consiglio ha presentato in Europa il nostro «sistema Paese», alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. È accaduto ieri mattina sulle onde di una delle radio più ascoltate in Francia, Europe 1. Ad intervistare Berlusconi era Jean Pierre Elkabbach, uno specialista del genere fin dai tempi del primo Mitterrand. Ha fatto domande da europeo, curioso di capire nelle mani di quale nocchiero finirà il continente per i prossimi sei mesi. Ha avuto risposte degne di una lontana marca di provincia, dove infuria una battaglia ignota ai più, tanto sanguinosa quanto incomprensibile. Il biglietto da visita di Berlusconi in Europa è stato dei peggiori: un export raffazzonato, espresso in francese, di balle e faziosità, che i più devono aver ascoltato - in macchina, sul lavoro, a casa - con divertita incredulità («ah, les Italiens!»), nel migliore dei casi. Con seria preoccupazione, negli altri.

Troppi giudici politicizzati
Come non preoccuparsi, da cittadini europei, quando in uno dei più grandi paesi dell'Unione è in corso «una grande lotta tra la maggioranza moderata, rappresentata da me e la mia coalizione, e una sinistra dove i comunisti sono ancora molto forti?». Come non avvertire una punta di angoscia, quando ai propri confini esiste un paese dove pullulano i giudici «di sinistra», i quali sono «il peggio», e rappresentano «la politicizzazione della magistratura», la quale a sua volta è «un cancro da estirpare»? Dette a Gorizia o a Ragusa, simili cose ormai scivolano quasi come acqua sulla pietra. Insomma lo conosciamo, il nostro presidente del Consiglio. Lo conoscono in particolare i friul-giuliani e i siciliani, che recentemente gli hanno affibbiato una bella sventola elettorale. Ma i francesi che c'azzeccano? Niente, se non come nuovo, per quanto temporaneo, mercato politico.

Il Lodo è di Ciampi. Anzi no
Hanno letto, gli ingenui, che il capo del governo italiano si è confezionato pro domo sua l'ultimo giocattolo, quel «lodo» dai cento nomi che gli consente di sfuggire ai giudici di Milano? Ma quando mai. La legge sull'immunità per le prime cinque cariche dello Stato «è frutto di un'iniziativa parlamentare sostenuta dal presidente della Repubblica»: quanto a Berlusconi, personalmente «io ero contrario». Lui non voleva, proprio non voleva. Ci si sono messi di mezzo qualche peone del transatlantico e l'anziano signore del Quirinale, chissà per quali insondabili ragioni, ed ecco che tocca a lui portare il fardello. E poi, caro Elkabbach, parliamoci chiaro: «L'impunità non è la mia, ma quella dei giudici che muovono accuse false, che sono ancora al loro posto e sono quasi organici ai partiti della sinistra». Ma li sistemeremo, quei giudici: ci vuole una «drastica riforma» al fine di renderli finalmente «imparziali». Una manciata di opere dopo il suo portavoce si affanna a smentire: «Il cosidetto Lodo è un’iniziativa che si è realizzata completamente nell’ambito parlamentare, e alla quale il presidente della Repubblica è ovviamente estraneo, come è estraneo a tutte le iniziative legislative».

Giornalisti? il 75% è di sinistra
Idee e percentuali molto chiare ha potuto esibire Berlusconi quando il suo interlocutore ha ricordato una delle obiezioni più correnti sulla sua persona: il monopolio sull'informazione. Ma quale monopolio? Su questo tema c'è «una doppia menzogna», perché «in Italia le televisioni sono libere». Non parliamo poi della stampa scritta, che per «l'85 per cento è contro i moderati». Tornando alle tv, delle tre pubbliche «il 75 per cento dei giornalisti è di sinistra». Non «una larga parte», o «una parte», o «la maggioranza»: proprio il 75 per cento, né più né meno. Dev'esserci stato un censimento, in Rai e nei giornali, con conseguente formazione di liste: nomi, cognomi, area politica. Tant'è vero che i francesi hanno appreso che la prima e la seconda rete sono «equilibrate», mentre quella fedifraga della terza «è totalmente in mano all'opposizione e dà addosso al governo». E che non si pensi che le altre tre reti, da lui possedute, subiscano in qualche modo l'influenza del padre-padrone-primo ministro: «I giornalisti hanno il desiderio di mostrarsi in ogni momento completamente indipendenti», ed è per questo che criticano il governo, gli ingrati. Strano che, come esempio di testa calda e autonoma, non abbia citato Emilio Fede.

L’Europa complementare agli Usa
Berlusconi ha avuto anche la bontà di esprimere qualche concetto strategico e geopolitico. Si è tenuto sulle generali, un colpo al cerchio e un colpo alla botte: l'Europa dev'essere «più moderna» e «complementare agli Stati Uniti», che sono la sola superpotenza. Ha perorato la causa dell'Europa potenza militare: «Senza una forza militare non si ha potere né politico né diplomatico». Ha denunciato il divario negli investimenti per la difesa tra Stati Uniti e Unione europea: il 4 per cento del prodotto interno lordo nei primi, solo l'1 per cento nella seconda. Si è detto sicuro della possibilità di essere «un grande europeista e anche un grande amico della più grande democrazia del mondo». Ad un certo punto ha voluto assumere un profilo quasi modesto: «La presidenza italiana non cambierà la storia del mondo». Cambierà invece qualcosa dal punto di vista delle abitudini. C'era per esempio quella, per il presidente di turno, di fare un giro in tutte le capitali dell'Unione. Nell'Europa a 25 non si potrà più fare, quindi «ci sarà un forte ministro degli Esteri che dovrà viaggiare molto». Chissà a chi è corso il pensiero degli ascoltatori: Andreotti, Colombo, Dini, forse Ruggiero. Quanto a Chirac, «c'è una gentilezza assoluta verso di me, tra noi esistono un'amicizia e un apprezzamento reciproci». Al vertice di Salonicco ci capitò di chiedere di Berlusconi ad un diplomatico francese. Muto, aveva scosso la testa e allargato le braccia. Ma era certamente di sinistra.