Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 May 2002
    Località
    roma
    Messaggi
    9,787
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il Re Bertinotti è nudo

    Il Re Bertinotti è nudo

    | Lunedi 30 Giugno 2003 - 18:04 | Paolo Emiliani |

    Tutto è male quel che finisce male.
    Nel corso degli anni abbiamo spesso apprezzato le posizioni politiche di Rifondazione Comunista, sovente le uniche in qualche modo “vicine”, o almeno succedanee, alle nostre. Abbiamo persino combattuto battaglie comuni, come quella per l’estensione dell’articolo 18, perché trovavamo un comune fine, seppure con approcci differenti.
    Tanta ricorrente “simpatia”, peraltro mai vicendevole, perché Rifondazione è sempre stata preda dei rigurgiti resistenziali che tanto fanno comodo al regime, non si è però mai potuta tradurre in nulla di più concreto. Questo perché da parte nostra persisteva sempre un dubbio di fondo sulla capacità di Rifondazione di poter assolvere un ruolo veramente antagonista a questo regime.
    I nostri dubbi venivano, per esempio, dall’ambigua posizione assunta da Rifondazione in seno al movimento no global, ma non solo: non ci è mai piaciuto quel clima di intrallazzo da sempre tenuto in piedi da Bertinotti con la parte sinistresca (si fa per dire) del regime liberal democratico.
    E ben abbiamo fatto a rimanere ancorati alle nostre perplessità.
    Il parlamentino di Rifondazione ha approvato ieri, a larghissima maggioranza, il documento di Bertinotti che impone al Prc la linea dell’apertura a tutte le forze del centrosinistra (sottolineiamo tutte, anche i democristiani di risulta) per un accordo di governo.
    La proposta della segreteria ha ottenuto 65 voti a favore e 17 contrari, raccogliendo anche il consenso dell’Ernesto, il gruppo di Claudio Grassi, che aveva presentato inizialmente un documento alternativo con il direttore di “Liberazione” Sandro Curzi.
    L’unica voce che si oppone a questa indigesta marmellata ulivista rimane quindi quella della minoranza trotzkista guidata da Marco Ferrando, il cui documento ha ottenuto 9 voti a favore e cinque astensioni. Tralasciando ovviamente un terzo documento presentato, praticamente a titolo personale, da due delegati, che ha ottenuto, appunto, due voti.
    Ci avvilisce vedere un partito come Rifondazione tutto ripiegato nella corsa alla poltrona, pronto ad ogni mediazione per un posto in un futuro governo e per la possibilità di continuare ad avere qualche assessore, magari in una giunta guidata da un post democristiano non pentito.
    Il collante di questa insana alleanza dovrebbe essere la comune opposizione a Berlusconi.
    Questo processo di apertura di Rifondazione a tutto il centrosinistra avvia dunque un percorso verso il”confronto tra molti”, come dice Bertinotti, che potrebbe presto trasformare il partito per la rifondazione comunista in un’appendice dello schieramento liberal democratico di centrosinistra.
    Anche noi ci opponiamo, caro Bertinotti, al governo Berlusconi, ma non per questo sentiamo il bisogno di sostenere giunte ultraliberiste di ispirazione democristiana, non per questo ci sentiamo tuttuno con falsi ambientalisti che tutelano gli interessi delle multinazionali del petrolio, non per questo ci sentiamo solidali con gli amici dell’entità sionista che massacrano il popolo palestinese, non per questo faremmo combriccola con chi ha bombardato la Serbia, non per questo ci ridurremmo complici degli usurocrati che strangolano l’Europa, non per questo riusciremmo mai a votare un Prodi (destino ineluttabile per l’Ulivo) che fu boiardo democristiano nella I repubblica ed ora elemento organico del mondialismo in servizio permanente effettivo.
    Il compagno Mao insegnava, caro Bertinotti, che il nemico del mio nemico è mio potenziale alleato. Ma considerare Berlusconi come unico nemico è un errore madornale ed oggi Mao stesso suggerirebbe questa modifica al suo insegnamento: l’amico del mio nemico è mio nemico. Ed il nemico del popolo, in Italia, in Europa e nel mondo è il regime mondialista, il turbocapitalismo, la globalizzazione, la liberaldemocrazia: ovvero tutta la crema che milita tra i nuovi (o vecchi?) amici di Rifondazione.




    © rinascita - 2002

  2. #2
    Barbudo
    Ospite

    Predefinito

    prc è SPUTTANATO per sempre!

    ne sancisce ora la morte il nostro caro segretario!

  3. #3
    Socialcapitalista
    Data Registrazione
    01 Sep 2002
    Località
    -L'Italia non è un paese povero è un povero paese(C.de Gaulle)
    Messaggi
    89,492
     Likes dati
    7,261
     Like avuti
    6,458
    Mentioned
    340 Post(s)
    Tagged
    30 Thread(s)

    Predefinito Re: Il Re Bertinotti è nudo

    In origine postato da cornelio
    [B
    Il compagno Mao insegnava, caro Bertinotti, che il nemico del mio nemico è mio potenziale alleato. Ma considerare Berlusconi come unico nemico è un errore madornale ed oggi Mao stesso suggerirebbe questa modifica al suo insegnamento: l’amico del mio nemico è mio nemico. Ed il nemico del popolo, in Italia, in Europa e nel mondo è il regime mondialista, il turbocapitalismo, la globalizzazione, la liberaldemocrazia: ovvero tutta la crema che milita tra i nuovi (o vecchi?) amici di Rifondazione.
    © rinascita - 2002 [/B]
    il compagno mao ha con successo inserito il suo socialismo nel cuore del capitalismo mondiale,
    il compagno mao è stato il vero iniziatore della cd. globalizzazione,
    il compagno mao Marco Ferrando l'avrebbe mandato a zappare....

  4. #4
    Insorgente
    Data Registrazione
    25 Jul 2002
    Località
    Da ogni luogo e da nessuno
    Messaggi
    2,654
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    L'obiettivo dell'accordo di governo, sta sui giornali, non sui documenti deliberati dagli organismi dirigenti.

    La linea approvata dal CPN sostanzialmente è questa:

    1) Opposizione sociale insieme con le forze che hanno promosso il referendum;
    2) Proposta di opposizione all'Ulivo, per l'immediato futuro, in particolare su: pensioni, legge 30 (precariato) e legge 848 bis (delega sul lavoro, articolo 18);

    Difatti rispetto alla DN nel CPN perfino la corrente di Maitan ha votato con la maggioranza (mentre in DN aveva presentato und ocumento proprio). C'è quindi una correzione di tiro evidentissima.
    E nessun riferimento ad accordi di governo et simila.

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  5. #5
    Insorgente
    Data Registrazione
    25 Jul 2002
    Località
    Da ogni luogo e da nessuno
    Messaggi
    2,654
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il documento del CPN

    Di seguito il doc. votato. Ciascuno ne tragga le proprie conclusioni, ma di accordo di governo non si parla proprio, anzi, rispetto ai documenti della direzione precedente c'è un accento molto più marcato sulla necessità dell'opposizione sociale.

    Mispiace per i fascisti di Rinascita.

    P.G.


    Il C. P. N. approva la relazione introduttiva. Esprime il ringraziamento alle elettrici ed elettori che hanno votato per i due referendum e per il PRC alle amministrative. Ringrazia altresì tutte le compagne e i compagni per l'impegno profuso in questi mesi di lavoro duro e appassionato. Questo lavoro è tutt'altro che disperso. Se infatti, come abbiamo subito detto, i referendum hanno perso, i quasi 11 milioni di "Si" espressi rappresentano un patrimonio importante da cui ripartire per la lotta per i diritti del lavoro e dell'ambiente. Naturalmente tutto il partito è impegnato a riflettere, a interrogarsi sulle ragioni della sconfitta. Su di essa ha influito il lunghissimo periodo di oscuramento e marginalizzazione della questione lavoro portato delle politiche neo liberiste. Il referendum non ha sfondato pienamente sulla condizione sociale; non è riuscito ad assumere una valenza attrattiva tale da modificare in modo egemonico gli orientamenti generali ed ad avere la meglio sulle indicazioni politiche. L'operazione tutta politicista dell'astensione ha pesato sul suo risultato. Questa operazione è stata agita da oltre il 90% dello schieramento politico con una convergenza del centro sinistra, che l'ha addirittura proposta e del centro destra. Ma la vittoria dell'astensione non è la vittoria del "No". Le interpretazioni date dalle varie forze astensioniste sono diverse e vanno dalle richieste di precarizzazione totale di Confindustria, alle affermazioni uliviste di perseguire i diritti per altra via.

    Resta valida l'idea da cui era nato. Quella secondo la quale il miglior modo di difendere l'art. 18 si realizzava estendendolo a tutti creando così le premesse per nuove rigidità anche nei confronti del precariato. Dunque dobbiamo riflettere ed operare in termini di iniziativa di massa, a partire da un lavoro diffuso e capillare di inchiesta sui risultati del referendum, anche al fine di migliorare il nostro radicamento sociale. Dobbiamo valorizzare quanto è stato realizzato nel referendum in termini di costruzione di uno schieramento di forze sociali e politiche, importante nella sua ampiezza e nella capacità di coniugare unità e radicalità. Hanno operato e discusso insieme le principali organizzazioni di massa del Paese CGIL, FIOM, ARCI, Sindacati di base, Movimenti e parti importanti della sinistra. Questi referendum non sono stati affatto pensati come operazione politicistica - come qualcuno ha voluto far credere - ma come continuità rispetto alle lotte di massa dello scorso anno per consentire uno sbocco non contrapposto né alternativo agli scioperi e alle lotte. Mentre avanzava l'attacco al lavoro e alle sue condizioni, mosso intorno alla cancellazione dell'art. 18 e alla ulteriore precarizzazione, il referendum estensivo è stato un nuovo strumento da usare a fronte della sottrazione di democrazia rappresentativa del maggioritario.

    Il risultato non è stato raggiunto. La lotta resta però tutta aperta, seppure assai più difficile. Non siamo in presenza della chiusura di un ciclo ma di una fase conflittuale di nuovo aperta. Il nuovo ciclo di lotte apertosi due anni fa, si scontra con l'offensiva dell'avversario, oggi caratterizzata dall'attacco in corso con i provvedimenti legislativi adottati o in via di approvazione (dalla Legge 30 all'848 bis) precedenti al referendum e che sarebbero stati sconfitti dal "Si" al referendum. Ciò rende evidenti e pesanti le responsabilità di chi, dicendo di contrastare tali provvedimenti, si è astenuto al referendum consentendo una riduzione dell'esercizio democratico quale mai era stata fatta.

    Ma nonostante il fronte astensionista e l'oscuramento dei mass media di tutta la campagna referendaria, il fronte del "Si" conquista un consenso molto superiore a quello delle forze proponenti che equivale a circa 2/3 dei voti dell'intero schieramento Ulivo e Prc. Sono donne e uomini, lavoratrici e lavoratori che non si sono riconosciuti nell'appello astensionista per investire sui diritti. La responsabilità di contrastare le politiche di totale precarizzazione e di riprendere la strada per i diritti, chiama in causa direttamente coloro che si sono astenuti al referendum da posizioni che sostengono essere diverse da quelle del governo.

    Perciò torna prepotentemente il bisogno di una stagione di lotte sociali a fronte di un attacco durissimo e complessivo che va dalla precarizzazione, alle pensioni, e di ricostruire un'idea di giustizia sociale nel Paese. L'impegno alla costruzione di un movimento di lotte, anche durevole, sulle questioni sociali, di dimensione nazionale ed europea proponiamo divenga il primo compito del Partito. La dura mancanza di risultati positivi che il referendum ha confermato costituisce la sfida principale di questa fase.

    Anche il referendum ambientale è stato sconfitto ma con un significativo risultato dei "Si". I due referendum hanno marciato insieme a dimostrare una feconda e profonda convergenza tra diritti del lavoro e diritti alla salute e all'ambiente, vissuti da milioni di soggetti e come strada importante per una concezione altra dell'economia e della società. Anche in questo caso resta per tutti aperta la lotta generale e nei territori a fronte delle molteplici aggressioni portate al quadro legislativo e alla vita dei cittadini che richiedono cose diverse sull'elettrosmog, l'energia, le opere pubbliche contro il governo ma anche in contro tendenza rispetto a tante normative prodotte dal centro sinistra.

    In particolare dobbiamo curare il mantenimento e lo sviluppo della rete dei comitati locali che rappresentano una risorsa preziosa. Ciò che si è costruito non va smantellato. Vanno consolidate le relazioni tra le forze che hanno sostenuto i referendum provando a costruire una agenda sociale a tutte le opposizioni e dare continuità alle mobilitazioni sociali espressesi attorno ai diritti, a partire dall'opposizione alla Legge 30 e alla riforma del mercato del lavoro per la difesa dello stato sociale e per i diritti dei migranti.


    Nelle elezioni amministrative il PRC ha contribuito in modo decisivo ad alcune significative affermazioni in contro tendenza rispetto ai rapporti di forza verso il centro destra. Il nuovo clima partecipativo e di conflitto sociale determinato dal movimento nel suo insieme (no global, pace, sindacale, gli stessi girotondi) e la crescente avversione al governo Berlusconi hanno favorito per lo più un'affermazione di programmi locali solidali non dissipativi di spazi e luoghi pubblici con contenuti più avanzati. In questo quadro il risultato di sostanziale tenuta delle nostre liste acquista un significato particolarmente importante e interessante per le dinamiche politiche che può aprire.

    Ci sono state positive affermazioni in particolare in alcune aree maggiormente attraversate da una nuova azione politica di fase e che perciò indicano una possibilità di espansione. Ci sono per altro alcuni risultati non positivi che vanno indagati con attenzione e senso di responsabilità. Il sistema maggioritario ha influenzato il comportamento elettorale e pesato sul risultato, rendendo più difficile la prova dove ci siamo presentati da soli e laddove è prevalsa la volontà del centro sinistra di escludere il Prc.

    Questa linea tesa a marginalizzaare il PRC è oggi certamente minoritaria ma esiste e deve essere del tutto sconfitta. C'è comunque un problema di efficacia ed alternatività dell'azione del PRC che va innalzata e praticata soprattutto oggi che incontra nuovi spazi, anche a fronte di significative vertenze territoriali e di spinte del movimento volte a contrastare i processi di privatizzazioni che possono aprire contraddizioni e richiedono una capacità di azione coordinata e pratica di relazioni di massa.


    La stagione del movimento non è esaurita. Anzi. Non si tratta di una enfatizzazione celebrativa ma di una opzione politica che richiede di continuare ad investire su di esso e sui suoi obiettivi di fondo e cioè contro il neo liberismo e la guerra ed a operare nel suo interno per farne forza costituente dell'altro mondo possibile.

    Ci attendono appuntamenti fondamentali che si iscrivono nel vivo del conflitto sociale. Dal WTO ai fori sociali, continentali e mondiali. Si è cementata una relazione che ha reso possibile convergenze - che vanno ulteriormente rafforzate -in lotte come quelle dei referendum fino a poco tempo fa impensabili. Naturalmente il movimento non si trasforma ipso facto in dato elettorale. E sul rapporto tra movimenti, partiti, prove elettorali è utile continuare a riflettere. Il movimento è importante poiché è protagonista di una stagione di lotta che consente di riaprire in senso positivo le sorti dello scontro, al di là dei singoli momenti. Se la guerra lo sconfigge per il solo fatto di essersi fatta, ciò non di meno proseguono le iniziative come hanno dimostrato le manifestazione di Evian e Salonicco e si tiene aperto il fronte della pace permanente. Non c'è dubbio che siamo chiamati a contribuire al suo costituirsi su scala mondiale in nuova potenza sociale organizzata e per farlo dobbiamo continuare ad investirci. E' il movimento che consente di porsi il tema della riapertura della fase politica in modo dinamico e propositivo. Questo vale su scala mondiale ma anche qui in Italia.

    In Italia le classi dirigenti del centro destra sono impegnate in un'opera di devastazione della costituzione materiale e formale. L'attacco sociale e quello alle regole marciano di pari passo e rappresentano le due facce di una stessa medaglia, quelle volte a sancire l'egemonia al di sopra e al di fuori delle regole dell'impresa e dei suoi uomini come portatori della "modernità". Se non si coglie il nesso tra i due attacchi non si riesce a rispondere efficacemente e si fa come fanno tanti dell'Ulivo che contestano Berlusconi nelle forme ma poi si astengono dal referendum con lui. Non c'è dubbio, però, che cresce un'insofferenza di massa ad entrambi gli aspetti dell'attacco che chiede l'apertura di un confronto con le forze dell'opposizione e la costruzione di una vasta opposizione sociale e politica.

    Per questo proponiamo la costruzione di una campagna di mobilitazione autunnale, che saldi le questioni sociali - dall'opposizione alle leggi sulla precarizzazione, al sostegno della vertenza dei metalmeccanici, alla vicenda pensioni - con la difesa e l'allargamento degli spazi democratici. I soggetti che si sono mobilitati nella vicenda referendaria, sia per quanto riguarda le forze organizzate che per quanto riguarda i quasi 11 milioni di SI espressi, costituiscono il punto di partenza. Rappresentano l'articolazione concreta di cosa oggi è la sinistra antiliberista in Italia da cui partire per la costruzione di movimento. Le aspettative di massa contro le politiche del centro destra e le pratiche concretamente alternative avviate dai movimenti (fino al referendum) consentono di andare oltre e di affrontare la fase e il bisogno di alternativa ponendo il tema di un nuovo rapporto tra il PRC e quello che è stato fin qui l'Ulivo, prospettando una alternativa programmatica attorno ai contenuti nati dal vivo del conflitto e dell'opposizione sociale. Non un rapporto programmatico tra due, ma tra molti, plurale, aperto ai movimenti, con le modalità che essi decideranno di assumere. Questo percorso è facilitato dall'articolazione che l'azione del movimento ha determinato sul centro sinistra. Non un rapporto diplomatico e di vertice ma fondato sulle pratiche dell'opposizione, dei conflitti per sconfiggere le destre non solo politicamente ma anche socialmente.

    Unità e radicalità sono la bussola che dobbiamo tenere. Ciò richiede un Partito protagonista del conflitto e della costruzione progettuale iscritto in una più larga sinistra alternativa che già vive nel movimento. Un Partito capace di innovazione, di pratica di conflitto e di apertura al confronto. Dall'ultimo Congresso possiamo dire che non vi è stato un eccesso di sperimentazione ma piuttosto un deficit di innovazione, in alcuni casi abbiamo un Partito chiuso in se stesso e attraversato da una preoccupante crisi di militanza. C'è un allarme da dare: dobbiamo cambiare rifuggendo da sterili richiami al nuovismo ma vincendo ogni resistenza puramente conservatrice. A ciò dobbiamo porre rimedio impegnandoci in questa direzione cercando anche di recuperare in un reale impegno unitario fuori da qualsiasi logica di spartizione correntizia quei contrasti esistenti nei gruppi dirigenti che quando non siano espressione di un dissenso politico risultano nocivi rispetto al pieno dispiegarsi dell'iniziativa del Partito. Si tratta di fare concretamente passi sul terreno della ricerca rifondativa del nostro pensiero, dei nostri comportamenti, sia sul piano politico che organizzativo e della nostra pratica collettiva. Ciò vale in ogni luogo del Partito, in ogni struttura. Questo nostro Partito ha diritto a una cura e un'attenzione che tutti noi siamo chiamati a dargli, le diversità e le articolazioni sono preziose ma non possono mai far venir meno la cura collettiva e la responsabilità verso di esso, anzi debbono spingerci ad essere tutti più efficaci. Ciò vale anche per il nostro giornale - Liberazione - nostra voce collettiva che va sempre più vissuto e diffuso, affrontando una larga discussione nel Partito sul suo ruolo e sulla sua fisionomia per portarlo all'altezza, come più generalmente il Partito alla nuova fase che siamo chiamati ad affrontare. Il CPN da mandato alla Direzione nazionale di individuare rapidamente i punti specifici su cui avviare l'innovazione e la sperimentazione.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  6. #6
    Insorgente
    Data Registrazione
    25 Jul 2002
    Località
    Da ogni luogo e da nessuno
    Messaggi
    2,654
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Re: Il documento del CPN

    In origine postato da KLASSENKAMPF
    1- Meglio i bombardieri soC.I.A.ldemocratci alla Fassino, no?
    2- Oggi è passata allla Camera una proposta di legge presentata da Rifzion, con i voti di AN. Mettete anche quelli nel conto dei "significati particolarmente imortanti"?
    3-
    4- Il partito comunista ceko qch anno fa stava per esser messo fuori legge. Oggi sta al 20%. E voi al 4%. Esattamente come la zionista PDS della malemerita accoppiata zionista Gysi/André Brie.
    Sapete perchè? Perchè la gente sa distinguere tra compagni e venduti!
    UNICA SOLUZION: SCOGLIERE RIFZION!
    ----------------------------------------------------
    1) Klasse sai bene che Rifondazione Comunsita è l'unico Partito in Italia che si è sempre adoperato contro ogni tipo di guerra "senza se e senza ma". Pensi che Rifondazione possa appoggiare in futuro una guerra?

    2) Certo, è passato un emendamento di Rifondazione che sul merito ha fermato lo sfratto di centinaia di persone da alloggi statali per i privilegi dei privati. Battendo il governo. Due piccioni con una fava.

    3)

    4) Credo che il paragone con paesi post-socialisti sia infelice. Il fatto poi che si leghi il risultato elettorale con la strategia politica di un partito Comunsita farebbe rivoltare Lenin nella tomba. Non eri tu lo strenuto critico della democrazia borghese?

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  7. #7
    Insorgente
    Data Registrazione
    25 Jul 2002
    Località
    Da ogni luogo e da nessuno
    Messaggi
    2,654
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: UN REQUIEM PER RIFZION

    In origine postato da KLASSENKAMPF
    Gli interventi alla DN hanno messo in chiaro che:
    - alle amministrative Rifzion ha preso in percentuale meno dei bombaroli DS/PDCI;
    - sui risultati del referendum: no comment;
    - gli iscritti sono diminuiti dall'ultimo congresso;
    - i voti pure;
    - il tentativo di mettere il cappio al collo ai movimenti antagonisti è fallito;
    - la scissione - meglio lo scoglimento - è alle porte.
    Che i cialtroni trozko-zionisti come Maitan & Co. abbiano votato per la mozione di maggioranza può stupire solo i poveri di spirito.
    Cmq la lezione storica (e durissima) che i servetti di Rifzion hanno ricevuto è che non si lavora "con" e "dentro" (???) il movimento lanciando slogan volgari contro Saddam; contro Cuba; a favore della pax Judaica; tacendo (meglio: ROSICANDO!) sulla grandiosa lotta di liberazione che il popolo iraqeno sta conducendo contro il porcaio imperiale e facendo il tifo per il pupazzo Abu Mazen contro i "terroristi" di Hamas ( e licenziando Grimaldi).

    Mi sa che il trio Bertinotti, Gagliardi, Curzi sono andati a lezione dal pagliaccio Berlusconi. Probabilmente sotto il comune tutoraggio del mosad. Con pessimi e prevedibili risultati.
    SCIOGLIERE RIFZION!
    W LA LOTTA DI MASSA ANTIMPERIALISTA!
    W LA RESISTENZA ARMATA DEL POPOLO PALESTINESE CONTRO LA FECCIA ZIONISTA!
    W LA RESISTENZA IRAKENA, AFGHANA E CUBANA CONTRO LA FECCIA GRINGOZIONISTA!
    P.S. Bertizionotti esibisce da buon vanitosetto, da qch tempo in qua, un costoso orologio "Rado". Mi sa che glielo ha regalato qualche suo "padrino/padrone" zionista visto che si tratta di un prodotto (per proletari...) di chiara matrice ungaro-helvetico-judaica.
    P.P.S. A proposito: indovinate di quale chiara matrice è il "governatore" delle orde di occupazione gringoiste in Iraq.
    Beh, vi aiuto:
    il suo cognome è BRENNER (does it ring a bell w/ u folx?)

    Bell'insulto per le popolazione arabe. O no?
    Non capisco tutto questo astio improvviso che usa argomenti abbastanza superficiali. Vorrei capire meglio questo tuo travaso di bile verso quello che qualche giorno fa era il tuo partito e oggi diventa RifZion.

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  8. #8
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 May 2002
    Località
    roma
    Messaggi
    9,787
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    “L’UOMO DEGLI AMERICANI”


    Oggi, per trattare il tema, mi soccorre l’intelligenza del bassotto Nando. Per sputtanare i cani, opina, non c’è di meglio che lo stereotipo: il cane è per sua natura servile. Magari ha morso il padrone, ma siccome sta sempre lì, sull’aja o in casa o in giardino, resta inesorabilmente servile, servo del padrone. Ci vuole pochissimo a capire che questo, come tutti gli stereotipi, oggi padroni del linguaggio – e quindi delle idee - come mai in passato (ci vorrebbe un D’Annunzio, o un Weber, o un Barthes, per i loro diversi versi, a disintegrarli), nasce da osservazione superficiale, specista ed antropocentrica, totalmente ignara della psicologia ed etologia del cane.

    Il pensiero di Nando bassotto è sollecitato da un fenomeno ricorrente che, come tutto il resto, non manco di sottoporre alla sua analisi. Appaiono siti che per qualche tempo catturano positiva attenzione sparando bordate di denunce e argomentazioni antimperialiste e antisharoniane (antisioniste no, per carità). Poi, un giorno, certi della credibilità conquistata negli ambienti-target, tra una cronaca di torture americane a prigionieri iracheni e lo strazio di una vecchia palestinese cui hanno sotterrato sotto le macerie della casa figli e nipoti, ecco che ti piazzano il colpo, il discorso che ti disgiunge le sconnessure del mondo. Ci resti sbigottito ma, tenuto conto di tutto il buon materiale che ti è arrivato prima, magari superi il dubbio e quel colpo lo prendi per buono. Rimani appeso all’amo. La crepa si è aperta e promette di diventare voragine, pronta ad accogliere ben altre nefandezze della disinformazione. Tattica vecchia come il cucco, ma sempre astuta ed efficace.

    Successe con un sito USA, Emperors clothes, di Jared Israel. Questo Israel lo incrociai parecchie volte in Jugoslavia, prima e dopo la caduta di Milosevic e della Federazione. Era tra i più accaniti ed acclamati, dai compagni serbi, denuncianti della cospirazione imperialista anti-Jugoslavia. Dal suo sito, poi, si diffusero documentate accuse, non solo sulle tresche Nato e USA contro quel grande paese ucciso, ma addirittura sconvolgenti rivelazioni sui retroscena istituzionali degli attentati dell’11/9, cioè sulle dirette, poi anche altrimenti documentate, responsabilità della banda di golpisti al potere a Washington. Israel si rovesciò come un calzino nel suo opposto: un bel giorno incominciò a mitragliare i corrispondenti delle sue e-mail e i visitatori del suo sito con fantastiche accuse di nefandezze terroristiche ai palestinesi e agli arabi tutti, riscrivendo negazionisticamente una storia del conflitto che faceva degli ebrei la civiltà in arrivo e degli arabi poco più di ignoranti e sanguinarie belve. Poco mancò che riesumasse quello slogan che mi accolse in Palestina nel 1967, inviato alla guerra dei Sei Giorni, e che era affisso su mille muri e sopra cadaveri di soldati egiziani lasciati alle mosche: “L’unico arabo buono è quello morto”.

    Qualcuno ci cascò: ma come, Jared era stato tanto bravo sulla Jugoslavia! Non poteva non essere credibile adesso! E le crepe si aprivano.

    Non dico che lo stesso discorso valga pari pari per il sito Al Awda che da qualche tempo ci offre ampi e validi resoconti non solo sulla Palestina,. ma anche sugli altri gironi infernali dell’imperialismo USA.

    Ma certo sorprende e sconcerta quando, tra tanta accuratezza e passione, spunta un bel giorno l’inusitato ma non insolito stereotipo dell’intossicazione Mossad-CIA: “Saddam, uomo degli americani”.



    Vedete, quello di attribuire al leader di una comunità aggredita e ribelle il ruolo di un doppiogiochista è il sistema più raffinato e perfido per decapitare una resistenza e minare la solidarietà a sinistra che le spetta (Saddam si è venduto, ha contrattato il suo salvacondotto con gli USA in cambio della dissoluzione del suo esercito). Lo fecero anche con Slobodan Milosevic, attaccandosi al fatto che aveva fatto uno stage in una banca di New York e che aveva firmato, spalle al muro con tutto il suo popolo sotto embargo e minacciato di sterminio, la pace di Dayton. E ricordate come giocarono sul presunto conflitto Che-Fidel?

    L’operazione “Saddam americano” è stata affiancata dall’operazione “Arafat tiranno”, poi malamente corretta, operazione per tempistica analoga ai clamori dirittiumanisti pro-società civile iraniana in simultanea con l’escalation aggressiva USA.



    Sono questi tanto uomini degli americani che vengono perseguitati, incarcerati, uccisi insieme al loro popolo. Incongruo, vero? Ma veniamo ai fatti, alle accuse di “americanismo” a Saddam. “E’ un dittatore”. Me ne sono già occupato. Ecco il classico colonialismo eurocentrico della “Sinistra”. Incapacità di esaminare come un altro popolo percepisca il suo governo e la sua cultura, espressi da retroterra, percorsi, valori, tempi totalmente diversi dai nostri, e totale subalternità ai criteri di valutazione strumentali dell’imperialismo “dei diritti umani”. La tua democrazia, Susanne Scheidt, è il sistema perfetto e ultimo. Va totalitariamente imposto a tutti, che ne sentano la necessità o no. Anche se per diritti umani questi popoli – vedi anche Cuba o i bolshevichi – intendono per primo la conoscenza (istruzione gratuita per tutti), la salute (sanità gratuita per tutti), l’alimentazione (lo Stato che ha fatto mangiare gratuitamente il 75% per cento della popolazione fino all’ultimo giorno dell’embargo in quello che l’ONU ha definito “il più efficiente e meno corrotto sistema di distribuzione di cibo del mondo”), la protezione (casa garantita a tutti), la riproduzione sociale e biologica (piena occupazione con in sovrappiù, in Iraq, 2 milioni di lavoratori stranieri dal mondo arabo), la piena emancipazione delle donne. E magari più in là il diritto umano individuale e individualistico di dire ognuno la sua, anche a rischio di far crollare uno sforzo gigantesco e vittorioso di emancipazione nazionale, sociale e culturale. Facile predicare la democrazia, poi, dimenticando (ignoranza, malafede?) chi l’ha praticata nel proprio contesto specifico, governando in coalizione con comunisti e democratici kurdi fino al 1979, e poi si è ritrovato sotto un assedio micidiale di aggressori imperialisti, con terrorismi, guerre, infiltrazioni di spie e sabotatori, compravendita di quisling e ceti malavitosi. S’è visto cosa è costato a Milosevic l’insistenza a mantenere, perfino sotto le bombe Nato, una democrazia pluralistica, con tanto di diritto di associazione partitica e pluralismo di mezzi d’informazione: tutta l’opposizione comprata e corrotta dai tedeschi, prima, e dagli USA, poi.



    Guerra Iraq-Iran, Iraq al servizio della Nato e degli USA. Saddam è stato tanto filo-occidentale da fare, nel 1958, una rivoluzione socialista antimperialista, da essere perseguitato e incarcerato insieme ai comunisti dalla dittatura di Aref dal 1963 al 1968, da fare una nuova rivoluzione con Baath, comunisti, nasseriani e democratici kurdi nel 1968, rispostando l’Iraq nell’area non allineata e filo-sovietica, da nazionalizzare il petrolio nel 1972, cacciando le multinazionali angloamericane dal monopolio del petrolio iracheno, da concedere ai kurdi un’ampia ed effettiva autonomia con autogoverno e parlamento a Irbil (prima che gli USA, Kissinger, riattizzassero la rivolta dei pashà fantocci Balzani e Talabani e che i curdi si schierassero con il decimatore di kurdi iraniani, Khomeini, per la promessa di spartizione dell’Iraq e indipendenza kurda); da riunire nel 1979 a Baghdad, contro la resa araba di Camp David (Sadat-Begin) e il tradimento della causa palestinese, il Fronte del Rifiuto, che raccolse la maggioranza degli Stati arabi e soprattutto tutte le organizzazioni sociali, sindacati, movimenti e partiti di sinistra, che da sempre avevano in Baghdad un punto di riferimento. Non per nulla immediatamente scoppia la guerra Iraq-Iran, certo istigata dagli angloamericani (Kissinger: “E’ necessario che queste due potenze, minacciose per Israele, si dissanguino a vicenda”). L’Iran aveva rimesso in discussione il confine tra i due paesi, avanzando richieste territoriali (Shatt el Arab) e aveva minacciato di strangolare l’Iraq laico e apostata chiudendogli lo stretto di Hormuz, vitali per i suoi scambi. Ero presente io, quando nel 1980, unità militari iraniane, in piena pace, facevano sortite provocatorie oltre i confini. L’Iran fu subito sostenuto da Israele (quello sì, strumento degli USA) che, bombardata piratescamente la centrale nucleare dell’”amerikano” Saddam, Osirak, fornì all’Iran, istruttori, piloti e mezzi. Ricordate l’Iran-contras: Israele fornisce armi a Khomeini e col ricavato, attraverso la banca mafiosa e narcotrafficante BCCI, sostiene i macelli dei contras in Nicaragua. Gli USA si limitano, per simmetria (Kissinger!) a fornire comprensione diplomatica all’Iraq. La storia di forniture di armi USA è una bufala: basta vedere l’armamentario iracheno nelle due guerre del Golfo: neanche un obice USA, tutta vecchia roba sovietica, francese, italiana e irachena. Fallita l’aggressione integralista e pari e patta la guerra, l’imperialismo USA si rivolge direttamente contro un nemico storico (dal 1958) che non pare né distrutto, né domo nel suo appoggio ai palestinesi (è il paese che in tutte le guerre arabo-israeliane ha fornito il maggior numero di caduti e, fino all’ultimo, i finanziamenti più cospicui alla resistenza palestinese). Tanto che Saddam è da anni per tutti i 300 milioni di arabi (escluse le cliques dirigenti) il punto di riferimento nella lotta contro l’espansionismo israeliano, la nuova colonizzazione imperialistica e la classi dirigenti proconsolati e compratore. Questa è la realtà di massa con cui un comunista, un rivoluzionario si deve confrontare.



    E per venire alle elucubrazioni sulle “ambiguità” dell’attuale resistenza (l’esercito iracheno dissoltosi, ma, come si vede ora, saggiamente, per preservare le forze in vista di una guerriglia che è già poderosa) e sulle perfidie propagandistiche del sedicente Partito Comunista dei lavoratori iracheno, avanzate da un altro interlocutore, si chieda se una sinistra antimperialista debba sostenere i “nazionalisti” del Baath e islamici che, uniti, si oppongono con la lotta armata di liberazione, avendo per questo scopo sottratto le proprie forze al macello tecnologico degli angloamericani in fase di invasione, oppure un partitello “comunista” solidale, in esilio, con la banda di ladroni venduti del Consiglio Nazionale Iracheno di Londra e della CIA, che ora saluta l’invasione come necessaria alla caduta del regime e l’occupazione come utile per la fase di ricostruzione di un movimento operaio di massa (ma figurarsi cosa ne pensa Paul Bremer).

    IL PCI se non è creazione della CIA, poco ci manca. La solita falsa sinistra, collaborazionista, che serve a depistare la lotta contro il nemico e che in nessuno dei suoi decennali documenti ha mai denunciato l’ecatombe dell’embargo angloamericano. Perché si ignorano le informazioni sui comunisti della Coalizione Nazionale Irachena, che hanno tenuto insieme ad altre forze progressiste il loro congresso a febbraio a Parigi e che hanno posto come contraddizione principale quella nazionale tra Iraq e invasori imperialisti, tanto che oggi lottano insieme a migliaia di volontari arabi con i partigiani del Baath?

    Si denuncia il carattere “ nazionalista” della rivolta armata guidata dal Baath e da Saddam Hussein. E meno male che è nazionalista: non è una nazione che è stata aggredita, strangolata, disintegrata, squartata? Non è oggi una priorità assoluta, come nella lotta anticolonialista condotta in egemonia dal Baath contro gli inglesi, la cacciata dell’occupante dalla nazione tutta? Patria o muerte. Vuole suscitare scontri etnici? Peccato che, nonostante tutti gli sforzi USA per suscitare conflitti interetnici, finora il popolo iracheno (ad esclusione delle bande kurde narcotrafficanti di Barzani e Talabani) pare fortemente unito nell’obiettivo prioritario della cacciata del “liberatore” e, ahinoi, lo è sotto la guida di una resistenza ben organizzata, diffusa su tutto il territorio, la cui correttezza e sacrosanta giustezza può essere diffamata solo da un titolo inaccettabile come quello di Liberazione del 26/6, “Soldati inglesi linciati dalla folla”, passivamente e non innocentemente, temo, tratta dalle agenzie capitaliste, a rovesciamento non solo della realtà (vedi il Manifesto) di una battaglia con armi da fuoco tra inglesi, assassini di civili, e partigiani armati, ma anche del diritto di ogni iracheno di difendere, anche con le nudi mani, il proprio paese. Ricordo una pediatra irachena che, nell’imminenza dell’arrivo degli statunitensi a Baghdad, aveva affilato i propri coltelli da cucina (vedi il video “Un deserto chiamato pace”).

    Per la sinistra, dopo l’imbarazzante guerra del bandito Bush alla “belva sanguinaria”, ora c’è l’imbarazzo di scegliere tra l’astuta e unilateralmente disarmante nonviolenza dei “moderati” e il sostegno a una lotta armata di liberazione popolare, necessariamente e ineluttabilmente “nazionale”, dove chi ci sta è un compagno e un patriota e chi non ci sta un rinnegato o un arreso, PCI o non PCI. PC iracheno che farebbe meglio a denunciare le stragi di civili in corso a opera degli angloamericani, la natura colonialista dell’occupazione, il carattere brigantesco e quislinghiano di Chalabi e Co., la minaccia mondiale dell’imperialismo (e non solo per mascherare il proprio sostanziale collaborazionismo), e a prendere le armi insieme ai compagni del Baath e agli islamici, che mettono la vita al servizio della sovranità e dignità della propria comunità nazionale e della resistenza mondiale contro gli USA motore del capitalismo e del’imperialismo. La storia è maestra di verità: la liberazione araba negli anni ’50 e ’60 è stata condotta dalle borghesie nazionali e dalle intellighenzie in collaborazione con le masse sfruttate dalle monarchie vassalle al soldo del colonialismo. Pare che questa situazione debba ripetersi. Chi ha più filo, tesse e fa egemonia.

    C’è da trarre una conclusione non esaltante: palestinesi, iracheni, arabi, cubani, ecc. vanno bene, vanno sostenuti e compianti quando li si fanno a pezzi, se ne polverizzano le case, se ne fa un olocausto, se ne uccidono i bambini. Sono terroristi, nazionalisti, etnicisti quando combattono.

    Intifada fino alla vittoria, in Palestina e in Iraq. Anche con Arafat e Saddam, visto che gli altri si è visto quanto sono credibili


    Fulvio Grimaldi


    Copyright® 2000-2003 SiPorCuba

    Articolo apparso oggi sul quotidiano "nazi-fascista" Rinascita, che sia l'inizio di una futura collaborazione?

  9. #9
    Insorgente
    Data Registrazione
    25 Jul 2002
    Località
    Da ogni luogo e da nessuno
    Messaggi
    2,654
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: UN REQUIEM PER RIFZION: spiegazioni e scuse

    In origine postato da KLASSENKAMPF
    Rispondo anche per l'altro tuo post.
    In effetti il mio astio è piu' contro Liberazione in generale (già dall'epoca del vice di Castellina, Doddoli, ciavevo dei conti in sospeso col giornale. Il licenziamento di Grimaldi, che ha provocato una marea di proteste - 1300 secondo quanto detto da un compagno all'ultima Direzione- ha fatto esondare il mio vaso) e alcuni mammasantissima della Direzione che per il partito in quanto tale.
    Per quanto riguarda i fallimenti al referendum e quelli ale amministrative, ho usato una critica a partire dalla posizione ufficiale del partito: che è quella parlamentarista/referendaria. Io mi ricordo di aver letto che il POSDR, mandava alla Duma i più cazzoni tra i compagni, proprio per dimostrare la loro partecipazione/presa-di-distanza dal cretinismo parlamentare.
    Orbene, se un partito pensa di far passare una riforma del lavoro epocale come l'estensione dell'art. 18, con mezzucci pannelliani, senza mobilitazioni di massa, senza analisi di massa, senza dibatiti in fabbrica e nei posti di lavoro, ma limitandosi a comparsate a portaporta, se ne assuma le responsabilità. Non sarebbe stato piu' proficua, per es. una mobilitazione di massa a favore di un referendum per abolire il maggioritario, che è il vero cappio al collo del cretino parlamentare con velleità movimentiste?
    Cmq lo sappiamo che cosa succederà: alleanza programmatica con l'Ulivo e conseguente scissione o scioglimento del partito. Io non so dove sei iscritto. Io da bravo nomade conosco varie federazioni. Quella di Roma Nord è spaccata in due; quella di Pescara idem (con ipotesi di chiusura di alcuni circoli).
    Insomma la deriva pseudopacifista (paciocconismo gandhista), il leccaculismo nei cfr dell'ideologia mediatica (Hamas=terrorista; Saddam= sanguinario dittatore; Castro= dittatore; studenti iraniani= democratici oppositori del "regime" islamico e troiate simili) potrà far dare rispettabilità borghese a un partito che in teoria dovrebbe sbattersene le palle. Ma risultati pratico/politici: nix!
    P.S. Io credo che tra il gruppo di Rinascita ( e qui: Cornelio, Hate, Jesi etc) e pezzenti razzisti come i leghisti, forzanovisti etc ci sia un enorme differenza. Magari loro si offenderanno , ma io considero i vari Cornelii MOLTO PIU' COMPAGNI, di delinquenti socialbombardieri come Blair, Dalema, Fassino, Veltroni.
    Mettere i paletti contro di loro e dare la patente di democratici ai DS o alla teppa giudoromana, è un gravissimo errore politico. Cè un precedente: la liquidazione politica di una possibile alleanza tra PCd'I (bordighista) e gli arditi del popolo di Picelli. Poi sappiamo come è finita.
    Mettila come ti pare: ma tra un Curzi che licenza per laesa majestate Judaeorum il compagno Grimaldi e Cornelio, io sto con quelli come Cornelio.
    P.P.S. Come al solito spesso vado sopra le righe, anche nei cfr dei forumisti e dei moderatori. Effetto tastiera del PC.
    CHIEDO SCUSA A TUTTI (meno che all'EUROPAGLIACCIO ).
    1) Anche a me non piace Liberazione come tipologia di giornale (come contenuti politici li posso anche accettare); Comunque non è una condizione sufficiente per uscire dal Partito.

    2) Lo dirò chiaramente: Grimaldi ha fatto la fine che meritava. Ha giocato con il fuoco e si è scottato. Il suo ruolo all'interno della redazione era quello di scrivere corsivi ambientalisti e ed è stato assunto per questo. Un ruolo che non ha mai svolto.

    3) Credo che la battaglia referendaria si stata un patrimonio che non dobbiamo minimizzare. Tutti eravamo consci che sarebeb stata un'impresa. Detto questo, dobbiamo saper essere ottimisti: quei 11 miliondi di voti rappresentano la prima costruzione concreta della sinistra alternativa. Buttare al vento questo risultato sarebbe come ritornare indietro di 5 anni. Altresì non credo ci fossero le condizioni politiche per promuovere un referendum contro il maggioritario. La cultura del maggioritario purtroppo è entrata nella testa degli italiani (come dimostra l'ultimo referendum promosso dai radicali per l'abolizione della quota proporzionale che ha mancato di un soffio il quorum). Prima di chiamare gli italiani a decidere su questo quesito dovremmo agire per cambiare concezione della politica nel paese. E non è una cosa da poco.

    4) Personalmente - e ne abbiamo già discusso - credo che i militanti di Hamas siano senza dubbio terroristi; ma non importa molto: quello che conta è che portano avanti una concezione di società teocratica e integralista lontana anni luce dalla mia. Così per Saddam e così per il regime iraniano (su questo è d'accordo anche Ferrando). Non credo che altresì giustificando le "imprese" di queste entità si arriverebbe a dei risultalti politici impressionanti. Diventeremo una setta.

    5) Non credo che ci sarà nessuna scissione. Se ti riferisci a Ferrando il suo entrismo lo costringe a schiamazzare quanto vuole ma non a minacciare nessuna uscita dal Partito. Ci sta troppo bene. In quanto all'accordo programmatico non se ne è mai parlato, e anche l'ultimo CPN parla solo di unità per l'opposizione sociale (nemmeno politica) al governo Berlusconi.

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





 

 

Discussioni Simili

  1. Percorsi del nudo
    Di gertrud nel forum Arte
    Risposte: 48
    Ultimo Messaggio: 02-03-13, 15:03
  2. Il Re è Nudo
    Di Veneto Governo nel forum Veneto
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 06-04-06, 21:00
  3. il re è nudo
    Di Lutzianu nel forum Sardegna - Sardìnnia
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 29-01-06, 11:21
  4. L.A.: nudo nel carrello di un jet
    Di Nirvana nel forum Fondoscala
    Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 05-11-04, 20:13
  5. Il Re Nudo
    Di SPYCAM nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 21-05-04, 04:14

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito