Il Re Bertinotti è nudo
| Lunedi 30 Giugno 2003 - 18:04 | Paolo Emiliani |
Tutto è male quel che finisce male.
Nel corso degli anni abbiamo spesso apprezzato le posizioni politiche di Rifondazione Comunista, sovente le uniche in qualche modo “vicine”, o almeno succedanee, alle nostre. Abbiamo persino combattuto battaglie comuni, come quella per l’estensione dell’articolo 18, perché trovavamo un comune fine, seppure con approcci differenti.
Tanta ricorrente “simpatia”, peraltro mai vicendevole, perché Rifondazione è sempre stata preda dei rigurgiti resistenziali che tanto fanno comodo al regime, non si è però mai potuta tradurre in nulla di più concreto. Questo perché da parte nostra persisteva sempre un dubbio di fondo sulla capacità di Rifondazione di poter assolvere un ruolo veramente antagonista a questo regime.
I nostri dubbi venivano, per esempio, dall’ambigua posizione assunta da Rifondazione in seno al movimento no global, ma non solo: non ci è mai piaciuto quel clima di intrallazzo da sempre tenuto in piedi da Bertinotti con la parte sinistresca (si fa per dire) del regime liberal democratico.
E ben abbiamo fatto a rimanere ancorati alle nostre perplessità.
Il parlamentino di Rifondazione ha approvato ieri, a larghissima maggioranza, il documento di Bertinotti che impone al Prc la linea dell’apertura a tutte le forze del centrosinistra (sottolineiamo tutte, anche i democristiani di risulta) per un accordo di governo.
La proposta della segreteria ha ottenuto 65 voti a favore e 17 contrari, raccogliendo anche il consenso dell’Ernesto, il gruppo di Claudio Grassi, che aveva presentato inizialmente un documento alternativo con il direttore di “Liberazione” Sandro Curzi.
L’unica voce che si oppone a questa indigesta marmellata ulivista rimane quindi quella della minoranza trotzkista guidata da Marco Ferrando, il cui documento ha ottenuto 9 voti a favore e cinque astensioni. Tralasciando ovviamente un terzo documento presentato, praticamente a titolo personale, da due delegati, che ha ottenuto, appunto, due voti.
Ci avvilisce vedere un partito come Rifondazione tutto ripiegato nella corsa alla poltrona, pronto ad ogni mediazione per un posto in un futuro governo e per la possibilità di continuare ad avere qualche assessore, magari in una giunta guidata da un post democristiano non pentito.
Il collante di questa insana alleanza dovrebbe essere la comune opposizione a Berlusconi.
Questo processo di apertura di Rifondazione a tutto il centrosinistra avvia dunque un percorso verso il”confronto tra molti”, come dice Bertinotti, che potrebbe presto trasformare il partito per la rifondazione comunista in un’appendice dello schieramento liberal democratico di centrosinistra.
Anche noi ci opponiamo, caro Bertinotti, al governo Berlusconi, ma non per questo sentiamo il bisogno di sostenere giunte ultraliberiste di ispirazione democristiana, non per questo ci sentiamo tuttuno con falsi ambientalisti che tutelano gli interessi delle multinazionali del petrolio, non per questo ci sentiamo solidali con gli amici dell’entità sionista che massacrano il popolo palestinese, non per questo faremmo combriccola con chi ha bombardato la Serbia, non per questo ci ridurremmo complici degli usurocrati che strangolano l’Europa, non per questo riusciremmo mai a votare un Prodi (destino ineluttabile per l’Ulivo) che fu boiardo democristiano nella I repubblica ed ora elemento organico del mondialismo in servizio permanente effettivo.
Il compagno Mao insegnava, caro Bertinotti, che il nemico del mio nemico è mio potenziale alleato. Ma considerare Berlusconi come unico nemico è un errore madornale ed oggi Mao stesso suggerirebbe questa modifica al suo insegnamento: l’amico del mio nemico è mio nemico. Ed il nemico del popolo, in Italia, in Europa e nel mondo è il regime mondialista, il turbocapitalismo, la globalizzazione, la liberaldemocrazia: ovvero tutta la crema che milita tra i nuovi (o vecchi?) amici di Rifondazione.
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