da "Il manifesto", 3 luglio

«Basta morti nei cantieri»

Gli edili in corteo a Milano, è la prima manifestazione per la sicurezza da 18 anni. Ventisei morti da gennaio, il doppio rispetto al 2002. I sindacati chiedono un intervento di imprese e Regione, e preannunciano gli scioperi

MANUELA CARTOSIO

«Dikyy, 33 anni, è morto il 3 giugno 2003 mentre stava riparando un tetto a Fizzonasco». Ventisei cartelli come questo, uno per ogni edile morto sul lavoro in Lombardia dall'inizio dell'anno (cinque erano immigrati), punteggiavano il corteo e ne spiegavano la ragione. Contro gli omicidi bianchi e per la sicurezza gli edili lombardi hanno manifestato prima sotto la Regione, poi all'Ispettorato del lavoro. Erano alcune migliaia, un buon numero per un settore difficile e polverizzato dove metà degli addetti lavorano in nero. La manifestazione unitaria di ieri è stata l'anticipo della «vertenza sicurezza» che Fillea, Filca e Feneal apriranno a settembre con Centredil, l'associazione lombarda dei costruttori, e il Pirellone. La piattaforma la definirà un'assemblea regionale degli Rls, i rappresentanti per la sicurezza. «A quel punto ci vorranno anche gli scioperi», dice Franco De Alessandri, segretario della Fillea lombarda, «oggi abbiamo fatto il primo passo e siamo soddisfatti, erano diciotto anni che in Lombardia gli edili non manifestavano per la sicurezza». Il 38% degli infortuni registrati dall'Inail si verificano nei cantieri. L'Italia ha la più alta incidenza di infortuni nell'edilizia di tutta Europa. I 26 morti in Lombardia dall'inizio dell'anno sono il doppio rispetto ai primi sei mesi del 2002. Su cento cantieri gli ispettori del lavoro riescono a visitarne tre o quattro nell'arco di un anno. La catena dei subappalti invece di accorciarsi si allunga. I migranti forniscono sempre nuove braccia ricattabili da sfruttare al nero. Le leggi ci sono ma non si ha la forza di farle applicare.

In questa situazione che pare immodificabile ha «senso» fare il rappresentante territoriale per la sicurezza? «Dipende dalla giornata», risponde il bergamasco Sergio Lorenzi, che dopo 30 anni da muratore professional ha scelto di fare l'Rlst, rimettendoci parecchi soldi. «C'è il cantiere dove ti ascoltano e hai la sensazione di servire a qualcosa. E c'è quello dove tutti vanno di fretta, i cottimisti ti considerano un fastidio, un intralcio. Per loro i minuti sono metri di muro. Pensano che chi si fa male è perchè non ha voglia di lavorare. Guardano con sufficienza chi si accontenta della paga normale, si considerano dei superman. Poi però l'incidente capita anche a loro». Quando Lorenzi si presenta in un cantiere il «fuggi fuggi» degli irregolari è ordinaria amministrazione. Gli basta un'occhiata per valutare il cantiere: «Se c'è disordine è segno che ci sono i subappalti e che delle norme di sicurezza se ne fregano». Per le imprese le multe sono costi di produzione. L'unico deterrente per le infrazioni gravi è il sequestro del cantiere. «Se ne metti sotto sequestro uno, nel raggio di cinque chilometri si mettono tutti in regola».

Per questo il sindacato chiede a Centredil di smetterla con i convegni e di sottoscrivere un protocollo che elenca la casistica delle irregolarità da sanzionare con il sequestro dei cantieri. Proposta irrealistica? No, afferma De Alessandri: a Sondrio l'accordo è già stato fatto. Serve anche alle imprese corrette per difendersi dalla concorrenza sleale di chi ricorre anche agli avvertimenti «mafiosi» per evitare il sequestro del cantiere da parte dell'Asl. Per Formigoni la richiesta è semplice: alzare dal 2% al 5% la quota del bilancio destinata alla prevenzione.

Al corteo c'era anche qualche pensionato venuto a dar manforte. Pietro è di Castelcovati, uno dei paesi della bassa bresciana a più alta densità di piccole imprese edili. «Quelle dei pullmini che partono all'alba e tornato alla sera, sono la disgrazia del nostro settore. Io li ho sempre scansati, ho lavorato solo per le imprese grosse a Brescia». Rispetto ai suoi tempi, ora ci sono buone leggi. «Ma sono inutili se non si mette un freno al lavoro irregolare, se i giovani appena arrivati in cantiere sono obbligati a entrare nelle squadrette che lavorano a cottimo. Così si rompe tutto, gli scioperi diventano un'impresa e la solidarietà va a farsi benedire». Di infortuni Pietro ne ha visti tanti. Lui sembra arrivato «intero» alla pensione. «Si sbaglia, guardi qui». Tira su i pantaloni e scopre su una gamba una cicatrice lunga venti centimetri.