User Tag List

Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 14
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Sei opinioni 6 sul caso....

    ....Berlusconi-Kapò.

    Poteva dirgli “Vopos”, un modo più furbo di dare del tedesco al tedesco

    C’è un film dal titolo “Appartamento spagnolo”. Si vede uno studente inglese che entra nella camera dove dormono altri due ragazzi. La stanza è divisa perfettamente a metà, quasi la scriminatura di una stessa testa coi capelli che cadono ricci da un lato e lisci dall’altro. Da un lato, infatti, vi si specchia l’ordine, il lindore e la perfezione, nell’altra metà, invece, c’è un pandemonio totale, un ammasso unto di libri e lenzuola, tutto un disastro che rivela la razza dell’inquilino: un italiano.
    L’inquilino del restante pulitissimo subaffitto è invece un rigoroso ragazzo tedesco. Sta studiando infatti, è seduto composto sulla sedia, sottolinea con un righello volumi alti quanto una forma di pane, compila su quaderni rilegati in tela rigida minuziose note e varie glosse.
    L’inglese osserva la scena e commenta: “Da qui Italia, di là Grande Germania”.
    Ancora un poco, e commenta ulteriormente: “Tutto ordinato, tutto pulito, tutto preciso”. Il ragazzo tedesco già comincia a sentirsi in colpa, già si sente addosso l’alito di chissà quale documentario, non sa come uscirne. Timidamente chiede di non essere disturbato. Il ragazzo inglese invece sorride di fronte alla sua stessa constatazione: “Disciplina ja?, Studiare ja? Pulizia ja?”. Non c’è più scampo. Il ragazzo inglese coglie il nesso di cotanta scoperta socio-antropologica e si irrigidisce nel saluto col braccio levato. L’inglesino sillaba ispirato “Heil Hitler!”. La scena del film si conclude con il londinese costretto da tutti gli inquilini dell’appartamento – tutti studenti provenienti da diverse nazioni in trasferta a Barcellona per l’Erasmus – a formulare le più laboriose tra le scuse, a strisciare e chiedere perdono, a levarsi di torno infine.
    E’ il solito copione. Costretto a chiedere scusa, sostanzialmente, solo per aver dato del tedesco al tedesco.
    Certo, glielo ha dato attraverso la più logora delle caratterizzazioni – come dare del mafioso a un siciliano quando solo un siciliano sciolse ragazzini nell’acido, come dare del mafioso al capo del governo italiano quando poi, questi, non è neppure siciliano – ma il nazionalsocialismo infine, non è una parentesi nella storia della Germania, è la sua più profonda versione “al naturale”.

    Per fare scivolare le bretelle sui capezzoli di Charlotte Rampling, per come gliele ha fatte scivolare Liliana Cavani, ci sono voluti tutti gli dei del Wahalalla, Federico II, Friedrich Hölderlin, Richard
    Wagner, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger, Leni Riefensthal, Arnold Gehelen, Salvador Dalí, Herbert von Karajan, Paolo Isotta e il Gran Muftì di Gerusalemme.

    “Bella ciao” nella Foresta Nera
    Hanno voglia i tedeschi di oggi a non sapere cantare “Die Fahne hoch”, nelle mattinate della prima colazione, nel salone della casa dello studente di Freiburg sintonizzavano la radiolina sulle musiche di Johannes Brahms, manco ci fosse da fare un’infrociata tipo “Le piace Brahms?”. Si andava in gita nei benedetti Holzwege della Foresta Nera e, in anticipo su Michele Santoro, cantavano “Bella ciao”. Un pugno di cornuti indottrinati, questo erano, e la difficoltà maggiore non fu tanto quella di tradurre “cornuti”, ma di spiegarne la valenza, la pregnanza della condizione bovina, insomma, fu tutto un muggito quella gita, peggio per loro, e fu solo il turco della compagnia che si fece trascrivere, verso dopo verso, il testo con dentro Dem Sturmabteilungsmann.
    Peggio per loro dunque, ma il peggio è rimasto appiccicato in tutto il resto del pacco turistico: una sfacciata mistificazione. Un obbligo di lavacro in eccesso, tanto in eccesso da risultare inesorabilmente falso.
    E allora bravo Gerhard Schroeder che s’è messo sulla scrivania la foto del suo papà in divisa della Wehrmacht. Loffio, invece, il presidente della Repubblica che s’è fatto togliere la gloriosa dicitura Luftwaffe dall’aereo di Stato. Come se i russi grattassero via la falce e martello dallo stemma dell’Aeroflot (o l’hanno già fatto?).
    Qualcosa di simile è accaduto con le lagne degli italoamericani sulla serie televisive dei Soprano. Tutti, senza nulla togliere alla lotta alla mafia, vogliono essere presi nel casting de “Il Padrino” e
    Silvio Berlusconi allora, è stato bravo nel dare del Kapò al tedesco. Perfetto però, se solo gli avesse dato un altro grado:
    “Vopos”. Un modo più furbo di dare “del tedesco al tedesco”.

    Pietrangelo Buttafuoco


    Il Foglio di venerdì 4 luglio 2003

    saluti

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il....

    .......Trappolone

    I suoi avversari l’hanno sgamato, è permaloso. Il suo staff lo sa e trema ogni volta che sale sul pulpito

    Riflessioni a freddo sul Kapò(retto) day – il giorno in cui il Cavaliere ha fatto troppo da solo e nel posto più sbagliato. La smorfietta inalberata dal presidente appena sganciata la rispostaccia al perfido tedesco, è rimasta stampata sui televisori di mezzo mondo e gli resterà appiccicata per quello che s’annuncia come l’apocalittico semestre italiano. Nei bistrot di Strasburgo già si festeggia: sono arrivati i paisà, a smuovere il mortorio.
    Del resto chiunque analizzi le dinamiche della cosiddetta “grande comunicazione” – a cominciare dai momentichiave di un politico di primo piano – sa che in gioco ci sono variabili quali la sua prontezza, il mestiere, la capacità d’improvvisazione. Spazi di manovra difficili nei quali – inquadrato nei mirini nemici – il personaggio naviga a vista e senza radar. Bene: in questi frangenti il Cavaliere prende più scogli che onde, a cominciare dal suo granitico gusto per la battuta non-fulminante, quella che pietrifica perfino gli avversari. In queste ore non si può non rivolgere un pensiero affettuoso ai suoi ghostwriter, a coloro che lo preparano, lo documentano, gli consigliano le temperature degli interventi.
    Con apprensione lo vedono salire sullo scranno, lo sentono esordire emozionato e un po’ incartato, si rallegrano quando scalda i motori, va via in scioltezza, sfodera i numeri migliori, si rilassano all’insegna dell’anche questa è andata. Poi s’allarmano allorché lo vedono innervosirsi oltre la soglia, provocato dal provocatore (è il suo punto debole: lo sanno in Puglia e lo sanno in Europa. O fa più meditazione la mattina, o l’esaurimento nervoso è dietro l’angolo), l’ennesimo sadico che gli vuole guastare una grande occasione. Non si può non rivolgere un indirizzo di solidarietà al suo staff, paralizzato nel sentire il capo farneticare di nuovi film italiani sui nazisti (il ritorno di Sturmtruppen?), solo per il gusto di ribuffare lo scocciatore. Ci sembra di vederli: cappuccini sospesi a mezz’aria, brioche che cadono nel piattino, tutti occhi al cielo, cervelli che già quantificano i danni.

    Poveracci. Quando il Cavaliere s’innervosisce e va via di suo, la fureria si mobilita subito per ricomporre i cocci. C’è gente che vive così. Gente dura da prima linea, fedelissimi che quando la sera tornano a casa e sfilano le scarpe, sono stanchissimi. Capita quando si è in tournée per la provincia italiana, figuriamoci nell’Euro teatrone.
    E il problema è noto: gli avversari hanno capito che il Cavaliere è permaloso, incassa male, che vuole sempre avere l’ultima. Lui abbocca e le bandierine con la frittata si moltiplicano sulle mappe dei suoi viaggi nazionali e internazionali.
    Io non so. Ho sentito un amico dare del fascista all’amante della moglie il giorno che se l’è trovato davanti. Più tardi m’ha spiegato che gli è venuto spontaneo, una specie di epiteto inconscio.
    Silenziosamente gli ho offerto solidarietà. Il fatto è che Berlusconi che pazzeggia il giorno del suo esordio a Strasburgo non cambia di un millimetro il non-rapporto che non mi lega a lui. Tutt’al più, rifacendomi al mio amico, m’offre riprova del suo antinazismo. E’ già qualcosa.

    Lo scolapasta del politically correct
    Certo, per un attimo ho goduto del disastro. Poi la cerimoniosa spocchia del Parlamento europeo e il rituale delle prese di posizione m’hanno altrettanto infastidito. Del resto non mi sembra tiri l’aria di una sua imminente consacrazione a memorabile statista internazionale. E da noi la storia diventerà presto repertorio dell’aneddotica da rotocalco, senza modificare la sua parabola (perché dovrebbe?). Alla fine penso sia meglio lasciar giù lo scolapasta del politically correct. Meglio limitarsi a una pensosa contemplazione dell’uomo di tv col culto per la battuta pronta, meglio scherzare sullo staff alle prese con la sua interpretazione di Münchausen.
    Molti di noi al semaforo dicono di peggio. Certo, c’è la questione della carica, dell’occasione, del decoro nazionale. Ma alla fine anche nello scandalizzarsi ci vuole sincerità. Personalmente la libertà di parola – compreso il dovere di scusarsi – la garantisco anche al Cavaliere.
    Fino in fondo. Faccia lui. Io l’aspetto in un altro bar. Della sua educazione non mi occupo.

    Stefano Pistolini

    Sul Foglio di venerdì

    saluti

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Francesismi...

    ...inutili?

    Francesismi
    Il savoire-faire diplomatico non ha mai risolto una questione grave né evitato un conflitto

    Kapò è una brutta parola. Porta sfortuna. Perfino a Tullio de Mauro e Marco Mancini, autori del grande dizionario etimologico Garzanti, peraltro impeccabile e prezioso. Vi sostengono infatti i due linguisti che Kapò è forse un’abbreviazione del francese caporal.
    Perché mai, se caporal non si scrive neppure con la kappa? Come se insinuassero che quella del Kapò fosse una vocazione francese. Ricordando forse Vichy?
    Kapò, secondo i più, è un acronimo di Kamarade Polizei. Polizia amica, si potrebbe tradurre? Quello che in realtà la parola può significare di carogneria in Italia l’ha insegnato un film mediocre di Gillo Pontecorvo. Nel film la Kapò, pronta poi a espiare con la morte, era Susan Strasberg, comunque più carina di qualunque deputato del Spd. Ma lì c’entrava l’amore, più che la politica.

    Agli statisti italiani i dizionari procurano qualche volta guai. A dare retta a Ernest Hemingway (The Toronto Daily Star, 27 gennaio 1923) alla conferenza di Losanna Sua Eccellenza Benito
    Mussolini convoca una conferenza stampa.
    Quando i giornalisti entrano continua a leggere il libro che ha sul tavolo, così assorto da non accorgersi di quello che accade attorno a lui. Così assorto da non accorgersi che uno degli inviati, che gli amici chiamano confidenzialmente Hem, gli va dietro per scoprire cosa stia leggendo. Leggeva, a detta di Hem, ma gli scrittori sono uomini tanto d’onore quanto di fantasia, un dizionario francese.
    Per strafare lo leggeva, sempre secondo Hem, capovolto. Poiché la politica è un po’ rappresentazione, non è riprovevole che un capo cerchi di darsi un tono.
    Lo sbagliato è che si faccia beccare con le dita nel naso. Perché poi finisce che un Hem qualsiasi finisce per trarne le sue conseguenze. Impossibile che contro un uomo che finge di leggere il dizionario francese capovolto e che, oltretutto, pretende dai suoi compatrioti un prestito nazionale senza interessi, non si formi una vera opposizione patriottica. A guidarla, preconizza Hem, sarà quel “vecchio Rodomonte” di Gabriele D’Annunzio, che almeno il francese lo parlava benissimo. Al di fuori del banco del lotto, non c’è profeta o analista politico che paghi pegno.

    Col cappello di Gioppino in mano.
    Sarà per via delle tradizioni del teatro dell’arte, ma all’estero i politici italiani vengono presi sul serio solo se si presentano con il capello di Gioppino in mano.
    Niente della scuola dei grandi funzionari dello Stato in stile francese, capaci di far sembrare noccioline i diamanti. Niente delle tradizioni dei grandi servitori dello Stato in stile tedesco, disposti a ubbidire senza discutere, per poi al massimo dimenticare. A Ovest come a Est: diverse le Utopie, stessi i metodi. Sfortunatamente, neanche un briciolo della vacua caparbietà (Lawrence Durrell, “La puzza al naso”, Feltrinelli) della diplomazia britannica, capace di trasformare l’insulsaggine di ceto in Storia. Se mai, un po’ dell’improntitudine della Russia contadina al culmine della potenza. Come un Nikita Kruscev qualsiasi, che si toglie la scarpa per battere sul podio e affermare davanti al mondo le sue ragioni in uno stile non contemplato dal manuale del
    perfetto diplomatico del Foreign Office. Se mai l’immediatezza di un Richard Nixon che in una celebre fotografia di Elliot Erwitt si fa ritrarre mentre punta il dito accusatore al petto di Kruscev, per cantargli in musica le sue ragioni del mondo occidentale. Con un gesto molto efficace che però nessun istruttore del Quay d’Orsay vorrebbe consigliare agli aspiranti diplomatici della Repubblica
    uscita dalla Rivoluzione. Se mai la scortesia di un Foster Dulles, segretario di Stato americano, che a una conferenza internazionale si rifiuta di stringere la mano di Ciu En Lai, che gli si fa incontro sorridente. Non sempre la spontaneità funziona. Quella volta ad avere la meglio fu il senso dell’umorismo di Ciu En Lai che commentò “Una reazione francamente esagerata anche un per un reazionario”.
    Ma, tutti i conti fatti, non c’è savoir- faire diplomatico che abbia mai risolto una questione grave o abbia evitato un conflitto latente. Mentre spesso, le intese più cordiali e le amicizie più solide sono nate da scontri che parevano sopra le righe, ma erano sopra il tavolo.

    Sandro Fusina

    Da il Foglio

    saluti

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Turisti della....

    ....democrazia.


    Battuta

    “Turisti della democrazia”è una frase normale per chi non accetta il voto di una maggioranza.
    Sinceramente non capisco perché si siano arrabbiati tanto. “Siete turisti della democrazia” è una frase normale.
    Certo, è un’opinione politica forte, soprattutto se rivolta alle pop star della sinistra; è una definizione caratteriale e ideologica non male, un vezzo arci-italiano, uno spot progresso per le nostre spiagge, ma non un’offesa. E allora?
    Poi, sempre sinceramente, che cosa sono se non “turisti della democrazia” quelli che pretendono di dare lezioni agli italiani che hanno eletto il Cav., poi eletto Romano Prodi, poi rieletto il Cav.? Dovrò mica citare Beccaria, vero?
    Da turisti di passaggio a Milano l’avrete pur vista la statua, è qui vicino al Foglio.
    Silvio Berlusconi ha voluto rassicurare, con un sorriso a 44,44 periodico denti, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz e gli altri dubbiosi: l’Italia è una democrazia almeno quanto lo sono gli altri paesi europei. Londra lo è di più, ma è merito della storia e della sorte. Berlusconi ha detto “turisti della democrazia” a quelli che non accettando lui non accettano il voto degli italiani.
    Punto.
    Se non accettano la scelta di una maggioranza, non sono democratici, quindi possono venire da noi, che democratici cerchiamo di essere, in visita turistica.
    Punto. Ben detto, eccome.
    Anche perché che cos’altro sono se non “turisti della democrazia” quelli che fanno un check-in autoassolutorio per un volo che li porta via dalle rovine delle ideologie che franano, e verso un futuro di rispettabilità, sempre e comunque, magari all’ultimo minuto, spesso quasi per una questione d’eleganza. E poi, belli freschi e impomatati di buon senso e di buon gusto, arrivano in taxi in un Parlamento, ascoltano il presidente, il loro presidente per sei mesi, ma in realtà non lo ascoltano affatto.
    Berlusconi dice che sosterrà la moratoria contro la pena di morte all’Onu.
    Il turista, e sarebbe pure di sinistra, risponde: “Sì, ma il conflitto d’interessi…”.
    Berlusconi dice che dopo aver coinvolto l’Est, ora bisogna avvicinare di molto all’Europa il Mediterraneo.
    Il turista ribatte: “Sì, ma se non ci fosse stata l’immunità…”.
    Berlusconi dice che il Parlamento europeo terrà d’occhio da vicino i lavori della Costituente per l’Europa.
    Il turista sfoglia il codice di procedura italiano come fosse la guida degli Uffizi e arguisce: “La legge però è uguale per tutti…”.
    Berlusconi dice che per rilanciare l’economia si può tentare con un piano d’infrastrutture.
    Il turista, e dire che sarebbe pure un po’ keynesiano, si rammarica: “Ma lei e il suo amico…”.
    Berlusconi spiega che è bene che l’Europa ricominci a collaborare, e con voglia, con l’America: per il bene nostro, della sicurezza, dei nostri portafogli, del dialogo tra israeliani e palestinesi, insomma, perché gli Stati Uniti sono i nostri amici.
    E il turista, distratto dal sublime equilibrio di poteri che sogna, si accorge che gli piaceva di più l’Italia spiaggia rispetto all’Italia nuotatrice, che magari con modi spicci sbraccia, fa sentire la
    sua voce, salva qualcuno se è nei guai, si tuffa in un’idea se ci crede, sceglie i compagni con cui s’intende meglio per la sua staffetta, e non accetta che qualcuno le dica: no, tu non puoi nuotare perché il mare è nostrum.
    Carissimi, dice il Caro Bagnino, questa volta i turisti sembrate voi.

    Complotto, bocciate le spiagge italiane
    Sinceramente non me l’aspettavo. “Turisti della democrazia” non fa poi così male. Sarà che a me l’onor di patria non sembra poi così in pericolo per una battuta. Sinceramente nemmeno mi sembra più importante dell’onor della persona. Berlusconi a volte è stato ben più diretto, è il fuoriclasse del “sinceramente”.
    Che cosa c’è che non va? Qual è il problema? Il problema è il “Kapò”?! Ma che c’entra? Quella è una battuta contro una battuta, sciabola contro sciabola. La parola non uccide. Provocazione contro provocazione. Difesa dell’onore contro difesa dell’onore.
    Punto.
    Cioè questa “bufera”, questa “tempesta”, questo “8 settembre” sarebbe nato da una battuta? Ma allora è davvero un complotto mediatico. Ne ho le prove: nella sua classifica l’autorevole Sunday Times boccia le spiagge italiane. Meno male che ora nuotiamo anche da soli.
    Ora però presidente, dia retta a Vittorio Feltri, governi.

    Daniele Bellasio

    Da il Foglio

    saluti

  5. #5
    Makeru ga, katta
    Data Registrazione
    07 Sep 2002
    Località
    Before you all die ghastly, horrible deaths, let me take the hour to describe my latest plan for world domination! Uhauhauha!
    Messaggi
    35,439
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da mustang
    Ora però presidente, dia retta a Vittorio Feltri, governi.

    Sarebbe anche l'ora.

  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito I Kapò no....

    ...erano nazisti.

    Errore
    I Kapò non erano nazisti, ma loro prigionieri. Chi è storico e parla di Olocausto dovrebbe saperlo.
    Intanto i Kapò non erano nazisti. Dare del Kapò a qualcuno può voler dire tutto, tranne che dargli del nazista. Possibile che abbiano fatto tutti finta di non saperlo? Passi per Gianfranco Fini, il desolatissimo, molto preso dal liberarsi di un passato che pure non gli appartiene (almirantiano ok, ma fan del camino non ci crede nessuno). Strapassi per tutti i signori dell’opposizione, contriti, sconcertati, indignati, preoccupati, angosciati, allibiti e sotto sotto – c’è da giurarci – in piena fregola, ché una bellezza d’esordio simile se la sognavano la notte (e infatti al premier si può rimproverare soltanto di esserci cascato, se proprio gli si vuole rimproverare qualcosa).

    Ma gli studiosi? Gli intellettuali? Gli storici?
    Persino Ernesto Galli della Loggia sul Corriere e Gian Enrico Rusconi sulla Stampa hanno scritto questa stupidaggine. Della Loggia ha scritto che sta proprio male “dare del nazista a un oppositore”. Rusconi ha fatto invece un gran bel giro dotto, concludendo: “In parole povere ‘nazista’ ”. Invece no, no e poi no, né in parole povere né in parole ricche. Troppo sbagliato e troppo comodo.
    Sbagliato perché non è necessario essere Furet o Hobsbawm, e nemmeno Galli della Loggia, per sapere che i Kapò non erano nazisti ma vittime del nazismo.
    I Kapò erano nemici del Reich e, in quanto tali, detenuti dei campi di concentramento. I Kapò, nella struttura del campo, stavano sul primo miserabile gradino sopra gli häftling, i morti che
    camminavano verso le camere a gas. Per mantenere quello straccio di privilegio – che comportava anzitutto una briciola di pane in più – i Kapò diventavano più feroci dei nazisti stessi, per paura e per disperazione.
    Erano delatori e collaborazionisti, per salvarsi dall’inferno. E’ quella dei Kapò la figura più drammatica dell’Olocausto. E, generalmente, i Kapò erano detenuti comuni. Spesso, detenuti politici e dunque comunisti. Qualche volta persino ebrei. Ma non nazisti. E hanno fatto tutti una bruttissima fine.

    Il pulpito degli amici di Saddam
    Troppo comodo tirare in ballo questa storia del nazismo. Se l’ultimo dei retti (ci mancava solo lui), il probo Martin Schulz fosse stato spagnolo oppure belga, si sarebbe fatta la stessa messinscena?
    Le Repubblica in prima pagina avrebbe addirittura inventato e attribuito a Silvio Berlusconi il seguente virgolettato: “Sei un Kapò nazista”?
    Troppo comodo tirare fuori lo spauracchio, l’uomo nero, la storia mostruosa che comunque non perdiamo l’occasione di demonizzare (nel senso di attribuirla al Demonio) per evitarla, per far finta che non ci appartenga quando invece l’abbiamo dentro, fino al midollo delle nostre ossa.
    Troppo comodo vederne le sfumature moderne negli avversari, per una pretesa eredità o per una vergognosa disinvoltura nel maneggiarla, come avrebbe fatto (e non è vero) ieri il nostro presidente del Consiglio.
    Schulz si è comportato da Kapò, si è preso del Kapò e se lo tenga.
    Un socialista tedesco che il primo giorno di presidenza italiana chiede conto a Berlusconi delle sue vicende giudiziarie, che sostanzialmente gli dice che starebbe meglio in tribunale che al Parlamento, che tira fuori argomentazioni travagliesche, marginali (almeno rispetto all’evento di mercoledì), e le esprime con quei toni di disprezzo, è uno che sta facendo il gioco sporco. E’ uno che provoca, che sta facendosi bello agli occhi di qualcuno.

    Neanche sotto tortura si può credere che a un socialista tedesco possa interessare della fedina penale di Berlusconi, e sia sinceramente in ansia per i sei mesi (sei mesi!) europei. Magari mi preoccuperei un po’ di più – ma soltanto un pochino – se ad affiancare Romano Prodi ci fosse Carlo De Benedetti, piuttosto che Berlusconi.
    In tre giorni lo hanno definito corrotto, mafioso, immorale, incapace. Queste belle faccine di accusatori sono grosso modo gli stessi pacifisti in affari petroliferi con Saddam Hussein. Adesso gli
    tremano le ginocchia e gli manca il fiato perché è arrivato il losco capobastone italiano. Ma vadano al diavolo.

    Quando uno si ritrova davanti un Kapò glielo dice:
    “Sei un Kapò”.

    Mattia Feltri
    Su il Foglio di venerdì 4 luglio 2003
    saluti

  7. #7
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito La battuta di Berlusconi? Il....

    ....solito trucco.

    Ha barato, se il film è in montaggio Schulz non potrà fare il Kapò, la parte è già stata assegnata.
    E se poi fosse finita a scazzottate, col signor Schulz che vola fuori dalla porta da saloon del Parlamento europeo, lungo disteso e con le stelline sopra la testa, sai che spettacolo. Da spellarsi le mani a furia di applausi, roba che di sicuro ne usciva un film con Bud Spencer e Terence Hill, di quelli dove i pugni fanno sock! e i buoni vincono sempre, e allora non me lo sarei perso.
    Ma un film sulla sconfitta tedesca c’è già, ed è “Italia-Germania 4 a 3”, è di un bel po’ di anni fa, ma racconta di calcio e d’amore, mica di noiosissimo semestre europeo.
    Che certo è una cosa seria e, yawn, importante, e l’immagine dell’Italia all’estero, yawn, e la presidenza italiana, yawn, e guarda che frittata ha fatto quell’Erasmo di Berlusconi, che non lo si può mai mandare in giro solo: ma verità vuole che senza di lui nessuno avrebbe saputo di cosa parlare e scrivere, in questa lunga estate calda (ché Strasburgo coi suoi semestri non è quel gran tema da strapparsi i capelli per la passione).

    La verità è che lui ci ha salvati, ha salvato Ezio Mauro che può felicemente riempire pagine di quel “fattore B che ci allontana dall’Europa”, di quella perduta, calpestata, polverizzata “irripetibile occasione per l’Italia e il suo premier”. E ha salvato anche Manuel Vázquez Montalbán, che ora può indignarsi anche perché “abbiamo lo spettacolo garantito per i prossimi sei mesi”. Speriamo.
    Così al mare sul pattìno leggeremo i quotidiani, invece dei libri su quell’insulso di Pepe Carvalho.

    Silvio Berlusconi è uno con la risposta fantasiosa e catastrofica, la battuta era una bella battuta pronta e cinematografica (di quelle che in genere vengono in mente centosessanta secondi dopo, quando ormai si è perso l’attimo, quando l’insolente di turno ha già girato i tacchi, lasciandoti lì, con la bocca semi aperta e quell’insopportabile aria ebete), il signor Schulz, col cipiglio che si ritrova, non ha che da andare fiero del complimento, perché di certo non gli capiterà più che qualcuno lo proponga come attore (anche se Berlusconi ha un po’ barato, perché ha detto che
    il film è “in montaggio”, e quindi Schulz il casting per Kapò di campo di concentramento se lo può scordare, i ruoli sono già esauriti e il Kapò già lo fa qualcun altro). E poi comunque non si capisce perché noi non ci offendiamo, e anzi molti esultano – scorrettamente, s’intende – quando Der Spiegel titola “Der Pate”, il padrino, “prossimamente in tutta Europa” col nostro presidente del Consiglio seduto su un trono d’oro e velluto (ché i tedeschi, si sa, hanno questo sublime gusto per il kitsch, con le Mercedes con gli interni di pelo lungo beige e le teste di cervo alle pareti di casa – la famiglia da cui vivevo, a Bamberg, aveva l’una e l’altra e ne andava giustamente orgogliosa) e invece loro sì si offendono, e anche noi per loro.

    E quindi bisogna chiedere scusa al popolo tedesco, e invece al popolo italiano due bei calci sui denti che tanto loro cantano sempre. Forse perché a noi ci salva un senso dell’umorismo un po’ più spiccato e sdrammatizzante, forse perché noi abbiamo più corta la coda di paglia, o forse perché siamo consapevoli del fatto che “Il padrino” è il più grande film di tutti i tempi, e don Vito Corleone un figo pazzesco.
    Praticamente l’unico figo pazzesco basso.

    Scazzottiamoci e chi vince paga da bere
    Certo il Parlamento europeo non è il “Drive in” e i deputati tedeschi non sono i zoldaten dell’esercito delle Sturmtruppen – peccato, perché il “terribilen sergenten” era insuperabile – delle
    strisce di Bonvi.
    Però allora, se si decide che si è molto ma molto permalosi, che le istituzioni in quanto tali richiedono rispetto, che l’Unione europea è una cosa molto seria e che l’ironia la facciamo quando sopra il tavolo c’è una tovaglia a quadretti, giochiamo pulito e mettiamoci d’accordo: niente più mafiaspaghetti- mandolino a me, niente più elmetti-campi di concentramento-Kapò a te.
    Niente più trono d’oro e velluto a me, niente più filo spinato e cingolati a te. Ci sarà meno da divertirsi e da indignarsi (ché alla fine è la stessa cosa), ma anche meno da fingere imbarazzi e
    arie contrite di circostanza.
    E adesso finiamola con una bella scazzottata, e poi chi vince paga da bere.

    Annalena Benini

    Da Il Foglio di venerdì 4 luglio 2003

    saluti

  8. #8
    email non funzionante
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Bologna
    Messaggi
    74,332
     Likes dati
    860
     Like avuti
    2,759
    Mentioned
    6 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da antonio

    il fatto e' poi che mentre, giustamente, elemetti-campi di concetramento-kapo' non puo' andare bene per i tedeschi mafia-spaghetti-mandolino si attaglia benissimo alla persona di silvio berlusconi...
    Nota bene la mancanza di equilibrio nel paragone che fai: elmetti-campi-kapò non va bene PER I TEDESCHI, mafia-spaghetti-mandolino va bene PER BERLUSCONI. Eh no! Se Der Spiegel dà del mafioso a berlusconi, lo ha dato solo a berlusconi, se Berlusconi dà del Kapò a Schultz, lo dà a tutti i tedeschi? Tsk tsk... completa mancanza di logica. Se B. ha offeso i tedeschi tutti dando del kapò a Schultz, Der Spiegel ha offeso gli Italiani tutti dando a B. del mafioso. Altrimenti, Berlusconi si è beccato del mafioso a titoilo personale, come Schultz su è beccato del kapò a titolo personale. Non c'è scappatoia che tenga.
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
    ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.
    Racconti senza fine di gente che ha pagato
    non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.
    La rivoluzione è come il vento, la rivoluzione è come il vento.

  9. #9
    brescianofobo
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Bergamo, Italy
    Messaggi
    138,850
     Likes dati
    3,224
     Like avuti
    12,989
    Mentioned
    2577 Post(s)
    Tagged
    7 Thread(s)

    Predefinito

    Mustang, fai prima a darci 90 cents che ce lo compriamo noi, il Foglio, così puo' riunnciare a svariati miliardi di contributi statali pagati da me per dare lo stipenmdio a Giulianio Ferrara, il celebre obeso.

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Messaggi
    13,127
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Egregi "sinistri", questi sei...

    ...commenti pubblicati sul "Davide" dei quotidiani politici italiani sono uno schiaffo sonoro sulla faccia di bronzo dei "grandi giornali italiani", sui quali si leggono pareri solo unidirezionali, e naturalmente ai lloro lettori che di quelle notizie si nutrono, invecchiando precocemente (politicamente parlando).
    Siete ormai senza idee...siete "morti".
    Naturalmente sempre (politicamente parlando).

    sull'argomento ci sentiamo fra sei mesi.

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Libere opinioni
    Di PAOLONE (POL) nel forum Cattolici
    Risposte: 29
    Ultimo Messaggio: 06-10-05, 20:01
  2. Opinioni in libertà
    Di mustang nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 27-01-05, 18:15
  3. Opinioni sul...
    Di mustang nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 04-11-03, 12:14
  4. Il Nuovo Cda..opinioni
    Di Danny nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 08-03-03, 21:05
  5. Opinioni
    Di Caporale nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 25-03-02, 16:33

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito