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    Predefinito Antoni Gaudí, genio e simboli

    Gaudí: tra beatificazione e simboli
    di Giovanna Digovic

    http://www.ilbolerodiravel.org/vetri...ificazione.pdf

    Dal sito http://www.ilbolerodiravel.org/

  2. #2
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    Gaudí è stato un artista straordinariamente ispirato, originalissimo e talmente avanti rispetto ai suoi tempi che quasi si stenta a comprendere come abbia potuto trovare clienti per opere “deliranti” e visionarie come La Pedrera o la Sagrada Familia.
    "Con tutte le opere di Gaudì succedeva una cosa curiosa: non piacevano a nessuno, ma nessuno osava dirglielo in faccia. Aveva uno stile che riusciva ad imporsi pur senza piacere", spiega Francesc Pujols, scrittore catalano che fu uno dei primi a pubblicare un libro di elogi su Gaudí, mentre il classicismo accademico dell'epoca disprezzava il barocco eccessivo della sua opera. Da allora la situazione è enormemente cambiata e oggi Gaudí è acclamato per il suo genio artistico e il suo ruolo di precursore dei tempi.

    Tutta la sua opera ha un contenuto altamente simbolico, a volte criptico, e spesso si ispira alla natura, al mondo animale, alla terra nella cui materia soffia uno spirito, un'anima, un'essenza trascendente e mistica. La sua arte è contemplativa e, con giochi di forme e di luce, riesce a dare vita e misticismo alle forme plastiche e alla materia tratti direttamente dalla natura e dal mondo onirico.



    Chi era - Antoni Gaudí (1852 – 1926) è stato uno degli artisti più originali di tutti i tempi. Ancora studente, si appassionò all’estetica romantica, avvicinandosi alla corrente medievaleggiante catalana che darà luogo al modernismo, in Italia Stile Liberty. Gaudì studiò appassionatamente le leggi statiche e dinamiche delle strutture, sia quelle della tradizione costruttiva popolare, sia quelle espresse nelle sintesi grandiose operate dal gotico, sia quelle che presiedono, in natura, alla formazione e crescita delle forme: dallo scheletro umano alle conchiglie. Grande preparazione tecnica quindi e straordinaria creatività che, ben presto, fecero sì che il suo stile divenisse assolutamente unico ed inimitabile.
    La sua svolta professionale avvenne grazie all’incontro, all’inizio della carriera, col conte Eusebi Güell, uomo ricchissimo, che divenne il suo mecenate e diede una svolta alla sua produzione. Da quel momento, infatti, Gaudí diventò l’architetto più conteso dall’alta borghesia che ambiva ad avere una casa progettata da lui.

    Il fatto di essere un visionario, mistico e fervente cattolico, spinse molti ad indicare Gaudí come “l’architetto di Dio”. Un comitato di trenta preti accademici ne ha proposto la beatificazione che è stata appoggiata con entusiasmo dell’arcivescovo di Barcellona.
    Gaudí morì il 10 giugno del 1926, tre giorni dopo essere stato investito da un tram, appena uscito da messa. I passanti non lo riconobbero subito: lo avevano scambiato per un barbone per i vestiti dimessi e sporchi di calce. Non aveva con sè documenti, ma solo un logoro Vangelo, non portava calze ma bende, le scarpe erano bucate e in tasca aveva un po' d'uva e qualche nocciolina. Quando, infine, fu riconosciuto, i suoi funerali diventarono una leggenda: tutte le finestre furono parate a lutto e in corteo dietro al feretro c’era tutta Barcellona, in fila per due chilometri e mezzo.
    Dopo la morte, nei 50 anni successivi, la sua opera godette di fortune alterne e venne spesso vista con diffidenza ed ostilità. Nel 1977, allorché, a furor di popolo, il governo autonomo della Catalogna venne restaurato, avvenne finalmente la consacrazione definitiva di Gaudì, che sempre aveva espresso la sua forte volontà nazionalistica.

    Liberamente tratto dal sito www.abcamp.it

  3. #3
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    ANTONI GAUDÍ
    E LA
    MASSONERIA


    Che Antoni Gaudí i Cornet fosse cattolico praticante e devoto, non c'è il minimo dubbio, e che alcuni dei simboli utilizzati dall'architetto siano, senza dubbio, cristiani, nemmeno. Tuttavia, esistono altri simboli nella sua opera (la X, i pennacchi, i compassi, elementi alchemici, il serpente ascendente, ecc.) che vanno oltre l'ambito della simbologia cattolica e la loro spiegazione non può rifarsi strettamente ad essa. Quindi, si potrebbe dire che Gaudí sperimentò una via autonoma nel terreno della spiritualità, situata, c'è da dire, nell'ambito della ortodossia cattolica, ma con una pratica che andava aldilà del cattolicesimo. Infatti nelle costruzioni gaudiniane abbondano segni e simboli che sono patrimonio di determinate società segrete. Tutti i biografi di Gaudí coincidono nel segnalare che, nella giovinezza, l'architetto si sentì attratto dalle idee sociali avanzate da Fourier e Ruskin, e che mantenne rapporti con i movimenti sociali più avanzati dell'epoca. La sua amicizia con socialisti utopici e anarchici, che avevano rapporti con gli ambienti massonici, evidente nei suoi primi lavori, ci spinge a pensare che forse fu proprio in questi ambienti che Gaudí venne a contatto col mondo delle logge. Si conosce persino la sua appartenenza a curiose associazioni di escursionismo dell'epoca (le cui finalità andavano oltre le semplici gite e i picnic campestri...). Alcuni dei suoi biografi adducono che Gaudí fu massone e che alcune delle sue opere come "La Sagrada Familia" e il "Parque Güell" hanno molteplici simboli propri della massoneria. Lo scrittore Josep Maria Carandell analizza nel suo libro "El parque Güell, utopía de Gaudí", una grande quantità di dettagli di chiara radice massonica e respinge l'argomento di mancanza di prove, visto che si trattava di un'organizzazione segreta "probabilmente unita alla massoneria inglese". Ma Carandell non è l'unico che dipinge Gaudí sotto una luce non precisamente cattolica. Il primo che evidenziò la massoneria di Gaudí fu lo scrittore anarchico Joan Llarch, nel suo libro "Gaudí, una biografía mágica". Llarch assicura che Gaudí, nel corso delle sue escursioni per la montagna, avrebbe ingerito il fungo allucinogeno Amanita muscaria, che tempo dopo porrà per bellezza in una delle casette situate all'entrata del Parque Güell. A quanto pare, questo fungo provoca stati alterati di coscienza ed il passaggio a un'altra realtà. È stato questo lo stato in cui Gaudí avrebbe 'allucinato' le forme caratteristiche della sua architettura? Eduardo Cruz, un altro dei suoi biografi, assicura che fu rosacrociano, e altri insinuano persino che ebbe tendenze panteiste ed atee. I detrattori di queste teorie assicurano che un cristiano come Gaudí non poteva essere assolutamente massone, poiché alla massoneria non importa la chiamata a un'altra vita dell'anima, in quanto crede che il corpo morto non è né uomo, né anima. Da qui la contraddizione con la dottrina cattolica che crede alla trascendenza e alla resurrezione della carne.

    Di certo c'è che, tenendo conto le contraddizioni segnalate, si osservano due tappe differenti nella vita di Gaudí. Da una parte abbiamo un Gaudí che in gioventù visse in ambienti molto vicini alla realtà delle società segrete ed iniziatiche (la cui compagnia non abbandonò mai completamente, come dimostra l'amicizia con il pittore uruguayano e noto frammassone neopitagorico Joaquim Torres García). E dall'altra, abbiamo un Gaudí che nella sua maturità, con il passare degli anni, accentuò il suo cattolicesimo, interiorizzandolo sempre di più. L'architetto diventò un mistico, al margine di qualsiasi obbedienza, rito o disciplina.

    Come è stato menzionato precedentemente, nell'opera di Gaudí si trovano innumerevoli esempi di simbologia esoterica relazionata alla massoneria, l'alchimia e l'ermetismo. Questi sono alcuni dei più importanti:


    FORNO DI FUSIONE O FORNELLO DA ALCHIMISTA


    Sulla scalinata dell'entrata del Parque Güell ci imbattiamo in una struttura dalla forma di tripode che al suo interno contiene una pietra non lavorata, grezza. Questo elemento rappresenta la struttura basilare di un fornello da fusione alchimista ed è una copia del modello che compare su un medaglione del portico principale della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
    L'Atanor è formato da una parte esterna composta da mattoni refrattari o da cemento. L'interno è pieno di cenere che avvolge uovo filosofico, la sfera di vetro al cui interno si trova la materia prima o pietra grezza. Un fuoco situato nella parte interna ha la funzione di riscaldare l'uovo, ma non direttamente, in quanto è filtrato dalla cenere.
    L'alchimia, oltre ad essere una tecnica spirituale e una forma di mistica, si basava anche sul lavoro con i minerali e le operazioni fisiche concrete e si caratterizzava dall'equivalenza o parallelismo tra le operazioni del laboratorio e le esperienze dell'alchimista sul suo stesso corpo. In questo senso, il fornello rappresentava la riproduzione del corpo, lo zolfo era l'anima, il mercurio era lo spirito, il sole il cuore e il fuoco il sangue.
    Le etimologie della parola Atanor sono due: da una parte deriverebbe dall'arabo attannûr, fornello e dall'altra proverrebbe dalla parola greca "thanatos", morte, che, con il prefisso "a", esprimerebbe il significato "non morte", cioè, vita eterna, ecc.


    I TRE GRADI DI PERFEZIONE DELLA MATERIA


    Facciamo qui riferimento alla pietra grezza che si trova all'interno del fornello. La pietra non lavorata rappresenta il primo grado di perfezione della materia, il secondo grado è rappresentato dalla pietra lavorata a forma di cubo, e il terzo un cubo finito a punta, cioè, con una piramide sovrapposta. Nella simbologia massonica queste tre forme rappresentano anche le tre posizioni che si possono assumere all'interno della Loggia: apprendista, compagno e maestro; che rispecchiano a sua volta i gradi tradizionali delle confraternite operaie medievali.
    Gaudí plasmò nella Torre Bellesguard, conosciuta anche come Casa Figueras, tutto questo simbolismo. La struttura dell'edificio, situato ai piedi della Sierra de Collserola e costruito di pietra e mattoni, è formata da un cubo coronato da una piramide troncata.
    L'ordine dei frammassoni dice che "ogni uomo deve scolpire la propria pietra". Detta pietra sarà, sia la pietra angolare del tempio e sia la pietra angolare della personalità del massone. L'ulteriore lavoro di perfezionamento consisterà nel sovrapporre una piramide sul cubo.


    LA CROCE IN SEI DIREZIONI


    Questo elemento, che si trova nella maggior parte delle costruzioni gaudiniane, in modo un po' ossessivo, è una rappresentazione di un principio radicato nelle credenze massoniche ma situato, almeno formalmente, all'interno del campo della Chiesa.
    - Gaudí utilizzò due tecniche per realizzare le croci in sei direzioni. La prima la possiamo trovare nel Convento delle Teresine ed è uno sviluppo evidente della pietra cubica; si tratta della proiezione spaziale della pietra cubica.
    - Nel Turú de las Menas del Parque Güell figurano tre croci che non sono altro che due tau a cui sono stati sovrapposti i corrispettivi cubi coronati dalle piramidi. Queste tau indicano le direzioni nord-sud ed est-ovest che, incrociate tra loro, ci indicano i quattro punti cardinali. La terza croce, da parte sua, è una freccia che indica una direzione ascendente.
    Iniziale della parola terra, la tau è un simbolo di origine remota che appare in monumenti megalitici delle isole Baleari in forma di taules (un piedistallo che sostiene una superficie di pietra).
    All'interno della frammassoneria, la tau ha un simbolismo preciso. Da una parte, rappresenterebbe Matusael, il figlio di Caino che conierebbe queste simbolo per riconoscere i suoi discendenti, e, dall'altra, sarebbe il segno di riconoscimento che realizzerebbe l'officiante con la mano destra nella cerimonia di acceso al grado di Maestro.


    LA X


    Queste simbolo si trova nella Cripta della Colonia Güell, dove è ripetuta fino a tredici volte, e anche nel Portico della Nascita della Sagrada Familia, nella croce che corona l'Albero della Vita, a cui si intreccia una grande X. Nella simbologia massonica, la X ha una grande importanza nella geometria sacra, in quanto questo simbolo si realizza sulla base di un esagono regolare e questo forma il perimetro interno di due triangoli equilateri intrecciati, i quali formerebbero la stella di Davide, che sarebbe la notazione alchimia dei quattro elementi basilari. L'esagono è una forma molto ripetuta nell'opera di Gaudí, dal quale si può persino estrarre un cubo volumetrico, se dividiamo esagono in tre rombi. Bisogna ricordare poi che la X, era la notazione alchimica del Crogiolo, uno strumento necessario per l'opera alchemica. Inoltre, la X per tradizione è anche legata all'apostolo Andrea, crocefisso su questa forma.


    LA SALAMANDRA, IL SERPENTE E LE FIAMME


    Del circolo situato sulla scalinata dell'entrata al Parque Güell è stata fatta un'interpretazione patriottico-nazionalista, ma non esiste nessuna ragione per cui Gaudí dovesse fare una dimostrazione pubblica di una cosa secondaria nella sua gerarchia di aspirazioni e convinzioni. Per questa ragione, è d'obbligo fare un'interpretazione ermetica della simbologia di questo elemento, che è l'unica integratrice del tutto: una testa di serpente situata nel centro di un grande disco, avvolta dalle fiamme e queste dall'acqua.
    Gli ermetici erano conosciuti come "filosofi del fuoco" e lo scopo della loro opera era quello di ordinare il caos; siccome al principio dei tempi la rovina e il male si estesero per il mondo per opera del serpente, per ordinare questo caos è necessario bruciarlo. Quindi, il circolo simboleggia il caos, l'orifiamma è la fiamma che contiene lo zolfo e il serpente, è lo spirito mercuriale.


    LA LUCERTOLA


    È l'animale che scende dal fornello da alchimista fino al disco descritto poc'anzi e che è stato interpretato come una salamandra, un'iguana, persino un coccodrillo, ma la sua caratteristica più importante è il suo dorso sinuoso. Si tratta di un'immagine statica che
    suggerisce una sensazione di movimento molto accentuata, una nuova rappresentazione del mercurio originario, una reiterazione delle funzioni del fornello da alchimista, ovvero, operare la separazione, decantare le parti fisse del minerale da quelle volatili.
    Le scalinate del Parque Güell ci si presentano così come un paradigma ermetico che contiene i principi dell'opera e non in vano sono molti i testi alchemici che insistono che tutta l'opera si realizza attraverso il mercurio.


    L'ALBERO SECCO E L'ALBERO DELLA VITA


    L'amore di Gaudí nei confronti della natura fu sempre presente in tutta la sua opera. Le sue costruzioni sono piene di elementi ornamentali che fanno riferimento al regno vegetale. Il simbolismo alchemico è pieno di immagini che hanno attinenza con l'agricoltura e il regno vegetale.
    L'Albero Secco rappresenta il simbolo dei metalli scevri dai loro minerali e fusi; la temperatura del forno gli ha fatto perdere la vita e, quindi, devono essere di nuovo tratti in vita. Nell'Albero Secco esiste sempre una scintilla di vita, quella che può rendere possibile la sua risurrezione; di fatto, in esso si possono sempre vedere alcune foglie che indicano la possibilità che rinverdisca di nuovo. L'immagine dell'Albero Secco venne posta da Gaudí nelle sue opere principali, come simbolo di una natura vegetale pietrificata che tuttavia mantiene un punto vitale. Molte di queste immagini si trovano a Parque Güell.
    L'Albero della Vita, come indica il suo nome, è l'albero immortale, il simbolo della vita eterna. La rappresentazione iconografica più reiterata di questo tipo di albero è il cipresso. L'architetto catalano lo pone nel centro del Portico della Nascita della Sagrada Familia, attorniato da colombe bianche, che a loro volta, simboleggiano le anime rinnovate che ascendono verso il cielo.


    IL DRAGO IGNEO E IL LABIRINTO


    L'immagine del drago è una costante nell'opera di Gaudí. Certamente è un'immagine a cui associamo immediatamente la leggenda di San Giorgio, patrono della Catalogna, ma, a differenza di altri architetti modernisti, Gaudí lo rappresenta sempre da solo. Il drago, posto nel cancello dei Padiglioni Güell, è ispirato da "La Atlantide" di Verdaguer; si tratta di un drago incatenato che custodisce l'acceso al giardino delle Esperidi.
    Il drago è legato al simbolismo del serpente, non è altro che un serpente con ali che getta fiamme dalla bocca o dal naso. I rosacrociani introdussero immagini di cavalieri che trafiggevano con le loro lance draghi furiosi. Analizzando le caratteristiche mitiche di questo animale, il suo ardore igneo appare come la rappresentazione dei nostri istinti più incontrollabili. Vincere questa forza, dominare il nostro spirito, implica la possibilità di penetrare nei domini dell'Essere.

    Articolo di Carlo Rondelli pubblicato da La Vanguardia Digital

    dal sito www.lamelagrana.net

  4. #4
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    LA SAGRADA FAMILIA


    Il Tempio espiatorio de la Sagrada Familia è un'opera unica, non solo per la fantasia esasperata che ne caratterizza l’architettura, ma anche per il simbolismo profondo che racchiude. Nonostante la tipica pianta gotica con struttura a croce latina, cinque navate, un transetto a tre navate e nell'abside un deambulatorio nel quale si aprono cappelle radiali, Gaudí riuscì a fare a meno di archi rampanti e contrafforti, grazie all'utilizzo sfrenato di archi inclinati e parabolici, i cosiddetti paraboloidi che, se non inventati dalla stesso Gaudí, a lui devono la riscoperta ed il vasto impiego Inoltre, tutti questi elementi sono resi dinamici da strutture tese fino al limite delle possibilità della materia e dalla plasticità di tutte le superfici curve. L'opera testimonia nel modo più eloquente il percorso di ricerca di Gaudí, dalle forme gotiche della cripta a quelle drammatiche, violentate, naturalizzate della parte inferiore e superiore del transetto, fino alla delirante facciata orientale della natività, con le quattro altissime torri traforate simili a giganteschi termitai e la scabra superficie fittamente commentata da pezzi scultorei. Le torri sono percorse all'interno da vertiginose scale a chiocciola, il che fa capire perché si parli di materia tesa fino al limite delle possibilità statiche.
    Dalla morte di Gaudí ad oggi è stata completata la facciata est, interamente costruita quella ovest e le mura perimetrali si sono estese a sud. Internamente, archi inclinati e dalle forme improbabili si sono moltiplicati portando ad una prima organizzazione dello spazio interno con la costruzione di parti delle navate.

    Secondo l'interpretazione di Gaudí, le torri rappresentano i dodici apostoli e, viste da lontano, sembrano culminare con delle mitre di grandi dimensioni. E in effetti le torri avrebbero dovuto essere dodici, come gli apostoli, quattro per ognuna della tre facciate. Inoltre, secondo i progetti, al centro della chiesa, circondata dalle altre dodici torri alte più di 100 metri, sarebbe dovuta sorgere un'altra torre alta 170 metri, rappresentante Cristo. Ogni torre avrebbe poi ospitato un potente faro il cui fascio di luce acquisiva un forte valore simbolico. Infatti, dalle dodici torri i fari avrebbero illuminato quella centrale, rappresentando gli Apostoli che illuminano a noi uomini comuni la presenza di Dio. E Dio, a sua volta, avrebbe illuminato e protetto gli uomini tramite molteplici fasci di luce che dall'altezza di 170 metri avrebbero illuminato l'intero quartiere, concretizzando a pieno le parole di Cristo “Io sono la luce”.
    Ma il simbolismo è ancora più forte: tutta la chiesa è cosparsa di statue, iscrizioni e rilievi. Gaudí ha infatti realizzato la Sagrada Familia pensando a qualcosa di più di un luogo di culto, e cioè a un “catechismo di pietra”, un “libro” dove i fedeli potessero leggere. Le sculture raffigurano la vita di Cristo, dalla nascita alla passione, e le iscrizioni rappresentano parole cruciali per il cristiano e molte volte sono anagrammi del nome di Gesù. I rilievi, come reperti sottomarini o incrostazioni preistoriche, incorniciano il tutto. Gaudí si era prefisso di mettere in scena l'intera vita di Gesù, affidando ad ogni facciata un particolare periodo della sua esistenza. Così, la facciata est è quella della natività (perché ed est sorge il sole), quella ovest della passione mentre quella sud rappresenta la gloria. Infine, anche la natura ha un forte valore in quest'opera come in tutta l'attività di Gaudí. La natura era da lui ritenuta maestra. Così, i complicati intrecci di pilastri ed archi sarebbero stati ispirati dalla struttura degli alberi, mentre la varietà cromatica della natura convinse Gaudí a colorare l'intero tempio de la Sagrada Familia. Per la facciata della natività avrebbe usato dei colori chiari, mentre per quella della passione scuri e cupi o per lo meno non avrebbe lasciato la monocromia della pietra, in quanto sosteneva che in natura, alla quale si ispirava in continuazione, non esisteva niente di un solo colore uniforme.


    Facciata ovest
    * Particolare *


    Facciata est
    * Particolare *

  5. #5
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    CASA BATTLÓ


    Nel 1904 Gaudí inizia a ristrutturare Casa Battló, edificata nel 1887 su un lotto lungo e stretto a pianta rettangolare. Nonostante le pesanti limitazioni imposte dal comune di Barcellona, Gaudí accetta il lavoro con entusiasmo, considerandolo una sfida alle leggi architettoniche. Leggi che egli amava infrangere, ritenendole un ostacolo alla creatività.

    Gaudí compie il primo passo facendo apparire, con accorgimenti decorativi, il piano terra di dimensioni gigantesche in confronto al resto della casa: l'arcata sopra il portale d’ingresso e le colonne imponenti sono i mezzi con cui Gaudí “inganna” l'occhio. Per queste colonne ha problemi con le autorità barcellonesi: la base dei pilastri, infatti, sporge di circa 60 cm sul marciapiede e i passanti inciampano che è una bellezza ( ). Ma Gaudí non si cura dei continui richiami del comune e prosegue la costruzione violando altre norme urbanistiche. Lo spinge a questo il suo modo di concepire l’architettura, arte in cui l'aspetto progettuale è ben povera cosa rispetto alla mole di innovazioni e particolari esecutivi elaborati in corso d'opera.

    Per gli altri piani Gaudí mantiene la struttura originale, apportando però modifiche che cambiano radicalmente l'aspetto della facciata: rivoluziona le finestre applicandovi balconi in ferro a forma di maschera e riveste la superficie, leggermente ondulata, con un mosaico di pasta vitrea, ornato da dischi multicolori diversi tra loro per dimensione. La parte bassa della facciata è invece interamente decorata con "motivi ossei" che invadono tutta la struttura facendo sembrare l’edificio un enorme rettile primordiale.

    E, in effetti, Casa Battló è la rappresentazione architettonica della leggenda di S. Giorgio e allude chiaramente al drago: le squame iridescenti che compongono la facciata e la ceramica verde blu del tetto sono la sua pelle e i balconi… forse… i suoi occhi. Sulla torretta, una croce a quattro bracci sembra quasi conficcarsi della colonna vertebrale del mostro.

    Traduzione simbolica: la spada di San Giorgio (patrono di Catalogna) infilza la schiena del drago, che cade sulle ossa dei martiri da esso uccisi (le colonne). Gaudì la definì una visione del Paradiso, luogo che nessuno può ovviamente descrivere. Ma l’originalità del progetto e la perfezione dell’esecuzione richiamano certamente qualcosa di mai visto, che trasmette sensazioni un po' inquietanti, ma assolutamente magiche. Almeno a me.




  6. #6
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    ho visitato diverse volte Barcellona (tra cui, l'ultima, poche settimane fa) e devo dire che Gaudì è sì un artista notevole, ma non mi fa impazzire.
    La Sagrada è molto fotogenica, ma dal vivo vale di meno (evitate anche di entrarci, è solo un cantiere e costa tanto). Le case sul Passeig de Gracia (tra cui la Batlò, molto bella) sono carine.
    Come è anche carino il Parc Guell, progettato e costruito dal nostro.

    Ma, insomma...nulla di eccezionale.

    Forse il mio giudizio è condizionato dall'idea che ho di Barcellona: una città certo non brutta, ma che con il tempo mi è diventata antipatica. Barcellona è in realtà un fenomeno mediatico abilmente gonfiato, spacciata come eden del divertimento e della "trasgressione" (...e va da sé che quando tutti trasgredisono, o credono di farlo, non c'è più tragsressione...), ma che in realtà offre molto poco.

    Molto più belli, in Spagna, il Casco Viejo di Bilbao, i boschi dei Paesi Baschi, il panorama arido dell'Andalusia e dell'Aragona, i vicoli di Valencia, la classe di Siviglia, l'Ahlambra di Granada

  7. #7
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    In Origine Postato da enrique lister
    ho visitato diverse volte Barcellona (tra cui, l'ultima, poche settimane fa) e devo dire che Gaudì è sì un artista notevole, ma non mi fa impazzire.
    La Sagrada è molto fotogenica, ma dal vivo vale di meno (evitate anche di entrarci, è solo un cantiere e costa tanto).

    E’ un cantiere, sì: la Sagrada Familia è rimasta incompiuta per la morte di Gaudí e per il fatto che, da allora, non c’è stato accordo su come procedere. Seguire alla lettera i suoi progetti (cosa tutt’altro che facile, visto che Gaudí aveva chiarito in ogni particolare la simbologia dei vari elementi architettonici, ma non le tecniche per realizzarli), o apportare delle modifiche? La discussione probabilmente è ancora in corso, anche se ormai non dovrebbe mancare molto alla fine dei lavori: più o meno una decina d’anni si dice. Forse.

    P.S. ... e grazie per i consigli... turistici.

  8. #8
    vicepres Destra cricetale
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    In Origine Postato da Silvia
    E’ un cantiere, sì: la Sagrada Familia è rimasta incompiuta per la morte di Gaudí e per il fatto che, da allora, non c’è stato accordo su come procedere. Seguire alla lettera i suoi progetti (cosa tutt’altro che facile, visto che Gaudí aveva chiarito in ogni particolare la simbologia dei vari elementi architettonici, ma non le tecniche per realizzarli), o apportare delle modifiche? La discussione probabilmente è ancora in corso, anche se ormai non dovrebbe mancare molto alla fine dei lavori: più o meno una decina d’anni si dice. Forse.

    P.S. ... e grazie per i consigli... turistici.

    io spero non la concludano, tantomeno scopiazzando Gaudì che, piaccia o no, rimane comunque un artista unico.

  9. #9
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    PARK GÜELL



    Park Güell è l’ennesimo progetto che Gaudí realizza su commissione di Eusebi Güell, uomo di smisurate ricchezze e suo mecenate: l’idea è quella di una città-giardino, un sobborgo destinato a cambiare il modo di concepire la vita nei centri abitati, integrando le case con l’ambiente naturale. Ma gli abitanti di Barcellona accolgono l’idea senza entusiasmo, e così solo due dei sessanta lotti realizzati vengono acquistati e il progetto di "programma sociale" di Güell fallisce miseramente. I lavori, interrotti nel 1914, riprendono però nel 1922, quando il comune di Barcellona decide di destinare la zona a parco pubblico e di affidarne il completamento allo stesso Gaudí.

    Per la realizzazione del parco, Güell aveva acquistato la Muntanya Pelada, una zona priva di fonti d’acqua, situata a nord ovest di Barcellona, caratterizzata da pendii accentuati e da un terreno sassoso, quindi inadatta alla realizzazione di un centro cittadino e di zone verdi. Ma Gaudí, incurante di questo, procede senza esitare, ribaltando anzi gli aspetti negativi a suo favore. E infatti riesce ad integrare l’architettura con la natura circostante, in una sintesi che le trascende entrambe e in cui i rispettivi confini svaniscono.


    Il muro di cinta, rivestito con frammenti di ceramica multicolori, segue le variazioni di pendenza della montagna, creando un originale profilo sinuoso. All’ingresso, la porta di ferro lavorata a maglie traforate lascia intravedere i profili di un mondo fatato, dove i camini assumono forme simboliche e allusive (come quelli che ricordano l’amanita muscaria) e i tetti colorati sembrano appartenere alla casa di zucchero di Hansel e Gretel.


    Le costruzioni sono volutamente sbilenche, sembrano sul punto di crollare o, poiché sembrano fatte di materiale molle, di sciogliersi come neve al sole.



    Tutto è perfettamente integrato nel paesaggio fatta eccezione per una torretta che apparentemente, con la sua bicromia blu e bianca, sembra completamente isolata dal resto. Senza una funzione precisa il verticalismo della torretta deve essere perciò osservato da fuori l’entrata del Parco e così gli insoliti colori assumono un significato: il colore azzurro del cielo e il bianco della nuvole in movimento.



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    Predefinito Ancora sulla Sagrada Familia...

    E’ il giapponese Etsuro Sotoo l’architetto che ha il compito di terminare la Sagrada Familia.
    Gaudí, che per quarantadue anni - dal 1884 fino alla morte - vi lavorò incessantemente, viene considerato un santo, tanto che recentemente è iniziato il processo di beatificazione. E non si tratta della scontata "beatificazione" in senso artistico-culturale, ma proprio nel senso religioso del termine. L’architetto che ripensò la tradizione gotica in un’audacissima commistione di colori e materiali era infatti un mistico, che trascorse una vita di povertà e solitudine, tutto teso all’ammirevole utopia di costruire la città di Dio nella città degli uomini.

    E pare sia un mistico anche Etsuro Sotoo, arrivato in Europa dall'Estremo Oriente negli anni Settanta, perché desiderava "interrogare le pietre". A Barcellona incontrò l'opera di Antoni Gaudí e la sua Sagrada Familia, l'ultima delle cattedrali o meglio, come disse lo stesso Gaudí, la prima di una nuova serie, "in equilibrio tra passione e ragione, e a metà tra mostro e fantasma". Un cantiere perennemente aperto, un miracolo tangibile: la leggerezza dell'anima che trascende la pesantezza del corpo, lo sforzo della pietra che si lancia verso il cielo come preghiera.

    La cattedrale dei poveri (costruita con le offerte dei fedeli), fu pensata dall'unico architetto dell'età moderna che dedicò la vita a un progetto anacronistico, tipico del Medioevo, quando la pietra veniva messa al servizio dello spirito, e lo esaltava. E gli architetti dirigevano i lavori, disegnavano, scolpivano con sudore e sangue. Gaudí ha lasciato ai successori un'idea e la libertà di interpretare e plasmare la sua opera incompleta. Una strada aperta che da oltre vent'anni l'architetto Sotoo segue, «guardando dove Gaudí guardava»: verso l'alto, lavorando la pietra come terreno in cui è possibile l'incontro tra Dio e l'uomo, tra creatore e creatura.

    Ma forse Gaudí, mistico interprete di una volontà corale, aveva previsto e voluto l’incompiutezza del tempio, perché l’espiazione si compie nel faticoso e quotidiano farsi e non nel liberatorio compiersi. E c'è chi dice che sarebbe meglio lasciare questo sconnesso e polifonico "rudere del futuro" così com’è, nella sua frammentata e geniale vitalità.



    Gli Angeli della facciata della Natività, opera di Sotoo

    * Ingrandimento


    «Chi ha detto che la cattedrale non è finita, e chi può dire quando lo sarà? Lavoriamo con fervore ogni giorno, costantemente. Noi dobbiamo solo lavorare, il tempo è tutto nelle mani di Dio. I calcoli sono matematici ma l'amore non è matematica. Se si misura senza amore si sbaglia sempre, e noi uomini non sappiamo misurare. Gaudì lo sapeva: prima viene l'amore poi la tecnica. In centoventiquattro anni di cantiere aperto non c’è mai stata disarmonia né incidenti mortali. E questo è un miracolo. La bellezza, la verità non è l’opera finita ma il lavoro continuo, pieno di vitalità». (Etsuro Sotoo)

 

 
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