Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
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    Thumbs up zio ariel ci mette un po` di buona volonta`

    Ma il premier avverte: "Dalle carceri non usciranno
    quelli che hanno ucciso anche un solo israeliano"
    Sharon libera 350 detenuti
    Hamas e Jihad: "Troppo pochi"
    Le organizzazioni palestinesi che hanno firmato la tregua
    esigono la scarcerazione di tutti i palestinesi in prigione


    GERUSALEMME - C'è una lista di 350 prigionieri palestinesi che il governo di Israele si dice disposto a liberare. Ma dalle carceri non uscirà chi ha ucciso cittadini israeliani, chiarisce subito il premier Ariel Sharon. E Hamas (l'organizzazione estremista palestinese che insieme alla Jihad islamica, ad Al Fatah e al Fronte democratico per la liberazione della Palestina ha proclamato la tregua negli attacchi allo Stato ebraico) dice subito e a chiare lettere, che non ci sta. Trecentocinquanta prigionieri, fa sapere Hamas, sono pochi e la loro liberazione può costituire solo "un primo passo" verso la liberazione di tutti i prigionieri. "Compresi quelli di Hamas", ha dichirarato un alto responsabile del movimento, Ismail Haniyeh.

    Haniyeh ha anche ricordato che una delle condizioni per il mantenimento della tregua è la liberazione "di tutti i detenuti". Più dura ancora la reazione di un alto dirigente della Jihad islamica, che ricorda che sono 6000 i prigionieri palestinesi, bollando come una "manovra sionista" la decisione presa oggi dal governo israeliano.

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    Ma Ariel Sharon sembra deciso ad andare avanti, almeno per ora, con una lista ristretta a 350. A consegnargliela è stato Avi Dichter, capo dei servizi di sicurezza interni. Si tratta di prigionieri che possono essere liberati senza mettere a rischio la sicurezza dello Stato ebraico. Anche perché Sharon deve tenere a freno la contrarietà di diversi ministri, non solo dei partiti nazionalisti e di estrema destra, ma anche del suo, il Likud, contrari all'idea della scarcerazione.

    L'Autorità palestinese, da parte sua, attraverso Hisham Abd al-Raziq, il funzionario incaricato di supervisionare il rilascio, ha ricordato che la questione dei prigionieri è cruciale. E se Israele verrà meno al suo impegno allora i palestinesi considereranno rotto il cessate il fuoco.

    Sarà comunque un'apposita commissione inter-ministeriale del governo israeliano a decidere chi potrà uscire di prigione, e quando. Questa la decisione uscita dall'esecutivo odierno che ha votato la mozione con 13 voti a favore e 8 contrari.

  2. #2
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    Ma se non hanno ucciso neanche un civile israeliano per quale motivo sono detenuti?

  3. #3
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    secondo tè?!

  4. #4
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    Contrabbando?

  5. #5
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    L’ennesima farsa dell’entità sionista

    | Lunedi 7 Luglio 2003 - 18:09 | |

    Gaza - Prosegue il teatrino che vede impegnata l'entità sionista nella parte della "pacifista a tutti i costi". Dopo il finto ritiro dell'esercito con la stella di David dalla Striscia di Gaza (proseguendo contemporaneamente la costruzione del muro dell'infamia che relegherà in una "riserva" parte dei palestinesi); dopo i colloqui con il burattino Abu Mazen avuti dal Macellaio Sharon (mentre le provocazioni e gli assassinii continuavano a consumarsi in Palestina), ieri si è arrivati al "terzo atto" con una prova di "apertura alla pace". L'entità sionista ha infatti dato il via libera al rilascio di circa trecento palestinesi detenuti nelle carceri per "terrorismo". Una farsa. Solo ed esclusivamente una farsa. L'entità sionista infatti per anni ha arrestato senza nemmeno un processo migliaia di palestinesi sospettati di "terrorismo". Con loro in carcere sono finiti anche i loro parenti rei, secondo la giustizia di Sion, di aver lo stesso sangue dei presunti nemici del popolo eletto. Momentaneamente sono detenuti illegalmente nelle carceri sioniste circa ottomila palestinesi (in barba alle leggi internazionali ed ai diritti umani). Non ci si può dunque rallegrare per il rilascio di solo 350 persone.
    Israele si rifiuterebbe inoltre di rilasciare uomini della Jihad islamica e di Hamas. Stando così le cose, il benestare dell'esecutivo israeliano, pur puntando a porsi in armonia con il piano di pace (la road map), non appare conforme non soltanto alle richieste formulate delle frange radicali palestinesi, ma nemmeno a quelle dell'Anp: sia le une sia l'altra pretendono infatti la liberazione in tempi brevi di tutti i connazionali detenuti.
    Le rivendicazioni dei palestinesi sono state d'altra parte ripetute ieri dall'ultimo gruppo, in ordine di tempo, ad accettare il cessate-il-fuoco. "Acconsentiamo a una tregua di tre mesi a condizione che Israele liberi i prigionieri palestinesi, ponga fine agli assassinii, alle incursioni, nonché agli insediamenti, e revochi l'assedio al presidente palestinese Yasser Arafat", puntualizza un comunicato a nome degli stessi Comitati di Resistenza Popolare. Già venerdì si erano detti disponibili a sottoscrivere anch'essi il cessate-il-fuoco promosso da Abu Mazen; ma avevano subordinato tale passo proprio alla scarcerazione dei palestinesi rinchiusi in cercere.
    Chi invece dice a chiare lettere che la mossa di Israele è "un primo passo", ma non è sufficiente a soddisfare le richieste palestinesi è il gruppo di resistenza palestinese Hamas. Secondo il principale movimento islamico, la condizione fondamentale è la liberazione di "tutti i detenuti". "Noi esigiamo la liberazione di tutti i detenuti e in particolare di quelli di Hamas, e non siamo pronti ad accettare una discriminazione trai detenuti", ha detto un alto responsabile del movimento, Ismail Haniyeh. Le mosse di Sharon, insomma, non soddisfano il gruppo integralista.
    Ma i palestinesi continuano a muoversi verso la via della pace. Un altro movimento radicale ha annunciato la propria adesione al cessate-il-fuoco unilaterale di almeno tre mesi, con conseguente sospensione degli attacchi anti-israeliani, proclamato esattamente una settimana fa dalle principali frange palestinesi. Si tratta dei Comitati di Resistenza Popolare, un gruppo di resistenza con sede a Gaza e legato a al-Fatah. Firmatari originari della tregua sono Hamas, la Jihad Islamica, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina e appunto al-Fatah, cui un giorno dopo si è unito anche il suo braccio armato, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa.
    Benché l’apertura dei palestinesi si presenta più concreta di quella sionista, gli 007 israeliani mettono le mani avanti lanciando un allarme: il movimento islamico palestinese Hamas ha sospeso gli attacchi contro Israele ma sta approfittando della tregua per accelerare la produzione di razzi Qassam in vista di una ripresa delle ostilità. Bisognerebbe chiedersi chi sarà ancora una volta a “riprendere le ostilità”. A tale quesito non dovrebbero esserci dubbi!




    © rinascita - 2002

  6. #6
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    ma perchè i destri chiamano "zio" tutti i capi della destra ?! zio george, zio emilio ( fede) adesso anche zio ariel ?

  7. #7
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    sono alcuni giorni che non vi sono attentati. sembra quindi che la strategia sia quella giusta.

    X la storia della zio, era solo per sintetizzare. e poi i conservatori hanno rispetto per gli anziani..... compresi primi ministri israeliani.

  8. #8
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    oppure perchè non sono sicuri della loro parentela?!

  9. #9
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    Predefinito il falco dalle unghia morbide

    raele libera oltre 400 detenuti


    I detenuti hanno lasciato le carceri dopo aver firmato un impegno a non compiere più attività ostili. Ma il provvedimento sembra insufficiente: massima allerta nel timore che che resta in carcere si ribelli.


    GERUSALEMME – I primi detenuti palestinesi hanno già lasciato la prigione di Ketziot. Per 442 di loro oggi sarà un giorno di festa, la fine di un incubo. Ma per altri sarà un giorno di nuove tensioni: sono molti ancora, infatti, coloro che resteranno nei campi di detenzione israeliani perché il governo Sharon non ha ancora deciso di liberarli in massa. Per questo nelle carceri israeliane oggi è stato dichiarato lo stato d’allerta: il timore è che si sollevi la protesta di migliaia di detenuti che non rientrano nel provvedimento di scarcerazione previsto da Israele. Prima di essere liberati gli oltre 400 detenuti hanno firmato un impegno a non compiere più attività ostili nello Stato ebraico.

    Proprio sul tema della scarcerazione dei prigionieri israeliani e palestinesi restano comunque ai ferri corti. Il premier palestinese Abu Mazen ha annullato l’incontro previsto per oggi perché insoddisfatto delle concessioni israeliane. E a far salire la Sharon intende costruire tra Israele e la Cisgiordania. L’esecutivo israeliano intende andare avanti per la propria strada nonostante l’ostilità al progetto mostrata anche dagli Stati Uniti.

    La tensione tra israeliani e palestinesi in realtà resta alta: truppe israeliane hanno isolato in mattinata una parte del settore orientale di Gerico. I soldati sarebbero a caccia di presunti terroristi.

    A Tel Aviv oggi è stata una giornata di paura: un’autobomba è esplosa in un rione popolare provocando un morto e sette feriti. In realtà non era un atto di terrorismo ma si trattava con molta probabilità di un regolamento di conti.

 

 

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