Astenersi perditempo...

Mandato da Marco Cavallotti Lunedì, 07 luglio 2003, 15:57 uur.
Verifiche: a preoccupare non è tanto l'espressione un po' da prima repubblica – dopo tutto, i rituali attraverso i quali si sviluppa la vita politica sono più o meno sempre gli stessi – ma il merito: siamo ormai a metà legislatura, ci sono alcune cose fatte, alcune fatte a metà, e molte da fare: molte, come ho già scritto, in assoluto, ma troppo poche per un governo nato con l'obiettivo di costituire una soluzione di continuità rispetto ai vecchi. La verifica vera dovremmo farla noi sui partiti della maggioranza. Il tono complessivo del messaggio elettorale del Polo era di segno liberaldemocratico: privatizzazioni e riforma delle pensioni, riduzione della presenza dello Stato, conseguente riduzione delle tasse, riforme della giustizia in un'ottica più moderna, in cui il ruolo dello Stato (del Giudice) fosse di arbitro fra due parti di pari peso.
Passano i mesi, e ci accorgiamo che l'anima statalista e "sociale" dell'ex MSI torna a pesare, che le già tenui propensioni liberali dell'ala moderata degli ex democristiani vengono soffocate fra spinte solidaristiche e sociali, che con lo spirito liberale poco o nulla hanno a che fare; mentre il destino della ricerca scientifica sembra sempre più affidato ad una sorta di Sant'Uffizio, che questa volta ha il nome di Comitato Etico, con grande soddisfazione dell'altra sponda dell'integralismo, quella cattocomunista della Bindi.
La Lega, dal canto suo, al di là delle coreografiche manifestazioni che le sono proprie, stenta ad enucleare dal magma delle proteste e delle ovvie insoddisfazioni settentrionali una linea seria e chiara, fra popolarismo "dal lato dei più deboli", liberismo ruspante, richieste di decentramento camuffate da federalismo e carenza drammatica di gruppi dirigenti in grado di gestirle. «Meno Stato centrale!», ripete ad ogni raduno, ma guai a toccare le pensioni che di questo Stato sono, alla fin dei conti, uno dei simboli e il collante.
Resterebbe Forza Italia: se c'è, batta un colpo, è ora che esca allo scoperto con il suo pattuglione di parlamentari , e che chiarisca se c'è ancora lo spazio per le riforme che contano davvero (Giustizia, Pensioni, Camere, Ricerca e Università – la Moratti sembra ahimé spinta a continuare troppe sciocchezze dei suoi predecessori –) e per una linea chiara nella Comunità Europea, che non si limiti a far capire a Francesi e a Tedeschi che il terzo voto – quello che permetteva il controllo del Continente – non è più garantito a priori, come ai bei tempi di Susanna Agnelli e di D'Alema.
Ci sarà davvero, ancora una volta, un demiurgo in grado di estrarre una linea unitaria dalle diverse anime di Forza Italia, e di rendere il proprio programma tanto stringente e persuasivo da trascinare le svogliate e stanche armate alleate, che sembrano già presentire aria di libera uscita in cerca di nuovi consensi, al di fuori del programma quinquennale concordato?
Prendere le distanze da Berlusconi può essere una manovra tatticamente redditizia: ma potrebbe anche succedere di buttar via il bambino insieme all'acqua sporca.

Marco Cavallotti - http://www.legnostorto.com/node.php?id=5835