A me sembra che il problema dell'ecclesiologia di Ziziulas vada affrontato con più moderazione. Sono daccordo con Callinico e "Marco d'Efeso" ( ma siete due persone distinte o la stessa persona?) sul fatto che una ecclesiologia basata solo sull'Eucarestia sia di per sé eretica, ma solo se si intende l'"eresia" nel suo senso etimologico: la scelta di una parte dei dati della Rivelazione a discapito di altri. Che la Chiesa abbia *un* fondamento nell'Eucarestia è indubbio, ma non è l'unico fondamento. D'altra parte ciò che più o meno velatamente si oppone a questa ecclesiologia, ovvero l'affermazone che "la Chiesa è dove sono i santi" è altrettanto unilaterale.
È vero, la Chiesa è dove sono i santi, ma solo se si intende la parola "santi" nel suo senso più scritturale: i santi sono i chiamati alla grazia, ovvero tutti i cristiani (ortodossi). Quindi non solo la Chiesa è dove sono i santi, ma anche "i santi sono dove c'è la Chiesa" (e in questo non trovo niente di semi-pelagiano). Un discorso identico si può fare per quanto riguarda la concezione secondo cui la Chiesa è dove c'è l'Eucarestia: anche l'Eucarestia è dove c'è la Chiesa. Qualsiasi tentativo di definire la Chiesa rischia di cadere nel razionalismo (e nell'eresia) qualora si prenda una parte della Rivelazione a discapito di altre.
Comunque è vero che la concezione di Ziziulas ha un fondo strumentale, che è quello del suo uso in ambito ecumenico: una ecclesiologia fumosa si presta bene ad essere accettata da tutti (ciascuno può interpretarla come meglio crede) e può magari divenire una bella "pietra miliare" per lo sviluppo di una "ecclesiologia ecumenica", proprio quello di cui noi *non* abbiamo bisogno (ma forse ne ha bisogno l'ego del Metropolita di Pergamo...) Fuori da questa constatazione mi sembra difficile fare qualsiasi tipo di critica.

Infine, una piccola considerazione. Il fatto che uno sia un "teologo" non vuol dire che sia autorizzato a fare elucubrazioni fini a se stesse sul dogma, specialmente quando il "teologo" in questione si trova ad avere in testa una mitria episcopale. I teologi devono limitarsi a mantenere fermo e vivo il deposito della fede, ricevuto da chi è venuto prima di loro. Nella Chiesa Ortodossa si è purtroppo diffuso un concetto molto occidentale di "teologia", direi una visione astratta e "accadamica" di quello che è veramente il fare teologia. Ma la Chiesa ci insegna che la teologia è contemplazione, non ricerca accademica: "se preghi veramente sei teologo, se sei teologo preghi veramente". La nostra Chiesa ha tre modelli insigni per i teologi: San Giovanni Evangelista, San Gregorio di Nazianzo e San Simeone, tutti e tre chiamati "teologi" dalla Tradizione. Imparino i teologi di oggi a usare meglio l'intelligenza che Dio ha dato loro e pensino un po' di più a imitare questi modelli, piuttosto che a fare "ricerca scientifica". La Chiesa ha bisogno di Santi, non di intellettuali.

Diacono Daniele
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