La guerra di propaganda

| Lunedi 7 Luglio 2003 - 18:11 | |

di Raff Ellis

Quasi tutti gli utenti di internet hanno ricevuto della posta che descrive oltraggiosi litigi e ricompense che avvengono "Only in America". Una delle storie che sono circolate è stata quella di un uomo che ha vinto 74.000 $ dopo che la sua mano fu investita mentre rubava copertoni dall'auto del suo vicino. Queste false storie nascono da sé e vengono comunemente ritenute leggende metropolitane. È sorprendente che migliaia di persone ci credano, ma questo fa capire quanto il pubblico sia credulone e suscettibile alla disinformazione. Nessun argomento è più pervaso di false informazioni come il Vicino Oriente. Il nostro governo è certamente colpevole di tali pratiche e ha messo in moto una imponente macchina di falsità allo scopo di dare dignità al suo attacco all'Iraq. Gli instancabili supporters di Israele nei media ed al governo creano storie che non stanno in piedi. Ma, una volta fabbricate, esse cominciano a vivere di vita propria e l' "uomo della strada" le ripete senza fallo. Diamo un'occhiata solo ai più comuni di questi miti metropolitani.

ISRAELE È STATO SPESSO ATTACCATO DAI SUOI NEMICI E SI DIFENDE
SEMPLICEMENTE

In realtà Israele è stato quasi sempre l'aggressore. Di solito ha dichiarato che tali aggressioni erano "provocate", ma si trattava di bugie e disinformazione in gran parte dei casi. Nel 1956, Israele attaccò l'Egitto, conquistando il Sinai e Gaza, e fu costretto al ritiro dal Presidente Eisenhower.
Nel 1967, lanciò un'aggressione contro Egitto, Siria e Giordania, annunciando di essere stato attaccato. Israele utilizzò come giustificazione una serie di esercitazioni militari egiziane nel Sinai , ma, in seguito, ammise di aver lanciato una guerra "preventiva". Nessuno si chiese, allora, il perché di una bugia se Israele era nel giusto e, soprattutto, come mai, se l'Egitto aveva effettivamente attaccato Israele, l'intera aeronautica egiziana era stata distrutta a terra. In seguito fu dimostrato che l'attacco del 1967 era stato lungamente pianificato (vedi "Body of Secrets", pag 139-239, dell'ex operatore dell'NSA, James Bamford), e serviva ad Israele per conquistare la Cisgiordania, con Gerusalemme, e le sue risorse d'acqua. Quando l'Egitto, nel 1973, attaccò Israele nel Sinai per riconquistare i suoi territori presi da Israele nel 1967, stava, in realtà, attaccando il suo territorio occupato, non Israele.
Nel 1978, Israele invase e occupò il Libano del sud, che controllò per 22 anni. Nel 1982, si spinse fino a Beirut, facendo 30.000 morti nel corso dell'invasione.
Dunque, indipendenti della retorica dello "spingerli in mare" e "morte agli arabi": chi fu l'aggressore, qui?
Israele è stato l'aggressore in quasi tutte le guerre del Vicino Oriente: a volontà ha bombardato Iraq, Libano, Giordania, Siria, Egitto, Tunisia e persino gli Usa, attraverso l'attacco alla nave USS Liberty nel giugno 1967. Esso cercò di affondare la Liberty perché temeva che la nave spia americana avesse monitorato le comunicazioni mediante cui i generali israeliani adescarono Siria e Giordania nella guerra del 1967, e avesse visto i crimini di guerra commessi nel Sinai contro i prigionieri egiziani. Nessuno di questi paesi ha mai bombardato Israele, se si escludono alcuni Scud lanciati dall'Iraq durante la prima Guerra del Golfo e che, peraltro, non ebbero alcuna conseguenza.

ISRAELE VUOLE LA PACE CON I PALESTINESI E
LE SUE GENEROSE
OFFERTE VENGONO
OGNI VOLTA RIFIUTATE

È Israele ad aver fatto naufragare qualsiasi cosiddetto "accordo di pace". Gli originali Accordi di Camp David, durante l'amministrazione Carter, con i quali il Sinai fu restituito all'Egitto, avrebbero dovuto mettere fine alla politica di insediamento coloniale israeliano in Cisgiordania. Da allora, invece, migliaia di nuove colonie sono state costruite.
La cosiddetta "generosa offerta" di Barak, due anni fa, ha cominciato a vivere di vita propria come modo standard di giudicare la "follia palestinese". La verità di questa "generosa offerta", tra l'altro mai messa per iscritto, può essere sintetizzata come segue:
a) Negava ai palestinesi il controllo sulle proprie frontiere, spazio aereo e risorse idriche mentre legittimava ed espandeva le colonie illegali israeliane.
b) Dava un ritocco cosmetico all'occupazione militare, mantenendo a "tempo indeterminato" gli avamposti militari per proteggere le colonie.
c) Richiedeva l'annessione di quasi il 9% dei Territori Occupati in cambio di solo l'1% dell'attuale territorio d'Israele e un aggiuntivo 10% dei Territori Occupati sotto forma di "affitto a lungo termine".
d) Divideva la Palestina in quattro cantoni separati e accerchiati: Cisgiordania del Nord, del Sud e Centrale e Gaza, obbligando al controllo israeliano il movimento di popolazione e merci all'interno del paese.
Questa è la "generosa offerta", che nessun leader palestinese sano di mente poteva accettare.

I PALESTINESI NON
RICONOSCONO IL DIRITTO
DI ISRAELE AD ESISTERE

I palestinesi fecero questo passo nel 1988 e lo ribadirono in diverse altre occasioni, inclusa Madrid nel 1991 e Oslo nel 1993. Israele non ha ancora riconosciuto il diritto dei palestinesi.

NON È RAGIONEVOLE
INSISTERE SUL DIRITTO AL RITORNO DEI PALESTINESI, POICHÈ ESSO METTEREBBE IN PERICOLO
LA SICUREZZA DI ISRAELE

È sorprendente che ebrei di tutto il mondo, che non hanno alcun legame né geografico né ancestrale con la Palestina, abbiano "ereditato" il "diritto al ritorno", mentre i palestinesi, che hanno legami fisici, storici e ancestrali con la terra da migliaia di anni, non abbiano tale diritto. Il problema dei profughi palestinesi non è mai stato discusso a Camp David perché Barak dichiarò che Israele non aveva alcuna responsabilità né nei confronti dei profughi, né della legge internazionale, né delle Risoluzioni Onu.

I PALESTINESI
NON VOGLIONO LA PACE

I palestinesi hanno sempre dichiarato di accettare una soluzione basata sul rispetto della legge internazionale e sulle Risoluzioni Onu 242 e 338. Israele no.

IL GOVERNO ISRAELIANO VUOLE LA PACE

Il partito Likud, di cui Sharon è il leader, non ha mai nascosto la sua piattaforma politica: no ad uno stato palestinese; rafforzamento degli insediamenti coloniali in Cisgiordania e Gaza; mantenimento del controllo israeliano sulle risorse idriche in Cisgiordania; confine orientale di Israele da ritenersi il fiume Giordano; Gerusalemme capitale "indivisa" di Israele. Cosa resta ai palestinesi?

I PALESTINESI SONO
UN POPOLO DI TERRORISTI

È stato invece Israele ad introdurre il terrorismo in Vicino Oriente. Negli scritti di Menahem Begin, egli racconta di come i palestinesi furono "etnicamente ripuliti" mediante azioni di terrorismo, le quali permisero ad Israele di conquistare circa il 40% di territorio in più di quanto consigliato dal "piano di partizione" dell'ONU.
Israele vorrebbe farci credere che attività sponsorizzate dallo stato, quali assassinii, demolizioni di case, confisca di proprietà, deportazioni di massa e miriadi di altre umilianti violazioni dei diritti umani siano legali e giustificabili come auto-difesa. La resistenza a questi crimini, ovviamente, è terrorismo.

L'IDEA CHE GLI EBREI CONTROLLINO I MEDIA NON È CHE UN' ALTRA MANIFESTAZIONE
DI ANTI-SEMITISMO

Sembra che alcuni membri della comunità ebraica stiano cercando di perpetuare il mito dei media. Lo scorso anno, il colosso dei media Canwest Global Communications Corp., posseduta da Israel Asper e famiglia, annunciò che, dal 12 dicembre 2001, non uno ma tre editoriali a settimana sarebbero stati scritti nei Quartieri Generali della corporazione a Winnipeg, ed imposti a 14 giornali, inclusi il Vancouver Sun and province, il Calgary Herald ed il Montreal Gazette. Canwest possiede inoltre il 50% del quotidiano nazionale National Post, soggetto anch'esso alle nuove direttive.
Inoltre, in aggiunta agli editoriali imposti, tutti gli articoli della colonna dell'editoriale sarebbero stati obbligati a riflettere il punto di vista della CanWest Global Corporation. CanWest lo scorso anno divenne la più importante catena di quotidiani con l'acquisto della Southam News Inc., con cui ottenne il possesso di 14 quotidiani metropolitani e 128 quotidiani locali in tutto il paese.
La storia venne alla luce nel programma radiofonico Canadian Broadcasting Corporation's As It Happens. Bill Marsden, un reporter investigativo del Montreal Gazette, affermò che il suo editore aveva detto che la CanWest era "molto sensibile" al contenuto editoriale. Marsden spiegò, parafrasando le direttive, che "ciò equivale a dire: niente critiche ad Israele. Nel nostro giornale non pubblichiamo articoli che esprimano critiche verso Israele e ciò che sta facendo in Vicino Oriente. Non abbiamo il dibattito libero che dovrebbe esserci su queste questioni".
A ciò si aggiunga la dichiarazione di Sharon alla Knesset riguardo le preoccupazioni americane: "Noi possediamo le banche ed i media. Senza di noi sono un popolo di stupidi". Sembra che questo stereotipo abbia alcuni forti sponsors ebraici.

LA RESPONSABILITÀ DEI PALESTINESI RICADE SUI LORO FRATELLI ARABI
Questo è un tema caro ai "falchi" israeliani, che intendono con ciò trasferire ai loro vicini il problema che essi hanno creato. Gli "arabi" ed i "palestinesi" non sono un'entità indistinta, come questi falchi amano credere. La lingua e la religione comuni non definisce dei gruppi etnici o nazionali. È solo un altro tentativo di far apparire gli israeliani come la vittima, un popolo assediato sotto la minaccia di essere sopraffatto da orde di arabi-musulmani. Quando Israele si insediò in Palestina, nel 1948, si stima che quasi il 35% della popolazione palestinese fosse cristiana. Moltissimi tra essi sono stati scacciati o hanno preferito andarsene piuttosto che finire sotto occupazione.
Persino adesso, se dobbiamo credere ai sondaggi, gli israeliani approvano il "transfer" (eufemismo per pulizia etnica) dei palestinesi dai Territori occupati. L'avidità di territorio è al picco massimo tra i membri ed i seguaci del Likud, come può testimoniare la terribile offensiva contro la popolazione indigena. Per quale altro motivo, se non per forzare un popolo a lasciare la sua terra, Israele dovrebbe demolire case, sradicare orti, sparare e terrorizzare civili innocenti, privare i vecchi, i feriti ed i malati delle cure mediche, distruggere le infrastrutture dell'Autorità palestinese, schiacciare ogni automobile sotto le ruote dei carri armati, colpire e distruggere le ambulanze?

ISRAELE È L'UNICA
DEMOCRAZIA
DEL VICINO ORIENTE

Gli apologeti di Israele amano strombazzare la nozione secondo cui Israele è circondato da regimi repressivi, mentre esso è un chiaro esempio di democrazia in movimento. Il test reale di una democrazia resta l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte allo stato. In realtà, in questa supposta democrazia, oltre un milione di israelo-palestinesi costituiscono una vasta sottoclasse di cittadini di seconda categoria.
Essi sono discriminati dalla loro controparte ebraica in svariati modi: negazione dei permessi di costruzione, di possesso della terra, documenti di identificazione speciali, discriminazioni nell'impiego e nel movimento, etc. Elezioni libere non significano democrazia, poiché, se questa è la misura, Turchia e Libano si qualificano ottimamente come democrazie. Al massimo, Israele è una teocrazia, una nazione basata sul concetto di "ebraicità ", un concetto che, ovviamente, cozza contro i principi democratici.
Questo è il caso contro i propagandisti israeliani e le loro coorti. Non è né complicato né complesso. Israele ha dipinto una trama di paura ed odio in Vicino Oriente, descrivendo sé stesso come la vittima ed i palestinesi come terroristi, invece che come popolo dispossessato. Dai giornali e dagli spettacoli in TV, i quali ripetono pappagallescamente variazioni dei miti che abbiamo riportato, si capisce che, negli Usa, la grande bugia è viva e gode di ottima salute.
traduzione a cura

di www.arabcomint.com
YellowTimes.org


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