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Discussione: I Ds, la Cisl e....

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    Predefinito I Ds, la Cisl e....

    ...quello splendido e libero giornale del partito.


    Roma. Cesare Damiano, responsabile Lavoro dei Ds, la definisce “cooperazione senza primato”, che più o meno è come dire: tanto la Cgil, tanto la Cisl.
    E’ la strategia dell’attenzione che, da qualche tempo, hanno attivato a via Nazionale nei confronti del segretario della Cisl, Savino Pezzotta.
    Racconta Damiano, per trent’anni dirigente della Cgil prima dell’arrivo in segreteria con Piero Fassino: “Noi naturalmente valutiamo il fatto che molti dirigenti della Cgil sono iscritti al nostro partito, ma al tempo stesso sappiamo che è finita davvero l’epoca della cinghia di trasmissione, in un senso e nell’altro. Ci sono anche dirigenti della Cisl e della Uil iscritti ai Ds, e in numero significativo”. Ma per mesi, c’è stato il grande gelo, tra il maggior partito della sinistra e il sindacato di via Po.
    Non tanto velatamente, almeno in una certa area del partito, Pezzotta veniva considerato un traditore. C’è ancora chi ricorda il titolo, “politicamente sbagliato e inutilmente spregiativo”, dicono oggi a via Nazionale, sulla prima pagina dell’Unità dopo un incontro tra il leader cislino e il vicepresidente del Consiglio: “Pezzotta va con Fini”, tanto che un membro della direzione, il dalemiano Gianni Cuperlo, scrisse al giornale di Furio Colombo per contestarlo.
    C’è anche chi, dentro i Ds, svolge più o meno questa analisi: da un lato, la Cgil di Gugliemo Epifani è in difficoltà, e infatti parla di “risindacalizzazione” dopo gli ultimi anni di gestione cofferatiana, un progetto che i Ds guardano con molta attenzione; dall’altro lato la stessa Cisl, “si trova indebolita” perché ha firmato con il governo il Patto con l’Italia “finora privo di conseguenze”, e anzi “il governo adesso minaccia le pensioni, ed è lo stesso Pezzotta a porre l’altolà con maggior vigore di tutti”. Pure se, aggiunge Salvatore Buglio, il parlamentare diessino che proprio l’altro giorno ha ritirato la tessera d’iscrizione alla Cisl in segno di solidarietà al sindacato cattolico dopo la lunga serie di attentati subiti, “da parte di Epifani c’è quasi una sorta di richiesta di aiuto a Pezzotta, per poter ‘risindacalizzare’ la sua Cgil. Non a caso c’è stata la firma con la Confindustria sullo sviluppo”.

    Fatto sta che l’attenzione dei Ds nei confronti della Cisl, negli ultimi tempi, si è fatta pressante. E non solo per il rumore di battaglia sulle pensioni che già si avverte. Ai suoi interlocutori – tanto del governo, quanto dell’opposizione – il leader sindacale risponde sempre con “Io sono qui”, aspettando proposte. Ci sono stati incontri e conversazioni con Fassino, ma a via Nazionale ricordano che, poche settimane fa, nei giorni del ballottaggio delle Amministrative, a Brescia Pezzotta partecipò a un dibattito insieme al sindaco uscente (e poi riconfermato) dell’Ulivo, al presidente della Acli, a Mino Martinazzoli e a Massimo D’Alema, “e in quel titolo dell’Unità ormai quell’occasione, in modo non invasivo delle funzioni altrui, Pezzotta notò pubblicamente che Brescia aveva ‘un bravo sindaco’ ”. Racconta un dirigente dei Ds: “Noi non abbiamo mai accusato la Cisl di mutazione genetica, anche se è evidente che si è aperta una nuova fase”. Pure perché, aggiunge, “dentro la Cgil c’è un forte malessere, i cofferatiani rimproverano a Epifani la scelta del sì al referendum, ci sono più difficoltà rispetto a un anno fa”.
    Assicura Damiano che fin dall’inizio della sua segreteria Fassino “ha cercato di mantenere relazioni con tutte le confederazioni, nessuna esclusa”. Dice: “Ci siamo prefissi di creare tutte le occasioni di incontro possibili. Non c’è convegno o dibattito alle feste dell’Unità che non veda la partecipazione di tutti e tre i sindacati”.
    Ma c’è nuovo feeling con la Cisl? “Non abbiamo pregiudizi a priori: quando la Cisl ha firmato il Patto per l’Italia non abbiamo condiviso, quando la Cgil ha deciso di sostenere il referendum non
    siamo stati d’accordo”. Ma non si rischia di mettere in ombra la Cgil? “Non vedo perché. Il ruolo della Cgil non dipende da una maggiore o minore attenzione da parte di un partito politico. La Cgil avrà maggiore o minore futuro se saprà interpretare nel senso della riforme i cambiamenti in atto”. E alla Cisl cosa dicono? Dicono: “Che i Ds manifestino attenzione, è una cosa che non ci dispiace”.

    Da il Foglio di ieri

    saluti

  2. #2
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    Predefinito Senza....

    ....commento

    Roma. “E’ come far mancare l’aria, come fare un deserto intorno”. Salvatore Buglio, operaio e deputato dei Ds, è colpito ma non pentito. “Ho cercato di dire: parliamone insieme, vi spiego perché l’ho fatto”. Magari amareggiato, per niente rassegnato. “Vorrei solo invitare il gruppo dirigente nazionale del partito a non avere il coraggio del giorno dopo”.
    E’ successo che Buglio, qualche settimana fa ha chiesto (e ricevuto), per un anno, la tessera della Cisl. Per due motivi, spiega: per solidarietà dopo la lunga serie di attentati al sindacato di Pezzotta e perché “in una parte, pure se minoritaria, del partito e del sindacato vige ancora la logica del sindacato come cinghia di trasmissione, del rapporto amico-nemico, per cui chi non la pensa come te è un traditore”.
    Per Buglio “anche dentro i Ds c’è l’idea che, in tempi di bipolarismo, il sindacato si deve schierare, destra o sinistra. Questo sarebbe la sua rovina, la perdita di ogni autonomia. E invece la Cisl si è mossa in piena autonomia, sia quando ha firmato il Patto per l’Italia, che io non condivido, sia ora che ha dato l’altolà al governo sulle pensioni. Vorrei dire al mio partito che non esiste una Cisl cattiva e una buona, a seconda dei casi e delle convenienze. La rincorsa a solidarizzare oggi con la posizione della Cisl mi pare un po’ ipocrita”.
    E c’è un terzo motivo, che ha spinto Buglio alla sua scelta: “Quei lavoratori della Cisl, con cui ho lavorato e lottato: mi rifiuto di pensare che siano dei traditori dei loro compagni”.
    E dunque, Buglio prende la tessera Cisl.
    La notizia appare su molti giornali, ma non sull’Unità (“Io avevo mandato apposta il comunicato”).
    E qui comincia la parte meno edificante di questa storia. La mancanza d’aria, appunto. “Sapevo che potevo causare qualche malessere nel corpo del partito, non mi aspettavo una reazione così forte”.
    Spiega: “Nella testa di settori del partito e del sindacato, in particolare della Fiom, è scattato il meccanismo: Buglio è un traditore. E quindi una sorta di ostracismo”.

    E qualcosa di più. Una lettera anonima è stata mandata agli iscritti dei Ds di Nichelino (città dove Buglio vive) e dei comuni vicini. “C’è scritto che sono ‘un fascista’ e ‘un venduto a Berlusconi’, con un collage di frasi di mie interviste”. E’ stato allegato un fotomontaggio pubblicato su Sette (il deputato appaiato con il duce) quando Buglio aveva ironicamente raccontato che da ragazzo ascoltava “Giovinezza”. E poi, “qualche telefonata anonima a casa, che al più ha rotto i coglioni alla mia famiglia”. Ma le cose che più hanno ferito Buglio sono quelle, diciamo, alla luce del sole: il dirigente che apre ogni comizio assicurando beffardo: “Non vi preoccupate, io non mi iscrivo alla Cisl”. O la telefonata del compagno segretario di Vinovo (Torino), dove Buglio doveva fare il comizio di chiusura della festa dell’Unità: “Mi ha detto che dopo la mia presa di posizione nei confronti della Cisl non c’erano più le condizioni perché chiudessi la festa.
    Nonostante i manifesti già stampati con il mio nome. E al posto mio è stato chiamato uno della Cgil”.

    “Il gesto che ho compiuto – dice Buglio – l’ho fatto per l’unità del sindacato, per rafforzare le difese dei lavoratori. Ora tutti applaudono Pezzotta, ma bisognerebbe farlo anche quando difende la sua autonomia. Sarebbe per noi una prova di maturità”. Assicura: “Niente vittimismo, voglio solo dire al mio partito: attenti, se non difendiamo il sindacato anche quando non siamo d’accordo, lo delegittimiamo.
    Poi, certo che mi avrebbe fatto piacere qualche telefonata di solidarietà. Invece, mutismo assoluto”.

    saluti

 

 

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