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  1. #11
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    1. e no che non basta la donna ad educare un bambino, l'Antroposofia non è una dottrina matriarcale. Anzi Steiner parla del valore della autorità nella educazione dei bambini soprattutto tra i 7 e i 14 anni. Del valore dei modelli positivi, delle regole certe. Come vedete siamo lontani anni miglia dal buonismo pedagogico.

    2. capisco le perplessità di mitteleuropeo: a volte i discepoli sono più dannosi dei nemici dichiarati. Personalmente mi tengo lontano dagli steineriani "d'accademia" però per onestà devo dire di non aver mai riscontrato quella Sodoma e Gomorra a cui ha assistito mitteleuropeo. Oddio un amico mi disse che le euritmiste di Dornach (la sede centrale del movimento, in Svizzera) sono solitamente di facili costumi. Devo affrettarmi a verificare ...

    3. come è questa storia del ripudio degli angoli retti? a cosa ci si riferisce?


    4. vi ringrazio del benvenuto e mi scuso se ho risposto ai vostri saluti con abbondante ritardo.

  2. #12
    esurasiatista
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    Citazione Originariamente Scritto da Antroposofo Visualizza Messaggio
    1. e no che non basta la donna ad educare un bambino, l'Antroposofia non è una dottrina matriarcale. Anzi Steiner parla del valore della autorità nella educazione dei bambini soprattutto tra i 7 e i 14 anni. Del valore dei modelli positivi, delle regole certe. Come vedete siamo lontani anni miglia dal buonismo pedagogico.

    2. capisco le perplessità di mitteleuropeo: a volte i discepoli sono più dannosi dei nemici dichiarati. Personalmente mi tengo lontano dagli steineriani "d'accademia" però per onestà devo dire di non aver mai riscontrato quella Sodoma e Gomorra a cui ha assistito mitteleuropeo. Oddio un amico mi disse che le euritmiste di Dornach (la sede centrale del movimento, in Svizzera) sono solitamente di facili costumi. Devo affrettarmi a verificare ...
    Ti ringrazio per le precisazioni. E' sempre bene mettere in chiaro che i "cattivi discepoli" sono la peggior cosa nella storia delle dottrine.

    Citazione Originariamente Scritto da Antroposofo Visualizza Messaggio
    3. come è questa storia del ripudio degli angoli retti? a cosa ci si riferisce?
    Ne so qualcosa anch'io..anche il Goetheanum venne eretto privo di angoli retti.

  3. #13
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    Nelle case degli antroposofi in cui sono stato, tutti i mobili erano comperati in un negoyio apposito che evitava gli angoli retti sui tavoli. Se possibile, venivano evitati anche sulle sedie e sugli scaffali, ma a volte la necessitä imponeva rinunce. A proposito: in genere gli antroposofi/euritmici a Stoccarda avevano un' incertezza economica notevole ed accettavano lavoretti di qualsiasi genere (il mio amico/collega faceva il facchino al fine-settimana ed io ero il suo datore di lavoro, come impresa di traslochi. Lui aveva sui 28 anni e la moglie 60, ma era chiaro che i rapporti lui non li aveva con la moglie e lei, anche antroposofa, di rapporti non ne aveva).

  4. #14
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    Predefinito Re: Rudolf Steiner e l'Antroposofia

    ANTROPOSOFIA DI RADIO GAMMA 5 VIA ANTONIANA 66 CAMPODARSEGO , CON SHIREL LEVI‬
    Dalla sua nascita il 22 febbraio ’76, e per molti anni, Gamma 5 ha dato spazio ad esponenti politici della sinistra veneta, e padovana in particolare. Oggi “destra” e “sinistra” ormai sono solo nomignoli di convenzione per distinguere un gruppo di partiti da un altro e gli ideali sono ormai stati sacrificati sull’altare del potere che i nostri politici perseguono, con tutti i vantaggi (economici) che ne derivano.

    Nata come radio commerciale, è stata una delle emittenti più ascoltate sul finire degli anni 70, grazie anche alla “sorella” televisiva Tele Gamma 5. Allora, come oggi, le due emittenti erano di caratura popolare e proponevano giochi, colloqui con gli ascoltatori e intrattenimento semplice in lingua veneta.

    Nel 1980, in occasione del terremoto in Irpinia, la televisione viene ceduta (!!!!) e la radio, da commerciale, viene organizzata in cooperativa perdendo così lo scopo di lucro dei primi anni. Parte la campagna di solidarietà per inviare aiuti alle popolazioni terremotate. Vengono inviati camion e camion di materiale per soccorrere chi non aveva più casa, vestiti, ecc…. Gamma 5 e’ un’emittente che oggi da’ spazio alle opinioni di tutti… Piu’ in generale, diciamo che questo e’ uno strumento di cultura popolare, lontana anni luce dalla “cultura” degli intellettualoidi (di ogni parte politica) che hanno passato la propria vita a scrivere nei giornali di cose che non hanno mai vissuto o che comunque non hanno MAI lavorato un solo giorno della loro vita! Radio Gamma 5 produce “pensiero” con numerosi programmi che parlano dell’essere umano, della sua interiorità, dei suoi comportamenti e delle sue emozioni…di questo se ne occupa soprattutto Franco Carraro tutti i giorni alle 13.

    Diremo che Radio Gamma 5 fa anche compagnia a decine di migliaia di persone che ogni giorno si sintonizzano sui 94 MHz per sentire le sue numerose voci sempre in diretta…dalle prime ore del mattino fino a notte fonda, sia che esse propongano musica oppure dialogo o informazione. In certi giorni la diretta copre addirittura l’arco delle 24 ore! Aggiungiamo che Radio Gamma 5 e’ una testata gionalistica che produce informazione. Principalmente cio’ avviene con la “Rassegna stampa” di ogni mattina e con numerose trasmissioni di opinione nelle quali il conduttore porta le proprie idee e/o legge articoli da quotidiani e periodici. Importantissimo e’ il contributo che gli ascoltatori offrono telefonando in diretta, alimentando così il dibattito e il confronto tra conduttore e ascoltatori stessi. Radio Gamma 5 produce anche, e soprattutto, CONTROinformazione visto che accanto alla lettura dei giornali più comuni e piu’ venduti viene proposta la lettura di periodici o di brani tratti da libri che sicuramente rappresentano voci “fuori dal coro” dell’informazione ufficiale che ormai e’ sempre più la voce dei servi dei servi dei servi del potere, insomma: i lekkakuli del “potere” scrivono nei giornali degli Agnelli, dei Berlusconi e della FINTA sinistra……noi le cose le vediamo diversamente e ve lo diciamo chiaramente!!!

    La nostra CONTROinformazione viene praticata anche con ospiti in studio che portano le proprie esperienze e le proprie battaglie, investendo del tempo per dare un servizio e un aiuto agli ascoltatori. Per esempio Radio Gamma 5 da’ spazio al “Comitato vittime sip-telecom”, al “Comitato regionale veneto per la libertà di vaccinazione-Cor.Ve.L.Va.”, al “Movimento contro i privilegi dei parlamentari”, e a molti altri ancora….ascoltateci e capirete… idee diversissime ma con l’unico intento di dare una informazione chiara e libera da partiti, chiese e sindacati.

    Radio Gamma 5 è…un’osteria, una piazza, un luogo di ritrovo libero, dove si incontrano tutti, indipendentemente dall’età, dal ceto sociale, dal lavoro o dal conto in banca.

    Oggi martedì 25 maggio 2021, in diretta su Radio Gamma 5 nella trasmissione di Marcello Pamio è intervenuto a sorpresa Giuseppe Cruciani de "La Zanzara"…

    *https://disinformazione.it/2021/05/2...radio-gamma-5/
    *https://players.fluidstream.it/RadioGamma5/index.php

  5. #15
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    Predefinito Re: Rudolf Steiner e l'Antroposofia

    IL GESÙ NATANICO E IL GESÙ SALOMONICO

    O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 06.09.1910

    https://www.anthroposconoscitestesso...su-salomonico/

  6. #16
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    Predefinito Re: Rudolf Steiner e l'Antroposofia

    Citazione Originariamente Scritto da Shirel Levi Visualizza Messaggio
    IL GESÙ NATANICO E IL GESÙ SALOMONICO

    O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 06.09.1910

    https://www.anthroposconoscitestesso...su-salomonico/
    Nella lettura del brano del Vangelo di Matteo (2, 1-20), troviamo come protagonisti i Magi, i sapienti dell’Oriente, coloro che conoscevano i misteri del cielo stellato, dell’astronomia e del­l’astrologia. Dicono infatti: «Abbiamo visto sorgere la sua stella».

    Da un punto di vista storico, non si sa bene quale ruolo avessero i Magi, i màgoi o magousaîoi (aramaico magûšâia, pl. di magûšâ, da maga, «dono» di Dio), nella religione persiana, ma certo erano una tribú sacerdotale, una corporazione religiosa da cui provenivano i capi spirituali del mazdeismo, dell’antica religione persiana riformata dal profeta Zarathušthra: una religione tutta fondata sull’opposizione fra Luce e Tenebre, Bene e Male, Verità e Menzogna.

    I Magi erano, secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, una casta ereditaria di sacerdoti, come in India i brahmani o in Israele i Leviti: erano per antonomasia i sacerdoti orientali, che avevano la funzione di interpretare i sogni (Erodoto I, 107), di cantare gli inni e di fare i sacrifici. Erano comunque i sacerdoti tradizionali che avevano aderito alla riforma di Zarathušthra.

    I tre Re Magi - Mosaico di Sant'Apollinare Nuovo - RavennaLa memoria dei Magi si è conservata per tutta la storia del cristianesimo: nella basilica di Sant’Apollinare a Ravenna i Magi sono raffigurati nelle vesti tradizionali persiane, con i pantaloni e il cappello frigio; poi nel IX secolo la tradizione (con Agnello di Ravenna) ne fissò i nomi: Gaspare è ara­bo, Melchiorre (Melqon) è persiano, Baldas­sarre è indiano. Si sa anche che Marco Polo ne venerò le spoglie a Sâwah (Seuwa?), in Persia. Ma al di là del ruolo storico dei Magi, queste figure rappresentano nel racconto evangelico qualcosa di ben preciso: come i pastori simboleggiano l’ideale del Giusto, i Magi simboleggiano l’ideale dell’Iniziato.

    L’Iniziato era nell’antichità il conoscitore del volere degli dèi, colui che aveva acquisito familiarità con il mondo spirituale grazie a un profondo cammino intessuto di speculazione e di conoscenza: era l’adepto dei misteri orfico-pitagorici, dei misteri egizi, dei misteri mitriaci. Si diveniva Iniziati perseguendo il “conosci te stesso” e lo scopo dell’Iniziazione era l’ottenimento dell’immortalità, il divenire un dio in terra. Dopo un’astinenza di dieci giorni, l’anima (il corpo eterico) viveva una condizione di lipopsichia: si sentiva cioè staccata dal corpo fisico e riceveva la “visione della divinità” (epoptia).

    L’ultimo grande esempio di saggio o di Iniziato che l’antichità ci ha lasciato è stato il teurgo neoplatonico (III secolo d.C.). La parola greca teurgo fu creata in contrapposizione con la parola teologo: colui che agisce sugli dèi o sul Divino si differenzia da colui che parla del Divino. Questa teurgia venne apertamente professata e praticata dai neoplatonici ateniesi, tanto che Proclo ne scrisse, riuscendo ad avere persino alcune personali visioni mistiche. Ma proprio perché l’Iniziato diviene “un dio”, la fiducia nella conoscenza diviene fiducia nella magia, tanto che lo stesso Proclo, nella Theologia platonica, presenta la teurgia come «un potere piú elevato di qualsiasi umana sapienza, che ha in sé i benefíci della divinazione, le forze purificatrici dell’Ini­ziazione e, in una parola, tutte le operazioni della possessione divina». Il saggio neoplatonico, il teurgo, usa la magia a fini religiosi, per acquisire l’immortalità o la divinizzazione dell’anima.

    È interessante osservare che questa via di divinizzazione si fonda su una serie di corrispondenze umano-cosmiche che sempre il pensiero antico ha riconosciuto e che la corrente neoplatonica ci ha tramandato con dovizia di particolari. Se ne coglie un esempio nella “tecnica iniziatica” (telestiké epistéme) che serviva a consacrare statue magiche per ottenere oracoli: una serie di simboli (animali, pietre o gemme incise, erbe, profumi, formule) legati a una certa divinità da un rapporto “simpatico” venivano nascosti all’interno della statua. Il neoplatonismo eleva insomma a via di santità e di perfezionamento spirituale la conoscenza per analogie tradizionalmente attribuita agli Egizi: la serie delle corrispondenze fra erbe, gemme e divinità astrologiche è la tipica materia magica degli Egizi.

    I Magi sono insomma gli Iniziati che scrutano il cielo stellato, che hanno acqui­sito la conoscenza occulta della natura e del mondo divino da cui proviene l’uomo (mondo prenatale); sono i portatori dell’immaginazione e del pensiero intellettuale
    Genealogia salomonica
    Annunciazione a Giuseppe.
    Un angelo del Signore gli appare in sogno: “Gli porrai nome Immanuel”. Si realizza cosí la profezia della Virgo paritura in Isaia 7,14.
    Il Bambino nasce a Betlemme in una casa.
    I genitori ebbero altri figli: Simone, Giuda, Giuseppe, Giacomo e due figlie (Marco 6, 3).
    Lo visitano i Magi d’Oriente, che recano oro, incenso e mirra.
    Diaspora del Gesú salomonico verso l’Egitto.
    Un angelo avverte ancora una volta Giuseppe in sogno.
    Poi lo riavverte quando è l’ora del ritorno.
    Infine gli dice di andare in Galilea, a Nazaret.
    Chi è allora il Gesú descritto da Matteo?



    È un essere nel quale sono innate le forze dell’altro grande archetipo spirituale, anzi è proprio Zarathuštra reincarnato, come sostiene Rudolf Steiner: colui che aveva guidato l’antica umanità nella vita attiva, come il Buddha l’aveva guidata nella vita contemplativa.

    E questo non è in contrasto nemmeno con la religione persiana. I Magi credevano infatti nell’avvento di un Salvatore (Saošyant) partorito da una vergine. Come ricorda Ugo Monneret De Villard in un noto libro, Le leggende orientali sui magi evangelici (Città del Vaticano, 1952), i Magi erano astrologi persiani seguaci della dottrina astrale babilonese, che attribuiva a ogni uomo una stella o, per usare un linguaggio persiano, un’anima alata celeste (fravaši). Sui Magi fiorirono col tempo in Oriente tante leggende. Un testo dell’VIII secolo, per esempio, il Ketâbha dh eskôlyôn, di Teodoro bar Konai, riporta questa leggenda: Zarathušthra (Zaradušt) dice ai suoi discepoli presso una fontana: «il Salvatore sarà figlio di una vergine, concepito dal Logos e sarà ucciso sul legno». Poi il profeta persiano aggiunge: «Egli sorgerà dalla mia famiglia. Io sono lui e lui è me. Egli è in me e io in lui. Si vedrà una stella brillare e grandi prodigi avverranno… Dovrete custodire e conservare ciò che io vi ho detto, aspettando il termine, perché voi sarete i primi ad avvertire l’avvenimento del gran re, che i prigionieri attendono per essere liberati. E quando si leverà la stella invierete dei messaggeri carichi di doni, per adorarlo ed offrirglieli. Io e lui siamo uno».

    È possibile, come vogliono gli studiosi, che questa leggenda sia un riadattamento cristiano del mito persiano del Saošyant, per esigenze di proselitismo. Eppure questa leggenda acquisisce un altro valore se la interpretiamo alla luce della lettura esoterica dei Vangeli fatta da Rudolf Steiner. Che l’avvento del Messia sarebbe coinciso con il sorgere di una stella era già noto agli antichi israeliti. Come si legge infatti in Numeri 24,17, l’oracolo di Balaam recita: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe». Ora, questo Balaam, come scrive Monneret De Villard, fu identificato dalla letteratura esegetica cristiana dei primi secoli con lo stesso Zoroastro come guida dei Magi in Palestina.


    La stella vista da Balaam non è dunque che la stella del Gesú di Matteo, la stella-anima del Saošyant persiano. Dice Steiner: «Fu il “passaggio” [astrale] di Zarathušthra, il cammino della stella che si avviava verso la Palestina, a guidare i Magi sul loro cammino dai Misteri orientali verso la Palestina, dove Zarathušthra si preparava ad incarnarsi» (Vangelo di Matteo, O.O. N° 123). Anzi Steiner precisa che due categorie di uomini conoscevano l’imminente venuta del Gesú di Matteo: i Magi orientali e gli Esseni, la comunità spirituale che aveva creato un suo centro a Qumran, sulle rive del Mar Morto.

    Quale significato esoterico hanno i doni dei Magi? Ne hanno diversi. Secondo la tradizione essi recarono oro in quanto simbolo di regalità, perché il Messia secondo la Bibbia è anche re; recarono incenso in quanto esso è simbolo sacerdotale di preghiera (Es 30, 34-38; Lev 24, 5-9; Salmo 140, 2), che «sale come incenso al Signore»: dunque Cristo come sacerdote; recarono mirra perché quest’ultima è simbolo di farmaco che lenisce il dolore (ricordiamo che in Marco 15, 23 le donne offrono al Cristo sulla via del Calvario il vino mirrato per stordirlo), quindi di Cristo come taumaturgo, guaritore. Steiner (conferenza del 23 dicembre 1917, O.O. N° 180) suggerisce un’altra possibile interpretazione dei tre doni: oro come simbolo della conoscenza e della saggezza del divino; incenso come simbolo delle piú alte virtú umane; mirra come simbolo di ciò che è eterno nell’uomo, dell’immortalità. Altrove (R. Steiner, Vangelo di Luca, O.O. N° 114) Steiner dà un’interpretazione dei tre doni in sintonia con ciò che egli chiama la scuola di Zarathušthra, presso la quale l’oro era simbolo del pensare, l’incenso della devozione, la mirra della volontà. Insomma i Magi recano al futuro Cristo tre simboli sacri, perché lui sarà nello stesso tempo il Re del mondo, il Sacerdote del mondo e il Guaritore del mondo.



    Il Giusto e l’Iniziato



    Questi due ideali di santità, questi due tipi di “amici di Dio” – come ricorda Rudolf Steiner nella conferenza di Natale del 1920 (O.O. N° 202) – furono entrambi presenti alla scena della Natività di Gesú: da un lato, come ci narra Matteo, gli Iniziati d’Oriente, sotto le sembianze dei Magi, i portatori del pensare e dell’immaginazione celeste; dall’altro, come racconta Luca, i pastori, i Giusti d’Israele mossi dall’ispirazione e dalla concretezza del mondo: gli uni guidati dal cielo stellato (la stella), gli altri dalla profondità della Terra (il segno della mangiatoia). Sono gli ideali di santità che discendono direttamente dai due archetipi spirituali descritti in precedenza: l’Iniziato per eccellenza è Zarathuštra, il saggio che penetra spiritualmente il cosmo, colui che – secondo Steiner – incarnandosi nel VII secolo come Zaratas fu maestro di Pitagora. Zarathuštra è infatti il messaggero di una grande concezione cosmica che comprende una particolare cosmologia, una escatologia e una aspettazione messianica. Il Giusto per antonomasia è invece il Buddha, colui che rinuncia a ogni possesso terreno per il tesoro nei cieli; questo archetipo buddhico non si è mai spento e ha successivamente agito nella formazione del francescanesimo e del hassidismo ebraico.

    Questi due ideali di santità rivivono nei due bambini Gesú descritti da Luca e da Matteo, nel Gesú natanico e nel Gesú salomonico. Questi nomi derivano dal fatto che, secondo 2Samuele 5, 14, Davide aveva due figli, Salomone e Natan: il primo rappresentava la linea regale, il secondo quella sacerdotale. Per questo il Gesú di Matteo è detto da Steiner Gesú salomonico, mentre il Gesú di Luca è detto Gesú natanico.



    I due Messia

    Questa concezione steineriana dei due bambini Gesú viene confermata dalla stessa tradizione ebraica, che piú volte ha parlato dell’attesa di due Messia, uno sacerdotale e uno regale. Rudolf Steiner (Vangelo di Luca) sottolinea che già la letteratura ebraica preannuncia l’avvento messianico dei due bambini Gesú sotto forma di annuncio dei due Messia: ciò si evince dai Salmi (2, 1-8; 72, 5-8; 110, 1-4), che descrivono il Messia regale, e dall’Enoch etiopico: «Il figlio dell’uomo [= Messia] di Enoc è una figura celeste, umano-angelica, esistente in qualche modo prima della creazione. …Il figlio dell’uomo di Enoc è un essere sovrumano, celeste, che svolge compiti fin qui attribuiti soltanto a Dio, come il giudizio finale. Siamo su una linea messianica completamente diversa da quella politico-nazionale del figlio di David…» (G. Jossa, Dal Messia a Cristo, Brescia 1989).

    Il libro di Enoch, tuttavia, non fa parte della Bibbia, è un apocrifo, quindi non riflette le credenze della religione ebraica, caso mai riflette una delle sue correnti eterodosse. L’idea dei due Messia – dicono gli storici – deriverebbe da un preciso precedente storico: dopo la fine dell’esilio, negli anni 521-520, coesistevano l’uno accanto all’altro il sommo sacerdote Giosuè e il governatore persiano Zorobabele, discendente della dinastia davidica. Tuttavia con la scoperta dei manoscritti di Qumran è venuta una nuova conferma alla concezione steineriana dei due bambini Gesú. La comunità eremitica di Qumran – i cosiddetti Esseni – credeva infatti nel vero e proprio avvento di due Messia, uno politico, l’altro religioso.



    Quale fu il destino dei due bambini Gesú? Come si giunge poi al Cristo?





    I due bambini Gesú nacquero a poca distanza l’uno dall’altro: prima il salomonico e nove mesi dopo il natanico; tre mesi dopo il salomonico nacque Giovanni Battista. Per questo il bambino natanico e Giovanni Battista sfuggirono alla strage degli innocenti.

    In quanto irradiato dal corpo spirituale del Buddha, il bambino natanico si rivelò contemplativo e ricco di sentimenti, mentre quello salomonico, in quanto re­incarnazione di Zarathuštra, si rivelò ben presto maturo. Poi quando il bambino natanico ebbe dodici anni e i genitori si recarono a Gerusalemme per la Pasqua, accadde che il Gesú di Luca svenne: da lui si distaccò la componente astrale buddhica che ritornò al Sambhogakaya e penetrò invece nel Gesú natanico nientemeno che l’Io zarathuštriano del Gesú salomonico, che vi cominciò a elaborare un nuovo corpo astrale (R. Steiner, Vangelo di Luca). A questo punto, dopo poco tempo, il bambino salomonico morí: era terminata la sua missione terrena.



    Il Giuseppe salomonico era già morto e qualche tempo dopo morí anche la madre del natanico, a 25 anni. A questo punto si formò una nuova famiglia, costituita dal Giuseppe natanico e dalla Maria salomonica, piú il Gesú natanico che però aveva in sé la personalità del salomonico.

    Ecco come nel Cristo si incontrano le piú grandi correnti spirituali: la corrente buddhica e la corrente zarathustriana. Alla luce di quanto si è detto potremo comprendere ciò che una volta disse il grande veggente lionese Maître Philippe, che presso i suoi discepoli Sédir, Papus e Marc Haven ebbe fama di Rosacroce: «Quando vuoi creare o perfezionare qualcosa che non esiste qui, tu rifletti sulla tua opera prima di farla. Questo pensiero non ancora realizzato è il modello di ciò che sarà la tua opera. Cosí Dio, prima di creare il tutto, pensò la sua opera: questo pensiero fu qualcuno, e fu il Cristo, la Vita, la Parola di Dio, il Pensiero di tutte le cose. Perché Dio ha creato tutto in immagine e poi, con il tempo, tutto si realizza».

    Se il Cristo è il modello, l’uomo dovrà conformarsi a questo modello per realizzare se stesso e giungere a una compiuta evoluzione spirituale: ognuno di noi dovrà lasciare che la vita del proprio corpo eterico si apra alla luce buddhica, alla compassione buddhica; che la vita del corpo astrale, la vita della conoscenza si apra all’ammirazione per la grande Saggezza che ha guidato il mondo. Solo cosí potrà sperimentare come il Cristo anima e vivifica l’Io di ogni essere umano, facendo di ciascuno di noi sulla Terra un portatore dell’amore

 

 
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