1. Il sondaggio svolto da TNS Abacus evidenzia la presenza di due atteggiamenti
concomitanti fra gli italiani, circa il loro “sentirsi” o meno europei. Una
maggioranza del campione intervistato (fra il 50 ed il 60%) ritiene che gli
elementi di sovrapposizione fra la propria identità nazionale e quella europea
siano molteplici e dominanti e che fra un decennio il nostro “sentirci” cittadini
europei risulterà più forte rispetto al sentirci “italiani”. Una forte minoranza
(fra il 35% e il 40%) resta invece convinta che oggi gli elementi di divisione fra
italiani ed europei siano prevalenti, rispetto ai fattori unificanti, e prospettano
un prossimo futuro in cui l’identità italiana dei nostri concittadini risulterà
comunque più forte rispetto a quella europea.
2. L’Euro ed il Mercato Comune hanno ovviamente caratterizzato il processo di
“europeizzazione” dell’opinione pubblica italiana ed emergono nel vissuto
collettivo come i principali fattori che ci uniscono agli altri popoli europei,
laddove lo stile ed i comportamenti politici, la mentalità e i modi di pensare
diffusi, la lingua, vengono percepiti come altrettante barriere che ci dividono
dal resto dell’Europa.
3. Nonostante questa spaccatura, una forte maggioranza del campione (tre
intervistati su quattro, con un lieve decremento rispetto alle rilevazioni
precedenti) ritiene comunque molto importante la costruzione di un’Europa
unita, da cui ci si attende soprattutto una maggior efficacia nella lotta contro il
terrorismo, la criminalità, la disoccupazione e i problemi ambientali, le aree
problematiche maggiormente sentite nel nostro Paese.
4. L’identità europea è dunque presente fra gli italiani, ma risulta al momento più
ancorata ad un atteggiamento pragmatico (l’aspettativa di risoluzione a livello
europeo dei problemi strutturali interni), che non ad elementi ideali e valoriali
forti.
27 02D181 – Sondaggio
5. Quali sono le aspettative e i timori maggiormente diffusi fra gli italiani, circa il
prossimo futuro dell’Unione? Il sondaggio evidenzia anche in questo caso la
compresenza di atteggiamenti ottimistici (soprattutto fra gli strati di
popolazione economicamente più forti) e di note improntate alla prudenza e
alla preoccupazione (diffuse in particolare fra le fasce di età meno giovani e i
gruppi sociali più marginali). Discordanti sono risultate le opinioni del
campione sia circa il potenziamento delle ruolo delle singole Regioni, sia circa
il prossimo allargamento dell’Unione ai paesi dell’Est e alla Turchia, visti
entrambi come fattori di opportunità e di arricchimento, ma anche come
elementi di disturbo e di rischio per il futuro dell’Unione.
6. Nonostante i media ne abbiamo più volte parlato come di un evento “cruciale”
per l’Europa Unita, il cammino del Trattato Costituzionale Europeo risulta
ancora oggi scarsamente conosciuto dagli italiani (soltanto il 29% ne ha
sentito parlare). Ma un auspicio, riguardo la sua conclusione, risulta
prevalente nel Paese, e cioè che l’Unione si doti al più presto di istituzioni
politiche più forti anche a costo di cedere fette importanti di sovranità
nazionale.
7. Sottolineiamo un ultimo dato raccolto dal sondaggio, a nostro avviso
significativo, circa le prefigurazioni degli italiani sul ruolo che l’Europa potrà
avere a livello mondiale nel prossimo futuro. Sarà un’Europa in grado di
imporre all’esterno un modello forte di difesa dei diritti, del Wefare, degli Stati
economicamente più deboli, pur non raggiungendo il livello di competitività
economica e tecnologica del modello americano. Uno scenario più volte
preannunciato da numerosi economisti e politologi, che pian piano sta
diventando patrimonio comune nell’opinione pubblica, anche in Italia.