Secondo il giornalista "africanologo" Di Nunzio
(www.nuovimondimedia.com), il coinvolgimento dei servizi italiani nella
faccenda dell'"uranio di Saddam" e' reale: ma nel ruolo delle vittime
bidonate, non degli zerozerosette. Com'e' andata, allora? Ecco:
francesi, scocciati per la prepotenza di Bush, a un certo punto
decidono di gettargli una "polpetta avvelenata" per inguaiarlo.
Scelgono un paese africano sotto la loro influenza (il Niger) e di la'
mettono in giro terrificanti voci sul traffico di uranio fra l'Africa
sahariana e l'Iraq. Gl'inglesi, che sono gente seria, non ci credono.
Gl'italiani (come previsto dai francesi) si'. Compilano avidamente un
rapporto e lo mandano al loro capo del governo. Costui, alla prima
occasione, lo consegna con gran solennita' al Comandante Supremo. Per
Bush, e' un regalo insperato: venendo da un capo di governo, suppone
che sia stato controllato. Per Berlusconi, che da mesi scodinzola
davanti al ranch del texano, e' un'occasione per darsi importanza.
Su questa bella base, scoppia la guerra e ci lasciano la pelle alcune
migliaia di iracheni e alcune centinaia di americani. Alla fine,
naturalmente, la balla vien fuori. Gl'inglesi, costretti a stare al
gioco, difendono come possono lo scoop di Berlusconi (sempre pero'
precisando "noi non c'entriamo"). Alla fine, quando lo scoop da
indifendicile diventa proprio ridicolo, si "appellano alla Storia" (non
senza qualche altro provvedimento diciamo cosi' operativo) per chiudere
il caso. Applausi per Blair e funerali per il dottor Kelly.
Chi e' il responsabile dei servizi segreti in Italia? Direttamente il
presidente del Consiglio. Chi dovrebbe controllarli per conto del
Parlamento? L'ex ministro del centrosinistra Bianco, quello che fece
massacrare i pacifisti a Napoli. L'unica cosa che ci salva, e' che per
fortuna in Italia le sceneggiature "segrete" tendono a ispirarsi a
Toto' e non a Schwarzenegger.
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Genova. Due anni fa, il 21 luglio 2001, sono successe essenzialmente
due cose. Una e' patologica: di fronte a manifestazione di piazza la
polizia - evidentemente ancora molto piu' argentina che inglese - e'
intervenuta con spranghe e torture. Queste ultime hanno suscitato le
proteste di Amnesty International, che di norma si occupa di dittature
del terzo mondo. Dalle indagini sono risultati particolari tipicamente
sudamericani: funzionari di polizia che trascinano un sacco pieno di
molotov nel dormitorio degli studenti per incriminarli, agenti che
s'inventano coltellate per giustificare le torture, e roba del genere.
E questa e' una delle due cose, quella che ottimisticamente si puo'
attribuire a devianze di singoli (per quanto altolocati) individui.
Il secondo aspetto del luglio di Genova invece non appartiene alla
patologia, ma proprio alla fisiologia del sistema. Delle squadre
speciali sono state reclutate e scaraventate, per giustificare la
successiva repressione, sulla citta' inerme. Nessuno dei cosiddetti
black-bloc e' stato ostacolato dalle forze dell'"ordine" nel compimento
del suo lavoro. Diverse foto li mostrano a braccetto con gli esponenti
della polizia "ufficiale". I computer in cui erano custoditi i files
relativi, raccolti dal "movimento", sono stati il primo obiettivo delle
spranghe della polizia regolare. Di questi files uno, coi nomi piu'
compromettenti, e' stato misteriosamente "rubato" nella stessa centrale
di polizia, e a tutt'oggi non si sa che fine abbia fatto.
Tutte queste precauzioni si sono ovviamente rivelate inutili, in un
mondo in cui l'internet permette di raccogliere e metterre
fulmineamente in rete notizie che un tempo potevano essere insabbiate.
E comunque non cambiano il dato complessivo: in presenza di una
contestazione di massa, non estremista e dunque potenzialmente
"pericolosa", il potere in Italia reagisce con "iniziative speciali",
allo scopo di estremizzare il movimento, spingerlo a reazioni violente
e utilizzarlo dunque come spauracchio sociale. Nel 68,
l'estremizzazione del movimento era stata ottenuta con le bombe di
piazza Fontana. Nel 77, con l'assassinio a revolverate - tuttora
impunito - di due studenti dell'universita' di Roma. A Genova, invece,
l'obbiettivo non e' stato conseguito: grazie alla grande e inaspettata
maturita' del movimento, che e' rimasto ed e' tuttora uno dei
protagonisti politici italiani (il che non e' privo di peso nel momento
in cui si attende una nuova svolta dal centrodestra al centrosinistra).
Cio' tuttavia non assolve affatto il potere da cio' che ha tentato di
fare. All'interno del governo attuale, il personaggio piu' presentabile
e legalitario e' risultato senz'altro (in confronto agli altri) il
"fascista" Fini. Eppure e' stato proprio lui, nei giorni di Genova, a
piombare misteriosamente a dare ordini e istruzioni: agli uomini in
divisa, e a quelli senza.
L'estremismo violento, l'ingenuita', l'agire senza pensare, dopo Genova
escono definitivamente dall'orizzonte dei movimenti italiani: nessuno
sara' piu' cosi' stupido da cader nelle trappole in cui sono caduti -
per esempio - quelli del 77. Esce pero' anche l'ipotesi di una destra
che si democratizza progressivamente: i servizi segreti di Genova
operano esattamente nel solco di piazza Fontana, con la stessa
strategia terrorista e le stesse coperture ai livelli piu' alti del
potere.
* * *
Carlo Giuliani e' morto - a quanto hanno dichiarato i magistrati - per
un proiettile colpito in aria da un sasso, un caso su un milione. Non
e' stato ritenuto necessario approfondire se altri carabinieri o agenti
speciali, oltre quello gia' noto, abbiano tirato colpi di pistola. Non
e' stato retenuto necessario approfondire il motivo per cui nelle due
ore dopo l'omicidio le autorita' diffusero la voce (immediatamente
smentita grazie all'internet) di un decesso causato da una sassata. Con
tutto cio', io da molto tempo ho deciso di non discutere le sentenze
della magistratura: sia quelle che mi piacciono, sia quelle che non mi
piacciono. Immagino che i magistrati che hanno indagato su Genova (e
che hanno denunciato le bugie, sulle torture e altro, di polizia e
ministero) l'abbiano fatto con la massima consapevolezza del ruolo che
si assumevano, in un momento cosi' decisivo e drammatico, per la
credibilita' della giustizia presso le giovani generazioni di questo
Paese. "Ci sono dei giudici in Italia. Falcone dara' giustizia ai
massacrati, Falcone dentro l'anima dei giudici che non hanno paura"
scrivevo, non per emozione ma razionalmente e convinto, in quei giorni.
Perdonatemi se vado avanti con l'autocitazione:
"Falcone, fra le tante cose che ci ha lasciato, ci ha lasciato anche
questa, che la giustizia non appartiene ne' al governo ne' alle
autorita': appartiene a tutti. Non c'e' bisogno di vendicatori ne'
d'improbabili rivoluzioni, per fare giustizia: ci sono gia' i giudici,
e di loro ci possiamo fidare. Cosi', a te che stai leggendo e che stai
cominciando :-) ad essere un compagno ora, posso dire tranquillamente
che passamontagna e sassate sono roba da coglioni, che puoi fare
politica senza sfasciare niente, che puoi veramente provare - ma
seriamente - a cambiare il mondo. Perche' non sei mai solo, compagno.
C'e' sempre la legge, e una Magistratura serva della legge, che non ce
l'ha con te ma anzi quando hai ragione ti difende".
Non ho nulla da aggiungere a quello che ho scritto allora. Se la
coscienza o il coraggio di qualcun altro ha ceduto, questo non cambia
niente. I miei ragazzi hanno abbastanza cuore e cervello per non cadere
nelle trappole, per capire che - in ogni caso - questo e' il loro
Stato, da conquistare e riempire, civilmente, passo per passo. Questa
lezione avrebbe potuto e dovuto essere data da ben altri che da un
povero giornalista: ma comunque e' ormai matura per essere recepita. E'
questo che al potere fa paura. Andiamo avanti.
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Su Genova e' uscito in questi giorni un ottimo libro (il piu' completo
e documentato finora scritto sull'argomento) di Carlo Gubitosa, che vi
ha dedicato due anni di lavoro investigativo e giornalistico di primo
livello. Non e' un racconto romanzato ne' un insieme di "pezzi di
colore" ma semplicemente la raccolta, circostanziata e datata, di circa
duecento fatti e dati (corredati da foto e video, in un CD allegato)
che, nel loro complesso, permettono di ricostruire un quadro abbastanza
oggettivo di Genova e dintorni. Mi sento di raccomandarlo ai lettori.
"Genova, nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni:
inchiesta sui giorni e i fatti del G8". Un libro di "Terre di Mezzo" e
"Altreconomia". Pagg. 624, Euro 25, con Cd-Rom.

Info: Carlo Gubitosa - c.gubitosa@peacelink.it - 3492258342