Ieri a Roma, presso Palazzo Torlonia, si è tenuta l’attesa conferenza stampa del Comitato Nazionale per la Giustizia nel corso della quale si sono fatte numerose precisazioni circa l’esposto inviato alla Procura di Brescia e da cui è partita l’indagine nei confronti dei pm di Milano, Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, e la natura e le finalità del Comitato. L’occasione, insomma, per far conoscere l’opera del Comitato che esiste dall’ottobre 2001, a differenza di quanti ne hanno visto un organo di partito e uno strumento appositamente costituito per intraprendere azioni politico-giudiziarie.
Noi del Legno Storto abbiamo l’onore di ospitare il Comitato e pubblicizzarne le iniziative. E’ tutto verificabile negli articoli che nel corso degli ultimi tredici mesi gli abbiamo dedicato e questo è già sufficiente a rendere destituite di ogni fondamento le critiche avanzate su alcuni quotidiani circa la misteriosa esistenza di questa associazione. Quasi si trattasse di una organizzazione eversiva, un covo ambiguo che opera nell’ombra seguendo finalità destabilizzanti. Niente di tutto questo, lo statuto del Comitato ed i suoi obiettivi sono chiarissimi, noti, pubblicati. E seguendo i principi che hanno portato alla sua costituzione si è deciso di intraprendere questa azione che ha ottenuto grande visibilità.
A fare gli onori di casa il giornalista e saggista Giancarlo Lehner, direttore della rivista Il Giusto Processo ed autore di numerosi libri (l’ultimo, recentemente pubblicizzato anche sul Legno Storto, Storia di un processo politico), oltre che vice presidente del CNG. Lehner ha subito posto i termini del dibattito sulla questione essenziale: perché questa iniziativa da parte del comitato? “Semplice. Si è deciso di fare la cosa più utile dopo mesi di chiacchiere: porre la questione del fascicolo 9520/95 aperto contro ignoti e tenuto segreto da otto anni, nelle sedi opportune, dove sarà possibile fare chiarezza”. L’avvocato Giacomo Borrione, presidente del Comitato, ha proseguito elencando i punti principali del programma dell’associazione: “un sistema articolato di modifiche omogenee, che ripudia le riforme a macchia di leopardo che non hanno alcun senso, per una seria riforma del sistema giustizia”. Ha quindi concluso il segretario del Comitato, l’ex procuratore della Repubblica di Perugia, Sassi, affermando che “non si può tenere un segreto istruttorio su un fascicolo contro ignoti per 8 anni, visto che il termine massimo consentito è di due anni”. E questo non è certo il caso di un piccolo sforamento dei termini. Significa che qualcosa non quadra, significa anche che qualcuno non ha rispettato il suo ruolo e i limiti della sua “funzione”.
Dalle domande dei giornalisti presenti era evidente la scarsa conoscenza del Comitato e delle sue iniziative. E’ stato così possibile approfondire le sue principali proposte, i convegni organizzati nel corso della sua esistenza e delle iniziative di cui si è fatto portatore, come la richiesta di una istanza disciplinare contro Caselli (vedi http://www.legnostorto.com/node.php?id=871) e la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per il ripristino dell’autorizzazione a procedere per i parlamentari (vedi http://www.legnostorto.com/node.php?id=5110) e le prossime azioni in cantiere, preannunciando azioni sul caso Cordova di Napoli.
Paolo Carotenuto