Sono 31, sono quasi tutti vescovi del Sud del mondo e vogliono un nuovo Concilio ecumenico: lo hanno scritto nero su bianco a Giovanni Paolo II, e sottoscritto in una petizione che sta contagiando rapidamente i confratelli in Brasile, Bolivia, Ecuador, Messico, Argentina, Perù, Giappone...

L'iniziativa, scrivono nel comunicato informativo, "nasce da persone con incarichi di elevata responsabilità nella Chiesa cattolica, che desiderano offrire uno spazio positivo al desiderio di dialogo e comunione che sta esprimendo gran parte della comunità ecclesiale". "Le persone firmatarie di questa petizione", prosegue il testo, "seguaci di Gesù di Nazareth, sollecitano il papa, vescovo di Roma, in continuità con lo spirito del Vaticano II, perché convochi un nuovo Concilio Ecumenico che aiuti la nostra Chiesa cattolica a rispondere evangelicamente, in fraterno dialogo con le altre Chiese cristiane e le altre religioni, alle gravi sfide dell'umanità, in particolare quella dei poveri, in un mondo in rapida trasformazione e sempre più globalizzato".

Il "sogno" del card. Carlo Maria Martini, quello che espresse suscitando grande scalpore al Sinodo per l'Europa nell'autunno del '99 (v. Adista n. 73/99), e sognato per anni dalla base del mondo cattolico, rischia di diventare realtà.

"I had a dream", "ho fatto un sogno", diceva allora il cardinale, il sogno di un nuovo Concilio, uno spazio dove, "nel pieno esercizio della collegialità episcopale", possano "essere affrontati con libertà" quei "nodi disciplinari e dottrinali" così importanti per "il bene comune della Chiesa e dell'umanità intera". Nodi, spiegava Martini, come la carenza dei ministri ordinati, la donna nella società e nella Chiesa, il ruolo dei laici, la sessualità, la disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i rapporti con le Chiese sorelle. "Siamo indotti a interrogarci - sognava il cardinale - se, quaranta anni dopo l'indizione del Vaticano II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la coscienza dell'utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali emersi in questo quarantennio".

Lo stesso sogno che, esattamente un anno dopo il Sinodo, faceva anche il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Karl Lehmann, allora vescovo di Magonza, nel corso della Fiera del libro di Francoforte, invocando apertamente un Concilio Vaticano III (v. Adista n. 75/2000).

Oggi, dopo quasi tre anni, quel sogno coraggioso nella Chiesa centralistica, più unanimista che unita, di Giovanni Paolo II non si è dissolto: ha varcato i confini europei e si sta propagando a macchia d'olio tra i vescovi del Sud del mondo.

Tutti coloro che intendono condividerlo, ecclesiastici e laici, sono invitati ad inserire il loro nome nella lista, suggerendo anche un tema su cui vogliono richiamare l'attenzione del futuro Concilio, entrando così a far parte di in una sorta di "processo conciliare", di percorso "partecipativo e responsabile" di lungo periodo che ha le sue radici nelle Chiese locali, nelle singole diocesi, nei singoli movimenti o congregazioni religiose. "Consapevoli delle difficoltà che comporta organizzare un Concilio ecumenico", i firmatari invitano ad usufruire delle "facilità di contatto e di scambio legate ai nuovi mezzi di comunicazione", mettendosi in contatto con il Servizio di Informazione e Mediazione (Sim) - Apartado de Correos 141, 28529 Rivas (Madrid- Spagna) o visitando prossimamente il sito http://www.proconcil.org (in fase di allestimento).

Fino ad oggi hanno firmato, in ordine alfabetico: Jacques Alfonsin, avvocato, assistente dei Movimenti Popolari, Porto Alegre, Brasile; card. Paulo Evaristo Arns, arcivescovo emerito di San Paolo, Brasile; Francisco Austregésilo de Mesquita, vescovo emerito di Afogados da Ingazeira, Brasile; Tomás Balduino, vescovo emerito di Goiás Velho, Brasile; Jacinto Furtado de Brito, vescovo di Crateús, Brasile; Waldyr Calheiros Novaes, vescovo emerito di Volta Redonda, Brasile; Frei Luiz Flávio Cappio, vescovo di Barra, Brasile; Pedro Casaldáliga, vescovo di Sao Félix de Araguaia, Brasile; Nicolas Castellanos Franco, vescovo emerito di Palencia (Spagna), missionario di base in Bolivia; Antonio Cecchin, fratello marista, professore, avvocato e animatore di Comunità di Base, Porto Alegre, Frei Diamantino Prata de Carvalho, vescovo di Campanha, Brasile; Aparecido José Dias, vescovo di Roraima, Brasile; Antonio Batista Fragoso, vescovo emerito di Crateús, Brasile; Xavier Gilles, vescovo di Viana, Brasile; Moacyr Grechi, arcivescovo di Porto Velho, Brasile; Stephen Fumio Hamao, vescovo emerito Yokohama, Giappone; Elías Manning James, vescovo diocesano di Valença, Brasile; Erwin Kräutler, vescovo de Xingú, Brasile; Luis Alberto Luna Tobar, arcivescovo emerito di Cuenca, Ecuador; Franco Masserdotti, vescovo di Balsas e presidente del Consiglio Indigenista Missionario, Brasile; Mauro Morelli, vescovo di Caxias, Brasile; Raimundo Pannikar, sacerdote diocesano, Spagna; Joaquín Piña Batllevell, vescovo di Puerto Iguazú, Argentina; José María Pires, arcivescovo emerito di João Pessoa, Brasile; Antonio Possamai, vescovo di Ji-Paraná, Brasile; Albano Quinn Wilson, carmelitano dell'Antica Osservanza, ex amministratore apostolico della Prelatura di Sicuani, Perú; Eugenio Rixen, vescovo di Goiás, Brasile; Samuel Ruiz, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, Messico; Jacobo Josef María Tiago, vescovo emerito di Cjuararapes, Brasile; Demetrio Valentini, vescovo di Jales, Brasile; Guilherme Antonio Werlang, vescovo di Ipameri, Brasile.