...il Cavalere

Il lodo ci omologa a quei paesi in cui esiste l’inviolabilità per le alte cariche dello Stato. I processi si sospendono finché il presidente o il premier sono in carica. Punto. Ma quella legge nata in tutta fretta, eccezionalmente in via ordinaria e non costituzionale, con un compromesso insieme tecnico e politico al cui centro sta il fatto, contestabile quanto si voglia, che l’azione penale obbligatoria può avere inizio, e solo il processo, dalla richiesta di rinvio a giudizio, è sospeso. Il tutto suffragato dall’interpretazione autentica fornita alle Camere da chi parlava a nome del governo e della maggioranza, sottosegretario alla Giustizia e relatore.
Punto. Ne discende che fermare atti di indagine, con la clausola sorniona di chiedere un parere a non-si-sa-chi, vuol dire scatenare avventuristicamente, a tutto detrimento della stabilità politica e del prestigio del premier, che ne dovrebbe essere il regista, una crisi di tenuta e di credibilità della maggioranza e dell’esecutivo.
E’ un vero capolavoro. Un’operazione di alta ingegneria politica di cui si può dire che, se finisce bene, con un rammendo in extremis, finisce comunque male, e se finisce male dà luogo a un disastro. Queste avventure dovrebbero essere escluse dall’orizzonte di una coalizione sana di mente, e quando ci scappa il fattaccio ovrebbero approntarsi i rimedi dell’iniziativa politica, del tempismo deciso nell’intervento a sanatoria del capo della coalizione, del suo staff, dei collaboratori, degli alleati più responsabili. Da qualche tempo, dopo aver vinto una battaglia campale per impedire un terzo ribaltone, il Cav., mai così poco lucido, lavora attivamente per far godere i suoi avversari e alimentare lo stato d’animo malmostoso di molti suoi alleati. Lo fa peccando in atti e omissioni, in una corsa mai così veloce e mai così solitaria contro
il muro dell’incomprensione generale, anche di coloro che lo sostengono.

Saluti.