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    Predefinito Aspettando la giovenca rossa sulla via di Armageddon

    . L’epifania dell’immaginario cristiano-sionista

    di Roberto Giammanco

    da Hortus Musicus, III (2002), 11

    www.hortusmusicus.com

    Il 1 maggio 2002, ad Hardball, programma televisivo di grande ascolto della MSNBC, nientemeno che il leader della maggioranza al Congresso degli Stati Uniti Richard (Dick) Armey, repubblicano del Texas, ha dichiarato di non avere «nulla in contrario alla prospettiva di uno stato palestinese, però non mi piace affatto che lo Stato d’Israele debba cedere i suoi territori per creare lo Stato palestinese». Armey ha poi subito precisato che «Gerusalemme Est, la Cis_giordania e la striscia di Gaza appartengono, a tutti gli effetti, ad Israele». Ha inoltre rivelato pensieri, «che ho coltivato per anni», il più democratico e umanitario dei quali è la ferma convinzione che «i palestinesi che vivono ancora nella Cisgiordania dovrebbero essere _deportati». «Ma allora – ha chiesto Chris Mathews, il presentatore del programma – dove dovrebbe trovarsi questo stato palestinese? In Norvegia? Una volta che Israele si annette la Cisgiordania, dov’è lo spazio? E poi, vorreste forse trasportare tutti i palestinesi in una località qualsiasi che chiamereste Stato palestinese?». Risponde Armey: «Nel mondo, di spazio ce n’è tanto, molte nazioni arabe possono mettere a disposizione dello Stato palestinese migliaia di acri di terra, anche coltivabile, proprietà insomma, offrire loro molte opportunità». Con deferente ma ferma professionalità, Chris Mathews ha cercato invano di far dire ad Armey che non era sua intenzione parlare di pulizia etnica: «Ve lo ripeto, siete proprio convinto che i palestinesi della Cisgiordania debbano andarsene?». «Certamente! – risponde secco il leader della maggioranza repubblicana al Congresso degli Stati Uniti, _Richard (Dick) Armey».1

    Ma questo è nulla a paragone delle letterine accluse ai pacchi dono che tanti scolaretti, dalla terza media al liceo, hanno mandato ai soldati impegnati nelle zona di Turkarem nell’offensiva «Scudo difensivo». Persino i riservisti che le hanno ricevute sono rimasti esterrefatti al punto che le hanno raccolte e spedite al Jewish _Action Center accompagnandole con «un grido d’allarme per il sistema scolastico israeliano». Alcuni esempi: «Caro soldato, ti prego, ammazza più arabi che puoi. Io prego perché tu ritorni a casa sano e salvo e ne ammazzi almeno dieci per mio conto. Lascia stare le regole e annaffiali di piombo. Il migliore degli arabi è l’arabo morto. Che i palestinesi, sia maledetto il loro nome, brucino nel profondo dell’inferno. Non è divertente sparare agli arabi? Il solo arabo di prima qualità è l’arabo morto».2

    Se il leader della maggioranza _repubblicana al Congresso degli Stati Uniti Richard (Dick) Armey _sanziona la soluzione pulizia etnica, il _senatore Jim Inhofe, repubblicano dell’Okla_homa, ne aveva confermato il fondamento e coronamento in un discorso del 4 marzo 2002 dal titolo emblematico Il diritto d’Israele alla terra _d’Israele («IO SONO IO» – diceva il vecchio, arrogante Innominabile a Mosè, Esodo 3:14). Sette sono le «prove-ragioni» elencate dal senatore fondamentalista dell’Oklahoma, sette come le piaghe d’Egitto. Particolarmente dotta e convincente è la prova della «evidenza archeologica». Dimostra, si fa per dire, che «su quella terra gli israeliani sono presenti da tremila anni, il che elimina le pretese di qualunque altro popolo. I filistei sono estinti e così tutti gli altri popoli antichi. Nessuno di loro può vantare la continuità degli israeliani. Neppure gli egiziani contemporanei sono della stessa razza degli egiziani di due o tremila anni fa. Ora sono soprattutto arabi. I primi israeliti, invece, discendevano dagli israeliti originari». La quinta ‘prova’ ha tutto il sapore del coronamento del globalismo dell’IO SONO IO: «Israele deve avere tutta la sua terra perché è un alleato strategico degli Stati Uniti». Non è forse «detto nella Bibbia che Abramo prese la sua tenda e si stabilì nella pianura di Mamre e lì costruì un altare al cospetto del Signore? Hebron è in Cisgiordania ed è proprio lì che Dio apparve ad Abramo e gli disse: “Io ti dono questa terra!”, la Cisgiordania, appunto». «Questa non è una battaglia politica ma un confronto in cui si decide se la parola di Dio è vera o no». Riguardo all’attacco dell’11 settembre alle Twin Towers e al Pentagono: «Una delle ragioni per cui ritengo che siamo stati noi ad aprire la porta spirituale per l’attacco contro gli Stati Uniti è stata la politica del nostro Governo, che ha fatto pressione sugli israeliani perché non facessero _rappresaglie totali in risposta agli attacchi terroristici scatenati contro di loro». Dio ha permesso «l’olocausto delle Twin Towers» perché è stato offeso per la mancata vendetta. Come a Canaan: «nelle città di questi popoli che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà come eredità, non conserverai in vita nulla che respiri: ma voterai a completo sterminio gli Hittei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Hivvei e i Gebusei» (Deut. 20:17-18).

    L’ingresso torrenziale in politica del linguaggio biblico dei fondamentalisti cristiani coincide con gli anni di apprendistato di Ronald Reagan e con la sua trionfale ascesa alla Casa Bianca, grazie ai voti della Destra politico-religiosa, la Moral Majority.

    Già nel 1971, durante una cena in onore di Ronald Reagan, allora nullafacente ma popolarissimo governatore della California, si parlò di profezie sull’inevitabile, addirittura imminente, conflitto nucleare con l’Unione Sovietica. Furono sgranate le citazioni bibliche d’obbligo dei più famosi passi paranoici del libro di Ezechiele, di Daniele, dell’Apocalisse.

    «Appena saranno finiti i mille anni, Satana sarà lasciato libero, uscirà dalla prigione per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarli alla guerra. Il numero di questi è come la sabbia del mare» (Apocalisse 20:8).

    «In quel giorno – tuonò Jahweh – nel giorno in cui Gog verrà contro la terra d’Israele il furore mi salirà alle narici ognuno volgerà la spada contro i suoi fratelli.

    E verrò in giudizio contro di lui, con la peste e col sangue e farò piovere torrenti di pioggia e grandine e fuoco e zolfo su di lui, sulle sue schiere e sui popoli numerosi che saranno con lui. Così mi magnificherò e mi santificherò e mi farò conoscere agli occhi di molte nazioni ed esse sapranno che IO SONO L’ETERNO» (Ezechiele 38:12, 21:23).

    Ronald Reagan, vero e proprio mago della comunicazione pubblicitaria al minimo comun denominatore emotivo, disse «con un’intensità addirittura luminosa sul volto e nella voce»: «Ora che la Libia è diventata comunista, questo è il segno che il giorno di Armageddon non è lontano. I rossi devono andare al potere in Etiopia! È inevitabile, è assolutamente necessario perché la profezia si compia, che l’Etiopia diventi una di quelle nazioni senza Dio che si scaglieranno contro Israele».

    Il Gog che allora, nel 1971, era alla guida delle «potenze delle tenebre» pronte ad aggredire Israele, l’Unione Sovietica, era già l’Impero del Male. Ma perché proprio l’Unione Sovietica?

    Perché, disse Ronald Reagan con solenne convinzione, «Ezechiele ci dice che verrà da Nord e, infatti, quale altra nazione di quella potenza c’è a Nord di Israele? Nessuna. Tutto questo sembrava assurdo prima della Rivoluzione bolscevica perché la Russia era una nazione cristiana, ma ora che è diventata comunista e atea, ora che si è messa decisamente contro Dio, risponde perfettamente alla descrizione di Gog!».

    In un altro dei suoi saggi di escatologia biblico-politica, al canterino gospel Pat Boone, che più volte in diretta aveva detto di preferire la morte delle sue figliolette in un olocausto nucleare piuttosto che vederle crescere sotto l’Impero del Male,3 Ronald Reagan ricordò che «gli ebrei hanno vissuto per secoli la diaspora, ma questo non vuol dire che Dio si è lavato le mani di loro». Anzi! «Prima del ritorno del Figlio li riunirà tutti in Israele. Persino i mezzi di trasporto di cui si sarebbero serviti sono stati descritti in dettaglio dal profeta! Alcuni “verranno per mare” ed altri ritorneranno “come colombe ai loro nidi”. In altre parole, o torneranno con le navi o per via aerea... Questa profezia si compì nel 1967 quando Gerusalemme fu riunita sotto la bandiera d’Israele… Già nel 1948…» E subito citò la data esatta della costituzione dello Stato d’Israele.4

    Nel 1981, ormai Presidente degli Stati Uniti, a Jerry Falwell, il telepredicatore padrone di uno dei grandi imperi mediatici religiosi, Ronald Reagan dichiarò: «Jerry, lo sai che credo proprio che ci stiamo avvicinando, dico ora e non in tempi lunghi, al grande giorno di Armageddon?». Sullo sfondo del Grande Spettacolo degli anni di Reagan incombe, in versione consumistico-sionista, la Teologia fondamentalista di Armageddon, il cui Agostino è il predicatore evangelico Jerry Falwell.5

    – «Anche oggi gli ebrei debbono esser considerati come il popolo eletto?»

    – «Sì, senza alcun dubbio il tramite divino per l’evangelizzazione del mondo è la Chiesa cristiana ma Israele svolge un ruolo primario tra tutte le nazioni. L’età dei gentili (Luca 21:24) o è finita con la conquista ebraica di Gerusalemme nel 1967, oppure finirà in un futuro molto prossimo […]».

    Israele e la Chiesa cristiana hanno scopi diversi ma tutt’e due «sono stati eletti da Dio»; «nessuno è responsabile della morte di Cristo che ha dato volontariamente la vita per lavare i peccati dell’umanità»; «L’antisemitismo è creazione di Satana che cerca tutti i mezzi per colpire il popolo eletto»; «Oggi, lo Stato d’Israele è la sede della profezia. Nel Vecchio Testamento il ruolo degli ebrei era quello di testimoniare, oggi è quello di preparare la Seconda Venuta di Cristo». Jerry Falwell integra, modificandolo, lo schema del sistema dispensazionista.

    Le dispensazioni vanno dall’Innocenza prima della Caduta alla Legge consegnata a Mosè, alla Grazia, che comincia dalla morte di Cristo fino ai nostri tempi. La Seconda Venuta di Cristo porrà fine al periodo delle Tribolazioni. È solo grazie alla profezia che ogni dispensazione è legata all’altra divenendo così il filo conduttore di tutto il sistema. Tutti gli sforzi che gli uomini fanno per impedire o mutare il Disegno divino in ogni dispensazione sono inutili e, soprattutto, sono azioni suggerite da Satana. Il giorno di Armageddon, in data da destinarsi, milioni saranno inceneriti ma «proprio per questo – annunciava Falwell – non dobbiamo dimenticare com’è bello esser cristiani! Noi abbiamo un futuro meraviglioso _davanti!». Infatti, secondo l’evangelismo postmillenarista, i «rinati in Cristo» verranno «rapiti», raptured, sollevati a mezz’aria tra la terra e il cielo e lì resteranno per «tutti i sette anni delle Tribolazioni».

    L’idea del ‘rapimento’, disneyana e terroristica come tutte le visioni escatologiche, è al centro del grande Revival evangelico della fine del XIX secolo che coinvolse gli strati sociali «nativisti», gli eredi della «Nazione sotto Dio», minacciati dalle crisi economiche e dalle ondate di immigranti dall’Europa. L’idea del ‘rapimento’ fu una specie di valore aggiunto alla fiducia _calvinista nell’elezione attraverso il successo economico e il dovere sociale. Nel libro dell’Apocalisse (6:19) è detto che i «rapiti saranno 12.000 per ciascuna delle dodici tribù d’Israele, per un totale di 144.000 ingressi al Regno». 144.000 ebrei o cristiani? Tanto che Mark Twain, scrivendo al Padreterno, gli chiedeva se il suo nome fosse nella lista. Per il fondamentalismo cristiano non c’erano dubbi: i rapiti erano solo i «rinati in Cristo». Ma il nuovo fondamentalismo dell’èra reaganiana ci dice, per bocca di Jerry Falwell, che «né Paolo, né Pietro, né Giovanni smisero di essere ebrei dopo aver accettato Cristo come Messia. Tutti ebbero una doppia identità. Quando Cristo ritornerà, libererà gli ebrei da tutti i loro nemici gentili e loro, come nazione, Lo riconosceranno come il Messia, l’unico. I cristiani, cristiani ed ebrei, rimarranno per mille anni con Cristo nel suo Regno sulla terra».6 Walt Disney non è mai riuscito a far meglio.

    Il 5 aprile 2001 un annuncio epocale. I rabbini Menachem Makover e Chaim Richman
    dichiararono ufficialmente che, in un corral top secret d’Israele, era nata la giovenca rossa.
    Chi volesse ammirare l’immagine del fati_dico animale non ha che da inserirsi su: http://www.templeinstitute.org/curre...fer/index.html

    Secondo il giudaismo tradizionale, un ebreo che abbia avuto contatto, diretto o indiretto, con i morti (basta aver camminato su o vicino ad una sepoltura) è impuro e gli è vietato l’ingresso nel Tempio. D’altronde è dovere divino per tutti gli ebrei praticare il culto del e nel Tempio. Ora, tutti gli ebrei sono impuri perché, in un modo o nell’altro, sono entrati in contatto con qualche morto e poi, oggi, il Tempio non c’è. L’ultimo, è ben noto, fu distrutto da Tito nel 70 d. C. Che fare? La purezza, e quindi il dovere di praticare il culto del Tempio, può essere assicurata soltanto con il sacrificio di una giovenca rossa («Dì ai figli d’Israele che ti menino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, che non abbia mai portato il giogo», Numeri 19:1-10). Il testo biblico prescrive che la giovenca rossa sia sacrificata con un elaborato rituale. Dovrà poi esser bruciata e dalle ceneri impastate con aromi se ne ricaverà un’acqua con cui aspergere i fedeli che, ipso facto, saranno purificati e potranno così partecipare all’ufficio divino nel Tempio. Nel 1976, Menachem Burstin dette inizio ad una ricerca degli ingredienti da usare per i futuri sacrifici. Nel 1987, pubblicò un libro sul Techelet, tintura che sembra fosse estratta da una «creatura marina» chiamata hilazon, mentre Vendyl Jones, pastore battista del Texas, scava alla ricerca dei cocci del vasellame del Tempio distrutto nel 70 d.C. Tra i cocci dovrebbe esserci il kalal con le ceneri della giovenca rossa ultima bruciata, ceneri che non sono state (ancora) ritrovate.

    Tutte queste ricerche sono finanziate dalla Jerusalem Temple Foundation, organizzazione cristiana esentasse capeggiata per anni da Terry Risenhoover, multimiliardario finanziatore delle ricerche petrolifere nei territori occupati da Israele. Alla presidenza della Jerusalem Temple Foundation i cristiano-sionisti avevano chiamato Stanley Goldfoot, noto terrorista della banda Stern, la stessa che, nel 1948, assassinò il conte Bernadotte e fece saltare in aria tutto il comando inglese all’Hotel David. È sempre la Jerusalem Temple Foundation a finanziare la Yeshiva Ataret Cohanim, la scuola ortodossa che prepara, ormai da decenni, gli aspiranti rabbini a celebrare l’ufficio divino nel Terzo Tempio quando ci sarà. Ma quando ci sarà? Il 10 marzo 1983, quattro fanatici del Gusb Emunim, il Fronte dei fedeli, finanziato dai miliardari del Texas, cercarono di collocare cariche esplosive sotto la Grande Moschea di Omar e, nel 1984, il tentativo fu ripetuto dalla banda Lifta. Da ricordare che gli ebrei ortodossi considerano il monte su cui sorge la Grande Moschea di Omar come dissacrato dai musulmani e dai cristiani. Per loro, accedervi è sacrilegio. Ma i rabbini non si sono persi d’animo: hanno stabilito che «la sua santità si estende verso l’alto, all’infinito» e per impedire che l’impurità dei passeggeri non-ebrei la contaminasse, nel 1983 fu vietato tassativamente a El-Al di sorvolare la zona.

    Il fervente appoggio ad Israele dei fondamentalisti cristiani, elemento portante della Teologia di Armageddon e del controllo dell’AIPAC sul Congresso e il Senato degli Stati Uniti,7 non è una novità nell’immaginario americano. «Troveremo che il Dio d’Israele è tra di noi – predicava il puritano John Winthrop nel 1630 – farà sì che noi diventeremo lode e gloria per quelli che verranno. Dobbiamo considerarci come una Città sulla collina: gli occhi di tutti sono su di noi». Israele era stato il primo popolo scelto per il patto con Dio e, per il secondo, la scelta divina era caduta sulla Nuova Sion, la Nuova Israele. La continuità tra «il popolo eletto» e la «Nazione sotto Dio» è un tema costante dell’evangelismo americano.

    La ‘passeggiata’ di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee che ha provocato la Seconda Intifada e il genocidio ben più che ‘strisciante’ del popolo palestinese, è un evento sanguinoso e simbolico che viene da lontano. Come lo è l’assedio di fanatica crudeltà alla Basilica cristiana della Natività. In questo caso, è partita dalla International Christian Embassy, l’‘ambasciata’ dei cristiano-sionisti statunitensi che è insediata a Gerusalemme dal 20 settembre 1980, l’iniziativa di raccogliere fondi tra gli evangelici degli Stati Uniti per pubblicare inserzioni di condanna per «l’ignobile profanazione della Basilica». Naturalmente, da parte dei palestinesi.

    Nell’orgia del Grande Spettacolo, i temi della Seconda Venuta di Cristo e della battaglia di Armageddon sono parte del potere di definizione dell’egemonia politica e mediatica dell’Impero. Sono assunti come l’atmosfera sublimante di un’ideologia globale del dominio che definisce i suoi «sommersi» e i suoi «salvati» per annientarli a distanza. Il suo assolutismo etico virtuale nasconde tutti gli orrori solo perché è simultaneo e dura il tempo di trasmissione.8
    Pat Robertson, infaticabile telepredicatore padrone della CBN che, sull’onda del successo della Destra politico-religiosa è stato anche candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, è solito dire che il mezzo televisivo «rappresenta di per se stesso il compimento della profezia: “Euntes docete! Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli!” (Matteo 28: 19)». Gerard Straub, suo ex-direttore di produzione, rivelò che, sin dal 1979, Pat aveva un progetto segreto, il God’s Secret project di cui erano stati discussi tutti i dettagli tecnici e finanziari. Si trattava delle riprese televisive della Seconda Venuta di Cristo. «Il più grande spettacolo del mondo era lì davanti a noi – ricordava Straub –; io mi chiedevo dov’era meglio piazzare le nostre cineprese. Gerusalemme era il posto più ovvio. Discutemmo persino se l’aureola di luce di Gesù avrebbe potuto pregiudicare la riuscita delle riprese e come avremmo affrontato quel problema tecnico. Ma ve l’immaginate noi della troupe che diciamo a Gesù: “Signore, per favore, riducete un po’ la vostra luminosità. Abbiamo problemi di contrasto. Non vogliamo correre il rischio di sfondare il negativo!”».

    Riuscirà davvero l’universo mediatico a organizzarci anche la Seconda Venuta?

    www.hortusmusicus.com

    NOTE

    1 Il testo completo si può cercare su: comgroups.yahoo.com/group/togethernetwork.

    2 Yedioth Ahronoth, 7 maggio 2002. Recentemente, il professor Daniel Bar-Tal dell’Università di Tel-Aviv ha analizzato 124 libri di testo per le scuole elementari, medie e superiori d’Israele. Fino a tutti gli anni Ottanta si tendeva ad esaltare le glorie dell’antico Israele «riscoperto» perché «risorto grazie al movimento sionista». Nei libri di testo di tutto quel periodo gli arabi venivano descritti come «inferiori», «fatalisti», «improduttivi», «apatici», «tribali», «vendicativi», «assassini», «disonesti», «criminali». I libri di testo contemporanei usano meno questa terminologia ma danno per scontato che non esiste alcuna identità palestinese, né antica né moderna. I libri di testo per gli arabo-israeliani, che sono un quinto della popolazione d’Israele, sono sì in lingua araba ma vengono scritti e pubblicati dal Ministero dell’Istruzione d’Israele. Tra i dipendenti del dicastero solo l’1% sono arabi e nessuno di livello medio o superiore. Non ci sono università per gli arabi. An Ugly Face in the Mirror, dello scrittore israeliano Adir Cohen, è uno studio sulla percezione che i giovani arabi israeliani, gli ebrei israeliani e i palestinesi hanno gli uni degli altri. Il 75% degli studenti ebrei descrive gli arabi come, nell’ordine, «assassini», «criminali», «terroristi», «rapitori di bambini», «parassiti» e «inferiori» sotto ogni aspetto. L’arabo è «un essere sporco dalla faccia feroce». Il 90% degli studenti ebrei era d’accordo che agli arabi «non si dovesse concedere alcun diritto». «Le descrizioni umilianti e negative contenute nei libri di testo – scrive Cohen – puntano deliberatamente a stabilire una base culturale che giustifichi atteggiamenti e comportamenti degli studenti ebrei nei confronti degli arabi e consolidi per sempre l’identità egemonica ebraica». «Non esiste un popolo palestinese, non è come se noi fossimo venuti qui a cacciarli e a impossessarci del loro paese. I palestinesi non esistono». (Golda Meir in un’intervista al Sunday Times del 15 giugno 1969).

    Il 15 ottobre 1971, ai giornalisti di Le Monde, la stessa Golda Meir dichiarava: «Israele esiste come la realizzazione di una promessa fatta da Dio. Sarebbe ridicolo chiedergli conto della sua legittimità».

    3 Better Dead than Red, meglio morto che rosso, fu il paranoico slogan che funestò le cronache e i sonni di un paio di generazioni di americani. In Europa non entrò nel discorso pubblico, salvo qualche rara eccezione, tra cui Giuseppe Pella che si disse pronto a veder morire la prole in un olocausto atomico piuttosto che saperla vivere sotto i rossi.

    Quello slogan ebbe anche la sua teologia, come del resto è successo durante le recenti guerre «umanitarie» e/o «giuste» della Iugoslavia, dell’Afghanistan e come sarà per le tante altre a venire. Una martellante propaganda terroristica teneva alta la tensione emotiva con la prospettata necessità di colpire per primi (la teoria del First Strike) e migliaia di americani si rivolsero alle loro chiese per avere risposta a quesiti come questi: «Se i nostri vicini tentassero di ripararsi nel rifugio che basta a garantire la sopravvivenza dei soli membri della nostra famiglia, sarebbe lecito e moralmente giustificabile sparare su di loro?»; «quando le provviste stessero per esaurirsi, sarebbe lecito gettar fuori gli invalidi e i meno utili per consentire ai bambini e ai più giovani di vivere qualche giorno di più?»; «se qualcuno, subito dopo l’inizio dell’attacco, battesse alla porta del rifugio e chiedesse di esservi accolto, sarebbe lecito non aprire se ciò fosse indispensabile per non fiaccare il morale di chi è già dentro?». Padre L.C. McHugh S.J. rispose così sulla rivista America (30 settembre 1961): «In nessun luogo della tradizione morale cattolica si legge che Cristo, nel consigliare la non resistenza al male, abbia escluso il diritto all’autodifesa che è di origine naturale ed è riconosciuto dal diritto delle genti […]. Perciò ritengo assolutamente insensato affermare che l’etica cristiana imponga, o anche solo permetta, che ci si debba esporre al fallout per lasciar entrare nel rifugio dei vicini sprovveduti. Inoltre, dubito che qualsiasi teologo cattolico condannerebbe chi si servisse di tutti i mezzi a sua disposizione per respingere aggressori terrorizzati che cercassero di forzare la porta con sbarre di ferro, chi usasse la forza per cacciare fuori dal rifugio, costruito per sé e per la propria famiglia, chiunque vi si chiudesse dentro al posto dei legittimi proprietari» [i corsivi sono miei]. Di rincalzo al teologo gesuita, il dottor Paul Ramsey, teologo presbiteriano: «L’etica cristiana non ci impone di morire tutti per il solo fatto che tutti non possiamo sopravvivere». Cfr. Roberto Giammanco, Dialogo sulla società americana, Einaudi, Torino 1964; La Nuova Italia, Firenze 1995.

    4 Roberto Giammanco, L’immaginario al potere. Religione, media e politica nell’America reaganiana, Pellicani editore, Roma 1990, pp. 87 ss.

    5 Il termine ‘fondamentalista’ deriva da The Fundamentals. A Testimony of the Truth, il titolo di una collana pubblicata tra il 1910 e il 1917, «contro ogni teoria laica, materialista, scientifica, socialista […]», in parallelo con la grande offensiva cattolica «contro il modernismo». La fede evangelica è riassunta in 5 articoli: nascita di Cristo da madre vergine, resurrezione in corpore e sua Seconda Venuta, redenzione grazie alla sua morte sacrificale, infallibilità letterale della Bibbia, autenticità dei miracoli delle Scritture. La base sistematica del fondamentalismo evangelico è la Scofield Reference Bible, opera di tutta la vita di Cyrus Ingerson Scofield (1843-1921). Partendo dalla premessa che tutta la Bibbia è parola divina, Scofield sostenne che si debba dividerla «scientificamente» nelle sue parti. «Compito dell’interprete non è di valutarle per generi letterari, allegorie e metafore isolate, idee scelte alla rinfusa». Occorre «un’accurata e oggettiva classificazione che coordini i passi in categorie, dispensazioni, ognuna delle quali è un momento del Disegno divino». Il sistema dispensazionista è un ingegnoso meccanismo che sottrae il materiale delle Scritture ad ogni approccio storico o allegorico e ne garantisce un’interpretazione assolutamente letterale.

    6 Cfr. il mio L’immaginario al potere, cit., cap. II.

    7 L’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) è il maggior gruppo di pressione pro-israeliano, con 60.000 iscritti che organizzano campagne volte a influenzare i membri del Congresso persino nelle circoscrizioni elettorali dove scarsa o nulla è la popolazione ebraica (per es. lo Stato dell’Oklahoma di cui è senatore Jim Inhofe). Ha un bilancio ufficiale di quindici milioni di dollari. Fino al 1999 era considerata la seconda lobby dopo quella dei pensionati e prima di quella dei sindacati. Dal 2000 è la prima in assoluto. L’AIPAC si occupa dei membri del Congresso così bene da far dire a William Quando, membro del National Security Council sotto Nixon e Carter, che, oggi, «il 70-80% dei membri del Congresso si comportano nelle delibere su argomenti importanti per Israele secondo le indicazioni che ricevono dall’AIPAC» (Tages Anzeiger, 22 aprile 2002). Gli interessi di Israele presso il Governo degli Stati Uniti sono invece curati dalla Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations, una lega di 51 organizzazioni ebraiche.

    8 Nel 1994, da un sondaggio dell’U.S. News and World Report (11 dicembre 1994) risultava che sei americani su dieci credevano nella fine del mondo, un terzo entro pochi anni o decenni; il 61% erano convinti che Cristo ritornerà sulla terra e il 44% che, a breve scadenza, ci sarebbe stata la battaglia di Armageddon. Due terzi degli intervistati erano Born again, «rinati in Cristo». Nell’anno 2000, un analogo sondaggio ha dato su per giù gli stessi risultati con un aumento al 72% dei convinti nella Seconda Venuta di Cristo, mentre il 53% degli intervistati si è detto persuaso che il Terzo Tempio d’Israele sarebbe stato costruito entro pochi anni, al massimo un decennio.

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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Gli architetti dell'Apocalisse
    Rinascerà il Tempio di Gerusalemme?



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    Il Tempio di Gerusalemme, dopo duemila anni di riposo nel mondo della mitologia, diventa il fulcro simbolico del dramma palestinese, grazie a un dinamico movimento di cabalisti ebrei che ne propone la ricostruzione, per reintrodurre i sacrifici prescritti dall’Antico Testamento e accelerare l’avvento del Messia. Ma anche il vasto movimento fondamentalista protestante degli Stati Uniti – circa il 40% della popolazione dell’unica potenza rimasta sul pianeta - sogna nella ricostruzione del Tempio l’evento che innescherà le guerre apocalittiche, l’avvento dell’Anticristo e l’imposizione sulla terra del "Regno". Questo articolo anticipa una parte degli argomenti che saranno trattati nel libro che spero - God willing - di pubblicare tra breve sull'argomento.
    Miguel Martínez


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    "Ad Armageddon ci saranno circa quattrocento milioni di uomini che faranno corona all’olocausto finale dell’umanità! Proprio per questo non dobbiamo mai dimenticare com’è bello essere cristiani! Noi abbiamo un futuro meraviglioso davanti a noi".

    Così predicava – e prediceva - una quindicina di anni fa Jerry Falwell, il padre della New Right che portò Reagan al potere e oggi multimiliardario imprenditore politico-religioso.

    Scrivo all’inizio di marzo del 2002, a sei mesi dall’esordio della Guerra Infinita del Bene contro il Male; e il gioioso augurio di Falwell sembra incarnarsi negli eventi che avvengono in tre città sante – la Mecca, Ayodhya e Gerusalemme.

    Alla Mecca, i pellegrini, abbigliati nell’antico ihram che come la veste di Gesù non conosce cuciture, appena scendono dall’aereo vengono schedati con un apparecchio che registra l'immagine dell'iride e le impronte digitali di ogni musulmano che compie il suo dovere religioso.(1) Un lavoro di schedatura planetaria iniziato quando, dopo giorni e giorni di bombardamenti, i tecnici dell’esercito americano sono entrati nelle grotte di Tora Bora in Afghanistan per tagliare via un dito a ogni morto, in modo da controllarne il DNA.

    In India i capi del potente movimento fondamentalista indù si stanno preparando per le ore 141 del 15 marzo, come stabilito dagli astrologi, quando le schiere degli "amanti di Rama" guidati da ingegneri laureati in Occidente e attrezzati con cinque gru, un bulldozer e duecentocinquanta carretti trainati a mano inizieranno a costruire un tempio al dio Rama sulle rovine della moschea musulmana di Ayodhya, smantellata dagli estremisti nel 1992. I due capipopolo che allora guidarono la sommossa – che portò a tremila morti – sono oggi rispettivamente ministro dell'interno e ministro dell'istruzione dell’India.

    La Mecca e Ayodhya sono luoghi per noi poco familiari. Il centro del nostro mondo è casomai la Terra Santa. Il centro della Terra Santa, a sua volta, è Gerusalemme; e il centro di Gerusalemme è un luogo che viene chiamato il "Monte del Tempio", perché duemila anni fa, era la sede del santuario in cui gli abitanti della Giudea conducevano un complesso ciclo di sacrifici animali e vegetali. Non si sa esattamente dove fosse il Tempio; anzi, in quella zona sorge oggi la Cupola della Roccia, un monumento che appartiene a una cultura del tutto diversa. Proprio sotto la Cupola, si trova il cuore del cuore del mondo: un recinto attorno a una misteriosa pietra grezza.

    Qualunque libretto introduttivo alla Bibbia racconta in modo arido, ma sostanzialmente corretto, la storia del Tempio. Il Primo Tempio fu costruito verso il 960 avanti Cristo, si dice da Salomone; fu poi profanato dai babilonesi verso il 586.

    Il Secondo Tempio fu riedificato verso il 515 e distrutto dai romani nel 70 dopo Cristo. Esso scompare quindi dalla storia più o meno quando compare il Colosseo.

    La storia successiva non è la storia del Tempio, ma solo la storia della zona dove il Tempio era esistito precedentemente. Nel 637, Gerusalemme venne conquistata dai musulmani. Nel 691 fu inaugurata la Cupola della Roccia e poco dopo una seconda moschea, quella di al-Aqsà. Entrambe si trovano in un’ampia zona recintata ed elevata, la Spianata delle Moschee o il Monte del Tempio, amministrata da un ente islamico autonomo, legato all’autorità nazionale palestinese.

    Queste scarne informazioni non ci dicono né cosa fosse il Tempio anticamente, né perché oggi il suo fantasma costituisca il simbolo del conflitto cruciale dei nostri tempi.

    I teologi tendono a guardare il Tempio retrospettivamente, attraverso gli occhi, se non di Gesù, almeno del giudaismo posteriore. Mentre basta liberarsi delle aggiunte successive per cogliere alcune cose sorprendenti. Sorvolando sui tanti punti controversi, si può ad esempio dire che il Tempio era un luogo di culto non solo a YHWH, ma per lungo tempo anche alla sposa del dio d’Israele. Era simile in tutto ai tanti templi dei popoli circostanti scoperti dagli archeologi. Gli ebrei poi avevano almeno un paio di altri templi. Il culto univa il popolo in un banchetto condiviso con il dio e i sacerdoti erano in sostanza i macellai che garantivano questa commensalità.

    Questa era la religione degli abitanti d’Israele e di Giuda, o almeno quella ufficiale dei re. Certamente non aveva molto a che fare con Noè, Abramo o Mosè, non esaltava stirpi elette e non puniva nessuno: i racconti che ci sono così familiari nascono molto dopo. Con la distruzione del Tempio, finisce la religione tradizionale; e dai racconti nascono due religioni gemelle, il cristianesimo e il giudaismo.

    Trombe, sacrifici e soldati

    Il 28 settembre del 2000, in un periodo di relativa calma, Ariel Sharon è salito sulla Spianata. Sharon aveva vissuto abbastanza a lungo per sapere che dal 1928 tutti gli scontri più sanguinari del conflitto israelo-palestinese – eccette le vere e proprie guerre - erano sorti attorno al controllo di questo luogo simbolo. Questa volta la provocazione era assicurata: l’uomo che aveva devastato il Libano, che aveva coperto le stragi di Sabra e Shatilla, si recava sul terzo luogo santo dell’Islam accompagnato da un’enorme schiera di soldati. Infatti scoppiò subito dopo la viscerale, tragica reazione dei palestinesi, che permetterà, in una forma più o meno estrema, la soluzione finale del problema posto dall’esistenza dei nativi della Terra Santa.

    Il gesto politico di Sharon si innesta su un diverso fenomeno: l’esistenza di un piccolo movimento ebraico che mira alla costruzione di un Terzo Tempio sulla Spianata. Le leggi giudaiche presuppongono in teoria un Tempio funzionante; ma per la maggior parte degli ebrei religiosi, la sua realizzazione è demandata al Messia. Il movimento che opera per la costruzione del Tempio è quindi una forma del tutto moderna di estremismo politico-religioso. A ogni principale festività ebraica, i Fedeli del Monte del Tempio compiono una marcia verso la Spianata, accompagnati da un camion che porta la pietra angolare del futuro edificio; e da cinque anni un gruppo di coloni a ogni Pasqua sacrifica un agnello nei pressi del Tempio. Due ex-hippy americani, intanto, hanno preparato le prime trombe che i 38.000 leviti del Tempio dovranno suonare a turno. Con tavolini piazzati per strada, il Centro per i Kohanim cerca di convincere i cittadini israeliani che ritengono di avere sangue sacerdotale a donare campioni di materiale genetico ricavato dalle guance, per determinare se abbiano o meno l'aplotipo YAP DYS19B del tipo previsto.

    Di cruciale importanza è il paradosso della Giovenca Rossa. I morti ebrei emanano ciò che i greci avrebbero chiamato un miasma, che rende impuri non solo chi li tocca, ma persino chi passa nelle loro vicinanze; e l’impurità si estende come un contagio, da vivo a vivo, fino a contaminare l’intera comunità. L’unico rimedio per questa impurità della comunità era costituita, all’epoca del Tempio, dalle ceneri di una giovenca rossa, sacrificata e bruciata, e poi impastate con acqua. Con la distruzione del Tempio, tutti gli ebrei diventano impuri secondo la loro stessa legge. Essi non devono contaminare il sito del Tempio; e quindi non potrebbero nemmeno ricostruirlo. Occorre perciò trovare una vacca completamente rossa, senza un solo pelo bianco. Ma chi la potrà uccidere, se nessuno è abbastanza puro da compiere il sacrificio? I tentativi in corso per risolvere questo dilemma fondamentale si svolgono in maniera romanzesca tra ingegneria genetica, truffatori, archeologi improvvisati e il bizzarro intervento di un allevatore pentecostale statunitense.



    Nella primavera del 2002, questa ignara giovenca è stata dichiarata idonea per svolgere il ruolo della Vacca Rossa



    Il movimento ricostruzionista è vissuto come un elemento pittoresco della variegata società israeliana, fino al fatidico anno 5761. Secondo la legge ebraica, la massa d'acqua necessaria per un bagno purificatore è pari a quella spostata da 5.760 uova. Fu quindi, sostengono alcuni cabalisti, nell'anno 5.761 del calendario ebraico - iniziato un paio di giorni dopo la visita di Sharon alla Spianata - che doveva cominciare la purificazione della Terra dai gentili.

    E in effetti poco dopo, mezzo milione di israeliani, laici compresi, giurarono di mantenere il dominio su tutta Gerusalemme in una spettacolare manifestazione. E quando i Fedeli del Tempio marciarono sulla Spianata il 13 febbraio 2002, per festeggiare il primo spicchio della luna di Adar, in testa alla manifestazione c’era addirittura il sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert, assieme a diversi membri del parlamento israeliano. Ciò non deve sorprendere. Infatti, i fondamentalismi non sono un ritorno al Medioevo, come sostiene spesso un secolarismo superficiale. Ce lo dimostra il fenomeno quasi inedito in Italia dei "cristianisti", delle persone che pretendono di usare il crocifisso come una clava e che sostengono, certo non esplicitamente, che Lepanto sia un luogo più importante del Golgota.

    La situazione oggi resta sospesa, ma forse non per molto. In passato, le persone di ogni fede e nazionalità potevano recarsi liberamente sulla Spianata, certamente il luogo più bello di Gerusalemme, a condizione che non pregassero. Da quando Sharon ha compiuto la sua incursione, l’accesso a vietato ai non musulmani; ma anche alla maggioranza dei musulmani, visto che possono entrare solo quelli residenti a Gerusalemme, e devono aver compiuto i quarant’anni. Sharon ha promesso di aprire la Spianata a breve non solo alle visite ma anche alle preghiere degli ebrei, senza ovviamente allentare il divieto per i musulmani: un gesto che cambierà per sempre lo status della zona.

    I cristiano-sionisti

    Sharon può contare sul sostegno di un alleato impensabile. Pochi italiani sanno che circa cinquanta milioni di cittadini degli Stati Uniti - gli evangelici cosiddetti dispensazionalisti - credono che gli ebrei devono ritornare in Terra Santa. Essi sostengono che guerre, carestie e malattie decimeranno l'umanità; l'Anticristo diventerà dittatore dell'Europa e permetterà la costruzione del Terzo Tempio per farvisi adorare. Arabi, russi, comunisti, neonazisti e seguaci della New Age attaccheranno a centinaia di milioni l'attuale Stato d'Israele; ma tutti costoro saranno sterminati dalle schiere di Gesù ad Armageddon, nel nord della Palestina. Sorgerà allora il Regno la cui sede sarà forse il Quarto e ultimo Tempio. Il cuore del racconto è quindi l'attuale Stato di Israele, che deve in parte la propria esistenza all'aiuto di questi autodefiniti cristianosionisti (Christian Zionists).

    Una parte sproporzionata di questa fantasia è concentrata sulla speranza che gli ebrei ricostruiscano il Tempio e riprendano a sacrificarvi animali. Scrive Hal Lindsey, cristianosionista e uno degli autori più venduti di tutti i tempi:

    "Con la nazione ebraica rinata in Palestina, l'antica Gerusalemme è di nuovo sotto totale controllo ebraico per la prima volta in 2600 anni e si parla della ricostruzione del Tempio, il segno più importante del prossimo ritorno di Cristo. È come se si fosse trovato il pezzo chiave di un puzzle. Per tutti coloro che confidano in Gesù Cristo, si tratta di un momento elettrizzante."

    Questa fantasia esalta numerosi avventurieri e visionari, da un giovane operatore cimiteriale australiano che molti anni fa diede fuoco alla moschea di al-Aqsà per accelerare l’avvento del Messia, a un infermiere statunitense che si vanta di aver scoperto non solo l'Arca di Noè ma anche la tomba di Gesù e il sito della crocifissione e direttamente sotto, una grotta contenente l'Arca.

    La presenza di simili figure marginali fa però dimenticare che stiamo parlando di un movimento di massa nell’unica potenza rimasta sulla terra.

    Le dimensioni di questo movimento sono enormi. Un sondaggio di Newsweek, condotto nel 1999, rivela che il 40% degli americani crede che "il mondo finirà come predetto dalla Bibbia, in una battaglia ad Armageddon tra Gesù e l’Anticristo"; mentre la stessa percentuale chiede che si vieti l’insegnamento dell’evoluzione a scuola. Ma il culto della Bibbia, il mito dell’elezione americana e il sogno del Regno influenzano certamente anche quel 79% di americani che ritiene che " i miracoli descritti nella Bibbia sono veramente accaduti". Forse è giusto parlare, come fa Harold Bloom, di un’unica Religione Americana che pervade tutta la società.



    La Religione Americana è pragmatica. Centinaia di organizzazioni propongono forme concrete di sostegno a Israele. Alcune mandano volontari cristiani per lavorare gratuitamente nelle retrovie, liberando soldati israeliani per meglio vessare i Territori Occupati. Ci sono congregazioni in tutto il paese che "adottano" colonie, inviando aiuti. Esiste una vera e propria lobby politica cristianosionista, fondata dall’ex-direttore delle vendite della Colgate-Palmolive, che minaccia di sottrarre il voto dei cristiani fondamentalisti a quei congressisti che si dimostrano poco sensibili agli interessi dello Stato d’Israele. Imitando la prassi dell’epoca di McCarthy, decine di comitati seguono i media per denunciare ogni possibile tentazione di obiettività. Potenti stazioni radio e TV trasmettono il messaggio cristianosionista a tutti i paesi del mondo. Un gran numero di movimenti raccoglie fondi per prenotare voli charter che portino ebrei dalla Russia in Israele: le profezie infatti richiedono che tutti gli ebrei si radunino in Terra Santa per la battaglia finale. Ma forse l’aspetto fondamentale del cristianosionismo è il turismo in Terra Santa, che finanzia sia i predicatori americani – liberi imprenditori che non possono contare su alcun otto-per-mille – sia lo Stato d’Israele; e permette di indottrinare milioni di semplici credenti.

    Il fondamentalismo ebraico

    Per secoli, la Terra Santa e il Tempio sono esistiti come entità mistiche per gli ebrei, come mistica era l’attesa del Messia. Per secoli, gli ebrei di tutto il mondo si sono recati in Terra Santa senza alcuna intenzione aggressiva. Ci è voluto un giornalista austriaco indifferente alla religione, Theodor Herzl, per pensare di trasformare questo antico mito nel fatto politico del sionismo.

    Negli anni Venti e Trenta, i rabbini Kook, padre e figlio, hanno reinterpretato in maniera politica alcune antiche riflessioni cabalistiche, sostenendo che l’inizio della redenzione fosse costituito dalla conquista israeliana della Terra. Gli ebrei ortodossi hanno bruciato in effigie Kook padre, per aver profanato in questo modo gli insegnamenti giudaici. Kook figlio, ormai anziano, fu scoperto nel 1967 da alcuni giovani militari di destra, ansiosi di giustificare la loro ideologia nazionalista – all’epoca viveva in ristrettezza, circondato da pochissimi discepoli.

    Il fondamentalismo ebraico – in questo senso politico, che ha ben poco a che vedere con l’ortodossia – è stato fortemente influenzato dalla mentalità americana. Nel febbraio del 2002, sul sito di destra www.usajewish.com, Yori Yanover raccontava di aver telefonato a un amico in Israele, subito dopo un attentato palestinese nella colonia di Karnei Shomoron:

    "Alla fine della nostra conversazione, dissi a Ploni che l’unica maniera corretta di rispondere a questo omicidio era questa – tutti gli uomini dovevano prendere le loro auto e i loro fucili e pistole e dare fuoco al villaggio arabo lì accanto. Poi dovevano uccidere chiunque scappava dalle case in fiamme. Nel 1954, un guerriero di nome Meir Har Zion perse la sorella a un gruppo di stupratori beduini nei pressi di Gerico. Har Zion, che assieme ad Ariel Sharon aveva fondato la mitica Unità 101, andò al villaggio beduino da cui provenivano gli assassini e uccise ogni uomo, donna e bambino che vi abitava. Ne seguì un lungo periodo di pace e di collaborazione tra i beduini e Israele.

    [] Se vogliamo sperare nella pace con gli arabi di Eretz Israel, dobbiamo vendicarci subito e versare molto sangue. Altrimenti li dovremo trasferire tutti."


    Più vicino a noi, vale la pena di riportare un istruttivo messaggio sul newsgroup it.cultura.religioni di "Bart Simpson", un brillante postatore con cui mi sono trovato spesso d’accordo.

    Cittadino italiano, pronto a violare un cardine della religione dei suoi avi ebrei sposandosi con una ragazza di provenienza latinoamericana, sta per trasferirsi negli Stati Uniti, dove avrà quindi una seconda casa e una seconda patria. Ma guai a chi gli tocca la terza casa, quella in Israele: per difenderla è disposta a distruggere il mondo intero con un Armageddon nucleare.(2)

    Egli scrive infatti:

    In israele il suicidio/martirio e' inaccettabile, non pero' il "muoia sansone con tutti i filistei". E questa volta per fortuna abbiamo duecento testate atomiche pronte. Pensate quello che volete, ma se ci sara' la distruzione di Israele questa volta il mondo finisce davvero, indipendentemente dalle cazzate religiose, visto che il sottoscritto e' ateo. Bart

    Ovviamente sui newsgroup vige la libertà di esagerare. Comunque è interessante notare come Bart voglia credere che i sassi, i vecchi fucili e qualche kamikaze possano minacciare seriamente il secondo esercito più potente del mondo. E come non gli sfiori l’idea che ci sono invece persone che di case ne hanno una sola; o ne avevano, prima che venisse distrutta per far posto alla sua terza casa.

    Soprattutto, però, vediamo come il mito apocalittico possa trarre forza, non da una fede religiosa sentita, ma da ben altri sentimenti.

    Il mondo intero è Palestina

    La grande Guerra del Bene contro il Male viene condotta per imporre un dominio unico pianeta e la visione neo-Conservative che sposa il darwinismo sociale alla benedizione calvinista della ricchezza: il materialismo peggiore con il fideismo peggiore. Un’ideologia che viene riassunta perfettamente nel proclama degli Scarlet-to-Snow Ministries del Texas:

    "Dappertutto vediamo le prove che il popolo palestinese è stato maledetto. Si trova senza lavoro e senza reddito. È profondamente disperato. Dentro il suo stesso campo, non riceve giustizia. È un popolo disperato, pronto a tutto pur di salvarsi la faccia. Non è colpa d’Israele, è colpa sua. Conoscete abbastanza bene la Bibbia per sapere che quando un popolo è oppresso, ciò è dovuto in genere al peccato."

    Gerusalemme, "città degli specchi" – come l’ha chiamata in un bellissimo libro l’autore israeliano Amos Elon – è un simbolo eccezionale delle scelte storiche. E riflette implacabilmente la nostra vera natura, come dimostrano due citazioni contrapposte.

    La prima proviene dalla International Christian Embassy in Jerusalem, un organismo al cui vertice troviamo il pastore pentecostale americano David Allen Lewis e Willem van der Hoeven, predicatore sudafricano e sostenitore storico dell’apartheid. Ecco come descrivono il mondo postapocalittico per cui lavorano assiduamente:

    "Messia regnerà dal trono ristabilito di Davide a Gerusalemme. Risorto, Re Davide sarà co-reggente assieme a Cristo. Israele occuperà una posizione di gloria e dominio sulle nazioni del mondo. I Cristiani rinati si uniranno a Messia e ai dirigenti di Israele nell'amministrare il regno di Dio sulla terra. Siamo in marcia verso Sion!"

    La visione opposta è quella descritta da Israel Shamir, giornalista e saggista di Haifa nato in Siberia:

    Dobbiamo avere gli stessi diritti. Ebrei e non ebrei dovrebbero essere protetti dalla legge allo stesso modo, avere lo stesso diritto di voto e, ancora più importante, lo stesso diritto di bere acqua. Tutto questo sembra molto estremista. Ma gli eventi in Palestina assumono un significato così importante perché c'è un legame magico tra la Terra Santa e il mondo. Se rendiamo questo un mondo di eguaglianza, l'eguaglianza si realizzerà in tutto il mondo(3)."

    NOTE

    (1)"Alla Mecca fra misure di sicurezza: in banca dati impronte digitali e l'immagine dell'iride" La Libertà, Piacenza, 26.02.02.

    (2)Soggetto:Re: Ma gli evangelici sono anti palestinesi?, it.cultura.religioni, data:2001-12-06 0429 PST

    (3)Israel Shamir, "Sharon non piange, ringhia", Il Manifesto, 29.09.01.



    La bibliografia in lingua italiana sull'argomento non è certamente vasta. Fondamentale è L'immaginario al potere di Roberto Giammanco, che dedica un certo spazio ai movimenti per la ricostruzione del Tempio nell'ambito di uno studio sul fondamentalismo americano. Esiste invece un piccolo libro dedicato proprio all’alleanza tra i fondamentalismi per la ricostruzione del Tempio: I fanatici dell’Apocalisse, di Maurizio Blondet.







    questo articolo può essere riprodotto liberamente,
    sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
    non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
    e che si pubblichi anche questa precisazione
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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