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  1. #41
    scemo del villaggio
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    Predefinito Il picchio e la farfalla

    idem: blondet non è gradito su questo forum

  2. #42
    scemo del villaggio
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    Predefinito Evoluzionismo: quanti problemi!

    Evoluzionismo: quanti problemi!


    di Laura Boccenti


    Le teorie evoluzioniste, ancora tutte da dimostrare nel campo della scienza, creano seri problemi in sede filosofica. Vediamone alcuni.


    Il termine evoluzionismo deriva dal latino e-volvere che significa "muoversi in tondo" e indica la teoria secondo cui la realtà progredisce costantemente, evolvendosi dalla materia inerte a quella vivente, dalla vita vegetativa alla vita cosciente, dalla barbarie alla civiltà. Le teorie evoluzioniste si sviluppano soprattutto nel XIX secolo, in un clima culturale caratterizzato dal positivismo, e riguardano l'ambito biologico, antropologico e cosmologico.

    I positivisti pensavano di poter ridurre tutta la conoscenza al paradigma della conoscenza scientifica: è conoscibile scientificamente solo ciò che è sperimentabile, è sperimentabile solo il dato positivo di cui ci può essere esperienza sensibile.

    Il concetto di evoluzione, presentato come scientifico e positivo, viene utilizzato in questo contesto per spiegare la nascita dell'universo e della vita in sostituzione al concetto di creazione, metafisico e non sperimentabile. Nel 1809 Jean-Baptiste Monet de Lamarck (17441829) pubblica la sua Filosofia zoologica in cui sostiene che il passaggio da una specie all'altra dipende dall'adattamento all'ambiente determinato dall'uso o dal disuso di certi organi e dall'ereditarietà dei caratteri acquisiti. Secondo l'ipotesi di Lamarck, la funzione crea l'organo.

    Nel 1859 Charles Darwin (1809-1882) pubblica l'opera L'origine delle specie dalla selezione naturale in cui propone l'ipotesi evoluzionista fondandola sui concetti dì "lotta per la vita" e di "selezione naturale": la natura tende a generare un numero di viventi molto superiore ai mezzi di sopravvivenza disponibili, solo i più "adatti" riescono a sopravvivere grazie alle caratteristiche che nella lotta per l'esistenza si rivelano dominanti e che trasmettono ai loro discendenti; tutte le specie derivano da questo processo di mutazion/elselezione casuale e meccanicistico che esclude qualsiasi finalismo.

    Con Herbert Spencer (1820-1903) l'evoluzionismo si allarga all'ambito culturale e cosmologico. Secondo Spencer il compito della filosofia è di interpretare tutta la realtà alla luce della legge dell'evoluzione che è la legge fondamentale della scienza, l'evoluzione è un processo necessario che porta la materia "da una omogeneità indefinita e incoerente a una eterogeneità definita e coerente, mentre il movimento conservato subisce una corrispondente trasformazione" secondo un progresso anch'esso necessario.

    A proposito della teoria di Lamarck si può osservare che se non ci sono difficoltà logiche nell'ammettere variazioni all'interno di una specie, risulta invece impossibile pensare che la funzione, cioè l'esercizio, crei l'organo: la funzione suppone l'organo non lo produce; inoltre la teoria di Lamarck non tiene conto del fatto che, alla luce delle conoscenze attuali, i caratteri acquisiti non vengono ereditati.

    Riguardo la teoria di Darvvin bisogna rilevare che la selezione non crea nulla, non determina le variazioni, ma sceglie tra quelle già esistenti. Ma anche supposto che si determini una variazione che renda più adatto un certo soggetto alla sopravvivenza, è possibile che essa compaia di colpo come struttura complessa, come organo già formato e correlato agli altri? E se non è così, in che modo un abbozzo rudimentale può risultare vantaggioso al suo portatore?

    Le tesi di Spencer sono espressione di una metafisica materialista e non di una teoria scientifica, perché le nozioni di movimento e di materia che vengono utilizzate sono nozioni metafisiche.

    I problemi posti dall'evoluzionismo possono essere così sintetizzati:

    1. Un vivente può sorgere dalla materia inorganica con un processo naturale, cioè prescindendo da un intervento creativo della causa prima?

    2. Un vivente può essere generato da un vivente di specie diversa?

    Nel rispondere a questi problemi bisogna distinguere tra aspetto scientifico e aspetto filosofico della teoria dell'evoluzione; il problema filosofico non è quello del come, ma del perché. La scienza dà i fatti e ne ipotizza le leggi, ma non può dare l'interpretazione perché non è il suo compito e non ne ha i mezzi. A questo proposito Sofia Vanni Rovighi osserva: "Forse che una materia vivente dotata di virtualità a produrre specie in diverse non esige una causa del suo essere e del suo divenire come la esigerebbero specie che comparissero perfette sulla terra?". E riguardo alla generazione spontanea Franco Amerio afferma: "...Tanto poco la generazione spontanea elimina Dio che i dotti del medioevo, i grandi maestri della teologia,.. ammettevano la generazione spontanea come tesi comune: essi pensavano che i piccoli animali viventi che si originano nei fenomeni putrefattivì, fossero proprio un caso di generazione spontanea". Il mondo per la sua contingenza ha bisogno di una causa prima sia che il suo sviluppo avvenga in base al fissismo (ipotesi secondo cui le specie rimangono immutate nel corso del tempo) o avvenga in base all'evoluzionismo, anzi, come nota Ameno, "ancor più evidentemente in secondo caso, perché ... il senso progressivo dell'evoluzione - da viventi imperfetti e semplici a viventi sempre più perfetti e complicati - mette in primo piano il postulato finalistico, cui non si può soddisfare col caso".

    L'unico problema particolare si pone a proposito dell'origine dell'uomo perché il principio vitale dell'uomo (ciò che chiamiamo anima) è sussistente, cioè non dipende nel suo essere dal corpo di cui è forma: l'anima incomincia ad essere nel corpo, ma non dal corpo (come è dimostrato dal fatto che l'uomo è capace di attività che non sono riducibili alla pura dimensione biologica); il sorgere dell'anima non è spiegabile con il trasformarsi della materia, essa è un di più rispetto alla materia, un di più che sorge dal nulla; poiché solo Dio può trarre l'essere dal nulla, l'anima è creata dal nulla nel momento in cui va ad informare il corpo.


    Ricorda

    "[…] la dottrina cattolica afferma come veritiero la creazione divina del mondo all'inizio del tempo, la spiritualità e la creazione diretta da parte di Dio di ogni anima umana, la speciale provvidenza divina rispetto alla formazione del corpo del primo uomo (che non fu umano finché non venne informato dall'anima spirituale) e il monogenismo (onoro il fallo che tuffi gli uomini vengono da un solo Adamo, che non è simbolo rappresentativo di una comunità umana primitiva). È facile accorgersi [...] che queste affermazioni non entrano in conflitto con la scienza sperimentale, e che alcune di esse (la creazione del mondo e quella dell'anima spirituale) possono perfino essere comprese dal ragionamento umano senza necessità di una rivelazione soprannaturale".

    (Mariano Artigas, Le frontiere dell'evoluzionismo, Ares, Milano 1993, p. 218).


    Bibliografia:

    AA.VV, Evoluzione ed evoluzionismo: da Darwin a Monod, "Cultura e libri", n. 33-34, Roma 1988.

    Franco Amerio, La dottrina della fede, Ares, Milano 1982, p. 99 ss.

    Mariano Artigas, Le frontiere dell'evoluzionismo, trad. it. Ares, Milano 1993.

    Antonio Livi, Dizionario storico della filosofia, ed. Dante Alighieri, Roma 2000.

    Vittorio Marcozzi, Alla ricerca dei nostri predecessori: compendio di paleoantropologia, San Paolo, Cinisiello Bal. Mo 1992.

    Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, vol. III, La Scuola, IV ed., pp. 91-104, Brescia 1971.

    Eugenio Corti - Giancarlo Cavalleri, Scienza e fede, Mimep-Docete, Pessano (MI) 1995.


    © IL Timone - n. 17 Gennaio/Febbraio 2002

  3. #43
    scemo del villaggio
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    Predefinito Ma c'è anche un evoluzionismo che non piace a sinistra

    Ma c'è anche un darwinismo che non piace a sinistra

    di Giuseppe Sermonti

    Nel 1982, in occasione del centenario della morte di Charles Darwin, W.H. Thompson fu incaricato di redigere l'introduzione a una nuova edizione de L'origine delle specie. Trattando del clima in cui la teoria darwiniana si sviluppava, scrisse: «Questa situazione, dove uomini si riuniscono alla difesa di una dottrina che non sono capaci di definire scientificamente e ancor meno di dimostrare con rigore scientifico, tentando di mantenere il suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà, è anormale e indesiderabile nella scienza».
    Sembra che gli evoluzionisti darwiniani si curino poco di essere indesiderabili. La loro risposta è che i «creazionisti» sono ancor più carenti di definizioni e dimostrazioni, e sarebbero, se prevalessero, più intolleranti di loro. Inoltre, diranno, in un secolo e mezzo, l'evoluzionismo non è stato mai contraddetto.. Mi sono sempre chiesto che cosa dovrebbe essere scoperto perché la dottrina si riconoscesse smentita. Al proposito, Karl Popper scrisse: «Non so che cosa potremmo considerare come possibile confutazione della teoria della selezione naturale. Se accettiamo la definizione statistica di adattamento, allora la sopravvivenza del più adatto diventa tautologica e inconfutabile».
    La teoria è intoccabile, ma i problemi che erano sul tappeto quando, un secolo e mezzo fa, essa si affermò (origine della vita, delle forme, del pensiero) sono tutti lì.
    In un recente convegno a Milano, di cui ho avuto breve notizia dai giornali, è stato sollevato, da alcuni gruppi giovanili di destra, il problema della contrapposizione Evoluzione-Creazione. L'iniziativa è stata accolta con sufficienza e nonchalance. Qualcuno (su «La Stampa») si è posto il problema se l'anti-darwinismo potesse essere esclusiva della destra. C'è certamente un Darwin inaccettabile anche a sinistra: quello che ha promosso il darwinismo sociale e il colonialismo. Ha scritto Darwin (sic): «Tra tutti gli uomini ci deve essere lotta aperta... Tra qualche secolo a venire... è quasi certo che le razze umane più civili stermineranno e si sostituiranno in tutto il mondo a quelle selvagge». Si stenta a credere che lo scienziato che ha espresso questi concetti possa essere preso a profeta del sinistrismo e del pacifismo.
    È il caso di notare che il darwinismo non ha mai avuto facile corso tra gli scienziati francesi (legati a Lamarck), tra quelli tedeschi di inizio secolo XX (fedeli a Goethe) e tra quelli russi (seguaci di Driesch e di Verdanskij, per non parlare di Lysenko). Esso è dominante in Inghilterra (meno in Scozia) e negli Stati Uniti e, di riflesso, in Spagna e in Italia. Una suddivisione geografica significativa, alla luce delle attuali divisioni geopolitiche europee.
    Ma perché allora Darwin piace tanto all'establishment? Perché un non-darwinista non potrà mai far carriera nei Paesi anglosassoni, in Italia o in Giappone? La risposta è gelida e tagliente, e l'ha data, tra gli altri, un'autorità come lo zoologo Ernst Mayr in un recente fascicolo de «Le Scienze» (marzo 2002): «Perché la teoria darwiniana non fa ricorso al sovrannaturale e non chiama in causa Dio». Metodologia forse accettabile nella scienza, ma sciagurata se si insedia nella vita tutta, nei salotti, tra i giovani e nelle piazze.

    © Avvenire - 05 Marzo 2003

  4. #44
    scemo del villaggio
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    Predefinito Il dogna di Darwin: la sinistra non accetta dibattiti

    Il dogma di Darwin: la sinistra non accetta dibattiti

    Recentemente "il Giornale" si è occupato del dibattito tra evoluzionismo e antievoluzionismo. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Giuseppe Sermonti.

    di Giuseppe Sermonti

    Il fattaccio è avvenuto il 19 maggio scorso nell'aula A del Dipartirnento di chimica dell'Università «La Sapienza» di Roma. Oltre cento persone si sono trattenute ad ascoltare la presentazione del mio libro Dimenticare Darwin (Rusconi 1999; Il Cerchio, 2003). Messi in allerta dall'invito, alcuni professori di Scienze avevano cercato di impedire la riunione intimando al Rettore (che aveva annunciato il suo saluto) di annullare l'evento perché le ultime scoperte biomolecolari hanno «destituito l'antievoluzionismo di qualsiasi credibilità scientifica e hanno relegato la stagione dei "monkey trials" (processi alla scimmia) e il dibattito creazionismo/evoluzionismo, darwinismo/antidarwinismo nei più reconditi recessi dell'America bigotta e fondamentalista». Un manifestino del Collettivo di Scienze proclamava: «Tutti in aula a difendere Darwin!».

    La conferenza si è tenuta, tranquillamente, i quattro professori non si sono fatti vedere (e neppure il Rettore); i ragazzi sono venuti. La discussione è stata pacata e. in conclusione, sia il Collettivo che alcuni docenti mi hanno invitato a partecipare a un dibattito aperto sull'evoluzione. I contestatori si sono tatti sentire su Il Messaggero accusandomi di pensare (senza dirlo esplicitamente) che «la causa dell'uomo e delle altre specie è in un "disegno intelligente", di ispirazione divina, che rende non casuale la nostra presenza sulla Terra». Non c'è scelta: o accetti che tutto dipende dal caso, o fuori dell'università!

    Dopo la conferenza, i darwinisti romani hanno intimato «che il Rettore promuova in tempi brevi un dibattito scientifico pubblico sull'Evoluzione». Ma non sono gli stessi che hanno definita la stagione del dibattito pro o contro Darwin relegata «nei più reconditi recessi dell'America bigotta e fondamentalista»? Lo vogliono o non lo vogliono questo dibattito? La mia sensazione è che lo temano, e sperano che il Rettore non glielo conceda, cosi che si possano evitare e possano sentirsi, come loro stessi si chiamano, «docenti dimenticati».

    Su l'Unità del 22 maggio viene in loro soccorso Pietro Greco, che mette gli ingenui sull'avviso: guardate che Sermonti è uno che tenta di conciliare scienza e fede e quindi è più papista del Papa (che crede a Darwin), è un integralista religioso. In conclusione, egli «dà del comunista a Darwin e dell'eretico a Galileo». La sua «è un'impresa priva di credibilità, non solo scientifica ma anche culturale, cui un'università non dovrebbe prestarsi con troppa facilità. Non si tratta di censura - sottilizza - ma di adesione a una soglia minima di rigore culturale».

    Ma è davvero la sinistra convinta che Darwin sia uno dei loro e non avrebbe preferito, dopo un secolo e mezzo, un sereno oblio? A parte la simpatia che ebbe per lui Marx, non dimentichiamo che Darwin fu il teorizzatore del colonialismo e del razzismo estremo, che accettò l'idea che «le razze umane civilizzate quasi certamente stermineranno e rimpiazzeranno le razza selvagge della Terra...». (The descent of man, 1874). Promosse il cosiddetto darwinismo sociale e auspicò l'eugenica. Darwin fu avversato in Unione Sovietica come reazionario e conservatore, e anche il Pci esitò prima di adottarlo. Dimenticare Darwin non è un operazione di destra, non è un'operazione politica, è una ricetta di igiene scientifica.

    L'auspicio di quel «dimenticare» è che gli ultimi darwinisti la piantino di scatenare i loro cani contro chiunque osi dubitare che Darwin abbia risolto il problema dell'esistenza. Problema che, più pacatamente, chiamerei della diversificazione e della discendenza biologica e che secondo me (e molti altri) è, all'inizio del nuovo pensoso millennio, più aperto di quanto lo fosse nel romantico Ottocento.

    gsermonti@hotmail.com

    © Il Giornale - 29 Maggio 2003

  5. #45
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    Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca si potrà avere la libertà senza la lotta!
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    ho dovuto ripulire il forum dai pezzi dell'antipadano caciottaro blondet, il cui nome su questo forum stride al solo pensiero.

    Per il futuro invito il forumista damiani a limitare la proposta di copia incolla a non più di due-tre onde non intasare il forum (che non è una bacheca) e anche per evitare che i lettori abbandonino il thread per manifesta pesantezza. Meglio sarebbe postare un ciopia e incola e proporre ulteriori approfondimenti sotto forma di link.

  6. #46
    scemo del villaggio
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    In origine postato da Nanths
    ho dovuto ripulire il forum dai pezzi dell'antipadano caciottaro blondet, il cui nome su questo forum stride al solo pensiero.

    Per il futuro invito il forumista damiani a limitare la proposta di copia incolla a non più di due-tre onde non intasare il forum (che non è una bacheca) e anche per evitare che i lettori abbandonino il thread per manifesta pesantezza. Meglio sarebbe postare un ciopia e incola e proporre ulteriori approfondimenti sotto forma di link.
    Domando scusa e seguirò il consiglio. D'altra parte il livello degli interventi in questo forum è talmente alto, come argomentazioni e linguaggio, che è un vero peccato "intasarlo". Divertente anche la "damnatio nominis" per Blondet, che comunque nei testi censurati non parlava di Padania. I testi si possono tutti consultare presso.
    http://www.kattoliko.it/leggendanera/

  7. #47
    scemo del villaggio
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    In origine postato da Nanths
    io mi auguro che tu abbia come minimo cinque-sei figli per venire a fare la morale sulla crescita zero...
    Nessuna morale, è un dato statistico.

  8. #48
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    C'è poco da fare ironia, il caciottaro blondet ha attaccato e offeso in maniera vergognosa i popoli padani con beceri e razzisti epiteti, e certo è un idem sentire dei forumisti di Padania quello di preferire che si eviti di dare spazio a un personaggio viscido di questo tipo, almeno qui su questo forum.

    anche riguardo i copia incolla vedo dell'ironia fuori luogo, ma evidentemente damiani non sei molto avvezzo alle dinamiche della comunicazione internettiana...pazienza...non si finisce mai di imparare...

  9. #49
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    In origine postato da franco damiani
    Nessuna morale, è un dato statistico.
    Appunto quindi per ergersi ad alfieri della nuova natalità è buona cosa possedere uan dotazione "minima" di pargoletti, almeno cinque o sei direi che bastino per essere credibili, o no?

  10. #50
    scemo del villaggio
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    In origine postato da Wyatt Earp


    Saluti Padani
    l'uomo deve restare sotto un certo numero
    Quale, please? Leggiti "Il complotto demografico", dove è spiegato che nell'Ottocento si riteneva che la terra non potesse ospitare più di un miliardo di persone. Ora sono sei...
    la natura senza uomo vive
    L'uomo è parte della natura, anzi ne è il vertice: il mondo è stato creato per lui. Certo non per sfruttarlo indiscriminatamente, non per saccheggiarlo, non per deturparlo, ma il fine è sempre l'uomo. E, attraverso lui, Dio.
    In Africa, India e posti simili...
    ...la fame e le epidemie sono causate dalla povertà e dall'arretratezza, in buona parte effetto dell'ingiustizia.
    evoluzione nei secoli
    Cioè, spiegami: quanti animali acquatici hanno dovuto morire prima che il sistema respiratorio si adattasse all'aria? oppure ci sono stati infiniti semi-pesci, infiniti semi-anfibi e così via? e le prove di tutto ciò? O è solo una costruzione mentale, ti piace pensare che sia andata così? Il libro ell'Innominato "L'uccellosauro" ti spiegherebbe tante cose, ma tu non lo puoi leggere perchè egli è antipadano e quindi...-
    Tu credi che l'uomo sia stato creato col fango?
    Io credo con la Chiesa e con la migliore scienza che l'uomo, come tutti gli esseri viventi, sia stato creato così com'è.

 

 
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