Pagina 3 di 6 PrimaPrima ... 234 ... UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 60
  1. #21
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da benfy
    a)il mondo era minacciato con saddamm hussein

    Affermazione tutta da dimostrare. Le varie palle che sono venute a galla, con "suicidi", rapporti falsi e manomessi, etc etc, dimostrano esattamente il contrario... Hanno parlato, falsamente, di DIRECT AND IMMEDIATE THREAT... Ancora non si capisce bene come Saddam con un esercito inesistente ed un paio di barili di antrax (se li aveva) potesse essere una minaccia, non dico per USA e UK, cosa che ha del fantascientifico, ma anche solo per i suoi vicini (Iran,Israele, Arabia Saudita), che hanno ben altre armi ed eserciti a disposizione... Poi magari ci spieghi la storia dei 45 minuti...

    e adesso non è più minacciato

    Anche questa affermazione e' da dimostrare. Il risentimento contro USA e UK e' peggiorato, ai corsi di kamikaze ora c'e' la fila...

    quest'uomo ha fatto due guerre.

    Con l'appoggio militare, finanziario, logistico, disciplinare etc di USA e UK...

    non sono per attacare altri stati sono paicifista di animo però adesso c'è una deterrenza.

    Pero' adesso c'e' un'invasione.... E gli altri o fanno come vogliono gli USA oppure vengono invasi anche loro, si vedono sottrarre il loro petrolio, e poi fanno come vogliono gli USA...

    questo è stato realizzato con meno morti di quelli che fa il regime di saddamm nello stesso periodo.

    Nessun problema quindi... Nel numero dei morti avete contato anche quelli che sono venuti meno perche' manca l'elettricita' negli ospedali o l'acqua potabile a seguito dei bombardamenti, o perche' semplicemente le condizioni economiche, gia' da paese subsahariano in seguito all'embargo, sono ulteriormente peggiorate dopo la guerra ed a molti manca il pane in tavola?

    A me Blair stava simpatico, l'ho sempre considerato estremamente abile (e non solo dialetticamente) ed intelligente, di gran lunga il piu' capace leader di questo periodo (fino al 2002). Dopo la troiata della guerra non lo voterei neanche se mi segassero le mani... Spero solo che se ne vada al piu' presto...

  2. #22
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Cari amici, intutile girarci intorno, la guerra all'iraq era gia' preparata da anni dalla combriccola di Rumsfeld & co...

    I motivi sono arci noti, e non c'entrano una mazza ne' con la sicurezza del pianeta, ne' con le Twin Towers...

    http://www.newamericancentury.org/iraqclintonletter.htm
    January 26, 1998
    The Honorable William J. Clinton
    President of the United States
    Washington, DC

    Dear Mr. President:

    We are writing you because we are convinced that current American policy toward Iraq is not succeeding, and that we may soon face a threat in the Middle East more serious than any we have known since the end of the Cold War. In your upcoming State of the Union Address, you have an opportunity to chart a clear and determined course for meeting this threat. We urge you to seize that opportunity, and to enunciate a new strategy that would secure the interests of the U.S. and our friends and allies around the world. That strategy should aim, above all, at the removal of Saddam Hussein’s regime from power. We stand ready to offer our full support in this difficult but necessary endeavor.

    The policy of “containment” of Saddam Hussein has been steadily eroding over the past several months. As recent events have demonstrated, we can no longer depend on our partners in the Gulf War coalition to continue to uphold the sanctions or to punish Saddam when he blocks or evades UN inspections. Our ability to ensure that Saddam Hussein is not producing weapons of mass destruction, therefore, has substantially diminished. Even if full inspections were eventually to resume, which now seems highly unlikely, experience has shown that it is difficult if not impossible to monitor Iraq’s chemical and biological weapons production. The lengthy period during which the inspectors will have been unable to enter many Iraqi facilities has made it even less likely that they will be able to uncover all of Saddam’s secrets. As a result, in the not-too-distant future we will be unable to determine with any reasonable level of confidence whether Iraq does or does not possess such weapons.

    Such uncertainty will, by itself, have a seriously destabilizing effect on the entire Middle East. It hardly needs to be added that if Saddam does acquire the capability to deliver weapons of mass destruction, as he is almost certain to do if we continue along the present course, the safety of American troops in the region, of our friends and allies like Israel and the moderate Arab states, and a significant portion of the world’s supply of oil will all be put at hazard. As you have rightly declared, Mr. President, the security of the world in the first part of the 21st century will be determined largely by how we handle this threat.

    Given the magnitude of the threat, the current policy, which depends for its success upon the steadfastness of our coalition partners and upon the cooperation of Saddam Hussein, is dangerously inadequate. The only acceptable strategy is one that eliminates the possibility that Iraq will be able to use or threaten to use weapons of mass destruction. In the near term, this means a willingness to undertake military action as diplomacy is clearly failing. In the long term, it means removing Saddam Hussein and his regime from power. That now needs to become the aim of American foreign policy.

    We urge you to articulate this aim, and to turn your Administration's attention to implementing a strategy for removing Saddam's regime from power. This will require a full complement of diplomatic, political and military efforts. Although we are fully aware of the dangers and difficulties in implementing this policy, we believe the dangers of failing to do so are far greater. We believe the U.S. has the authority under existing UN resolutions to take the necessary steps, including military steps, to protect our vital interests in the Gulf. In any case, American policy cannot continue to be crippled by a misguided insistence on unanimity in the UN Security Council.

    We urge you to act decisively. If you act now to end the threat of weapons of mass destruction against the U.S. or its allies, you will be acting in the most fundamental national security interests of the country. If we accept a course of weakness and drift, we put our interests and our future at risk.

    Sincerely,

    Elliott Abrams Richard L. Armitage William J. Bennett

    Jeffrey Bergner John Bolton Paula Dobriansky

    Francis Fukuyama Robert Kagan Zalmay Khalilzad

    William Kristol Richard Perle Peter W. Rodman

    Donald Rumsfeld William Schneider, Jr. Vin Weber

    Paul Wolfowitz R. James Woolsey Robert B. Zoellick

  3. #23
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da Ago
    Elliott Abrams Richard L. Armitage William J. Bennett

    Jeffrey Bergner John Bolton Paula Dobriansky

    Francis Fukuyama Robert Kagan Zalmay Khalilzad

    William Kristol Richard Perle Peter W. Rodman

    Donald Rumsfeld William Schneider, Jr. Vin Weber

    Paul Wolfowitz R. James Woolsey Robert B. Zoellick
    Gli stessi gentlemen che vogliono una supremazia TOTALE americana, tutto nero su bianco.

    Gli stessi gentlemen che disprezzano i trattati internazionali, e la risoluzione pacifica dei conflitti e basano invece tutto sulla supremazia militare.

    Gli stessi gentlemen, che nei loro piani, che sono PUBBLICI, predicano l'indebolimento del Consiglio di Sicurezza dell ONU, e dell'Unione Europea, ponendo ostacoli al suo sviluppo militare ed economico.

    Il piano comincia dall'invasione di paesi chiave nel medio oriente e dal rovesciamento di regimi ostili, sostituiti con "friendly leaders". In modo da controllare l'area e sopratutto le sue risorse (ricordiamo che gli USA consumano il 25% del greggio ma hanno risorse pari al 2%...). Da li' si continua, evitando con cura che possa mai sorgere un paese/gruppo di paesi economicamente o militarmente paragonabili agli USA....

    In un altro documento dicevano che sarebbe servito un "evento eccezionale" per giustificare gli interventi.... E' arrivato... Ed e' stato immediatamente sfruttato per invadere un paese che con l'attentato non c'entrava una mazza...


    Roba da fuori di testa? Sicuramente, ma purtroppo non e' la mia fantasia malata, e' tutto nero su bianco, e non si tratta di un gruppetto di fanatici, ma degli uomini chiave al governo degli USA...

  4. #24
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Dal Corriere
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/E.../century.shtml

    I documenti sul sito dell'organizzazione «New American Century»
    La guerra all'Iraq era decisa dal 1998
    Sottoscritti da Rumsfeld e Cheney, parlano di supremazia degli Usa e di ridimensionamento di Nazioni Unite ed Europa


    ROMA - Per alcuni uomini che contano dell'amministrazione Bush la guerra all'Iraq era decisa da tempo. Per l'esattezza almeno dal gennaio 1998: «Gentile presidente Clinton, Le stiamo scrivendo perché convinti che l'attuale politica americana nei confronti dell'Iraq non stia avendo successo». Così inziava la lettera che l'organizzazione «Project for the New American Century» (Progetto per il nuovo secolo americano) scriveva al presidente degli Stati Uniti d'America, il 26 gennaio 1998. Poco righe dopo, senza troppi preamboli, in quella stessa lettera si dice che era venuto il momento di intraprendere un'azione militare contro Saddam Hussein e, in prospettiva, di rimuovere il rais dal potere. Per fare questo «si offre il nostro pieno supporto». A firmare la lettera, tra gli altri fondatori di New American Century, ci sono l'attuale vicepresidente Dick Cheney, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld e il suo vice Paul Wolfowitz, oltre ad altri nomi noti tra i conservatori americani.

    COS'E' «NEW AMERICAN CENTURY» - Il think tank «Project fro the New American Century» (PNAC) viene fondata nella primavera del 1997 e ha come obiettivo quello di perseguire la supremazia globale degli Stati Uniti, raggiungendo tutti i primati, politici, economici e militari che la fine della guerra fredda ha lasciato aperti per il XXI secolo. Senza troppi giri di parole, si promuove l’ipotesi di un impero democratico e liberale, sul modello di quello romano, con le ovvie attualizzazioni.

    RIDUZIONE DELL'ONU E IL RUOLO DELL'EUROPA - In diverse pagine del sito dell'organizzazione si ospitano saggi e articoli che sostengono come gli Stati Uniti, per poter raggiungere i loro obiettivi, debbano liberarsi dei vincoli imposti dal ruolo dell'Onu - in particolare dal Consiglio di Sicurezza - e come sia da tenere a freno una crescita economica e militare dell'Europa.

    TESTI CONSIGLIATI - Nella pagina del sito dedicata alle ultime novità ci sono anche le segnalazioni dei libri recenti consigliati ai navigatori. L'ultimo, in ordine di tempo è: «Usa contro Europa nel nuovo ordine mondiale» di Robert Kagan. La prefazione inizia cosi: «E' venuto il momento di finire di pretendere che europei e americani dividano la stessa visione del mondo, o anche che essi occupino lo stesso mondo».

  5. #25
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Blair (e Powell), nel vano tentativo di controllare questi gentlemen (e di prendersi una fetta della torta), ha dovuto dare loro man forte... Nel farlo ha consapevolmente mentito agli inglesi ed al mondo. E migliaia di persone sono morte e stanno muorendo...

    Che vada quindi a fare in c...

  6. #26
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Playing skittles with Saddam

    The gameplan among Washington's hawks has long been to reshape the Middle East along US-Israeli lines, writes Brian Whitaker

    Brian Whitaker
    Guardian Unlimited
    Tuesday September 3, 2002

    In a televised speech last week, President Hosni Mubarak of Egypt predicted devastating consequences for the Middle East if Iraq is attacked.

    "We fear a state of disorder and chaos may prevail in the region," he said. Mr Mubarak is an old-fashioned kind of Arab leader and, in the brave new post-September-11 world, he doesn't quite get the point.

    What on earth did he expect the Pentagon's hawks to do when they heard his words of warning? Throw up their hands in dismay? - "Gee, thanks, Hosni. We never thought of that. Better call the whole thing off right away."

    They are probably still splitting their sides with laughter in the Pentagon. But Mr Mubarak and the hawks do agree on one thing: war with Iraq could spell disaster for several regimes in the Middle East. Mr Mubarak believes that would be bad. The hawks, though, believe it would be good.

    For the hawks, disorder and chaos sweeping through the region would not be an unfortunate side-effect of war with Iraq, but a sign that everything is going according to plan.

    In their eyes, Iraq is just the starting point - or, as a recent presentation at the Pentagon put it, "the tactical pivot" - for re-moulding the Middle East on Israeli-American lines.

    This reverses the usual approach in international relations where stability is seen as the key to peace, and whether or not you like your neighbours, you have to find ways of living with them. No, say the hawks. If you don't like the neighbours, get rid of them.

    The hawks claim that President Bush has already accepted their plan and made destabilisation of "despotic regimes" a central goal of his foreign policy. They cite passages from his recent speeches as proof of this, though whether Mr Bush really knows what he has accepted is unclear. The "skittles theory" of the Middle East - that one ball aimed at Iraq can knock down several regimes - has been around for some time on the wilder fringes of politics but has come to the fore in the United States on the back of the "war against terrorism".

    Its roots can be traced, at least in part, to a paper published in 1996 by an Israeli thinktank, the Institute for Advanced Strategic and Political Studies. Entitled "A clean break: a new strategy for securing the realm", it was intended as a political blueprint for the incoming government of Binyamin Netanyahu. As the title indicates, it advised the right-wing Mr Netanyahu to make a complete break with the past by adopting a strategy "based on an entirely new intellectual foundation, one that restores strategic initiative and provides the nation the room to engage every possible energy on rebuilding Zionism ..."

    Among other things, it suggested that the recently-signed Oslo accords might be dispensed with - "Israel has no obligations under the Oslo agreements if the PLO does not fulfil its obligations" - and that "alternatives to [Yasser] Arafat's base of power" could be cultivated. "Jordan has ideas on this," it added.
    It also urged Israel to abandon any thought of trading land for peace with the Arabs, which it described as "cultural, economic, political, diplomatic, and military retreat".

    "Our claim to the land - to which we have clung for hope for 2,000 years - is legitimate and noble," it continued. "Only the unconditional acceptance by Arabs of our rights, especially in their territorial dimension, 'peace for peace', is a solid basis for the future."

    The paper set out a plan by which Israel would "shape its strategic environment", beginning with the removal of Saddam Hussein and the installation of a Hashemite monarchy in Baghdad.
    With Saddam out of the way and Iraq thus brought under Jordanian Hashemite influence, Jordan and Turkey would form an axis along with Israel to weaken and "roll back" Syria. Jordan, it suggested, could also sort out Lebanon by "weaning" the Shia Muslim population away from Syria and Iran, and re-establishing their former ties with the Shia in the new Hashemite kingdom of Iraq. "Israel will not only contain its foes; it will transcend them", the paper concluded.


    To succeed, the paper stressed, Israel would have to win broad American support for these new policies - and it advised Mr Netanyahu to formulate them "in language familiar to the Americans by tapping into themes of American administrations during the cold war which apply well to Israel".

    At first glance, there's not much to distinguish the 1996 "Clean Break" paper from the outpourings of other right-wing and ultra-Zionist thinktanks ... except for the names of its authors.

    The leader of the "prominent opinion makers" who wrote it was Richard Perle - now chairman of the Defence Policy Board at the Pentagon. (ndr che ha dato le dimissioni ieri poiche' era coinvolto in un'impresa che guadagnava da questa guerra...)

    Also among the eight-person team was Douglas Feith, a neo-conservative lawyer, who now holds one of the top four posts at the Pentagon as under-secretary of policy.

    Mr Feith has objected to most of the peace deals made by Israel over the years, and views the Middle East in the same good-versus-evil terms that he previously viewed the cold war. He regarded the Oslo peace process as nothing more than a unilateral withdrawal which "raises life-and-death issues for the Jewish state".

    Two other opinion-makers in the team were David Wurmser and his wife, Meyrav (see US thinktanks give lessons in foreign policy, August 19). Mrs Wurmser was co-founder of Memri, a Washington-based charity that distributes articles translated from Arabic newspapers portraying Arabs in a bad light. After working with Mr Perle at the American Enterprise Institute, David Wurmser is now at the State Department, as a special assistant to John Bolton, the under-secretary for arms control and international security.

    A fifth member of the team was James Colbert, of the Washington-based Jewish Institute for National Security Affairs (Jinsa) - a bastion of neo-conservative hawkery whose advisory board was previously graced by Dick Cheney (now US vice-president), John Bolton and Douglas Feith.

    One of Jinsa's stated aims is "to inform the American defence and foreign affairs community about the important role Israel can and does play in bolstering democratic interests in the Mediterranean and the Middle East". In practice, a lot of its effort goes into sending retired American military brass on jaunts to Israel - after which many of them write suitably hawkish newspaper articles or letters to the editor.

    Jinsa's activities are examined in detail by Jason Vest in the September 2 issue of The Nation. The article notes some interesting business relationships between retired US military officers on Jinsa's board and American companies supplying weapons to Israel.

    With several of the "Clean Break" paper's authors now holding key positions in Washington, the plan for Israel to "transcend" its foes by reshaping the Middle East looks a good deal more achievable today than it did in 1996. Americans may even be persuaded to give up their lives to achieve it.

    The six-year-old plan for Israel's "strategic environment" remains more or less intact, though two extra skittles - Saudi Arabia and Iran - have joined Iraq, Syria and Lebanon on the hit list.

    Whatever members of the Iraqi opposition may think, the plan to replace Saddam Hussein with a Hashemite monarch - descendants of the Prophet Muhammad who rule Jordan - is also very much alive. Evidence of this was strengthened by the surprise arrival of Prince Hassan, former heir to the Jordanian throne, at a meeting of exiled Iraqi officers in London last July.
    The task of promoting Prince Hassan as Iraq's future king has fallen to Michael Rubin, who currently works at the American Enterprise Institute but will shortly take up a new job at the Pentagon, dealing with post-Saddam Iraq.

    One of the curious aspects of this neo-conservative intrigue is that so few people outside the United States and Israel take it seriously. Perhaps, like President Mubarak, they can't imagine that anyone who holds a powerful position in the United States could be quite so reckless.

    But nobody can accuse the neo-conservatives of concealing their intentions: they write about them constantly in American newspapers. Just two weeks ago, an article in the Washington Times by Tom Neumann, executive director of Jinsa, spelled out the plan in clear, cold terms: "Jordan will likely survive the coming war with US assistance, so will some of the sheikhdoms. The current Saudi regime will likely not.

    "The Iran dissident movement would be helped enormously by the demise of Saddam, and the Palestinians would have to know that the future lies with the West. Syria's Ba'athist dictatorship will likely fall unmourned, liberating Lebanon as well.

    "Israel and Turkey, the only current democracies in the region, will find themselves in a far better neighbourhood." Would anyone like to bet on that?

  7. #27
    Giu' la maschera!
    Data Registrazione
    14 Dec 2002
    Località
    Il Capitale
    Messaggi
    7,438
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Ago, é sbagliato dire che l'america avesse già in programma l'attacco nel 1998: gli uber falchi non rappresentavano l'intera america. Resta il fatto che questa loro idea ha trovato sbocco nell'amministrazione bush dopo i fatti dell' 11 settembre, ben piu di 3 anni dopo.
    Mr. Hyde


  8. #28
    Registered User
    Data Registrazione
    10 Mar 2002
    Messaggi
    1,685
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da Ago

    Ancora non si capisce bene come Saddam con un esercito inesistente
    ... [/B]
    Premesso che io faccio parte di quella sinistra vicina alle idee di Benfy, pur rispettando le opionioni (spesso piu' che legittime) di chi si e' opposto alla guerra, non posso non provare un po' di sorpresa nel vedere come un po' troppo spesso si cambi idea.


    Sono d'accordo con quanto hai scritto sopra, pero' perdonami ma io ricordo perfettamente un tuo intervento (quando avro' tempo lo andro' a cercare anche se sono convinto che non mi smentirai) durante i giorni delle difficolta' dell'avanzata americana in cui sottolineavi che fosse plausibile che Saddam per anni avesse ingannato l'Occidente mostrando un esercito fiacco e demotivato quando in realta' era fortissimo e in grado di resistere se non di battere gli americani.

  9. #29
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da Mr. Hyde
    Ago, é sbagliato dire che l'america avesse già in programma l'attacco nel 1998: gli uber falchi non rappresentavano l'intera america.
    E chi ha parlato di "intera america"? Qui si parla solo di quelli che siedono nella stanza dei bottoni. Guardati la lista dei nomi e vai a vedere cosa fanno questi signori:

    Elliott Abrams Richard L. Armitage William J. Bennett

    Jeffrey Bergner John Bolton Paula Dobriansky

    Francis Fukuyama Robert Kagan Zalmay Khalilzad

    William Kristol Richard Perle Peter W. Rodman

    Donald Rumsfeld William Schneider, Jr. Vin Weber

    Paul Wolfowitz R. James Woolsey Robert B. Zoellick



    La cupola delle cupole

    L’individuo sarà sempre svantaggiato quando scoprirà un complotto talmente mostruoso da non poter credere alla sua esistenza

    J.Edgar Hoover, leggendario capo dell’Fbi

    Se qualcuno ci chiedesse di indicare, fra la miriade di gruppi di pressione, associazioni, fondazioni, il vero centro di potere supremo della lobby, allora vi dovremmo parlare di una entità ulteriore, sovraordinata ai pullulanti gruppi d’opinione rivolti al pubblico, ai politici o ai media, e profondamente interna al potere militare americano.

    La storia è quasi antica. È cominciata quasi trent’anni fa, quando un gruppo di importanti personaggi ultraconservatori costituirono, per imporre la loro visione delle cose al governo degli Stati Uniti, la loro propria lobby. Si chiamava Committee on the Present Danger, un nome già di per sé rivelatore. La filosofia del gruppo era fondata su di una convinzione a bella posta esagerata, ossia che l’Unione Sovietica fosse sul punto di superare militarmente gli Stati Uniti. Per conseguenza l’America doveva immediatamente accrescere bilanci militari già enormi, abbandonare qualsiasi trattativa sul controllo degli armamenti [‘trucchi di Mosca per disarmarci’] e infine sostenere ed armare sempre di più Israele. Presieduto da due ex-segretari del tesoro, Henry Fowler e Douglas Dillon, il Committee on the Present Danger [CPD] era affollato, non soprenderà, di nomi ebraici di alto livello, profonda,mente inseriti nei processi decisionali americani, a modo loro degli ‘alti intellettuali bellici’, esercitati nel pensiero strategico. Stupirà ancor meno apprendere che, tranne taluni membri del partito democratico Usa come Max Kampelman e Lane Kirkland [del sindacato AFL-CIO], erano tutti ebrei assai vicini al partito Likud, l’estrema destra militarista di Israele. Quando nacque, sotto la presidenza di Jimmy Carter, il CPD era un gruppo privato e marginale. Con l’elezione di Ronald Reagan nel 1980 ha preso a migrare verso il centro del potere.

    Durante la presidenza Clinton il CPD ha rafforzato il proprio peso come governo-ombra del potere militare, sdoppiandosi in due nuovi organismi. Uno si chiama Jewish Institute for National Security Affairs [JINSA], l’altro Center for Security Policy [CSP].

    Il JINSA è stato fondato nel 1976 con il fine dichiarato di assicurare che gli Stati Uniti continuassero a fornire di adeguati armamenti Israele in tutte le future guerre contro gli arabi. Data la premessa, si scopre senza alcuna meraviglia che il JINSA ha avuto come presidente Douglas Feith e che Richard Perle figura nel comitato direttivo [board] insieme a John Bolton [attuale sottosegretario di stato per il controllo degli armamenti], a Dich Cheney [vicepresidente accanto a Bush jr.], a personalità dell’era Reagan come Jane Kirkpatrick e Phil Kaminsky, giù giù fino all’ex-direttore della Cia James Woolsey e a Michael Ledeen, sopravvissuto allo scandalo Iran-Contra che travolse il colonnello Oliver North [Ledeen era l’agente di collegamento di North con gli israeliani]. Nel proprio sito Internet il JINSA dichiara come sua finalità

    ‘…istruire il pubblico americano sull’importanza di una efficace capacità di difesa così che siano salvaguardati i nostri interessi vitali di americani […] informare le personalità della difesa e degli affari esteri americani sul ruolo essenziale svolto da Israele nell’affermare gli interessi della democrazia nel Mediterraneo e in Medio Oriente…’

    A questo scopo ogni estate la JINSA paga un viaggio di istruzione in Israele ad un folto gruppo di cadetti delle scuole militari americane, per incontrarvi e fare amicizia con gli alti ufficiali delle forze armate di Israele. Tiene inoltre ‘lezioni’ nelle accademie militari americane delle tre armi, paga viaggi in Israele a selezionati generali e ammiragli Usa in pensione per incontri ad alto livello con generali in servizio israeliani.

    Vengono in tal modo educate all’eterna amicizia con Israele le generazioni passate e future dei comandi militari americani. Gli anziani generali a riposo, tornati in patria, sono felici di scrivere commenti, volentieri ospitati dai giornali, in senso filo-israeliano. All’inizio dell’ Intifada un gruppo di 26 pensionati di questo genere rilasciò una dichiarazione che definiva la resistenza palestinese ‘una perversione dell’etica militare’ e ricordava agli americani che ‘gli amici non abbandonano gli amici in battaglia’.

    Questa propaganda spicciola, per quanto inutile, non è lo scopo principale dei viaggi organizzati dalla JINSA. Mai sottovalutare i vecchi generali americani!… Quasi sempre costoro fanno parte di consigli di amministrazione o sono consulenti delle grandi industrie della difesa, cospicui beneficiarie dei contratti del Pentagono, generalmente colossali. Il punto è che, come ha scritto il giornalista esperto di cose militari Jason West, il JINSA è l’ambiente ‘dove ideologia e affari si mescolano fino a identificarsi’. L’allarmismo guerrafondaio, il superpatriottismo, l’orgogliosa promozione di una pax americana armata fino ai denti e la robusta posizione pro-Likud sono modi di pensare naturali per chi di mestiere vende sistemi d’arma, caccia a reazione e radar. Tanto più quando le stesse fabbriche vendono al Pentagono e a Israele. La psicologia del dottor Stranamore in Usa non è una mania ridicola, ma la mentalità vincente per un certo tipo di businnes.

    Così ad esempio l’ammiraglio a riposo David Jeremiah, che figura tra i consiglieri nel board della JINSA , è anche presidente e socio della Technology Strategies & Alliance Corporation, agenzia che si propone come ‘consulente strategico e finanziario per industrie aerospaziali, di difesa, di telecomunicazioni ed elettroniche’. Lo steso Jeremiah risulta tra i dirigenti della Litton, sussidiaria del gigante Northrop Grumman, il massimo contractor del Pentagono, fornitore di unità navali per la marina di Israele, dell’avionica dell’F-16 e di aerei E-2C Hawkeye per l’aviazione di Israele, oltre che del radar Longbow che equipaggia gli elicotteri di attacco di Israele. Di fatto inoltre la Grumman è il più avanzato produttore dell’elettronica che consente la teleguida degli aerei senza intervento del pilota. Chi per ventura non credesse che a dirottare i quattro aerei dell’11 settembre sia stato Bin Laden e i suoi fanatici suicidi, dovrebbe considerare questa ditta come il primo dei sospetti alternativi, dato il suo know-how unico in quel settore aeronautico. La Northrop Grumman ha concepito e costruito il Global Hawk, il più grande drone mai esistito, grande come un aereo di linea e in grado di decollare, volare per migliaia di miglia e manovrare in cielo senza pilota, teleguidato da terra mediante un simulatore di volo. Da tempo collabora con la Taamam, sussidiaria della Israeli Aircraft Industries, per sviluppare un drone adatto ai bisogni della ‘sola democrazia del Medio Oriente’.
    Scorriamo altri nomi di vecchi soldati a riposo che compaiono tra i membri della JINSA. L’ammiraglio Leon Edney?… Il generale Charles May?… Entrambi sono stati nel libro paga della Grumman o di una sua filiale. Il generale a riposo Paul Cerjan?… L’ammiraglio in pensione Carlisle Trost?… Tutti e due sono consulenti, a vario titolo, nelle sussidiarie del ricco e ampio giardino della Lockeed Martin, la ditta che dal 1999 ha venduto ad Israele caccia F-16 per due miliardi di dollari, oltre a simulatori di volo, sistemi lanciarazzi multipli, siluri pesanti Seahawk. Trost ha avuto una poltrona anche nel comitato direttivo della General Dynamic, la cui consociata Gulfstream ha un contratto da 206 milioni di dollari con Israele per fornire alla ‘unica democrazia del Medio Oriente’ aerei da usare per ‘missioni elettroniche speciali’. Anche Donald Rumsfeld, attuale ministro della difesa, è stato nel board della Gulfstream. Bisognerebbe aggiungere poi, tra i membri o simpatizzanti della JINSA, i vecchi soldati hanno creato la Military Professional Resources International, inedita ditta che fornisce in affitto mercenari, non di rado provenienti dall’esercito di Israele. Oppure la SY Technologies e la Cypress International, le quali lucrano nel luttuoso mestiere di mediatori d’armi e hanno diversi progetti in corso con Israele.

    Possiamo fermarci qui. Fra le grandi industrie che si aggiudicano i contratti del pentagono, una sola non è rappresentata ai vertici della JINSA, la Boeing. Eppure la Boeing ha rapporti trentennali di costruzioni su licenza con la Israeli Aircraft Industries, vende agli israeliani gli F-15 e, insieme alla Lockheed, gli elicotteri d’attacco Apache, visione oramai consueta sul cielo dei territori palestinesi occupati. La Boeing però è anche lei presente nel ristretto club del dottor Stranamore, ma non nella JINSA. I suoi rappresentanti siedono nel Center for Security Policy [CSP], il secondo rampollo dell’antico Committee on Present Danger. E poi, a guardare la lista dei membri, ogni differenza tra JINSA e CSP scompare. Nell’una o nell’altra siedono i soliti Richard Perle, Jane Kirkpatrick, Elliott Abrams, Paula Dobriansky, Sven Kraemer, Robert Joseph, Robert Andrews e ovviamante Douglas Feith, oggi numero tre al Pentagono, presidente del CSP prima di diventare viceministro. In totale almeno 22 membri direttivi del CSP sono oggi inseriti nel governo di Bush jr.

    Nel CSP la Boeing è più che bene rappresentata. Da Stanley Ebner, top manager della ditta aeronautica, da Andrews Ellis, vicepresidente della stessa e addetto ai rapporti con l’amministrazione del presidente, da Carl Smith, direttore della commissione forze armate al Senato che in precedenza, da avvocato, ha servito gli interessi della Boeing. Non mancano i rappresentanti delle altre ditte che compongono il complesso militare-industriale Usa. Charles Kupperman, vice-presidente della Lockheed Martin per il settore missili strategici, Robert Livingston della Raytheon, John Lehman, al tempo segretario della Marina, rappresentante della Bell Aerospace & Techologies, nonché George Keyworth, proveniente dalla Hewlett-Packard, la quale produce [tra l’altro] sistemi computerizzati per missili. Praticamente nessuna industria resta fuori. Tutto il potere tecnologico e militare americano e i contratti del Pentagono sono concentrati nelle mani del CSP.

    I due trust di cervelli hanno ovviamente i loro costi. In America tuttavia non mancano donatori generosissimi, incoraggiati dal fatto che le elargizioni alle ‘fondazioni senza scopo di lucro’ sono detraibili dalle tasse. JINSA e CSP sono largamente finanziati da Irvin Moskovitz, magnate californiano del bingo, che mantiene di tasca sua, a suon di milioni di dollari l’anno, anche parecchi insediamenti di ‘coloni religiosi’ nei territori occupati. Altro ‘donatore’ è Lawrence Kadish, banchiere d’affari di New York e finanziatore principe del partito repubblicano [532-mila dollari per la campagna elettorale di Bush jr.], famoso dopo l’11 settembre per aver stilato una lista di ‘terroristi interni’, che minacciano l’America non meno di quelli esterni [Kadish ha messo nella lista anche l’ex-presidente Jimmy Carter]. Altro eminente ‘donatore’ è Poju Zabludowicz, erede di un multiforme impero multinazionale che comprende anche la fabbrica d’armi israeliana Soltam [per la quale ha lavorato, tra un incarico governativo e l’altro, anche Perle] nonché creatore e finanziatore del Britan-Israel Communication Research Center, fondazione londinese che bolla come antisemiti i giornalisti colpevoli di condurre reportage dalla Palestina poco favorevoli alle azioni israeliane. Và infine segnalato tra i finanziatori Richard Mellon Scaife, miliardario padrone di una rete di giornali che ha pagato, si dice, due milioni e mezzo di dollari per la sua personale campagna contro Bill Clinton, finanziando le indagini sui rapporti tra il presidente e Monica Lewinsky.

    Il CSP ha come anima e motore il suo vulcanico fondatore e presidente Frank Gaffney. Falco tra i falchi, amico intimo di Richard Perle [fu con lui al pentagono negli anni ‘80], fanatico adoratore di Sharon, Gaffney è anche scrittore prolifico. Senza interruzione sforna rapporti che indicano i nemici dell’America [nell’ordine Iraq, Cina, e poi tutti gli stati sottosviluppati che possiedono uno o due missili a lunga gittata…] e quasi ogni settimana scrive un editoriale per il Washington Times. Lì Gaffney illustra le sue prescrizioni in tema di sicurezza nazionale. Poche, chiare e semplici. L’America deve stracciare tutti i trattati di controllo degli armamenti, finanziare qualunque mega-progetto di difesa missilistica, scudo stellare, sistemi d’arma sempre più avanzati. Infine non deve dare tregua ai palestinesi. Nel 1995 Gaffney diede una mano a Feith per confezionare un memorandum del CSP contro il trattato ABM [trattato di riduzione concertata con l’Urss dei missili balistici]. Sempre dal CSP uscì poi nel 1996 il memorandum A clean breack, a new strategy for the realm [stilato da Perle e Faith], il quale consigliava il premier israeliano Netanyahu di dare ‘un taglio netto’ [clean breack] al processo di pace. Infiniti altri rapporti del CSP hanno osteggiato il ‘Trattato complessivo sul bando dei test nucleari’ e la ‘Convenzione contro le armi chimiche’. Inoltre sempre dal CSP è stato organizzato il boicottaggio alla creazione della Corte internazionale per i crimini di guerra.

    Queste ‘idee’, un tempo sottovalutate e derise, dopo l’11 settembre sono divenute il programma del governo Bush. L’influenza di questi gruppi è notevole. Da marzo gli uomini della JINSA sono riusciti ad escludere da ogni tavolo del Pentagono arabisti celebri come gli ex-agenti della Cia Milt Bearden e Frank Anderson, contrari all’invasione dell’Iraq. Così in questi due centri è stata formulata la teoria secondo la quale l’intifada palestinese ‘mette in pericolo l’esistenza stessa di Israele’. È lì che la destra sionista, con venature neofasciste, si coniuga con le nuove dottrine militari a base di scudi stellari e difese missilistiche a oltranza. Tutto questo non già contro un nemico identificato, bensì contro il ‘terrorismo in generale’, categoria nella quale, come per caso, entrano tutti gli stati che Israele ritiene ostili. Lì è nata l’idea di impegnare gli Stati Uniti persino nella difesa degli insediamenti illegali nei territori occupati. Dopo l’11 settembre è in questi due trust di cervelli che si è inventata la nuova corrente, anzi il nuovo archetipo umano di destra, chiamato neoconservative, chiamato così perché, al contrario del vecchio conservatorismo, è guerrafondaio e indifferente ai temi della moralità individuale e familiare. Non muovono un dito contro l’aborto, sono per la liberalizzazione delle droghe, si battono per l’unilateralismo in politica estera e per la difesa di Israele. Il neoconservatorismo è un’invenzione, una moda, o meglio una metamorfosi della comunità ebraica americana. Tramontato il tempo in cui gli ebrei erano liberal, pacifisti di sinistra, radical-chic. Da quando in Israele si succedono governi di destra e ‘la sola democrazia del Medio-Oriente’ è in mano ai generali di carriera e ai rabbini più fanatici, l’ebreo americano è divenuto neo-conservatore. Il processo si identifica con una altra metamorfosi parallela subita dalla comunità giudaica, passata da ceto secolarizzato [non di rado filo-marxista] a grumo di zeloti hassidici e messianici. Il neoconservatorismo liberista, armato e patriottico, si è tentati di dire che è la facciata esterna ad uso dei goym soggetti alle leggi di Noè.

    Nella JINSA come nella CSP è impossibile dire quanto le ciniche ‘visioni strategiche’, la fredda e aggressiva ‘strategia di potenza per il Medio Oriente’, si nutrono di segrete speranze millenariste sul ‘Regno vittorioso di Israele’, sulla convinzione che il ‘popolo eletto’ stia per riscuotere il premio della ‘antica alleanza’. Quando Michael Ledeen, uno dei membri più influenti della JINSA, predica non solo la guerra bensì la ‘guerra totale’ è difficile sottrarsi alla sensazione che egli riecheggia le lezioni dei Lublavitcher. Ad uso dei goym, la dottrina strategica cui Ledeen dà voce [confezionata dalla JINSA] si chiama ‘cambio di regime’ nei paesi petroliferi. Il che significa guerra all’Iraq ma non solo. Poi toccherà alla Siria, all’Iran e ovviamente all’Olp [i palestinesi dovranno tutti essere espulsi da Israele]. Secondo questa dottrina l’interesse nazionale di Israele coincide con quello degli Stati Uniti. Il solo modo di rendere sicuri entrambi è l’uso illimitato della forza e l’incessante perseguimento dell’assoluta superiorità militare nei confronti di ogni possibile nemico.

    Nell’agosto 2002 gli uomini dei due club hanno fatto notizia per aver tenuto nelle stanze del Pentagono una ‘giornata di studio’ durante la quale un avventizio del gruppo, tale Laurent Murawiecz [ebreo francese transfuga del movimento di Lyndon Larouche…] ha proclamato la necessità di lanciare un ultimatum all’Arabia Saudita affinche ‘cessi di sostenere il terrorismo, pena la privazione forzata dei suoi giacimenti petroliferi. Questo ha detto Murawiecz:

    ‘… i sauditi sono attivi ad ogni livello della catena del terrore. Ne sono i pianificatori e i finanziatori, i quadri e i fantaccini, gli ideologi e i sostenitori […]. L’Arabia Saudita sostiene i nostri nemici e attacca i nostri alleati…’

    Dietro questi deliri fanatici si nasconde però la fredda e paranoide ‘strategia di grande potenza’ di Perle e Ledeen. Come è stato detto a conclusione della clamorosa ‘giornata di studio’, l’invasione dell’Iraq è il ‘perno tattico’, l’Arabia Saudita il ‘perno strategico’ e l’Egitto il ‘premio’. L’Egitto il premio?… L’avidità dei figli di Abramo è sconfinata, così come il loro avventurismo. E’ una guerra messianica di conquista portata avanti contro l’intero mondo islamico quella che è stata progettata e viene perseguita. Purtroppo questo delirio è divenuto il programma politico di Bush jr.

  10. #30
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 Apr 2009
    Messaggi
    9,779
     Likes dati
    1
     Like avuti
    0
    Mentioned
    7 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da Pitone
    Sono d'accordo con quanto hai scritto sopra, pero' perdonami ma io ricordo perfettamente un tuo intervento (quando avro' tempo lo andro' a cercare anche se sono convinto che non mi smentirai) durante i giorni delle difficolta' dell'avanzata americana in cui sottolineavi che fosse plausibile che Saddam per anni avesse ingannato l'Occidente mostrando un esercito fiacco e demotivato quando in realta' era fortissimo e in grado di resistere se non di battere gli americani.
    Avevo avanzato l'ipotesi che l'esercito di Saddam fosse stato sottovalutato, ma non ho mai detto che l'esercito avrebbe mai potuto sconfiggere da solo gli USA (sopratutto in campo aperto). Mi riferivo invece all'eventualita' specifica di una guerra all'interno di Bagdad, combattuta casa per casa e con la partecipazione attiva della popolazione. Cosa che se fosse avvenuta avrebbe visto probabilmento sconfitte le forze alleate. Ma solo con la partecipazione della popolazione, che non c'e' stata.

    Cio' nulla toglie al fatto che mai ho cambiato idea sulla reale potenza militare dell'Iraq. Infatti il mio discorso era del tipo: "una cosa e' difendersi all'interno di una citta' di 6 milioni di persone che ti sparano da ogni finestra, altra e' invadere uno stato sovrano (che sia l'Iran, l'Arabia Saudita o Israele)". La palla sulla DIRECT AND IMMEDIATE THREAT resta tutta..

    Ricordo che avevo ipotizzato vari scenari e devo dire che, fortunatamente, la guerra si e' conclusa in maniera migliore di quanto avessi previsto. Non per questo la guerra e' piu' giustificabile di prima. Se ci sono stati 10 mila morti invece di 100 mila ne sono felice, ma non cambio certo opinione. E come puoi vedere da questo mio thread, da allora, non ho certo cambiato idea sulla guerra:

    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=45262

    Anzi le letture (sopratutto http://www.newamericancentury.org) e le vicende successive, hanno solo rinforzato le mie convinzioni.

    Mi spiace per Benfy, su molte cose abbiamo vedute simili, non sulla guerra e su Blair, e trattandosi di argomento non secondario, non posso in alcun modo supportare il primo ministro inglese... Per quanto mi riguarda ha commesso un errore imperdonabile...

 

 
Pagina 3 di 6 PrimaPrima ... 234 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. I pacifisti in guerra: J'accuse!
    Di Outis nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 11-10-06, 22:08
  2. G8: Israele Deve Difendersi, Colpa E' Degli "estremisti"
    Di audace12 nel forum Politica Estera
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 16-07-06, 20:47
  3. Risposte: 10
    Ultimo Messaggio: 09-09-03, 01:36
  4. Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 11-08-03, 16:25
  5. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 05-08-03, 15:08

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito