Egregio Direttore,
ho notato che il 34° anniversario dello sbarco sulla nostra vecchia
cara luna è passato senza che nessun organo di informazione ne facesse
menzione.
Gli anni trascorsi da quell'evento rappresentano un tempo
corrispondente a secoli, se paragonato con altri periodi storici più
lontani.
Ho condiviso l'entusiasmato di testimone di quel memorabile evento,
insieme al altri milioni di persone sparse in tutto il mondo, ma devo
dire in tutta onestà che oggi, a distanza di anni, non mi sento affatto
sicuro che quello sbarco sia davvero avvenuto.
Le prove e le argomentazioni di eminenti esperti e tecnici che non
ritengono possibile l'allunaggio, stanno lentamente sgretolando una
impresa che nell'immaginario collettivo era assurta a tappa
fondamentale nel cammino dell'uomo sulla via del progresso tecnologico.
Troppe domande rimangono senza risposta e anche noi, da poveri
maneggioni del computer, riusciamo a capire i limiti imposti dalle
macchine disponibili allora che, per ammissione dello stesso ente
spaziale, erano alcune migliaia di volte meno potenti di un
comunissimo PC portatile odierno.
Meglio non parlare poi, delle volgari manipolazioni sulle foto
ufficiali per rendere quanto mai reali le scene
delle operazioni compiute dagli astronauti.
Non mi sorprende perciò l'assordante silenzio attorno a questo
anniversario.
Se siamo andati o meno sulla luna ha ben poca importanza ormai, perché
il cammino dell'uomo verso altre mete è continuato con visibili
benefici, anche per merito di quella esaltante sfida tra due modelli
contrapposti di intendere la politica e l'economia.
Se un insegnamento possiamo e dobbiamo trarre da quelle lontane
vicende, credo lo si possa ottenere assumendo un atteggiamento di
umiltà verso le cose molto più terrene che angustiano e inquietano il
nostro vivere quotidiano.
Sostituire la presunzione di poter realizzare impossibili viaggi
interplanetari con una più matura consapevolezza dei nostri limiti, è
il primo passo verso un salutare ridimensionamento del nostro
esasperato antropocentrismo.
E' giusto non cancellare i miti passati, ne' pretendere che l'uomo
smetta di costruirne di nuovi.
Tuttavia l'interesse per le mirabolanti invenzioni della tecnica, non
devono distoglierci dalla meraviglia di una natura che con puntualità
ci regala emozioni non meno intense di ogni altro evento umano.
Amarla e preservarla dagli abusi di un certo modo di intendere il
progresso, è una necessità urgente, in presenza di sconvolgimenti
climatici da addebitare unicamente alla nostra incapacità di
comprendere che il più bel viaggio interplanetario lo stiamo già
compiendo.
Lo facciamo insieme ad ogni forma animale, vegetale e minerale, da
milioni di anni a bordo di una meravigliosa astronave assegnataci in
dote dall'Amore di Colui che ci ha generati.
Preservarla e consegnarla integra ai futuri viaggiatori, è la più
esaltante sfida che attende ognuno di noi.
Orlando Negrisolo
(Padania Ambiente -- Veneto)