Corriere, 10.08.03
Fisco, immigrati e riforme Il governo perde popolarità
I «no» più dei consensi. Malessere tra gli elettori della Cdl: la fiducia di Lega e An scende del 20 % Ora il Carroccio è irritato per il conflitto di interessi. I giudizi restano positivi sulla politica estera
Un fenomeno che, anzi, alla ripresa autunnale potrebbe assumere un rilievo maggiore, condizionando ancora di più l'azione di governo. Giungendo dunque a costituire un ulteriore elemento di difficoltà per l'autunno - già «caldo» di per sé, data la quantità di problemi e di temi da affrontare - che il governo dovrà fronteggiare. Da cosa dipende questo acuirsi di tensioni interne alla Casa delle Libertà? Tra i molti motivi c'è naturalmente la disparità di vedute su diverse questioni di rilievo per le quali il Presidente del Consiglio non è riuscito, malgrado gli sforzi compiuti in questo senso, ad imporre sino a questo momento una soluzione di compromesso. Ma il nervosismo tra i partiti della maggioranza è fortemente accentuato anche da un importante fattore esterno alla stessa: il «clima di opinione» della popolazione. Che ha visto negli ultimi mesi un andamento particolarmente negativo. Manifestatosi in particolare in un sensibile decremento del consenso - già minoritario - espresso dai cittadini nei confronti dell'operato dell'esecutivo.
A sua volta, l'immagine di conflittualità interna alla coalizione - determinata, come si è detto anche dal calo di consenso - porta ad un ulteriore accrescersi dell'impopolarità, in una sorta di «spirale perversa» di cause ed effetti, non facile da bloccare.
Occorre ricordare che lo scorso aprile l'appoggio popolare per il governo aveva raggiunto il valore massimo dall'inizio dell'anno. In quella occasione, pur permanendo nel complesso della popolazione una prevalenza di giudizi negativi rispetto a quelli positivi, l'esecutivo aveva visto un accrescersi significativo di consensi tra l'elettorato proprio, quello dei partiti della Casa delle Libertà, motivato specialmente dal sostegno ottenuto tra i votanti dei partiti della maggioranza in occasione del conflitto in Iraq. Tuttavia, una volta terminato l'«effetto guerra» (per il quale l'opinione pubblica tende a ridurre l'attenzione per le problematiche interne, a fronte di questioni ritenute temporaneamente assai più importanti) sono, com'era inevitabile, ritornati nella considerazione dell'elettorato - anche, ovviamente, nel settore orientato al centrodestra - i temi classici di politica interna. E, a torto o a ragione, l'opinione pubblica ha ricominciato ad esprimere valutazioni sempre meno positive sull'operato dell'esecutivo a questo riguardo. Sino alla situazione rilevata a fine luglio, quando è arrivata a pronunciarsi sfavorevolmente nei confronti del governo la maggioranza assoluta dei cittadini. A fronte di una percentuale di approvazioni che supera di poco un quarto della popolazione adulta.
Questo stato di cose, per la verità, non è giunto inaspettato. Diversi sondaggi sulle intenzioni di voto, condotti nei mesi scorsi da svariati istituti, avevano già evidenziato l'esistenza di una nuova grave crisi nei rapporti tra governo e elettorato. Tanto che tutti sono concordi nel ritenere che «se si votasse ora» (ma il dato è puramente virtuale, in quanto prescinde dagli effetti della campagna elettorale) prevarrebbe senz'altro il centrosinistra.
Ma l'elemento di novità offerto da queste ultime ricerche - e, forse, ancora più preoccupante per la compagine di centrodestra - è rappresentato dal fatto che negli ultimi mesi il disagio si è manifestato, con dimensioni sempre più accentuate, anche all'interno dell'elettorato della Casa delle Libertà, seppure in misura significativamente diversa tra le sue componenti principali. Tra i votanti per Forza Italia, ad esempio, il sostegno al governo risulta diminuito negli ultimi mesi di poco meno del 10%. Ma tra quelli di An il calo risulta più che doppio, vicino al 20%. E, come molti avevano suggerito, esso è ancora maggiore tra l'elettorato leghista.
Non si tratta tuttavia di critiche indefinite, rivolte in generale all'azione di governo. Tra la popolazione nel suo complesso, le valutazioni più negative riguardano specificamente la politica fiscale (nei confronti della quale si trova il massimo numero di insoddisfazioni rispetto alle attese maturate a suo tempo), quella dell'immigrazione e quella della giustizia. Sono grossomodo i temi su cui si concentrano anche le lamentele degli elettori della Cdl. Tra i quali, in generale, si rileva una valutazione assai più positiva riguardo alle iniziative di politica estera (in particolare, come si è detto, relativamente alla guerra in Iraq) e atteggiamenti più critici nei confronti di svariate tematiche interne, per le quali la percentuale dei giudizi positivi supera spesso di poco quella delle valutazioni negative. Ma per alcune questioni queste ultime arrivano - anche all'interno dell'elettorato dei partiti che sostengono il governo - a costituire la maggioranza. Con un verdetto, dunque, decisamente negativo riguardo all'operato del governo sino a questo momento: forse non una bocciatura, ma certo un «rimando a settembre».
Si tratta in particolare delle politiche concernenti l'immigrazione (la Bossi-Fini, sia pure per motivi diversi, sembra scontentare tutti), quelle relative al fisco e alle tasse, e quelle concernenti la devolution e il federalismo.
E' importante notare che gli altri temi di cui tanto si discute in questi giorni (la giustizia, il conflitto di interessi, la legge sull'emittenza televisiva) non sembrano invece preoccupare più di tanto l'elettorato della Casa delle Libertà, pur costituendo un oggetto di critiche sempre più accese da parte dei votanti per il centrosinistra.
Si ha, insomma, conferma del fatto che i cittadini orientati al centrodestra sono sensibili soprattutto (in molti casi esclusivamente) al mantenimento degli impegni assunti dal governo al momento del voto, specie quelli relativi all'economia. Mentre attribuiscono una valenza minore alle questioni di carattere «etico», spesso sollevate dal centrosinistra. Solo nel momento in cui c'è insoddisfazione riguardo agli impegni assunti nel corso della campagna elettorale emerge (è il caso, in questo periodo, dell'elettorato della Lega Nord) una maggiore attenzione a tematiche differenti, quale, ad esempio, il conflitto di interessi.
Tutto ciò suggerisce come proprio il rilancio dell'economia - e la conseguente possibilità, ad esempio, di diminuire in modo sensibile la pressione fiscale, come promesso a suo tempo - può contribuire ad alleviare la crisi di fiducia tra il governo e il suo elettorato e a rompere la «spirale perversa» cui si è fatto cenno più sopra. Ma si tratta, come indicano anche i dati sull'economia diffusi nelle ultime ore, nonché i livelli del «sentiment» dell'opinione pubblica riguardo al futuro dell'economia (che hanno raggiunto, proprio in questi giorni, il livello più basso degli ultimi due anni) di una prospettiva tutt'altro che facile da raggiungere.