Siete bravi a parole voi...ma di cultura tecnica quanta ne avete??
Vi propongo un tema, che entro breve diventerà più importante dell'aria che respirate.
Questo paese allo sbando è lanciato a folle velocità verso il disastro più totale. La peggior cosa che potrà capitarci non verrà nè dalla Goldman Sachs, nè da Prodi, nè da una guerra in medio oriente.
Deriverà direttamente dalla follia masochista che l'Italia, dal 1987, persegue in campo energetico.
L'abbandono del nucleare è l'errore più madornale del nostro popolo bue, e pesa come un macigno. Oggigiorno si sta disperatamente tentando di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio (col quale si produceva oltre il 60% della nostra energia elettrica...), ma si sta facendo una cazzata enorme: andare sempre più verso la dipendenza dal gas!!!
Questi cazzo di rigassificatori sono l'ennesima balla che ci propinano, non servono a niente se non a far fare ancora più soldi all'ENI, a noi servono centrali nucleari, o saremo sempre dipendenti dagli altri.
I dati più recenti confermano che il consumo del metano è in continua e forte crescita
Energia e Europa, l’eccessiva dipendenza dal gas sta diventando un rischio reale
prof. ing. Pierangelo Andreini
Il metano è la fonte che registrala crescita più rapida nei consumi energetici mondiali. Lo dicono le ultime stime dell'Aie (Agenzia Internazionale Energia), secondo le quali l’ incidenza del gas naturale nella copertura della domanda mondiale d'energia, da trent’ anni in costante aumento, dovrebbe passare dal 21% del 2002 al 25% nel 2030, scalzando dal secondo posto il carbone entro 25 anni. In Europa, dove in termini di energia primaria il metano ha sorpassato il carbone per la prima volta nel 1999 e si prevede che lo supererà di oltre il 40% nel 2020, la quota del gas nel consumo totale d'energia dovrebbe passare dall’ attuale 23% (contro il 45% del petrolio), al 25% nel 2010, al 28% nel 2020 e al 32% nel 2030 (nel 1971 era solo dell'8%). L’ UE, già dipendente dalle importazioni estere di energia fossile per il 50% del proprio fabbisogno e con consumi in costante aumento, potrà raggiungere nel 2030 il valore del 70%. Ciò ovviamente comporterà maggiori rischi d’ approvvigionamento, poiché in gran parte l’ energia fossile proviene o attraversa Paesi che hanno economie ancora in fase di transizione, caratterizzati da condizioni di potenziale instabilità politica e sociale. Solo recentemente l’ UE si è resa pienamente conto di questa situazione critica, quando, a seguito dell’ improvviso rallentamento delle forniture dai gasdotti russi, ha scoperto di essere fortemente dipendente non solo del petrolio, ma anche dal metano.
È stato un brusco risveglio che ha messo a nudo la pericolosa esposizione dell’ Unione, alla quale peraltro sono soggette tutte le economie dei Paesi industrializzati. Le riserve mondiali di gas conosciute sono infatti concentrate in poche nazioni e l’ Europa ne detiene solo circa il 4%, contro il 40% del Medio Oriente e il 32% dell'ex-Unione Sovietica. Nel 2005 l’UE ha consumato 413 miliardi di m3 di gas naturale proveniente per il 61% dall’Europa, per il 24% dalla Russia, per l’ 11% dall’Algeria e per il 4% altri Paesi. l’Europa occidentale riceve quindi circa un quarto del gas che consuma dalla Russia, e poichè il 90% di questo gas viene trasportato attraverso l’Ucraina, permane una condizione di rischio. Come detto, nel vecchio continente, con percentuali di copertura dei fabbisogni nazionali di energia molto diverse da un Paese all’altro, la domanda di gas segna un continuo incremento.
L’anno scorso, secondo le statistiche di Eurogas, i consumi di metano sono aumentati dell’ 1,9% rispetto al 2004, complice un inverno più rigido della norma che ha accresciuto il fabbisogno, specie nel settore civile. La maggior parte del gas è stato consumato dal settore residenziale e commerciale (38,5%), seguito dal settore industriale (34,7%), dalla generazione elettrica (22,1%) e altro (4,7%) La crescita ha interessato comunque tutti i settori economici, specie quello termoelettrico, dove il metano tende a sostituire gli altri combustibili fossili, per ragioni di efficienza energetica, ambientali, e di minor impegno finanziario richiesto per la realizzazione delle centrali. Circa gli aumenti previsti per il medio periodo, le stime più recenti sono quelle di Cedigaz, il Centro internazionale d’Informazione sul gas naturale. I dati sono impressionanti. Nel 2020 il fabbisogno di gas dell’Unione europea potrà raggiungere i 900 miliardi di metri cubi, più del doppio rispetto al valore registrato nel 2000, e almeno il 65% di questo gas dovrà essere importato. Secondo Cedigaz, se il trend di progressivo aumento si confermerà negli anni, nel 2030 le importazioni di metano potrebbero crescere fino a costituire l’80% della domanda. Uno squilibrio che dovrà fare i conti anche con una progressiva riduzione dell’offerta interna.