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Fonte: RISAL

L'ostilità verso il regime di Castro non è dovuta ai suoi fallimenti, ma alle sue riuscite
PERCHE' GLI USA HANNO PAURA DI CUBA

Cinquant'anni dopo che Fidel Castro e i suoi uomini hanno cominciato la Rivoluzione cubana con un fallito attacco contro il forte della Moncada del dittatore Batista, i critici anti-cubani stanno già redigendo la sua orazione funebre.

di Seumas Milne, The Guardian

Facendo eco alle dichiarazioni del presidente Bush che ha detto che il socialismo alla cubana era una reliquia, il Miami Herald ha annunciato questa settimana che la Rivoluzione cubana era "morta e sepolta".


Il giornale The Telegraphe ha parlato di "Cuba, una causa persa", mentre l'Independent on Sunday afferma che il risveglio cubano era "tanto vissuto e affaticato quanto lo stesso Fidel Castro" e un giornalista della BBC afferma che, avendo fatto ricorso al turismo, "la rivoluzione aveva semplicemente rimpiazzato un'élite con un'altra".


Bush è, sicuramente, l'ultimo di una lista di 10 presidenti US che hanno apertamente tentato di rovesciare il governo cubano, e gli eredi di Batista in Florida organizzano complotti da molto tempo per il loro ritorno trionfale sull'isola e per reclamare le loro imprese, le loro fabbriche e i loro bordelli - chiusi o espropriati da Castro, Che Guevara e i loro partigiani dopo la loro presa del potere nel 1959.


Ma l'ostilità internazionale contro il regime cubano è considerevolmente aumentata dal mese di aprile, quando è iniziata la più severa repressione da decenni a questa parte contro l'opposizione appoggiata dagli Stati Uniti, condannando con severe sentenze alla prigione 75 attivisti che avevano accettato denaro da una potenza straniera e condannando a morte tre dirittatori di un battello.


La repressione, che fu preceduta da 18 mesi di forti tensioni tra gli Stati Uniti e Cuba, ha scioccato numerosi sostenitori di Cuba in tutto il mondo e ha reso il regime di Castro più isolato che mai dall'affondamento dell'Unione Sovietica.


Spinta dalla Gran Bretagna e dai governi di destra dell'Italia e della Spagna, l'Unione Europea si è servita di questi detenuti per invertire la sua politica di collaborazione costruttiva e allinearsi sulla linea neo-conservatrice degli Stati Uniti, attraverso l'imposizione di sanzioni diplomatiche, un accrescimento del sostegno all'opposizione e la sospensione di numerosi accordi commerciali.


Ma non è difficile trovare le ragioni di questo pericoloso confronto, dopo un periodo in cui Amnesty International aveva notato a Cuba "una posizione più aperta e tollerante" verso la dissidenza.


Dopo l'11 settembre, l'amministrazione Bush - di cui l'elezione dipende dal voto degli esuli cubani estremisti della Florida - ha designato Cuba come candidato potenziale all'Asse del Male.


Il sotto-segretario di Stato US, Jhon Bolton, ha dichiarato in termini minaccianti che Cuba sarebbe un asilo per i terroristi, che l'isola cercherebbe di fabbricare armi batteriologiche e controllerebbe la tecnologia che potrebbe essere trasferita ad altri "Stati canaglia".


Egli riceve l'appoggio di Bush, che dichiara che l'embargo vecchio di quarant'anni non sarà tolto senza che si siano tenute prima elezioni multipartitiche e senza che siano state messe in opera le riforme liberali, continuando a qualificare Cuba come una minaccia per gli Stati Uniti, contraddicendo così la posizione dell'amministrazione Clinton.


Nel bel mezzo di questo confronto crescente è apparso James Cason, nuovo capo della missione US a L'Avana, incaricato di portare il sostegno ai gruppi d'opposizione.


L'enorme edificio, una quasi-ambasciata, fornirebbe principalmente dei mezzi e dei locali, ma anche svariati milioni di dollari d'aiuto governativo US sono stati distribuiti ai dissidenti dalle basi dei gruppi esuli a Miami.


La scintilla che dette fuoco alle polveri fu una serie di dirottamenti di aerei e di imbarcazioni beneficianti della compiacenza degli Stati Uniti che nello stesso tempo lanciavano degli avvertimenti parlando di minaccia contro la loro sicurezza, mentre i Cubani hanno temuto un intervento militare in caso di esodo massiccio di cubano - uno scenario da molto tempo sognato dagli esuli di Miami.


Alcuni ne hanno concluso che la paranoia di Castro l'ha fatto cascare in un tranello teso da Bush. Dopo 44 anni di embargo economico, di invasioni mercenarie, di tentativi d'assassinio di attacchi terroristici e di guerra batteriologica da parte del loro vicino del Nord, si potrebbe pensare che i dirigenti cubani hanno forse delle buone ragioni per essere paranoici.


Ma nel corso delle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno adottato una posizione più flessibile, rinviando 15 dirottatori a Cuba e avvertendo i cubani che essi non sarebbero potuti entrare negli Stati Uniti se non attraverso le "vie legali in vigore", le quali prevedono la consegna di circa 20 mila visti all'anno.


E qualunque sia la severità della repressione a Cuba, restano incredibilmente infondate le denuncie che sono state formulate dagli Stati Uniti e dagli alleati europei nell'ambito della "guerra al terrorismo".


Non solo gli Stati Uniti hanno condannato cinque cubani a delle pene di prigione comprese tra i 15 anni e la galera a vita per avere tentato di infiltrare i gruppi terroristi anti-cubani con base a Miami, ma hanno proceduto a loro volta a 70 esecuzioni a morte nell'anno trascorso, ma (con la Gran Bretagna) sostengono altri stati, in medio-oriente o in Asia per esempio, che hanno migliaia di prigionieri politici e in cui le torture e le esecuzioni fanno parte della vita quotidiana.





E, ben inteso, i peggiori attentati ai diritti dell'uomo sull'isola di Cuba non sono tutta opera di Castro, ma hanno luogo nella base di Guantanamo che è occupata contro la volontà di Cuba e in cui gli Stati Uniti hanno rinchiuso 600 prigionieri senza accusa da 18 mesi - e che prevedono di organizzarvi processi a porte chiuse e forse qualche esecuzione - senza neppure la protezione giuridica accordata agli oppositori cubani.


Ciò non fa che confermare quello che è evidente da molto tempo: l'ostilità degli Stati Uniti contro Cuba non è dovuta ai mancamenti del regime rispetto ai diritti dell'uomo, ma alle sue riuscite sociali e politiche e alla sfida che rappresenta la sua resistenza serrata agli occhi degli altri stati satelliti degli Stati Uniti.


Immersa in una economia di guerra e in una cultura politica di guerra da più di quarant'anni, Cuba ha creato, in un paese del terzo mondo, sistemi di sanità e di educazione dello stesso livello di quelli dei paesi sviluppati. I suoi tassi di mortalità infantile e di analfabetismo gareggiano, e spesso sono migliori, di quelli degli Stati Uniti; le sue scuole hanno delle classi occupate tre volte meno dagli allievi che in Gran bretagna - tanto per fare un paragone con un paese vicino, nella "democrazia" haitiana sostenuta da Washington, la metà della popolazione è incapace di leggere e la mortalità infantile è più di dieci voilte superiore.


Parliamo anche dei diritti dell'uomo, riconosciuti come tali dalla dichiarazione dell'ONU e dalla Convenzione Europea. Malgrado la catastrofe rofocata dalla scomparsa dell'Unione Sovietica dieci anni fa e i danni sociali provocati dalla dollarizzazione e dal turismo di massa, Cuba ha sviluppato l'industria biotecnologica e farmaceutica riconosciuta negli Stati Uniti come la più avanzata di tutta l'America Latina.


Nello stesso tempo, Cuba ha inviato 50.000 medicinali gratuitamente in 93 paesi del terzo mondo (ha attualmente 1.000 medici che esercitano la professione nelle baraccopoli del Venezuela) e offerto ogni anno un'educazione universitaria gratuita a 1000 studenti del terzo mondo. Che resterebbe di tutto questo in caso di presa del potere da parte dell'opposizione sostentuta da Miami?


L'importanza storica della lotta a Cuba per una giustizia sociale e la sovranità, e una mobilitazione sociale creativa, continuerà a risuonare nel tempo e nello spazio: dall'internazionalismo del Che, fino al ruolo decisivo giocato dalle truppe cubane nella caduta dell'apartheid attraverso la sconfitta inflitta all'Africa del Sud a Cuito Cuanavale, in Angola nel 1988.


Ma quelli che sperano con la morte di Castro (la "soluzione biologica") di restituire Cuba ai loro proprietari tradizionali rimaneranno forse delusi, mentre l'imbroglio irakeno ha forse calmato gli ardori dei neo-conservatori US favorevoli a un intervento militare contro un regime cubano molto più popolare.


Bisogna dedurne che Cuba può attendersi ben altri tentativi di destabilizzazione, e ciò complicherà ancora di più la difesa dei risultati acquisiti sociali e politici della rivoluzione negli anni a venire. Il più grande contributo che possano dare tutti quelli che sono seriamente preoccupati dei diritti dell'uomo e della democrazia a Cuba, consiste nell'aiutare i cubani a sbarazzarsi una buona volta e per sempre degli Stati Uniti e dei loro amici europei.


Traduzione dall'inglese al francese : CUBA SOLIDARITY PROJECT.
Traduzione dal francse all'italiano: www.comedonchisciotte.net

Articolo in inglese: "Why the US fears Cuba"
http://www.guardian.co.uk/comment/st...009384,00.html

The Gardian, 31 luglio 2003.


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