L'orca-dc azzanna la Lega
da "RINASCITA" QUOTIDIANO DI LIBERAZIONE NAZIONALE

| Venerdi 25 Luglio 2003 - | ug |

"Non posso perdere la faccia e ed è pacifico che le mie dimissioni
significherebbero l'uscita dell'Udc dal governo". Così ieri il
sottosegretario postdiccì alla Giustizia Michele Vietti confermava al Velino
che la vicenda delle rogatorie, richieste dalla procura milanese e sospese -
in attesa del parere pro veritate - dal ministro Roberto Castelli, era un
problema di partiti e poltrone di governo. E dava di conseguenza ragione al
ministro Castelli che aveva ironizzato sulla "minaccia" delle dimissioni del
sottosegretario dichiarando che mai un democristiano avrebbe lasciato la sua
poltrona...
A nessuno, in ogni caso, è venuto in testa di leggere cosa abbia scritto in
realtà Castelli in risposta alla richiesta di rogatorie presentata da due
piemme milanesi.
Gli uffici del ministro avevano prospettato la difficoltà di interpretare
alcune parti del lodo Maccanico e per uscirne fuori avevano consigliato la
procedura che poi è stata usata: chiedere un parere pro veritate. Tutto
sarebbe filato liscio se la solita fuga di notizie (secondo il ministero si
sarebbe verificata a Milano, secondo altri invece la velina sarebbe uscita
proprio dal ministero e consegnata a una giornalista amica) non avesse fatto
precipitare la situazione.
Bruciando sul tempo anche l'indicazione di chi (forse l'Avvocatura dello
Stato) avrebbe dovuto esprimere il parere pro veritate chiesto dal ministro
sulla vicenda. La manovra è volta a produrre una crisi nei rapporti di forza
interni alla Cdl. In particolare la destabilizzazione interna al cosiddetto
"polo" viene volutamente provocata dall'intesa tra postdemocristiani dell'
Udc e alleanzini (l'anima giustizialista tra i finiani non è mai morta...)
che, per ottenere più spazio e potere vogliono mettere in difficoltà la Lega
per ottenerne una fuorisucita dalla coalizione. Un'ipotesi che scioccamente
ritengono non traumatica e che anzi coltivano e costruiscono da qualche
settimana per captare altre frange della disciolta dc momentaneamente
schierate dall'altra parte del regime liberaldemocratico.
L'orca-dc, insomma, si è messa in moto per ritornare a gestire l'Italia e ha
agguantato nel suo fronte An. E il codazzo dei vari Taormina, uomini buoni
per tutte le stagioni.
Senza capire che tale gioco è pericoloso anche per sé stessi: è un fronte,
infatti, del quale i diesse, gli ulivisti e alcuni magistrati molto attivi
nel Csm e nell'Anm, gioiscono perché sanno che serve ad indebolire in ogni
modo l'accordo fra Bossi e Berlusconi. L'unico sistema per tentare la
spallata al Cavaliere e al suo governo.
Non per nulla non erano trascorsi due giorni e l'Ulivo, che aveva
soprasseduto all'idea lanciata da Pierluigi Castagnetti di sfiduciare il
Guardasigilli, ha deciso di depositare alla Camera e al Senato le mozioni di
sfiducia contro Roberto Castelli. Era tutto deciso, insomma, si attendeva
soltanto l'occasione propizia che è puntualmente arrivata.
A nostro modesto parere, nonostante le ampie riserve su alcune posizioni dei
leghisti, è indubbio che la loro presenza al governo permette al popolo
italiano tutto di godere di alcuni margini di libertà.
Pensiamo ad esempio alle proposte della Lega per "rivedere" quelle norme
jugulatorie sulla libertà di pensiero in Italia o la riforma dell'ordine
giudiziario.
Non è tanto, ma non è nemmeno poco. Senza la Lega questo governo perderebbe
anche l'ultimo brandello di decenza.
Non è tanto, ma non è nemmeno poco. Senza la Lega questo governo perderebbe