Quattro giorni di sudatissime e meritatissime ferie nell'entroterra abruzzese. Cosa mi ha colpito dei posti in cui ho fatto la mia "toccata e fuga".
1) Pur essendo luoghi a forte economia turistica, quasi nulla sul territorio è la presenza di gruppi di operatori extracomunitari. Qualcuno qua e là lo vedi, ma è sempre isolato e chiaramente di passaggio, proveniente da qualche città limitrofa. Di solito sono persone che vendono quegli oggetti "etnici", dove se vuoi essere sicuro di portarti a casa qualcosa di "originale", ti conviene lasciar perdere la merce e prendere invece il venditore; purchè abbia almeno 25 anni sennò rischi la "patacca" pure in questo caso.
2) Assenza assoluta di randagismo, sia quadrupede che bipede; ne consegue che l'unica sporcizia che vedi è quella che lasciano i turisti incivili, che sono pertanto piuttosto malvisti e disincentivati a tornare a prescindere da quanto denaro spendono.
3) Mercato immobiliare caratterizzato da prezzi astronomici; perchè si è posto un freno all'edilizia selvaggia, e perchè, come dettomi da uno del luogo, non hanno nessuna intenzione di attivare il vortice del compra-vendi tipico del turismo "usa-e-getta" dei parvenue al di sotto dei 1000 metri slm.
4) Indice di calore di almeno 15 gradi centigradi più basso; di questi tempi non è poco.
In questa nostra Italia quindi esistono ancora angoli vivibili, resi tali molto più dall'atteggiamento fiero e "conservatore" delle genti che li abitano che non dal colore delle locali amministrazioni. Che non abbiano ragione i leghisti d'alta quota quando dicono di voler mettere "dogane" negli accessi alle loro valli? D'altra parte, se ormai è impossibile difendere le frontiere storiche, tanto vale rafforzare le difese locali e preservare qualche bel nucleo etnico-culturale in attesa di tempi migliori.
Da prendersi come una semplice riflessione. Saluti.