....senza Saddam.
Rapporto americano dull'Iraq dopo la liberazione.
“Questa nazione, sia durante la guerra mondiale sia nella Guerra fredda, non ha mai permesso a esseri spietati e senza legge di decidere il corso della storia. Oggi, come allora, intendiamo tutelare il nostro paese, proteggere la nostra libertà e assistere altre popolazioni nella conquista di una propria indipendenza”.
George W. Bush, 7 ottobre 2002
L’8 agosto 2003 scadono i cento giorni dalla fine delle principali operazioni di combattimento in Iraq. “Risultati in Iraq: cento giorni per la conquista della sicurezza e della libertà” è un resoconto
dei maggiori successi che gli iracheni dell’era post Saddam condividono con i rispettivi partner nel rinnovamento del loro paese.
Sotto la guida dell’Autorità provvisoria della coalizione (Cpa, Coalition Provisional Authority) e del nuovo Consiglio direttivo iracheno, vengono pianificati importanti obiettivi, suddivisi in tre aree chiave: sicurezza, stabilità e crescita economica, e democrazia. Nel momento in cui il presente rapporto viene pubblicato, l’Autorità provvisoria della coalizione collabora con gli iracheni, al fine di implementare un piano strategico con obiettivi ragionevoli.
Osservatori esterni e leader della coalizione sono concordi nel sostenere che molto resta ancora da fare per ripristinare l’ordine e portare il benessere a una società trattata crudelmente e a un’infrastruttura che soffre da decenni di un deleterio abbandono. Le misure finalizzate al raggiungimento della sovranità e della democrazia saranno complesse e richiederanno tempo e pazienza.
Vengono compiuti notevoli progressi su tutti i fronti. Come ha dichiarato il presidente Bush la scorsa settimana, il “successo di un Iraq libero […] dimostrerà agli altri paesi di quella regione che dignità e benessere nazionale trovano il proprio fondamento in un governo rappresentativo e in libere istituzioni […]. Con l’avanzamento della libertà in Medio Oriente, quelle società saranno meno propense a generare ideologie dell’odio e a fornire reclute per il terrorismo”.
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Il presente rapporto si focalizza su dieci ambiti nei quali la liberazione dell’Iraq ha migliorato la vita della popolazione indigena, oltre che la sicurezza e la difesa del mondo.
Quelli che seguono sono alcuni dei punti toccati in questa relazione:
1. Per la prima volta nella vita di gran parte degli iracheni, viene creato un governo rappresentativo e si provvede a tutelare la libertà e i diritti umani.
2. Quasi tre dozzine di paesi contribuiscono finanziariamente al rinnovamento dell’Iraq e diciannove nazioni forniscono personale per l’operazione Iraqi Freedom (Libertà per l’Iraq).
3. Il sistema di distribuzione degli alimenti è efficiente ed è basato su equi bisogni, e non sul nepotismo.
4. Quasi tutti i bambini iracheni hanno portato a termine gli esami dello scorso anno. Tutte le università sono aperte.
5. E’ in fase di esecuzione un programma da cinquantatré milioni di dollari per la ricostruzione di più di cento scuole e cliniche.
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Dieci modi in cui la liberazione dell’Iraq favorisce la guerra contro il terrore
1. Con la caduta del regime di Saddam Hussein, l’Iraq non è più uno Stato che appoggia il terrore. In base a rapporti sul terrorismo del Dipartimento di Stato, prima dell’eliminazione del regime di Saddam, l’Iraq era uno dei sette Stati sponsor del terrore.
2. Il regime di Saddam Hussein costituiva una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti e del mondo. Con l’eliminazione di tale regime, non è più al potere un leader che ha cercato di ottenere armi di distruzione di massa, ne è entrato in possesso e le ha utilizzate.
3. Saddam Hussein non manteneva i propri impegni internazionali e, ora che non è più al potere, il mondo è libero dalla sua tirannia. Il vecchio regime iracheno ha sfidato la comunità internazionale e diciassette risoluzioni delle Nazioni Unite per dodici anni, lasciando chiaramente intendere che non si sarebbe mai disarmato, né avrebbe mai aderito alle legittime richieste del mondo.
4. Un terrorista anziano di al Qaida, un tempo responsabile dei campi di addestramento dell’organizzazione in Afghanistan e ora detenuto, dichiara che al Qaida era decisa a ottenere dall’Iraq assistenza per le armi di distruzione dimassa (Wmd, Weapons of mass destruction). Secondo una fonte attendibile di al Qaida di alto livello, Osama bin Laden e Muhammad Atif – leader dell’organizzazione ora defunto – ritenevano che i laboratori di al Qaida in Afghanistan non fossero in grado di produrre armi chimiche e biologiche. Di conseguenza, hanno chiesto aiuto all’Iraq, che ha acconsentito a fornire a due membri di al Qaida un addestramento su armi chimiche e biologiche a partire dal dicembre 2000.
5. Nel maggio 2002, un membro anziano di Al Qaida, Abu Musab al-Zarqawi, si è recato a Baghdad per cure mediche insieme a circa due dozzine di terroristi membri di Al Qaida. Il gruppo ha soggiornato a Baghdad e in altre zone dell’Iraq, tramando attacchi terroristici in tutto il mondo.
6. Nel corso dell’operazione Iraqi Freedom è stato distrutto in Iraq un rifugio appartenente ad Ansar al-Islam, un gruppo terroristico strettamente connesso a Zarqawi e ad al Qaida. Nel marzo 2003, durante un raid sul campo di concentramento controllato dai terroristi nel Nord-est dell’Iraq, è stato scoperto un deposito segreto di documenti, comprendente dischetti per computer e passaporti stranieri appartenenti a combattenti di diverse nazionalità mediorientali.
7. E’ risaputo che Ansar al-Islam, affiliato di al Qaida, è tuttora presente in Iraq. Al momento, simili gruppi terroristici terroristici complottano contro le forze statunitensi dislocate nel paese.
8. L’applicazione delle leggi e le operazioni di intelligence hanno annientato un complotto di avvelenamento tramato dall’associato di al Qaida Abu Musab Zarqawi in Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Germania e Russia. Prima della guerra, gli impianti fondati da Zarqawi e Ansar al- Islam nel Nord dell’Iraq erano laboratori di al Qaida per la produzione di veleni e tossine.
9. Abu Musa Zarqawi, associato di al Qaida che vanta legami diretti con l’Iraq, è stato supervisore dei responsabili dell’assassinio di Laurence Foley, funzionario Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale), avvenuto ad Amman, in Giordania, nello scorso ottobre.
10. Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato, l’Iraq di Saddam Hussein ha fornito assistenza materiale a gruppi terroristici palestinesi, compresi il Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando generale, Hamas e la Jihad islamica palestinese. In base a testimonianze di palestinesi e ad assegni annullati, l’aiuto concesso avrebbe compreso il finanziamento offerto a famiglie di kamikaze palestinesi. Inoltre, sempre secondo rapporti del Dipartimento di Stato, il regime iracheno proteggeva gruppi terroristici tra cui l’organizzazione iraniana Mujahedin-e-Khalq e il gruppo di Abu Nidal.
Continua 1
saluti