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  1. #71
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    Io, a volte, scrivo sui giornali proprio di storia siciliana... E, quando avrò tempo, mi riservo di aggiungere qualcosa agli interventi, già ottimi, di cui sopra...

    Per il resto, si può dibattere a lungo nel merito ma la genesi dell'attuale penetrazione dell'Islam in Italia e in Europa è a mio avviso, ancora una volta, tragicamente semplice... Se si è nichilisti, se l'identità si dissolve e svanisce il senso dell'appartenenza, tende a subentrare un'altra cultura per il principio dei vasi comunicanti... Infatti il problema si sta ponendo oggi e non si è posto prima (anche se vi è una miriade di concause e non si può semplificare)...

  2. #72
    Orazio Coclite
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    In origine postato da Senatore
    Nessuno potrebbe dire che la religione romana fosse allogena per il semplice fatto che Enea era troiano, ovvero che Saturno sarebbe giunto in Italia dall'oriente.
    Caro Senatore, permettimi di fare due rapidissime considerazioni su quanto da te scritto sopra.

    Enea era troiano, e su questo possiamo tutti facilmente concordare. Ma erano i troiani un popolo proveniente dall’Oriente? Non facciamo l’errore di considerare la tradizione romana di origine in parte orientale per tramite della componente troiana di fondo. E’ infatti chiarissima in Virgilio l’origine italica, e quindi occidentale, della gente troiana.
    Apollo, il dio iperboreo che come nell’Iliade omerica è il Nume tutelare della stirpe troiana, impone ai troiani superstiti di ricercare l’antica terra genitrice del loro popolo: “Antiquam exquirite matrem” (Eneide, III, 96).
    E’ infatti la città di Corinto (l’odierna Cortona), il luogo di origine dei troiani, detta da Virgilio tyrrhena, stabilendo così un nesso di parentela fra troiani e tirreni, i cui nomi hanno anch’essi una comune origine linguistica.
    Il legame con gli italici tirreni, affermato da Virgilio, ribadisce vieppiù l’origine occidentale dei troiani, in quanto secondo l’autorevolissima testimonianza di Platone (Timeo, 25b; Crizia, 114c), la Tirrenia faceva parte dell’impero dell’Atlantide, la quale a sua volta costituisce uno dei poli della Tradizione occidentale.
    Appare quindi chiaro che è un nobile popolo di origine italica ed occidentale quello che sta alle origini dei Latini, di Roma, e quindi della nazione italica.

    Seconda considerazione. E' secondo me errato ricondurre Saturno, l'antico capostipite dell'età mitico-primordiale, a dimensioni terrene ed umane. Perché il Rex Satvrnvs, per cui la nostra terra è anche la Satvrnia Tellvs, è il principio divino promanante dal Centro primordiale che vivifica e divinizza la nostra terra con la sua presenza. E quindi poco importa da dove egli provenga, essendo la sua essenza e presenza ben oltre il mero dato geografico o culturale. Nulla a che vedere quindi con religioni rivelate affidate a profeti e a libri sacri, qui ci troviamo di fronte all’essenza originaria che, in quanto tale, non ha collocazione o classificazione di alcun tipo.

    Questo quello che mi premeva dire. Ti rinnovo la mia personale stima per i sempre interessantissimi ed eruditi messaggi che vai postando, e ti saluto cameratescamente.

  3. #73
    email non funzionante
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    In origine postato da Orazio Coclite
    Caro Senatore, permettimi di fare due rapidissime considerazioni su quanto da te scritto sopra.

    Enea era troiano, e su questo possiamo tutti facilmente concordare. Ma erano i troiani un popolo proveniente dall’Oriente? Non facciamo l’errore di considerare la tradizione romana di origine in parte orientale per tramite della componente troiana di fondo. E’ infatti chiarissima in Virgilio l’origine italica, e quindi occidentale, della gente troiana.
    Apollo, il dio iperboreo che come nell’Iliade omerica è il Nume tutelare della stirpe troiana, impone ai troiani superstiti di ricercare l’antica terra genitrice del loro popolo: “Antiquam exquirite matrem” (Eneide, III, 96).
    E’ infatti la città di Corinto (l’odierna Cortona), il luogo di origine dei troiani, detta da Virgilio tyrrhena, stabilendo così un nesso di parentela fra troiani e tirreni, i cui nomi hanno anch’essi una comune origine linguistica.
    Il legame con gli italici tirreni, affermato da Virgilio, ribadisce vieppiù l’origine occidentale dei troiani, in quanto secondo l’autorevolissima testimonianza di Platone (Timeo, 25b; Crizia, 114c), la Tirrenia faceva parte dell’impero dell’Atlantide, la quale a sua volta costituisce uno dei poli della Tradizione occidentale.
    Appare quindi chiaro che è un nobile popolo di origine italica ed occidentale quello che sta alle origini dei Latini, di Roma, e quindi della nazione italica.

    Seconda considerazione. E' secondo me errato ricondurre Saturno, l'antico capostipite dell'età mitico-primordiale, a dimensioni terrene ed umane. Perché il Rex Satvrnvs, per cui la nostra terra è anche la Satvrnia Tellvs, è il principio divino promanante dal Centro primordiale che vivifica e divinizza la nostra terra con la sua presenza. E quindi poco importa da dove egli provenga, essendo la sua essenza e presenza ben oltre il mero dato geografico o culturale. Nulla a che vedere quindi con religioni rivelate affidate a profeti e a libri sacri, qui ci troviamo di fronte all’essenza originaria che, in quanto tale, non ha collocazione o classificazione di alcun tipo.

    Questo quello che mi premeva dire. Ti rinnovo la mia personale stima per i sempre interessantissimi ed eruditi messaggi che vai postando, e ti saluto cameratescamente.
    Caro Orazio, mi hai colto in castagna! Avendo letto, con grande interesse e partecipazione, "la città degli dei" di Del Ponte ero a conoscenza della possibile origine italica dei troiani e della grande importanza dell'elemento "atlantideo" (etruschi e liguri) della nostra tradizione prisca. Del resto io condivido la metodologia di Del Ponte, che si fida delle fonti antiche, storiografiche e letterarie, e trae da esse spunti per la ricostruzione di fatti e vicende che ci sarebbero altrimenti oscuri.E' un metodo tradizionale e per questo non lo metto assolutamente in discussione.
    D'altro canto si potrebbe aggiungere che il mito di Saturno che arriva veleggiando dalla Grecia è in realtà il mito greco di Kronos, assunto solo tardivamente dai Romani...

    Con questi argomenti vado a nozze, nel senso che mi interessano profondamente; il problema è di valutare come debbano interpretarsi. Da un lato ciò che dice Virgilio è prova della grande antichità e "primordialità" della tradizione italica; dall'altro la stessa viene a essere ricollegata ad un "ciclo occidentale" più che nordico, sicchè gli stessi indoeuropei non sarebbero in definitiva che i continuatori di un filo che li precede! Forse viaggio troppo di fantasia... ma non si potrebbe suporre che lo spirito italico e romano, vero centro di ogni idea d'Europa, tragga linfa da una virtù propria al nostro suolo, oltre che dai popoli e dalle forme che di volta in volta se ne appropriano?
    In questo caso non vedrei perchè la spiritualità cristiana, che dal contatto con Roma appare davvero trasformata, non possa considerarsi europea, anche sul piano della "legittimità" tradizionale. Infatti, se non è europea per natura lo potrebbe essere per elezione o -non trovo un'espressione migliore- per luce riflessa.
    Ricordo che su un problema analogo mi promettesti una risposta (si trattava di un thread del forum "politeismo"). Io sono ancora in attesa
    Ti saluto e ti ringrazio per la eccessiva stima che mi dimostri.

  4. #74
    Orazio Coclite
    Ospite

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    Caro Senatore, questi giorni sono un po' indaffarato. Ti rispondo domani appena trovo un momento.

    Saluti romani.

  5. #75
    Orazio Coclite
    Ospite

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    In origine postato da Senatore
    D'altro canto si potrebbe aggiungere che il mito di Saturno che arriva veleggiando dalla Grecia è in realtà il mito greco di Kronos, assunto solo tardivamente dai Romani.
    Scusami, ma ancora una volta mi permetto di dissentire. Non sono infatti pochi gli studiosi che ritengono che l’arcaico mito di Saturno si sia originato nel Lazio, indi autoctono ed italico. Il racconto della venuta di Saturno nel Lazio - che proprio dal suo celarvisi avrebbe desunto il nome - accolto da Giano, il promelios eum recum, ha radici antiche. E non posso quindi che tornare a citare dal fondamentale ed imprescindibile testo di Renato Del Ponte "Dei e miti italici", con riferimento al terzo capitolo: "Il ciclo di Saturno", dove l'autore cerca di ricostruire l'essenza del mito di Saturno all'interno della 'geografia sacra' italica. Certo è difficile, a causa della scarsa documentazione disponibile, aprire uno spiraglio sugli autentici nuclei mitici italici, liberandoli da un contesto denso e affastellato di mitologhemi ellenistici (la fuga dall'Olimpo, il viaggio per mare, la detronizzazione da parte di Giove, eccetera), che sono solamente un aspetto della graduale trasformazione cultuale e iconografica del dio. Sempre Renato Del Ponte fa poi notare come il fatto che la custodia stessa da parte dei pontifices dei misteri dei Saturnalia, quindi dei sacri misteri dell'Origine garanti del mos maiorum, attribuisce al mito di Saturno l'impronta di un'innegabile tradizione indigena, laziale prima ancora che romana, al di là di ogni rivestimento o travestimento successivo.
    Ad un dato momento Saturno scompare - un motivo "culturale" ricorrente nelle saghe di eroi della tradizione latina, e non solo - ponendo fine all'aurea aetas da lui inaugurata, al pari di tanti altri "eroi incivilitori" che riposano in attesa di un ritorno nel momento in cui più vicina sarà la crisi e la fine dei tempi (Federico II sotto il monte Kyffhäuser, Re Artù l’”once and future king” che dorme nella grotta, il Re del Mondo, eccetera). E, visto che anche tu hai fatto correre un po' la fantasia, io mi domando quanto sia casuale la presenza di Giano che permette l'accesso a Saturno (Janus da janua, porta) facendolo così accedere alla più sacra delle terre? Giano quindi, il dio degli inizi e delle chiusure, che apre il ciclo di Saturno, non sarà allora anche colui preposto a chiuderlo? Guardiano e custode della chiusura/fine dei tempi, di quello che potrebbe essere un ipotetico Ragnarok latino? Corro molto con la fantasia, come mai mi era capitato prima d’ora, però questa cosa mi andava di scriverla.
    L'accostamento di Saturno con Kronos non fa poi altro che avallare questa mia eretica interpretazione di fantasia.

    "L'Imperatore non è morto: - cantava una saga - dorme circondato dai suoi cavalieri in una grotta inaccessibile del Kyffhäuser, aspettando l'ora in cui i corvi abbiano finito di volare intorno alla cima del monte e in cui il pero nano comincerà a fiorire nella valle..."


    In origine postato da Senatore
    Da un lato ciò che dice Virgilio è prova della grande antichità e "primordialità" della tradizione italica; dall'altro la stessa viene a essere ricollegata ad un "ciclo occidentale" più che nordico, sicchè gli stessi indoeuropei non sarebbero in definitiva che i continuatori di un filo che li precede! Forse viaggio troppo di fantasia...
    Tu sollevi una questione molto importante, quella dell’arcaicità della Tradizione Italica, e della sua origine. Questioni di non poco conto, visti soprattutto i tempi che corrono. A dispetto di quanti considerano tutto ormai assodato e scoperto, c’è stato perfino chi ha vaticinato la ‘fine della storia’… povero illuso, c’è ancora molto da scoprire e da studiare, tanto che non nego si potrebbe arrivare al punto di ribaltare completamente le nozioni finora acquisite. D'altronde molte sono le voci autorevoli che si sono levate contro il 'suprematismo' indoeuropeo che traspare dai testi di Dumezil e dei suoi continuatori. Perché se da un lato la ‘diaspora’ (eheh) indoeuropea ha conformato e uniformato buona parte d’Europa, dall’altro è innegabile che queste migrazioni si siano mischiate con popolazioni preesistenti.
    Sulla questione atlantica si potrebbe andare avanti per centinaia di pagine, per cui taglio corto ricordando come recenti studi stiano trovando sempre maggiori similitudini tra Sardi ed Etruschi, quest'ultimi, non scordiamolo, alle radici della stessa Roma, quindi della nazione italica! Lo stesso fascio littorio nasce all'interno della civiltà etrusca, e l’esemplare più antico è proprio quello di Vetulonia, lo stesso con cui i pagani romano-italici cercarono di muovere il Duce verso l’Antica Religione ed una romanitas non solo di facciata. Peccato che il tutto sia fallito miseramente, ma non avrebbe potuto essere altrimenti...


    In origine postato da Senatore
    ma non si potrebbe suporre che lo spirito italico e romano, vero centro di ogni idea d'Europa, tragga linfa da una virtù propria al nostro suolo, oltre che dai popoli e dalle forme che di volta in volta se ne appropriano?
    Questo secondo la ‘geografia sacra’ ed il pensiero tradizionale. Come non pensare alle ‘ley lines’ sparse per tutto il continente europeo, ai ‘luoghi di potere’ megalitici ed agli allineamenti di città e costruzioni?
    D’altronde per i romani ogni luogo di Roma assumeva una determinata importanza e funzione a seconda della valenza divina che racchiudeva. Per questo l’Italia è la terra sacra agli Dei, come riporta la frase di Plinio scritta sul monumento a La Trompie che sancì l’unione e i confini dei popoli italiani a seguito della vittoria sui popoli alpini nel 6 a.c.: "Heac est Italia dis sacra".

    In origine postato da Senatore
    In questo caso non vedrei perchè la spiritualità cristiana, che dal contatto con Roma appare davvero trasformata, non possa considerarsi europea, anche sul piano della "legittimità" tradizionale. Infatti, se non è europea per natura lo potrebbe essere per elezione o -non trovo un'espressione migliore- per luce riflessa.
    Ti muovo due brevi appunti: la chiesa si installò in Roma proprio per far propria la forza promanantesi dai sette colli, proprio per incanalare ed usare a proprio vantaggio la linfa fuoriuscente dalla 'Madre delle genti'. Ora io in questo vedo solamente una forma di vampirismo e di appropriazione indebita (falso lascito costantiniano, la cattedra di Pietro, eccetera) e di pervertimento dell’essenza romana ed italica di cui l’Urbe era il centro di irradiazione.
    Da un punto di vista tradizionale si parla di trasmissione di trasformazione di sostanza in forme mano a mano differenti, ma il tutto lascia aperti diversi interrogativi su cui vedrò di tornare presto.

    Inoltre non capisco proprio come faccia un cristiano a trovare alcunché di positivo negli apporti pagani inglobatisi nella propria religione. Così dicendo non fa altro che riconoscere la superiorità del sentire pagano sopra al proprio. Proprio in quanto elemento nobilitante e anagogico. Personalmente, proprio nel ritorno a Sion, vedo il cristianesimo più autentico, scevro quindi delle aggiunte posteriori non semite e vicino alle origini e agli intendimenti del Cristo.


    In origine postato da Senatore
    Ricordo che su un problema analogo mi promettesti una risposta (si trattava di un thread del forum "politeismo"). Io sono ancora in attesa.
    Riprenderemo la discussione anche là, ma tra qualche settimana che al momento sono iper-impegnato, e con il tono iconoclasta che non mi permetto qui in rispetto degli altri camerati cattolici.

    Saluti.

 

 
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