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  1. #1
    Veneta sempre itagliana mai
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    '' E' in gran parte merito di Luca Cordero di Montezemolo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari '' (Joseph S. Blatter - Presidente F.I.F.A. - Dicembre 2007)
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    Thumbs down I più liberisti a parole, sono i primi in privilegi

    Posto quest'articolo tratto in prima pagina dal Mattino di Padova di ieri, mi pare alquanto illuminante


    Questa lunghissima estate ha bruciato le piante e i raccolti. Ma fortunatamente è rinata e sta crescendo meravigliosamente la pianta del liberismo economico. A sinista, l’alfiere Bertinotti, ha il pregio e la coerenza di affermare, citando Claudio Napoleoni, che “bisogna superare vincoli esterni come la competitività per puntare su vincoli interni sociali: cioè l’aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro”. Andasse a dirlo ai suoi compagni cinesi….Da destra, ci arriva l’illuminata consolazione del neo-liberista ministro Alemanno. Dicono che il “sior ministro” provenga dalla così detta destra sociale (quella S che stava dietro la M del vecchio Msi e che voleva dire appunto sociale) da non confondersi con socialista perché sarebbe stato blasfemo dichiararsi socialisti dopo l’infausto ventennio. Sembra che al giovin Alemanno passato velocemente dai vincoli del corporativismo post-fascista, alla recente ubriacatura neo-liberista, non importi granchè le tante denuncie di dumping sociale, provenienti dai Paesi Asiatici dove gli operai (bambini compresi) sono sfruttati. Ho letto interventi di nobili e consolidati maestri del liberismo nostrano (mi sono valso di quanto pubblicato da Francesco Gavazzi) per esempio i farmacisti che non permettono la vendita nei supermercati neanche delle aspirine: vadano a farsi un giretto negli Usa.
    E gli avvocati? Campioni del liberismo. Lo san tutti che più la va per le lunghe più si allunga la parcella. E i difensori hanno ampi poteri nella gestione del procedimento giudiziario. Tant’è che la proposta Vaccarella di ridurre per legge il numero delle udienze ha fatto sollevare mezzo Parlamento. Che dire poi del disegno di legge di Giuliano Amato del 2000 per il riordino delle libere professioni (notai,commercialisti,architetti,ingegneri?) Giace immobile in Parlamento.Confidiamo vivamente nella legislazione Europea. E i professori universitari, liberisti per antonomasia? Non solo hanno le pensioni di anzianità ma anche il privilegio di poter insegnare fino a settant’anni e andare per due anni fuori ruolo a stipendio pieno. E i tribunali civili che chiudono per ferie dal 15 luglio al 15 settembre? Con chi si competono, con chi possiamo confrontare il lavoro di lor signori? Ma torniamo al popolo delle partite iva, col formicaio di fanatici lavoratori (puttanieri di notte per dirla alla Santoro) fino a ieri osannati e santificati perché innovatori, ricercatori, ottimi venditori, bravi imprenditori ecc….Bravi soprattutto perché con le loro esportazioni hanno salvato per decenni la baracca Italia e permesso ai veri lobbisti (neo-liberisti da operetta) di difendere il loro privilegio.
    Oggi i piccoli e medi imprenditori chiedono di poter sopravvivere nel rispetto di regole sociali e commerciali che l’Europa si è data nel corso degli ultimi anni. Le stesse regole che in larga misura vengono rispettate da tutti gli imprenditori europei, dalla Finlandia alla Grecia. Regole e condizioni che anche i colleghi imprenditori europei denunciano non vengono rispettate nella “fabbrica del mondo” che è la Cina che dispone di 800 milioni di potenziali operai capaci e volenterosi. Regole e condizioni che il Wto dovrà gioco forza far rispettare a meno che non succeda come per i dazi americani sui prodotti europei.
    Sono d’accordo col professor Mistri quando scrive che il commercio da sempre si basa e vive sul differenziale dei costi tra i vari Paesi (e sul differenziale d’ingegno, aggiungo io) ma di quanto deve essere questo differenziale? Ritengo che l’Europa possa sopportare un differenziale dei costi di produzione tra il 30 e 50 per cento. Ma quando ci troviamo a competere con aziende dove gli operai lavoraro 12 ore al giorno, a cottimo, sei giorni su sette, ad un costo di 60 centesimi l’ora (come ha fatto e dichiarato Beppi De Longhi sull’Espresso, per produrre centomila pinguini in più) si può ancora chiamare competizione leale?
    Ora attendo anche il pronunciamento del sindacato
    Giuseppe Covre


    Per chi non lo conosce Giuseppe Covre è stato per due volte consecutive Sindaco di Oderzo una cittadina del Trevigiano, due volte consecutive parlamentare, per sua scelta non si è più voluto ripresentare, visto l'inutilità di questo parlamento, attualmente è consigliere comunale nella sua città, fa imprenditore e spesso scrive articoli interessanti al qotidiano "Il Mattino"....

  2. #2
    sacher.tonino
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    Che cosa è il liberismo? Una cosa che si mangia.

  3. #3
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    Predefinito Re: I più liberisti a parole, sono i primi in privilegi

    In origine postato da pensiero
    la Cina che dispone di 800 milioni di potenziali operai capaci e volenterosi. Regole e condizioni che il Wto dovrà gioco forza far rispettare a meno che non succeda come per i dazi americani sui prodotti europei.
    Sono d’accordo col professor Mistri quando scrive che il commercio da sempre si basa e vive sul differenziale dei costi tra i vari Paesi (e sul differenziale d’ingegno, aggiungo io) ma di quanto deve essere questo differenziale? Ritengo che l’Europa possa sopportare un differenziale dei costi di produzione tra il 30 e 50 per cento. Ma quando ci troviamo a competere con aziende dove gli operai lavoraro 12 ore al giorno, a cottimo, sei giorni su sette, ad un costo di 60 centesimi l’ora (come ha fatto e dichiarato Beppi De Longhi sull’Espresso, per produrre centomila pinguini in più) si può ancora chiamare competizione leale?
    Ora attendo anche il pronunciamento del sindacato
    chissà come faranno gli imprenditori tedeschi che pagano i dipendenti il doppio degli italiani??

    il costo del lavoro cinese è il triplo di quello indiano, dovrebbe esportare l'india allora.....
    e dal giappone agli usa la gran parte del mondo sviluppato paga salari doppi dei nostri.

    la verità è che l'italia ha un sistema produttivo e degli imprenditori da terzo mondo, e uno stato da quarto,
    e che senza importazioni dalla Cina niente esportazioni verso la Cina....

  4. #4
    Hanno assassinato Calipari
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    Finchè usavate quei prodotti (hey, pensiero, guarda le scatole di ciò che vendi) vi andava bene.

    Ora che hanno imparato a farseli da soli, brutti e cattivi.

    Alzate i salari, così la gnte può permettersi le robe italiane.

    Oppure cambiamo modello.

    Ragiona, se importiamo, vuol dire che siamo noi a decidere no? Vuol dire che abbiamo i soldi per farlo. Domani magari esporteremo verso la cina, come oggi facciamo verso la russia (noto paese con super salari, no? )

  5. #5
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    Io sono convinto che l'intervento postato da Pensiero non sia assolutamente da buttare.
    È vero che oggi la nostra economia è governata da regole che è quasi impossibile abbattere, ma è anche vero, ed il Brasile di Lula lo sta dimostrando, che anche situazioni che sembrano immodificabili possono in qualche modo essere intaccate.
    Non sarà facile, ma con una coscienza collettiva e con una vera coalizione di chi non ci sta, di chi vuole cambiare le regole, forse non tutto è perduto. E non è detto che sulla stessa barca non si ritrovino l'imprenditore vicentino, l'operaio milanese, il noglobal torinese e il disoccupato napoletano...

    La competizione con la Cina è impossibile, è vero. Ma la Cina offre grandi possibilità di investimento, è altrettanto vero, e l'Europa, di fatto, rappresenta un partner isostituibile per la Cina stessa.

    La nostra posizione, anche se non dominante a livello mondiale, è comunque molto importante. Le nostre economie ed i nostri mercati rappresentano un'ampia fetta dell'intero arco di interesse dell'economia cinese, così come di quella indiana e di quella di molte nazioni in via di sviluppo.

    Quindi cerchiamo di capire cosa vogliamo guadagnare dalla rendita di questa posizione di vantaggio che abbiamo... Vogliamo spostare in Cina la nostra produzione industriale? O vogliamo farne un partner economico? Vogliamo battere le vie del libero mercato, o vogliamo regolarne i flussi?

    Io credo che la più grande ricchezza che abbiamo, come europei, è la nostra cultura, la nostra esperienza ed infine la nostra capacitá di vivere democraticamente nel rispetto dei diritti di tutti. Noi abbiamo la possibilità di esportare il modello europeo, e sarebbe un peccato non farlo.
    Cina, India, Indonesia, sono nazioni in cui le voci libere sono spesso soffocate nel sangue, dove le vite umane valgono meno di un paio di Nike, dove imprenditori senza scrupoli sfruttano ed affamano milioni e milioni di persone.
    Noi, Europa, possiamo combattere, e vincere, questa battaglia.

    Basta volerlo.

  6. #6
    Hanno assassinato Calipari
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    Il problema è che non c'è abbastanza petrolio per tutti, ad esempio...

  7. #7
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    Il problema è che in troppi vogliono il petrolio, o perlomeno, sono pronti a guerre per buttarsi sulle ultime gocce non succhiate dello stesso... Però a differenza dei "molti" in Europa ci sono molti altri che stanno andando "oltre" al petrolio, ed incredibilmente scoprono che esistono molte altre fonti di energia, che se oggi rimangono più costose, attraverso un'adeguata ricerca, potranno sopperire senza grandi problemi alla fine, o meglio, all'avvenuta ineconomicità dell'oro nero (direi in circa 40 anni dalle stime fatte da famosi ricercatori americani dell'universitá della California, che avevo giá postato in queste pagine)...

    Resta solo, e sempre, un fatto di volontà... la volontà di impegnarsi tutti per alleggerire un pochettino quei 60 furbastri che si tengono tutte le risorse e non le vogliono distribuire...

  8. #8
    Hanno assassinato Calipari
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    Si, è arrivato Veltroni il buonista...

    Il problema è come farle quelle cose, non averne la volontà!!!

  9. #9
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    Farle è più facile di come si pensa, il problema è da dove cominciare...

    Immagina un'Europa con regole comuni del merato del lavoro, dove le imprese godano gli stessi benefici da Dublino ad Atene e i lavoratori italiani e francesi siano tutelati come lo sono quelli tedeschi o quelli finlandesi...

    Questa Europa avrebbe tutte le possibilità di cambiare le regole del mercato globale.

    Ti suggerisco un passetto, che credo di aver giá postato in altre discussioni in passato, ma potrebbero essercene 1000 di passetti come questo...

    In Europa tuteliamo (bene o male) i diritti dei nostri lavoratori, tuteliamo i dirtti dell'infanzia, tuteliamo i diritti dei cittadini... però lasciamo che le scarpe fatte dal signor Pincopallino ad Ancona rispettando tutti questi diritti, competano sul nostro mercato con le scarpe fatte dal signor Cattivo (sempre europeo, sia chiaro) in Pakista o in Cina, dove il signore utilizza come schiavi dei poveretti che sono praticamente alla fame.
    In questo modo il signor Cattivo si fa un sacco di soldi, il signor Pincopallino un po' meno.

    Regoliamo il mercato europeo in modo che se il signor Cattivo vuole vendere le sue scarpe a Bruxelles o a Milano deve tutelare i suoi lavoratori (e l'ambiente dove produce) nello stesso modo in cui lo fa il signor Pincopallino ad Ancona... Istituiamo degli ispettori dell'UE che girino il mondo a valutare queste condizioni...

    Il vantaggio del signor Cattivo resterà, produrre là resterá più economico perché la vita continuerà a costare meno e probabilmente la vicinanza a molte materie prime renderá minori i prezzi di approvvigionamento... Ma il signor Pincopallino potrá competere e non più unicamente soccombere, ed i lavoratori del signor Cattivo sicuramente apprezzeranno il fatto che anche loro, alla fine possono vivere non come servi della gleba, magari non considerare più i terroristi e gli integralisti come unici amici, e magari vivremo tutti, in un mondo un po' migliore.

    PS: a Veltroni ci assomiglierai tu!

  10. #10
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    Il fatto che Gianluca (Aeroplanino) si becchi sdentate anche dai suoi kompagni non mi meraviglia. Non è abbastanza allineato, secondo me, e anche se è andato in Germania per studiare vermi (da qui la sua insofferenza per Veltroni…) è un sinistro anomalo.
    Dice molte cose sensate assieme ad autentiche cazzate di sinistra. Ma in campo economico, non sempre le idee sensate sono vincenti, anzi spesso avviene l’opposto. Questo spiega perché il veneto Giovanni Rana produca tortellini a Verona con grande successo anziché uno dei tanti industriali emiliani, tanto per dire. Non c’è da stupirsi. Vale la pena di ricordare che l’economia è l’unica scienza in cui due valenti galantuomini possono aggiudicarsi il Premio Nobel, pur sostenendo tesi opposte.
    Le tesi di macroeconomia appena esposte sono un po’ più complicate e articolate, nella realtà, ma un forum spesso non consente di più e queste mi sembrano un buon contributo.
    So long.



 

 
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