Posto quest'articolo tratto in prima pagina dal Mattino di Padova di ieri, mi pare alquanto illuminante
Questa lunghissima estate ha bruciato le piante e i raccolti. Ma fortunatamente è rinata e sta crescendo meravigliosamente la pianta del liberismo economico. A sinista, l’alfiere Bertinotti, ha il pregio e la coerenza di affermare, citando Claudio Napoleoni, che “bisogna superare vincoli esterni come la competitività per puntare su vincoli interni sociali: cioè l’aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro”. Andasse a dirlo ai suoi compagni cinesi….Da destra, ci arriva l’illuminata consolazione del neo-liberista ministro Alemanno. Dicono che il “sior ministro” provenga dalla così detta destra sociale (quella S che stava dietro la M del vecchio Msi e che voleva dire appunto sociale) da non confondersi con socialista perché sarebbe stato blasfemo dichiararsi socialisti dopo l’infausto ventennio. Sembra che al giovin Alemanno passato velocemente dai vincoli del corporativismo post-fascista, alla recente ubriacatura neo-liberista, non importi granchè le tante denuncie di dumping sociale, provenienti dai Paesi Asiatici dove gli operai (bambini compresi) sono sfruttati. Ho letto interventi di nobili e consolidati maestri del liberismo nostrano (mi sono valso di quanto pubblicato da Francesco Gavazzi) per esempio i farmacisti che non permettono la vendita nei supermercati neanche delle aspirine: vadano a farsi un giretto negli Usa.
E gli avvocati? Campioni del liberismo. Lo san tutti che più la va per le lunghe più si allunga la parcella. E i difensori hanno ampi poteri nella gestione del procedimento giudiziario. Tant’è che la proposta Vaccarella di ridurre per legge il numero delle udienze ha fatto sollevare mezzo Parlamento. Che dire poi del disegno di legge di Giuliano Amato del 2000 per il riordino delle libere professioni (notai,commercialisti,architetti,ingegneri?) Giace immobile in Parlamento.Confidiamo vivamente nella legislazione Europea. E i professori universitari, liberisti per antonomasia? Non solo hanno le pensioni di anzianità ma anche il privilegio di poter insegnare fino a settant’anni e andare per due anni fuori ruolo a stipendio pieno. E i tribunali civili che chiudono per ferie dal 15 luglio al 15 settembre? Con chi si competono, con chi possiamo confrontare il lavoro di lor signori? Ma torniamo al popolo delle partite iva, col formicaio di fanatici lavoratori (puttanieri di notte per dirla alla Santoro) fino a ieri osannati e santificati perché innovatori, ricercatori, ottimi venditori, bravi imprenditori ecc….Bravi soprattutto perché con le loro esportazioni hanno salvato per decenni la baracca Italia e permesso ai veri lobbisti (neo-liberisti da operetta) di difendere il loro privilegio.
Oggi i piccoli e medi imprenditori chiedono di poter sopravvivere nel rispetto di regole sociali e commerciali che l’Europa si è data nel corso degli ultimi anni. Le stesse regole che in larga misura vengono rispettate da tutti gli imprenditori europei, dalla Finlandia alla Grecia. Regole e condizioni che anche i colleghi imprenditori europei denunciano non vengono rispettate nella “fabbrica del mondo” che è la Cina che dispone di 800 milioni di potenziali operai capaci e volenterosi. Regole e condizioni che il Wto dovrà gioco forza far rispettare a meno che non succeda come per i dazi americani sui prodotti europei.
Sono d’accordo col professor Mistri quando scrive che il commercio da sempre si basa e vive sul differenziale dei costi tra i vari Paesi (e sul differenziale d’ingegno, aggiungo io) ma di quanto deve essere questo differenziale? Ritengo che l’Europa possa sopportare un differenziale dei costi di produzione tra il 30 e 50 per cento. Ma quando ci troviamo a competere con aziende dove gli operai lavoraro 12 ore al giorno, a cottimo, sei giorni su sette, ad un costo di 60 centesimi l’ora (come ha fatto e dichiarato Beppi De Longhi sull’Espresso, per produrre centomila pinguini in più) si può ancora chiamare competizione leale?
Ora attendo anche il pronunciamento del sindacato
Giuseppe Covre
Per chi non lo conosce Giuseppe Covre è stato per due volte consecutive Sindaco di Oderzo una cittadina del Trevigiano, due volte consecutive parlamentare, per sua scelta non si è più voluto ripresentare, visto l'inutilità di questo parlamento, attualmente è consigliere comunale nella sua città, fa imprenditore e spesso scrive articoli interessanti al qotidiano "Il Mattino"....